Sospetti e reticenze intorno all'articolo 46 della Costituzione – di Piero Vassallo

… il dibattito… è finalmente riaperto dall’insospettabile Susanna Camusso, segretaria della Cgil e autrice di una lettera all’ingessato “Corriere della Sera“, in cui si legge un risoluto cenno all’opportunità di applicare, finalmente, l’articolo 46 della costituzione. Probabilmente l’intervento a sostegno dell’articolo 46 è stato suggerito alla dr. Camusso dal successo ottenuto in Germania dalla legge sulla partecipazione.

Imbarazzi costituzionali

di Piero Vassallo

 .

csttzntlnNegli anni Ottanta, Giano Accame, quasi rettificando il drastico giudizio di Carlo Costamagna, il giurista che aveva definito “aborto giuridico” la costituzione italiana, rammentava che alcuni frammenti del migliore Novecento erano stati accolti dai costituenti e trascritti nell’atto di nascita della ripubblica italiana.

 Accame non intendeva contestare le obiezioni indirizzate dal suo maestro Costamagna al disastroso / velenoso principio della sovranità popolare, pilastro dell’assolutismo democratico e perciò oggetto della puntuale critica di Pio XII  (cui farà eco Benedetto XVI).

 L’intento di Accame era valorizzare gli articoli della costituzione per così dire allogeni, quelli che esponevano criteri desunti dalla cultura del Novecento proibito e maledetto.

 Certo è che, ove tali princìpi fossero stati applicati senza pregiudizio, avrebbero migliorato il funzionamento dell’economia nazionale e nobilitato la condizione dei lavoratori dipendenti.

 Per comprendere le ragioni della tesi formulata da Accame, occorre rammentare che nel 1944 il filosofo del diritto Guido Gonella (un brillante allievo di Giorgio Del Vecchio) elaborò e propose ad Alcide De Gasperi uno schema di costituzione conforme ai princìpi di quel cattolicesimo sociale che, negli anni Trenta, aveva influenzato gli studi corporativi condotti da Giuseppe Bottai e da Carlo Costamagna nella Normale di Pisa.

 Il testo scritto da Gonella fu bocciato dallo statista trentino perché incompatibile con le aperture e le concessioni suggerite dal modernizzante Jacques Maritain alle ideologie professate dagli alleati (socialcomunisti, azionisti e liberali) della Dc.

 Alcune schegge del progetto di Gonella penetrarono tuttavia nel testo della costituzione del 1947, ad esempio l’articolo (articolino, a dire il vero circa la flessione minimalista della dottrina di Leone XIII e del Beato Giuseppe Toniolo) che istituiva il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) e l’articolo 46, che riconosceva il diritto dei lavoratori a collaborare nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge alla gestione delle aziende.

 Naturalmente caddero nel vuoto le puntuali osservazioni di Accame sulle ingombranti presenze del Novecento, cattolico e innominabile, nella costituzione fieramente laica, democratica e antifascista.

 Ora il dibattito sull’articolo è finalmente riaperto dall’insospettabile Susanna Camusso, segretaria della Cgil e autrice di una lettera all’ingessato “Corriere della Sera“, in cui si legge un risoluto cenno all’opportunità di applicare, finalmente, l’articolo 46 della costituzione.

 Probabilmente l’intervento a sostegno dell’articolo 46 è stato suggerito alla dr. Camusso dal successo ottenuto in Germania dalla legge sulla partecipazione.

 Al proposito il filosofo Lino Di Stefano scrive che il principio della partecipazione “dagli inizi degli anni Settanta, si è tradotto in legge in Germania con la diciture Mitbestimmung, vocabolo che tradotto liberamente significa, appunto, partecipazione. Da qui la forza dell’economia tedesca e da qui, ancora, la pratica scomparsa in tale nazione dello sciopero e dei conflitti sociali visto che, in base al predetto principio, avente forza di legge, i lavoratori collaborano con gli imprenditori alla conduzione delle fabbriche con tutti i benefici da tale armonia derivanti”.

 Opportunamente Di Stefano rammenta il contributo di Giovanni Gentile alla formulazione del principio che contempla i lavoratori partecipi della gestione delle aziende e, implicitamente, afferma l’impossibilità di mutilare la storia della filosofia italiana

 Cacciato dalla intransigentissima porta dell’antifascismo la cultura sociale del Novecento rientra dalla finestra aperta dall’aspirazione a un’economia più giusta e più efficiente.

