Stop alle riforme, stop al debito. Contro quelli dell’opzione “Paese morto”

Nel sistema c’è qualcosa che non funziona. Sì, gli sprechi, l’evasione, la corruzione…Tutte cose pessime, ma per dire questo basta un Travaglio. In mancanza persino un Saviano. Noi vorremmo dire cose un po’ meno banali, e magari un po’ più scandalose, forse persino utili.

Perciò è vero, tutte cose pessime quelle sopra, fino a quando non diventano necessarie per la sopravvivenza; allora significa che c’è qualcosa di ancora peggiore. In chi ancora preferisce non “trovarsi già tutto pensato” si può insinuare l’oscena idea che la triade esposta non costituisca il reale problema di base, ma ne rappresenti solamente un ventaglio di sintomi.

Qualche grossolana domanda retorica, per cercare di intenderci. È preferibile uno Stato super-efficiente col braccino corto che stia attento a non buttare un centesimo a costo di un elevato tasso di disoccupazione e di indigenza, oppure uno che per tenere oliato il sistema è consapevole che, come in tutti i meccanismi umani (quindi imperfetti), qualcosa andrà sprecato?

È preferibile un’azienda la quale, trovandosi in temporanee condizioni di scarsa liquidità, scelga con i soldi rimasti di pagare i dipendenti o soddisfare le richieste dell’Agenzia delle Entrate (e dopo magari chiudere)?

La più sconvenevole: è preferibile un Paese morto, soffocato dalla burocrazia, dalle leggi, dai veti e dai divieti, o uno vivo anche se grazie a qualche “escamotage”?

Chi ci governa, dagli scranni romani ed europei, evidentemente preferisce l’opzione paese morto, aziende morte, cittadini morti, come ampiamente dimostrato dalla gestione pandemica. Defunti sì, ma in piena regola, con la mascherina, il gel, i guanti, il profilattico, i conti in ordine, niente pendenze col fisco. Almeno quelle a debito, per le altre ovviamente non c’è fretta.

Tagliare gli sprechi, combattere l’evasione, eliminare la corruzione: le tre virtù teologali dello Stato democratico liberale al servizio del libero commercio di merci, capitali e anime. Il mantra di un giornalismo talmente sintonizzato col potere da non rendersi nemmeno conto di esserne il portavoce. I nuovi dogmi di un clero che pare non desideri altro che “essere gettato via e calpestato dagli uomini”, avendo perso qualsiasi sapore. Le inutili e noiose parole d’ordine di una politica capace al massimo di concentrarsi sui sintomi. Ma se la diagnosi rimane oscura, i sintomi non possono che peggiorare.

Gli sprechi ci sono in un’azienda di sessanta persone, figuriamoci quant’è velleitario pretendere che non ve ne siano in un organismo da sessanta milioni. Come accade nell’azienda però, spesso è più conveniente chiudere un occhio su qualche modesto spreco oggi, per evitare di grippare un meccanismo funzionante e subire danni ben maggiori domani.

Abbiamo visto nell’articolo precedente a quanto ammonta la tassazione nel nostro Paese. Con un po’ di sano realismo, ci si può stupire se con metà stipendio (per i dipendenti) o due terzi dell’utile (per le piccole aziende) che vanno all’Erario qualcuno cerchi qualche scappatoia?

La corruzione poi è una cosa odiosissima, certo. Che può stupire solo chi non sa che l’animo umano porta in sé quella ferita che sta all’origine di tutte le corruzioni, non solo quelle pecuniarie.

Gli sprechi, l’evasione, la corruzione… per combatterli “questo aese ha bisogno di riforme”, dicono da una vita i riformisti. Il guaio è che le riforme sono state sempre fatte, e ogni volta è stato peggio. Il mercato del lavoro? Riformato. Le pensioni? Riformate. Il rapporto tra Tesoro e Banca d’Italia? Riformato. La famiglia? Riformata. La riproduzione della specie? Riformata. La Sanità? Riformata. La chiesa? Riformata (per la seconda volta dopo Lutero). La scuola? Beh, questa poveretta rappresenta la personificazione del massacro riformistico, un vero martirio ai danni dei più piccoli.

