TRENTA RIGHE FUORI MODA – rubrica settimanale di Alessandro Gnocchi

Pier Ferdinando Casini e Rocco Buttiglione: due esempi luminosi della razza democristiana.

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In un giornale, “trenta righe”, sono come un sigaro toscano e una medaglia di cavaliere: non si negano a nessuno. Sono perfette per i primi balbettii di un praticante, per i funambolismi del vecchio cronista, per l’elzeviro del professore un po’ dandy e per l’editoriale del direttore. Dunque bastano anche a noi per dare un taglio veloce ed esaustivo a questa rubrica che commenta quanto accade dentro e fuori la Chiesa. Ma per favore, anche se la forma non è più quella della risposta alle vostre lettere, continuate a scrivere. Gli spunti migliori vengono sempre da voi.

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So di non applicarmi al tema con il distacco richiesto, sine ira et studio. Lo so, ma davanti all’eternità del democristianismo non riesco a stare calmo. Non c’è categoria dello spirito, se di spirito si può parlare, che detesti come questa. Non c’è razza che mi faccia più orrore di quella democristiana. Non solo in politica, ma in qualsiasi piega del vivere in comune, dalla gestione della bocciofila alla vita della Chiesa, il democristiano è un Robin Hood invertito che ruba ai poveri per dare ai ricchi. Nella partita di bocce, è l’arbitro che toglie i punti all’operaio e li segna sulla lavagna del padrone. Alle elezioni è il candidato che nel segreto della cabina elettorale chiede i voti a destra e dopo lo spoglio li porta a sinistra. Nelle questioni di chiesa è lo zio prete che pascola gli armenti della conservazione, e persino della tradizione, e poi li conduce nel recinto progressivo della dissoluzione. Veleggia sempre e solo in una direzione, quella del potere, in cambio prebende, poltrone, seggiole e, se non c’è di meglio, anche strapuntini. Princìpi e valori vengono monetizzati dal Robin Hood democristiano senza alcuna remora in un mercimonio divenuto nei decenni vera e propria arte del meretricio.

Prendiamo due esempi luminosi, ciascuno nelle sue ultime esibizioni, come Pier Ferdinando Casini e Rocco Buttiglione.

L’eterno Pierferdy, non a caso ribattezzato Pierfurby, è venuto alla ribalta in questi giorni per la sua candidatura alle prossime elezioni: si presenta nella natìa Bologna al collegio uninominale per la lista Civica Popolare con il sostegno del Partito Democratico. In altre parole, Pier Ferdinando Casini è il candidato della sinistra. Niente di più naturale per un democristiano, figlio di democristiano, nato democristiano che ha sempre raccattato con successo consenso anticomunista in parrocchie, oratori e conventi. Si racconta che, nel 1987, un ras della Dc come Beniamino Andreatta ottenne il permesso di entrare in un monastero di clausura per chiedere il voto alle suore. La badessa ascoltò con interesse e poi sentenziò: “Saremmo liete di votarla. Abbiamo però già deciso di dare il nostro voto all’onorevole Casini, così giovane e perbene”.

Bello, prestante e fascinoso da potersi dichiarare nullatenente quanto alle idee, Pierfurby ha sempre avuto una marcia in più con l’elettorato femminile. Se ha avuto questo successo nei conventi, figuriamoci fra le dame del bel mondo. Ne ha avuto tanto che si è sposato due volte e mai in chiesa, la prima perché era divorziata lei e la seconda perché era divorziato lui. Adesso che, dopo il fatale settimo anno del secondo matrimonio è libero un’altra volta, si fa fotografare volentieri sugli yacht in compagnia della nuova fidanzata colombiana. Insomma, Pierfurby è il democristiano perfetto, dall’alcova al parlamento passando per la sacrestia. Cresciuto a Bologna come dc di destra alla scuola del babbo Tommaso, era fatale che ci tornasse come candidato di sinistra. Altrimenti, che democristiano sarebbe?

Rocco Buttiglione ha invece fatto parlare di sé sul versante ecclesialteologico per il saggio in cui risponde, democristianamente in modo amichevole, ai critici di Amoris laetitia, con democristiana introduzione del cardinale Gerhard Ludwig Müller. Qualcuno ricorderà che in passato Rocco veniva definito, o si autodefiniva, “il filosofo di Giovanni Paolo II”, e non saprei dire chi dei due sia stato più danneggiato dal circolare di questa voce. Erano gli anni ruggenti di quei “valori non negoziabili” che portavano già il cartellino del prezzo e Rocco li sbandierava ovunque servisse. Naturalmente, con la cura democristiana di aggiungere sempre “salvo conguaglio” in calce a ogni affermazione un minimo perentoria.