 Lo ha compreso la dr. Camusso, sindacalista non ignara della storia del Novecento filosofico, che pertanto non può disconoscere la fonte antipatica del principio costituzionale, che riceve dalla depressione economica in atto i crismi dell’attualità.

 La dr. Camusso, senza volerlo, ha infranto la sacre parentesi elevate dal guru Benedetto Croce per castrare la cultura italiana e ridurla a quell’anemico purismo che ha orientato l’azione dei politicanti fedeli alla suprema volontà di un popolo immaginario.

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15 commenti su “Sospetti e reticenze intorno all'articolo 46 della Costituzione – di Piero Vassallo”

  1. Il testo scritto da Gonella fu bocciato dallo statista trentino perché incompatibile con le aperture e le concessioni suggerite dal modernizzante Jacques Maritain alle ideologie professate dagli alleati (socialcomunisti, azionisti e liberali) della Dc.
    ***
    Non avevo dubbi!!!
    Forse sarà un caso, ma De Gasperi, fu un estimatore della Lubich la fondatrice del movimento “ecclesiale” dei focolarini.
    Ecco come ricordano De Gasperi quei personaggi legati al movimentismo focolarino e fac simile..
    […] Nella vicenda dell’intellettuale e uomo politico, giornalista e padre costituente, ( De Gasperi appunto) è venuto in particolare evidenza il suo incontro con Chiara Lubich, chiave di un cambiamento che vide lo stesso Giordani non solo autodefinirsi mutato da “martello” a “mantello degli eretici”, ma anche farsi promotore di uno storico “caffè” – che si protrasse dal pomeriggio al tramonto – in cui Alcide De Gasperi conobbe personalmente la fondatrice dei Focolari trentina, e vide De Gasperi congedarsi dichiarando che l’occasione “gli aveva ridato la speranza”.[…]
    http://www.iu-sophia.org/it-IT/_News_1546
    ancora:
    [..] Per l’unità dell’Italia e dell’Europa – Poi, esprimendo la speranza di un ritorno del leader alla guida del Governo, Chiara declinava il suo ideale religioso in chiave politica: «Ci senta vicini ogni attimo; faccia ogni calcolo di noi: chissà che il Signore non abbia stabilito che dall’unità di noi tutti in Cristo si possa sperare l’unità degli Italiani disgregati in tante idee e l’unità d’Europa». […]
    http://www.focolare.org/it/news/2008/04/08/il-rapporto-spirituale-tra-chiara-e-alcide-de-gasperi/
    …insomma ….. l’incontro con quella Lubich, ha fatto si, che Igino Giordani, tutto d’un tratto divenne il ” mantello degli eretici”…. e aver dato a De Gasperi la ” speranza” …. speranza …..
    Speranza di poter finalmente prendere due piccioni con una fava ed accelerare i tempi del nuovo ordine mondiale? Per arrivare a ciò bisognava togliere dalla società ogni sorta di cattolicesimo sociale voluto ed auspicato da tutta la Chiesa, la Tradizione millenaria e quindi Dogmi e Dottrina, con l’arma dell’ecumenismo che vige all’interno dei focolari e simili. ….. ah ecco…. ora è più chiaro il senso di quella “speranza degasperiana”…. e perbacco… altrimenti come potevano arrivare alla UE senza che i più si acorgessero della posta in gioco e il relativo prezzo da pagare?

  2. piero vassallo

    ignoravo l’incontro Lubric-De Gasperi – un segno del destino – un giorno (spero) le dirò (in privato) gli esiti genovesi dell’educazione focolarina – intanto le ricordo che a pensar male forse si fa peccato ma (almeno nel caso dei focolarini) non si sbaglia… – un imitatrice della lubrich, la rosa bindi, nel corso di una conferenza pronunciata al cospetto del plaudente arcivescovo di genova card. Tettamanzi, ha detto che Bachelet e lei hanno purificato l’azione cattolica, riducendo il numero degli iscritti da 4milioni a meno di quattrocento mila – questa purificazione ha aperto praterie alle società del genere dei focolarini, del forteto, dei pentacostali ecc. – un risultato meraviglioso anzi “meravigliao”.

