Scristianizzazione e cristianofobia – di Carla D’Agostino Ungaretti

di Carla D’Agostino Ungaretti

 

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Gustavo Doré – La caduta di Lucifero

 

Io credo fermamente nell’esistenza del demonio, anche se notoriamente lui fa di tutto per convincere l’umanità della sua inesistenza, spesso riuscendoci. E ci credo non solo perché sono una cattolica “bambina”, e anche “parruccona” (questo appellativo che mi hanno affibbiato on line mi diverte molto) educata cristianamente sulla base del Catechismo di S. Pio X, che non mi risulta sia mai stato abrogato, ma anche (e soprattutto) perché ciò che di brutto vedo, sento e leggo intorno a me mi induce a pensare che non possa essere altro che frutto dell’ispirazione del diavolo. E quest’ultimo è il termine con il quale mi sembra più logico designare il “nemico” perché il suo etimo greco (dià – bàllo, ossia getto attraverso) è più pertinente alla sua natura del termine demonio che invece (derivando anch’esso dal greco dàimon) ha una sfumatura di significato più indeterminata, potendo indicare anche una divinità benevola.

         Invece il demonio è veramente il “diavolo” perché non fa che mettere i bastoni tra le ruote degli uomini nel loro lento e faticoso cammino verso la santità e, come dicevo poc’anzi, lo constatiamo quotidianamente, sia dalla scristianizzazione che vediamo in atto in tutto l’occidente, sia dalle persecuzioni materiali e morali cui sono sottoposti i cristiani, non solo nei paesi in cui sono una minoranza , ma anche (e ben più tristemente) in Europa, che proprio al Cristianesimo deve la sua civiltà e la sua cultura.

         In oriente i cristiani, cattolici o evangelici, sono perseguitati perché li si ritiene, a torto o a ragione, destabilizzatori dell’assetto sociale e politico imposto da millenni dalle religioni tradizionali, come il confucianesimo, il buddismo o l’induismo, mentre in altri paesi (per esempio, del Medio Oriente) per secoli essi hanno vissuto pacificamente a fianco di seguaci di altre religioni intrattenendo con loro rapporti di buon vicinato. Quello che avviene in Oriente può forse essere (un po’ alla lontana) compreso, anche se certamente non giustificato. Ma perché questo avviene, con metodi più subdoli, anche in Occidente, culla (evidentemente solo a parole) della democrazia, della libertà di pensiero e dei diritti dell’uomo? In Europa – ed anche nelle due Americhe, la cui cultura discende direttamente da quella europea – essi sono spesso perseguitati, con la perdita del lavoro e con l’emarginazione sociale, appena esibiscono un minimo simbolo della loro fede, come una minuscola crocetta appesa al collo; altrimenti sono dileggiati e messi socialmente nell’angolo, col dilagare delle sètte, perché osano proporre la Verità in un mondo imbevuto di relativismo, forse più pericoloso della stessa avanzata islamica perché meno evidente e (apparentemente) meno violento.

      Adesso si parla di multiculturalismo, termine inventato negli ultimi 50 anni – a seguito della massiccia immigrazione verso l’Europa da parte di popolazioni africane e asiatiche, attirate dal maggior benessere materiale esistente presso i paesi di civiltà e tradizione cristiana – per designare la pacifica convivenza nello stesso territorio di culture e religioni diverse ma, incontrandosi con il relativismo che da almeno due secoli andava facendosi strada in quei paesi, esso ha finito (in buona sostanza) per significare la totale rinuncia a riconoscere la Verità e a professarla liberamente.