Le riforme sono quelle che ci ha sempre “chiesto l’Europa”, e si presume che continuerà a farlo, in cambio di… in cambio di… (qualcosa doveva pur esserci). Ah, ora ricordo, in cambio di debito. L’immagine è presto fornita: da una parte viene stretto al collo il cappio usurario del debito, dall’altra viene allontanato l’unico sgabello capace di tenerci in vita, costituito da una società fondata sulla famiglia naturale e istituzioni non ancora completamente ostili alle leggi eterne (e alla sanità mentale). L’atteggiamento delle classi governanti euroentusiaste, da Prodi in giù, è sempre stato. Ti preghiamo cara Europa, se ci stringi a modo il cappio noi saremo ben contenti di liberarci da soli dello sgabello che ci sorregge.

E lo facevano davvero.

Ma era ciò che volevano Prodi & friends1. Il popolo voleva altro. O forse è meglio dire: il popolo, se avesse saputo, avrebbe voluto ben altro. Oggi molti danni sono stati fatti, moltissimi ne stanno ancora facendo, ma tra la gente la consapevolezza dell’assurdità di questo giochetto sembra aumentata.

Dopo aver sperimentato nell’ordine: la pacioccosa malvagità di Prodi, il tetro sadismo di Monti, la scolastica esecutività di Letta, la compiaciuta futilità di Renzi, la nobile impercettibilità di Gentiloni, il telegenico camaleontismo di Conte, senza contare l’indispensabile supervisione prestata dal risorgimentale euro-atlantismo2 di Ciampi, dal sussiegoso monarchismo di Napolitano, dall’automatizzata retoricità di Mattarella, e sempre avendo sullo sfondo l’efferata professionalità di Draghi, può essere che finalmente ci si inizi a stancare?

Il tempo è abbondantemente scaduto, sarebbe ora di dire stop. Stop alle riforme, stop al debito.

1 I principali friends sono stati Ciampi, Andreatta, Amato, Draghi.

2 http://www.grandeoriente-democratico.com/Omaggio_al_Fratello_Carlo_Azeglio_Ciampi_passato_all_Oriente_Eterno_con_alcune_luci_e_diverse_ombre.html

2 commenti su “Stop alle riforme, stop al debito. Contro quelli dell’opzione “Paese morto””

  1. Tutto assolutamente condivisibile, purtroppo la trovata geniale del virus che minaccia tutti non è facile da debellare anche perché le persone non hanno consapevolezza delle assurdità che vengono dette: il virus è qui per restare, dicono, e siamo circondati da virus di tutti i tipi perché mai questo dovrebbe distruggere il mondo come lo conosciamo da sempre?
    Questo è il segnale che ormai la dittatura è saldamente insediata e la domanda che resta é: cosa possiamo fare? Anche Salvini e la Meloni sembrano allienati con la narrativa in atto anche se con qualche distinguo…. dov’è l’opposizione vera?

  2. Concordo in ogni sua parte questo articolo.
    A quanto possa umanamente servire questa Europa, penso sia noto a tutti.
    Purtroppo, per cambiare questo modo di procedere indecoroso non sarà facile per nessuno.
    Non intravedo nel breve termine una radicale rivoluzione.
    Qualora, altri governanti, non nominati ma eletti dal popolo iniziassero seriamente a combattere contro i “mulini a vento di Bruxelles”, dovranno far bene i conti prima d’iniziare la battaglia per non soccombere a colpi di debito e spread.
    Questa, in ogni caso, é una guerra che prima o poi dovrà essere combattuta, e come tutte le guerre, prevedo finirà nel sangue.
    Solo quando verrà ristabilita la sovranità ed i confini, ci potra essere sopravvivenza e benessere per tutti.

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