  3. Dante Pastorelli

    Eh, no, “MERAVIGLIAO” no. Il cacao è ottimo, se ne fan bevande e dolci energetici, la Bindi e le associazioni ricordate son indigeste persino nel nome.
    Quanto al defunto amico Giano Accame, ebbe una formazione eclettica, ma sempre ricca di passione civile e patriottica. La sua visione economica includeva anche aspetti del mazzinianismo, assorbito tramite Randolfo Pacciardi di cui fu il braccio destro in Nuova Repubblica: e sull’omonimo settimanale, ed ancor prima in Folla, argomentava con Giorgio Vitangeli molto saggiamente non solo su argomenti economici quali la partecipazione = il mazziniano capitale e lavoro nelle stesse mani. Del resto il movimento di Nuova Repubblica, a cui aderirono personalità laiche e cattoliche come gli onn. Caronia, Cadorna, I.M.Lombardo, Morea ecc. oltre che battersi con acuta preveggenza per la repubblica presidenziale ora sulla bocca di tutti ma allora tacciata di fascismo, cercava di amalgamare elementi di diversa matrice, a cui non furono estranei uomini di Chiesa come i cardinali come Siri e Ottaviani e, soprattutto l’Arcivescovo Pintonello e Baget Bozzo. Ricordo quanto Pacciardi, laico, si meravigliasse per la persecuzione contro mons. Lefebvre che, diceva, era sulle posizioni dottrinali proprie della Chiesa bimillenaria. Pacciardi laicamente morì, ma in qualcuna delle sue ultime amichevoli lettere inviatemi, davanti alla “megera” che s’avvicinava, si sentiva un’aspirazione religiosa.

  4. piero vassallo

    credo anche io che Pacciardi fosse “tentato” dalla religione. le voglio raccontare un episodio risalente al 1951 e dimostra la nobiltà d’animo della persona. un nucleo di esponenti del gruppo giovanile del Msi genovese si recò al comizio di Pacciardi, per disturbare. si scatenò una rissa, intervennero i carabionieri e arrestarono i giovani intemperanti provocatori (fra i quali io). fummo condotti in una caserma dei carabinieri ma dopo pochi minuti squillò il telefono: era Pacciardi (allora ministro della difesa) che chiedeva al comandante della stazione di rilasciare i giovani missini. conobbi Pacciardi nel 1968 e collaborai saltuariamente a Nuova Repubblica. Purtroppo il progetto di Pacciardi non fu capito. cordiali saluti al dr Pastorelli

    1. Dante Pastorelli

      Ricordo la Sua presenza su Nuova Repubblica. Però c’è stato tra noi uno scambio di articoli. Io Le ho mandato sempre il mio bollettino Una Voce Dicentes, tranne gli ultimi numeri perché mi tornavano indietro con la dicitura: sconosciuto. Il che significava: ha cambiato indirizzo.