            Ma perché il mondo – e soprattutto l’Europa -si sono scatenati, come mai prima d’ora, in questa programmata demolizione di tutto ciò che è cristiano che si identifica poi con la “cristianofobia“?  In linea con questo orientamento mondiale, il Ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino – che vorrebbe eliminare dalla legge n. 194, riguardante l’aborto, la possibilità di obiezione di coscienza per i medici -, per opporsi all’influenza della Chiesa ha dichiarato: ” Io posso essere un’ammiratrice del cristianesimo delle origini, perché esso ha costruito, piaccia o no, l’edificio dell’Europa (evidentemente ella è costretta ad ammettere questa verità, ma lo fa obtorto collo); non è l’unico linguaggio, ma certamente è uno dei linguaggi fondanti della nostra eredità. Credo però che oggi questo cristianesimo abbia esaurito a sua carica vitale, storica”[1]. Nel 1989, all’indomani del crollo del muro di Berlino, anche Enrico Berlinguer usò un’espressione analoga, riconoscendo “l’esaurimento della forza propulsiva della Rivoluzione d’Ottobre”; anche lui aveva sotto gli occhi un’evidenza che non poteva negare (anche se lo avrebbe fatto volentieri) e cioè lo sfacelo dei regimi comunisti che stavano crollando su se stessi come castelli di carte, dopo appena 70 anni di misfatti, un periodo di tempo simile a battito di ciglia se paragonato ai 2000 anni di vita della Cristianesimo, durante i quali la Chiesa di Cristo ne ha viste di tutti i colori: eresie, scismi e tradimenti vari, dai quali è sempre riemersa perché forte della promessa di durata fino alla fine dei tempi fattagli dal suo Fondatore.

        Allora che cosa, del Cristianesimo, non piace al Ministro Bonino e a tutti i laicisti nostrani, che continuano a negare pervicacemente l’evidenza della vitalità del Chiesa? Forse non sanno che dobbiamo essere grati ai monaci di S. Benedetto perché hanno portato in tutta Europa la cultura e la civiltà di Roma? Non sanno che le grandi Università europee e gli ospedali, così come oggi sono concepiti, sono stati fondati dalla Chiesa? Che nei secoli passati l’unica possibilità per i poveri di ricevere un’istruzione era quella di chiederla, ottenendola, alla Chiesa? Emma Bonino potrebbe rispondere che queste sono cose del passato la cui “carica vitale” si è esaurita perché, nel suo strenuo laicismo ideologico,  evidentemente ella vuole ignorare quante forme di aiuto disinteressato ai sofferenti si realizzino attraverso il servizio della Chiesa e dei suoi fedeli, ostacolando o impedendo le quali si verificherebbe un crollo sociale immane.

         Sono anni che mi chiedo il motivo di tanto astio ideologico; molte domande mi attraversano la mente e ad esse vorrei trovare delle risposte razionali. Perché il mondo ci odia tanto? Questa non è una domanda retorica: è odio vero quello che vediamo trasparire ogni giorno dalle cronache provenienti da tutto il mondo. Forse i cristiani insegnano principi contrari al progresso umano? I più famosi scienziati del passato non erano forse profondamente credenti? Non è forse una Buona Novella quella annunciata dal Cristianesimo e cioè il riscatto totale per l’umanità, anche la più abietta e repellente, se si lascia toccare dalla Grazia di un Dio incarnatosi e morto proprio per salvarla?

        Ciò nonostante, oggigiorno si respinge di fatto il Cristianesimo, rifiutandolo nelle scuole con il tentativo costante di eliminare dalle aule il Crocifisso e il presepio natalizio; negli ordinamenti giuridici con la promulgazione di leggi anticristiane in materia di bioetica; nella società civile con la tolleranza o addirittura l’incoraggiamento di stili di vita contrari alla legge naturale, contrabbandati come leciti, giusti e sperimentabili da tutti.

        La spiegazione  l’ho trovata ancora una volta nell’insegnamento di Benedetto XVI. “Nel I capitolo della Lettera ai Romani, Paolo pone il Cristianesimo sulla scia della verità filosofica, non della mitologia. Dal discorso dell’Areopago in poi, il Cristianesimo si pone come “religio vera” non basata sulla poesia o sulla politica, come facevano i pagani, ma sulla conoscenza. Perciò il cristianesimo, allora come oggi, ha la pretesa di essere l’unica fede vera e universale, il che era intollerabile al tempo di Paolo, come lo è con il relativismo di oggi”[2].