Cresciuto in una famiglia di militari leggendo Marx, Horkheimer e Topolino, il figlio del colonnello Buttiglione ebbe vita facile nel diventare il teorico di Comunione e Liberazione. Fumava il toscano come il Gius e doveva essere davvero il più intelligente della compagnia se, per passar gli esami all’università, gli bastava guardare la bibliografia perché diceva di aver già letto tutto. Divenne così “allievo prediletto” di Augusto Del Noce, uno dei tanti, e qui fu sicuramente Del Noce a patire il danno. In quel periodo, Rocco prese persino qualche aria da controrivoluzionario, ma tra rivoluzione e controrivoluzione non si districò in modo brillante, tanto che divenne celebre la battuta di Francesco Cossiga “Scusate, sapete dirmi come la pensa a quest’ora Buttiglione?”. Ebbene, a quest’ora, salvo conguaglio, Buttiglione la pensa come l’autore di Amoris Laetitia e non c’è da stupirsene. Forse, il democristiano Cossiga sottovalutava il democristianismo dei democristiani.

E così è completato il ritratto del democristiano eterno, questo cattolico salvo conguaglio, dominus immortale delle questioni politiche e di quelle ecclesiali. Questo ircocervo con la bellezza di Rocco Buttiglione e l’intelligenza di Pier Ferdinando Casini.

Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo

33 commenti su “TRENTA RIGHE FUORI MODA – rubrica settimanale di Alessandro Gnocchi”

    1. Perfetto, tutti soggetti che usano il cattolicesimo come scusa per perseguire i loro interessi personali, di parte, che di cattolico non hanno un bel niente, salvo imbrogliare folle di creduloni ignoranti che non riescono a riconoscere le patacche quando le vengono rifilate. alla larga da loro, da quel e scrivono o dicono !

  1. Che volete, il demono_cristiano oscilla tra Giuda e Pilato. Ha costituito il nerbo dei traditori della patria nell’ultima guerra mondiale sia tra le alte gerarchie militari badogliane, che tra i funzionari statali insoddisfatti dal dover servire il popolo che pagava gli stipendi. Questa Fanghiglia Cristiana opera sempre a maggior gloria del sionista nemico di Dio (basta che paghi).

    1. Caro Silvio io ho sempre votato m.s.i, fino all’avvento di Fini uno che dai demo(anti)cristiani, ha dimostrato di non aver nulla da imparare. Ora col ritorno della mummia in tre d, il panorama è a dir poco desolante, tuttavia spero che gli Italiani abbiano un sussulto di sapienza, e rimandino a casa loro.

  2. Cesaremaria Glori

    Non ho mai votato DC, emulo di mio padre che si scandalizzò quando invitato a presentarsi nelle file di quel partito (1948) scoprì di avere accanto coloro che lo perseguitarono perché cattolico e prese le distanze. Appresa la lezione me ne stetti alla larga anch’io quando mi toccò votare ma senza alcuna avversione considerandoli il male minore. Gradualmente , specie dopo l’esperienza Tambroni, la distanza crebbe sino a divenire insofferenza verso quel partito che pur ambiva definirsi cristiano. Dopo l’apposizione della firma democristiana sulla legge 194, l’insofferenza si trasformò in avversione e cominciai a chiamarli alla francese demichrétiens. Infine dopo l’abbraccio con i comunisti e poi dopo quello più repellente con pervertiti et radicalume vario ho concluso col ribattezzarli demoncristiani. Dopo di che non resta che l’inferno ma per questo non sono assolutamente abilitato ad esprimere giudizi.

    1. Gentile Professore, che bella descrizione!
      Mio padre, che era un accesso anticomunista e un
      cattolico di quelli di una volta, votava DC nella ingenua convinzione di ostacolare la sinistra. Io nei confronti di questa rara specie di camaleonti ho attraversato fasi crescenti di avversione simili a quelle che lei cosi ben descrive e infine sono giunta alla nausea completa e al ribrezzo da che quei traditori della fiducia e della patria hanno realizzato il sinistro connubio gettandosi letteralmente fra le braccia del demonio. Per questo mi piace e condivido quel suo “demoncristiani” , ma soprattutto ammiro la sua ironica e composta considerazione finale che non si spinge oltre e sa di cristianesimo vero.