  5. Cesaremaria Glori

    Ringrazio Vassallo e Pastorelli per aver evocato Giano Accame e Pacciardi. Ero anch’io di quel gruppo in quegli anni Sessanta. Ricordo gli articoli su Folla e Nuova Repubblica che, soprattutto, Giorgio Vitangeli, dedicava al tentativo francese di Vallon e Capitant. Non se ne fece nulla, perché la sfinge massonica s’era impadronita del movimento degaullista con infiltrati della specie di Pompidou. Partecipai anch’io a quel dibattito fatto tutto di idee e di tentativi di approfondimento attraverso lo studio e lo scambio di informazioni . Venne poi l’ondata americana a destabilizzare questi sogni europei che affondavano le loro radici nel Medioevo, in particolar modo per noi italiani, grazie all’apporto dato da Wilfredo Pareto.Fu allora che Jean Jacques Servan Schreiber scrisse quel famoso libro: “L’america ci sta comprando con i nostri denari”. Fu un periodo che fece pensare ad una riscossa morale europea,ma tutto naufragò nella politica di basso livello,anzi terra terra, come gli animali che non alzano mai lo sguardo e (compresi i volatili) mirano soltanto a quel che possono lucrare nel suolo. Pasqualucci ha ragione: Pacciardi , che seppur massone, rispettava e venerava sua moglie – donna profondamente religiosa e devota – nonostante i tradimenti che le aveva inflitto e volle per lei funerali rigorosamente religiosi. Negli ultimi tempi, mi rivelava Giano, leggeva spesso i Vangeli e lo stesso Giano, pochi mesi prima di morire e dopo aver letto il mio libro sulla Passione di N.S. Gesù Cristo, mi rivelò che stava divorando i volumi della Bibbia con il commento di Ravasi editi dal Corriere. Lo misi in guardia che potevano instillargli alcuni veleni ma glissò amabilmente. In sintesi Nuova Repubblica fu un movimento che esplorò alcune strade abbandonate dalla cultura dominante per tentare di uscire fuori dalla camicia di forza del dualismo liberalismo- socialismo. Volle tentare di aprire una terza via ma i tempi non erano maturi. D’altro canto, come poter incamminarsi su una terza via quando era già tanto restare non irrimediabilmente incastrati nella confusione generale? Anche Giano, alla fine, mi rivelò che la sua battaglia si era conclusa e che ne era uscito perdente ancora una volta, come all’inizio, quando aveva appena cominciato e non era ancora scoccata l’ora per lui canonica della maggiore età. Era affranto ma con una serenità nuova scaturita dalla consapevolezza di essersi battuto per il Bene Comune o, come diceva Pacciardi, per un’Italia più giusta e più pulita. Ma come renderla più giusta e pulita se è nata con l’inganno e con il tradimento? Come sperare in una catarsi che ci risollevi dal guaio della sua cattiva nascita? Soltanto la Provvidenza potrebbe farlo ma dovrebbe avere uno scopo che ancora a noi non è dato di scorgere. Per inseguire chi era fuggito di casa come il figliuol prodigo ci siamo persi anche noi e, dopo il Concilio, non ritroviamo più la strada di casa.

  6. Dante Pastorelli

    Vedo che non sono il solo amico o conoscente di Pacciardi che ha capito che, in fondo a tanto laicismo e a tante debolezzze, aveva non solo un animo nobilissimo ma anche in ricerca di Dio. Egli perdonò tutti i suoi nemici, non solo quelli del PRI da cui fu maltrattato come un traditore della Patria ed infamato in ogni modo, ma anche i nemici politici: nel suo primo comizio al ritorno dall’ultraventennale esilio, lui, l’antifascista più onesto e coraggioso di tutti, ebbe a gridare che fascismo e antifascismo eran problemi d’altra generazione, e che i giovani dovevan creare una patria senza divisioni dettate dall’odio inculcato dal comunismo. L’ho visto piangere a Forlì non solo nel suo primo discorso dopo la scomparsa della moglie Luigina, ma anche dopo, quando l’accompagnai in albergo e facemmo insieme, noi due soli, una lunga passeggiata in cui non mancammo di ricordar la ferma fede della moglie. E lui era perfettamente al corrente del mio cattolicesimo. Egli rimproverò sempre a Pertini e a Longo (l’analfabeta Longo, diceva) ed a Togliatti d’aver abbandonato le mogli che li avevano aiutati nell’esilio e nella lotta. E Luigina, ch’era intelligentissima e dolcissima, portò sino alla tomba intatto l’amore per il suo Dino. E lui quello immenso per Gigina.
    Quanto a Giano, era indubbiamente cattolico, ma a modo suo, estetizzante al massimo. La profondità della fede l’ha forse raggiunta negli ultimi anni.
    Grazie per avermi dato l’opportunità di esprimere, credo la prima volta dopo decenni, i miei sentimenti, l’affetto e la stima per queste figure a cui molto sono stato vicino in anni ormai lontani.

  7. piero vassallo

    scopro con gioia che anche cesare maria glori appartiene alla bastonata ma felice compagnia dei moichani “ultimi” e che sa rievocare con nobile stile gli anni di Giano Accame

  8. Articolo interessante, anzi, interessantissimo.
    Commenti sullo stesso piano ma, e c’e’ spesso nella nostra vita un ma di troppo come in questo caso, quanti “italiani” conoscevano e conoscono l’art. 46 della Costituzione?
    Dal basso della mia “ignoranza” in merito, direi pochi, se non pochissimi e qui pongo a tutti, sperando in una risposta, e a me stesso una doppia domanda: perche’?
    E ancora a “cui prodest”?
    Una risposta mi frulla per la mente, anche se ho sempre creduto che valesse solo per i vari tipi di regime,: “nell’ignoranza il popolo si gestisce meglio”, ma cio’ va’ contro i valori “morali” nei quali ho sempre creduto e che De Gasperi per me ha rappresentato, e allora, torno a domandarmi, “cui prodest”?
    Alvaro.
    P.S. Vi prego, non parlate della Bindi come di una “cattolica”.

