Scuola parentale. Prime cronache di una realtà preziosa – di Nili Santoro

Non sappiamo che farcene di questa scuola laica, dove la paternità di Dio è scomparsa per fare posto a vuote filastrocche, vuoti dettati, penosi laboratori, canzonette senza capo né coda. Tolto il cristianesimo, tolto il senso del gusto. Ogni cosa è insapore, scialba, perché si è scelto, più o meno scientemente, di sciacquare nell’acqua lorda tutta la nostra vera cultura italica, europea, occidentale, cristiana.

di Nili Santoro

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A tre mesi dal nostro inizio di scuola parentale in casa, possiamo dire di non voler tornare indietro.  Serrate le file, abbiamo iniziato la nostra piccola marcia verso una steppa sconfinata, incuranti degli sguardi della gente, delle domande dei curiosi, dei sorrisi a denti stretti di chi prima ti salutava affettuosamente, o almeno così pareva. E’ la steppa della nostra battaglia alle convenzioni, alla maleducazione e alla barbarie culturale. Ci siamo lasciati alle spalle il parcheggio intasato della scuola, le riunioni di interclasse, le chat di watts app fra genitori, le elezioni del rappresentante di classe, i compiti a casa, i test vero/falso e si/no sulla grammatica italiana. Ma anche molto di più. Felicemente. Chiuse a doppia mandata nel baule dei ricordi le corse affannate all’uscita della scuola e tutto quello che da lì ci si portava a casa, compresi i silenzi che seguono la famosa domanda “cosa avete fatto oggi?”, si gode la compagnia dei figli giorno per giorno, affrontando il bello e il brutto tempo, il facile e il difficile, le gioie e i drammi della vita familiare e dei rapporti umani nell’affidamento liberante alla volontà di Dio.

Da adesso la scuola la facciamo noi. La mattina, riposati e freschi come fiori di campo e liberi da ogni costrizione, ci siamo ritrovati intorno al tavolo della cucina armati di guide didattiche degli anni ‘60, una grammatica italiana del 1930 di uno zio novantenne, la sacra Bibbia, le poesie di Giosuè Carducci – la nebbia agl’irti colli piovigginando sale – la bella calligrafia, la matematica analogica del maestro Bortolato, le vite dei santi, il calendario liturgico, le quattro stagioni, le passeggiate nel bosco, le carte geografiche con i confini, le capitali, i fiumi e i laghi. Al diavolo le riforme scolastiche che hanno laicizzato la scuola, eliminando la vera cultura, e l’hanno asservita ai comandi della Rivoluzione.

Cinque bambini di diverse classi e due mamme, la preghiera in piedi prima di iniziare il lavoro, le materie di sempre, la maestra unica, quella cui ti affezionavi come a una madre, perché ti conosceva come le sue tasche (ci viene sempre in mente la maestra Cristina che, come una vecchia madre, bacchetta Peppone, diventato adulto e sindaco del paese), la scuola solo al mattino per avere la mente libera e il tempo di farsi uomini e donne in famiglia e nel mondo, al pomeriggio.

Non sappiamo che farcene di questa scuola laica, dove la paternità di Dio è scomparsa per fare posto a vuote filastrocche, vuoti dettati, penosi laboratori, canzonette senza capo né coda. Tolto il cristianesimo, tolto il senso del gusto. Ogni cosa è insapore, scialba, perché si è scelto, più o meno scientemente, di sciacquare nell’acqua lorda tutta la nostra vera cultura italica, europea, occidentale, cristiana. Si è scelto e si subisce tutti, più o meno supinamente, una scuola deprivata di tutto, dove la barbarie ha preso il posto dell’educazione, l’ignoranza copre come un velo la vera cultura, l’anarchia e il nichilismo si stanno lentamente sostituendo al principio di autorità che tutto regola e tutto raddrizza.

Ci sono diventati insopportabili quasi tutti i contenuti dei cosiddetti “programmi ministeriali” e l’ida di far subire ai bambini anni di menzogne ben confezionate e ben rifilate, come quella della preistoria e dell’evoluzionismo, che in terza elementare devono studiare per un intero anno scolastico, quando fino agli anni ’70 del Novecento quel periodo non era contemplato nemmeno dalle guide didattiche. Di far loro imparare la lingua italiana attraverso scarsi mezzucci ludo-didattici, invece che attraverso lo studio della lingua e della letteratura. Di sapere che potrebbero arrivare in prima liceo incapaci di scrivere un tema, o pensando che il medioevo è stato una tetra parentesi della storia (peraltro durata mille anni) o che l’aggettivo “borbonico” è sinonimo di “retrivo, retrogrado”, come recita qualunque vocabolario della nostra lingua.

Invece di tutto questo si può decisamente chiedere loro molto di più e offrire loro molto di meglio.

Per esempio la verità.

Queste poche righe sono per chi ha serbato ancora un briciolo di ragione e di fede. Chi ha capito che la società evoluta, tecnologica occidentale è in declino definitivo per i colpi del processo rivoluzionario che ha avuto, sin dalle sue origini, come obiettivo, la distruzione dell’unica civiltà della storia dell’umanità che possa definirsi tale, quella cristiana. E che ha corrotto le menti e i cuori al punto da saper offrire ai suoi figli solo corruzione e sfacelo: l’ambiente in cui tutti viviamo e di cui tutti godiamo è intrisa di menzogne che galleggiano mollemente in un benessere che ci rende dissoluti, nell’animo e nel corpo. La scuola non ne è che la minima, infinitesima parte, ingabbiata fra le mura dell’ “istituzione”. Se pensiamo con onestà intellettuale alla scioltezza con cui le ideologie omosessualiste stanno entrando nel nostro vivere quotidiano e non ci attanaglia alla gola un moto di ribellione, è brutto segno.