        Ai colti e smaliziati Ateniesi dell’Areopago – imbevuti di teorie filosofiche che solo da poco avevano cominciato a scardinare il pensiero mitologico – la professione di fede di Paolo nella Resurrezione di Cristo suonò come un’autentica “morìa”, termine greco molto più forte dell’usuale traduzione italiana come sciocchezza, stoltezza o follia (1 Cor 1,23) quasi una parolaccia e, a ben guardare, dopo 2000 anni le cose non sono poi tanto cambiate. I cristiani hanno sempre difeso la verità della fede già a partire da 100 anni dopo Paolo: doveva sopravvenire S. Giustino Martire, secondo il quale il   Cristianesimo è vera filosofia perché la ragione umana può perfettamente partecipare alla ragione universale (il Lògos, che è Cristo stesso). Duemila anni di storia gli danno ragione perché non esiste alcuna dimostrazione filosofica, epistemologicamente fondata, capace di smentire un solo dogma della fede. Eppure questa “vera filosofia” del Cristianesimo oggi è contrastata duramente da parte degli ambienti laicisti e da certe correnti cattoliche moderniste.

       Il Cristianesimo del XX secolo ha dovuto fare i conti anzitutto con i fenomeni provocati dalla rivoluzione industriale, dall’urbanizzazione, dall’avvento della società di massa e dalle nuove forme di comunicazione che hanno prodotto o favorito la secolarizzazione, ovvero  quello che Max Weber chiamò “il disincanto del mondo” ossia l’emancipazione da modelli religiosi di pensiero e di condotta ; ma io credo che il vero boccone amaro per il Ministro Bonino e per tutti i laicisti, quello che essi non riescono proprio a inghiottire e tanto meno a digerire, sia l’asse portante del Cristianesimo, quello che lo rende inassimilabile a qualunque altra fede o religione, ossia la Resurrezione di Cristo e quella di tutti noi alla fine dei tempi. Per loro si tratta di una vera “morìa” perché nessuna fede, nessuna filosofia, nessuna profezia umana ha mai osato parlare di resurrezione dei corpi alla fine dei tempi e il relativismo moderno, che accetta come valide tutte le posizioni speculative (finendo di fatto per negarle tutte) non può digerire questa fede inaudita che cambia la vita di 360 gradi.

        In una conferenza tenuta alla Fondazione Lepanto, Mons. Antonio Livi ha illustrato i “5 punti fermi” della razionalità, che sono un presidio assoluto dell’intelligenza e la migliore smentita del relativismo culturale egemone[3]. Essi sono: l’esistenza delle cose e della realtà; l’esistenza di noi stessi; l’esistenza di altri soggetti come noi; l’esistenza di leggi morali che debbono regolare i rapporti tra gli esseri umani; l’esistenza di un Creatore percepibile dall’intelligenza di ognuno. Il quinto punto è il fulcro del senso comune e la base della riflessione filosofica sulla società umana. Perciò esso nega alla radice la dittatura del relativismo e del nichilismo e chiama tutti noi alla difesa dell’apologetica sia dai nemici esterni che di quelli interni alla Chiesa. Questo è il vero compito di noi cristiani del XXI secolo, il compito del quale dovremo rendere conto.

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[1] Cfr. Corrispondenza romana n. 1314 del 23.10.2013.

[2] Cfr. J. Ratzinger, Fede, Verità, Tolleranza, Cantagalli 2008, pag. 178.

4 commenti su “Scristianizzazione e cristianofobia – di Carla D’Agostino Ungaretti”