  9. Gentile Vassallo,
    ringraziandola per l’interessante articolo, le chiedo la cortesia di indicarmi il riferimento bibliografico della citazione di Lino Di Stefano, in quanto mi piacerebbe approfondire ulteriormente la questione. Grazie dell’attenzione.

  10. Leggo solo ora questi commenti, e ritrovo con commozione due amici di mezzo secolo fa, come Cesare Maria Glori e Dante Pastorelli, che avevo perso di vista da tanto tempo. E ritrovo anche, come fosse ieri, uno dei temi che mi appassionava (e tuttora mi appassiona) e di cui scrivevo e parlavo, specie con Cesare Maria Glori: il tema della partecipazione. Allora si trattava di trovare (ritrovare…) una terza via tra comunismo e liberalesimo. Oggi il quadro è cambiato. I regimi comunisti, o meglio i regimi del socialismo reale, sono crollati. Ed il liberalismo si erige nella sua veste più feroce e “talebana”: quella del liberismo mondialista, che predica (ed impone) la globalizzazione, un modello di società darwinista, in cui i “perdenti” cioè i poveri, diventano sempre più poveri, ed i ricchi sempre più ricchi; in cui in diseredati del Terzo Mondo sono stati usati come “esercito di riserva” per scardinare i diritti acquisiti dai lavoratori dei Paesi (un tempo) sviluppati, in cui le identità…

  11. Ho tentato una risposta, ma (forse per mia ignoranza del computer) sembra che io abbia disponibili solo poche righe, che poi si sono cancellate. Ho ritrovato con commozione amici di mezzo secolo fa, come Cesare Maria Glori e Dante Pastorelli. Ed un tema che mi era, e mi è, caro: quello della partecipazione. Sarà il caso di tornarci, e non con quattro righe. L’accenno della Camusso non mi sembra occasionale. E’ che sul piano internazionale tutto è cambiato: il comunismo è crollato (tranne che in Cina, ove governa accettando modelli capitalistici); il liberalismo è divenuto, nella sua versione estrema e “talebana” liberismo mondialista totalitario, ideologia sottesa all’egemonia americana. Paradossalmente, l’unico argine a questo totalitarismo è la Russia di Putin ed il Gruppo dei Paesi BRICS. La Chiesa ortodossa in Russia sta appoggiando e facendo emergere questa evoluzione. Lo so per conoscenze dirette. La Chiesa Cattolica mi pare sia esitante. Giorgio Vitangeli

    1. Dante Pastorelli

      La commozione è anche mia, caro Giorgio. Ed hai ragione sulla Chiesa Cattolica esitante, non solo in campo politico-economico, ma sulla sua stessa essenza e sulla sua inalterabile dottrina. Eppure, almeno per me, resta ancora e resterà sempre l’unica arca di salvezza, l’unica roccia “contro venti e maree” , espressione amata da Pacciardi.

      1. Caro Dante, invidio un po’ te e Cesaremaria che avete le certezze che vengono dalla fede. Io ho solo il senso del sacro, e quindi del sacrilegio che vedo dilagare, e dell’abuso che altri fanno della fede (altrui…).
        Se vuoi (e lo dico anche a Cesaremaria), fatevi vivi. Varrebbe la pena di riprendere i vecchi discorsi su partecipazione, Repubblica presidenziale e Federalismo, terza via. Una sorta di “ieri dicevamo”. Su internet trovate qualcosa dei miei scritti più recenti, e su “lafinanzasulweb”. Un abbraccio.
        Giorgio

  12. Vedo che la nostalgia imperversa e per un qualche verso ne sono felice. Ho seguito l’agonia di Giano essendo anche suo vicino di pianerottolo. L’ultimo libro che ha letto era femmine di Buttafuoco che gli ho regalato e che gli piacque molto. Parlammo anche de “La morte dei fascisti” che aveva finito da pochissimo.
    L’ispirazione alla religione che Dante ha visto in Pacciardi era in realtà aspirazione alla spiritualità che credo sia ben differente. Un saluto a tutti.
    Antonio de Martini

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