Sono i racconti e le testimonianze dei nostri padri e dei nostri nonni che giocavano con un sassolino e qualche bastoncino di legno, facevano merenda con un tozzo di pane secco nel latte, andavano a scuola con le scarpe dure e un maglioncino di lana sottile sottile, in aule fredde con maestri gelidi e arcigni e che si alzavano in piedi quando entrava un adulto in classe, che hanno smosso qualcosa dentro le nostre coscienze. Qualcuno racconta di aver dovuto passare l’infanzia nei campi, dopo la scuola, a raccogliere la gramigna in mezzo al grano per darla ai conigli e tornati a casa c’era lo studio, quello vero, su sussidiari in bianco e nero. Sono i quaderni della nonna che in sesta elementare scriveva come un libro stampato, che ci hanno fatto vergognare.

I nostri figli si inalberano e si ribellano per pochissimo, rispondendoci con gli stessi fiumi di parole che noi abbiamo usato con loro per giustificare le nostre azioni. Sono nervosi, ipercinetici, super aggressivi, iper esigenti e soprattutto, perennemente insoddisfatti. E così la scuola parentale diventa solo un piccolo atto dovuto. Per tentare l’ardua impresa di riscattare le colpe di cui siamo in parte responsabili e che graveranno sulle spalle dei nostri figli in termini di infelicità e di salvare, se Dio vorrà, i semi dalle fede e della ragione nelle future generazioni.

Ma non basta, perché se non si ripartirà da noi stessi e dalla nostra personale conversione, sarà stato del tutto inutile e forse anche un po’ dannoso. Nelle mie notti insonni, passate a cercare di ricordare le divisioni a due cifre in riga o la storia del popolo ebraico in cerca della terra promessa, c’è sempre il pensiero fisso al tempo che riusciamo in mille modi a rubare alla preghiera e alla meditazione, rotti da affanni materiali, da pensieri e preoccupazioni che si materializzano in ogni istante della vita, quando non stiamo ogni istante al cospetto di Nostro Signore.

Dunque, armati di corona del Rosario e sante letture proseguiamo la nostra marcia nella steppa sconfinata.

15 commenti su “Scuola parentale. Prime cronache di una realtà preziosa – di Nili Santoro”

  1. Splendido, in questo momento particolare in cui si chiede di togliere le croci e non far pregare i bambini neppure nell’ora di religione.
    Speriamo che, grazie ai genitori volenterosi, ne sorgano tante. Personalmente cerco di divulgarle alle famiglie che conosco. Grazie di cuore.

  2. Ho fatto il maestro elementare per 18 anni dal 1983 al 2001 (poi sono passato ad insegnare alle superiori).Cercavo di essere un maestro “all’antica” facendo dire la preghiera all’inizio ed alla fine della lezione,poi non è stato più possibile quando è scomparsa la figura del “maestro unico” che poteva fare quello che voleva senza chiedere il permesso ai colleghi e i maestri di ogni classe sono diventati due o tre (fissi) e quattro o cinque (aggiungendoci anche quelli di inglese e di sostegno).La scuola elementare venne trasformata in una piccola scuola media perdendo quello spirito romantico che conservava dal 1800,dai tempi del maestro Perboni del libro Cuore coi suoi 54 alunni maschi! Posso dire che dopo il ’68 hanno contribuito a rovinare la migliore scuola italiana (quella elementare) i decreti delegati del ministro Malfatti (anni ’70) conseguenza logica del ’68 e la “democratizzazione” della scuola con le periodiche elezioni burla e tutti i vari consigli di classe,interclasse e collegi inventati.Avrei preferito fare il maestro nel ventennio fascista ma son nato…

  3. Come bere un bicchiere di acqua fresca, proveniendo da un deserto infuocato. Mi sono commosso, e, per quel che vale, vi mando la mia benedizione. Che Dio vi protegga!

  4. Anche noi abbiamo fatto questa scelta per l’ultima nostra figlia, anche noi abbiamo iniziato quest’anno a Ferrara, perchè se aspettavamo che qualche anima pia aprisse una scuola parentale diventavamo vecchi, oltretutto non sempre le scuole parentali sono alla portata delle tasche di tutti, così abbiamo pregato il buon Dio che ci aprisse almeno una porticina ed è arrivata una maestra d’altri tempi che ci da una mano ed ecco che finalmente si riscoprono le poesie imparate a memoria, come ai nostri tempi. Anch’io non tornerei indietro, ma spero si apra qualcosa che ci permetta di andare oltre le elementari e sarebbe bello trovare altre famiglie cattoliche, perchè i bambini hanno anche bisogno di confrontarsi con altri bambini. Siamo nelle mani di Dio e andiamo avanti giorno per giorno, cercando di capire cosa vuole da noi. Speriamo si aprano nuove porte, purchè siano porte buone.

    1. Se ha bisogno di contatti Annarita, si faccia dare la mia mail da Riscossa Cristiana. Conosco molte realtà in giro per l’ Italia desiderose di riunirsi!

  5. Carissimi, stiamo iniziando anche noi questa strada bella, animati da simili desideri e consapevolezze, con i nostri tre bambini. Sapevo che sarebbe stata l occasione di grandi incontri e che non saremmo stati lasciati soli.
    Mi piacerebbe sentirvi per conoscervi, e magari fare qualche gita insieme!!

    1. Lasciamoci la mail tramite Riscossa Cristiana! Noi saremmo felicissimi di fare gite insieme! Sopratutto se le referenze sono queste!

  6. Come ex catechista e insegnante lodo al 100% l’iniziativa! E mi metto a disposizione a collaborare nella zona del Canavese per un cammino di speranza per i nostri bambini….

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