  1. “…mentre in altri paesi (per esempio, del Medio Oriente) per secoli essi hanno vissuto pacificamente a fianco di seguaci di altre religioni intrattenendo con loro rapporti di buon vicinato. ”
    Se buddisti e induisti perseguitano i cristiani, fuguriamoci gli islamici. Dove lo vede il buon vicinato con gli islamici? Lei nemmeno li cita, signora Ungaretti, e non capisco perché. Eppure il maggior persecutore ammazzacristiani al di fuori dell’Occidente è senza ombra di dubbio l’Islam. Intere regioni scristianizzate attraverso un vero e proprio apartheid religioso, peggiore di quello etnico, in quanto uno, se vuole sottrarsi alla discriminazione, non può cambiare razza, ma può cambiare religione. E proprio così è accaduto, dall’Atlantico all’Indo. Diventa mussulmano e non pagherai le tasse, potrai scegliere la donna che vuoi, avrai i tutti i diritti, non dovrai cedere il passo, potrai montare a cavallo, possedere della terra, essere giudice, governare la tua comunità. Irresistibile per chi stenta a sopravvivere. Questo è peggio della scimitarra, peggio della punta del coltello. È diabolico, anzi satanico. Di generazione in generazione le masse cristiane sotto regimi islamici hanno apostato per sottrarsi all’apartheid. La discriminazione etnica può sfociare finalmente nella rivolta giusta, quella religiosa mai, vista la ripugna dell’essere umano alla rottura, allo scontro, quando è percorribile una strada meno cruenta (la conversione). Al Gazhali lo sapeva benissimo, ammetteva che le conversioni non avvenivano nel cuore, ma ciò valeva per la prima generazione; la seconda avrebbe trovato naturale essere mussulmana; la terza avrebbe ritenuto di esserlo stata da sempre. Qui sta il culmine della violenza, sottile ed efficiente, perversa quanto, se non di più di quella attuale massonica e anticristica. Gli europei del XI secolo reagirono col coraggio e con la croce. Per due secoli l’Islam arretrò e l’Europa cristiana fiorì.
    E veniamo a oggi, al multiculturalismo, strumento supremo per fare piazza pulita finalmente del popolo e della cultura cristiana. Lo strumento è letale poiché fa leva sulla presenza islamica, arrogante, prepotente. Non abbiamo problemi con nessun altro credo; l’unica fonte di grave contrasto è l’Islam, totalizzante, escludente, aggressivo, coadiuvato da collaborazionisti nostrani, nichilisti consapevoli, oppure inconsci genuflessi, proni davanti al prepotente, pecore già destinate al macello. Come si fa a tacere di questo?

    1. Carla D'Agostino Ungaretti

      Gentile Signor Zanardi, la ringrazio della correzione e spero che lei continuerà a farlo in futuro, se ce ne sarà bisogno. Comunque, io mi riferivo alle antichissime chiese cristiane che per secoli hanno vissuto, abbastanza serenamente – anche se come cittadini di serie B – nei territori dell’attuale Iraq e dei paesi limitrofi. Ricordo di aver assistito, alcuni anni fa quì a Roma, a una S. Messa in rito caldeo antico celebrata dal Vescovo di una di quelle comunità cristiane, che ci riferì dell’accettabile livello di tranquillità in cui viveva il suo gregge. Oggi invece quei poveretti sono costretti a fuggire dai loro paesi. Ancora: anni fa ho avuto una COLF marocchina, di religione cristiana, che mi raccontava di essere emigrata in Italia perché nel suo paese non trovava lavoro e non per motivi religiosi. Detto questo, sono perfettamente d’accordo con lei in merito all’islamismo e condivo in pieno i sentimenti che esso suscita in lei tanto è vero che, quando entro nel confessionale, il primo dei miei molti peccati che confesso è proprio questa dolorosa avversione, per nulla cristiana, prendendomi regolarmente una lavata di capo da parte del mio confessore. Chiedo perdono a Dio, ma ci ricasco continuamente!
      La saluto con molta amicizia. CARLA

  2. Annarosa Berselli

    Cara cattolica bambina, sono una tua “collega” e sono certa che rispettare le altre religioni non significhi
    obbligatoriamente rinnegare la propria, anche nei suoi aspetti pubblici. Temo piuttosto che un giorno,
    con al scusa della libertà religiosa, finiremo per vergognarci di essere cristiani, e non porteremo
    più neppure una crocetta al collo, per non essere licenziati sul posto di lavoro!

    1. Carla D'Agostino Ungaretti

      Infatti, cara signora Annarosa, io credo che arriverà il giorno – che io spero di non vedere – in cui noi cattolici europei dovremo fare delle scelte molto serie, preparandoci forse non al martirio (che, grazie a Dio, è passato di moda in occidente) ma a grandi sacrifici sul terreno politico, sociale, lavorativo, umano in genere. I medici, per esempio, rimanendo irremovibili nella loro obiezione di coscienza contro l’aborto, l’eutanasia e la procreazione artificiale, i genitori e gli educatori in genere nell’insegnare alle giovani generazioni l’obiettivo disordine naturale insito nelle pratiche omosessuali. Saremo capaci di rimanere coerenti con la nostra fede? Intanto dobbiamo confidare che, quando saremo chiamati a rendere ragione di essa, sarà lo Spirito a metterci in bocca le parole giuste e allora, come il sangue dei martiri, nei primi secoli cristiani, favorì il fiorire di sempre nuove conversioni, così quelle “parole giuste” forse saranno il fertilizzante di una nuova palingenesi cristiana. Io prego per questo.

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