  3. Mi perdoni, Alessandro, ma temo che lei confonda il democristiano classico con il neodemocristiano. Se li immagina un De Gasperi o un Fanfani di fronte all’assalto della Cirinnà, oppure al cospetto della ciurma dei Capezzone-Boldrini-Bonino e compagnia pessima? Avrebbero imbracciato lo Scudone e.. alè contro tutto e tutti. Questa generazione di neodemocristiani è sinceramente da buttare (compreso il Tabacci), poiché ha finalmente realizzato il sogno (prefigurato fin dagli anni ’50) di essere “pesci rossi nell’acquasantiera”.

    1. Io mi immagino il signor Andreotti che firma assieme alla Anselmi la legge sull’aborto.

      Mi immagino pure il divo Giulio che ai tempi della legge sul divorzio era presidente del consiglio succedeva al “virile” Emilio Colombo.

      O vogliamo parlare di quel Moro che scriveva lettere dalla sua prigionia?

      Alla fine fanno sempre schifo ma davanti alle zozzerie fatte dagli illustri DC che li hanno preceduti queste mezze tacche come Casini o Buttiglione
      appaiono veramente dilettanti.

      D’altro canto il seguito di cui ormai può disporre questa gentucola è veramente di basso cabotaggio e che il panzer tedesco senza benzina
      che indossa la porpora vada d’accordo con costoro è evidente segno del livello patetico a cui sono giunti i DC e i pro DC dentro e fuori
      le gerarchie sedicenti cattoliche.

      La rumenta ormai è fuori dalle paratie e i gonzi stanno finendo.

  4. Non fu Degasperi a dire che la DC è un partito di centro che guarda verso sinistra? Non fu lui a tenere il discorso del teatro Brancaccio? Come mai Pio XII non volle riceverlo? Sinceramente, non comprendo il culto idolatrico che si tributa a lui e al suo sodale Scelba

    1. Mi perdoni, Sestolese: qui non si tributa alcun culto. Innanzitutto, non bisogna dare troppo credito alle trombonate dei comizi: De Gasperi diceva di marciare verso sinistra, ma marciava bene in centro (ed il massimo di sinistra era Saragat). Quanto al sodale Scelba, non gli sarò (saremo) mai troppo grati ne’ a lui ne’ alla sua Celere di avere montato buona guardia nel 1948 e dopo. E’ grazie a loro se non siamo diventati una repubblica democratica popolare.

      1. Mi perdoni Lei, ma non provo alcuna simpatia per chi al Brancaccio esaltò l’Armata Rossa e il genio di Stalin, giustificò le purghe di Mosca e l’afflato universalistico del comunismo russo: per non parlare del caso Guareschi. Quanto al degno sodale, inventò la legge Scelba, ideò la legge truffa per stroncare la concorrenza elettorale delle destre (non certo per combattere il comunismo o assicurare la stabilità, come credono gli ingenui), fornì al Parlamento dati inesatti sul numero delle vittime dei partigiani. Sulle imprese eroiche della Celere, Le può fornire dettagliate informazioni il prof. Pranzetti, che le ha provate sulla propria pelle

        1. Aggiungo che la DC ha pensato solo ad occupare i posti di potere e sottopotere , non ha dimostrato la minima sensibilità culturale (la sguaiata polemica scelbiana sul “culturame”) e ha di fatto consegnato il settore a marxisti e massoni, credendo appunto che per fermare il comunismo bastassero le manganellate della Celere-.Per non parlare poi dell’ingratitudine dimostrata verso i Comitati Civici di Gedda

          1. Mi scusi, Sestolese, ma evidentemente non mi sono spiegato. Non ho mai pensato ad una DC virtuosa, né disinteressata al potere. Lasciando perdere il caso Guareschi (in cui lo scrittore prese un evidente abbaglio), non vorrei che il liquame di quel partito (e ce n’era a dosi notevoli) finisse per sporcare il poco di buono che lo scudocrociato fece. Per quanto abusata, la tesi della “diga” è valida, poiché senza De Gasperi è altamente probabile che ci saremmo trovati ad essere una repubblica sovietica. Dopo, la degenerazione divenne grossolana; l’abbuffata di poltrone, indecorosa; il lerciume, soffocante; la sordità culturale, ridicola. Ma almeno vorrei che fosse riconosciuto il coraggio di chi affrontò il caos e gli oneri della ricostruzione postbellica. Lo fecero male? Si sarebbe potuto fare meglio? Può darsi, ma non disconosciamo chi si rimboccò le maniche e di chi nell’urna non ebbe nessun dubbio su dove mettere la crocetta.

          2. Sul caso Guareschi – Degasperi, segnalo il libro di Ubaldo Giuliani Balestrino “Guareschi era innocente”.

  5. Il democristiano è sempre democristiano, lo scudone non l’hanno mai alzato per difendere i principi non negoziabili, basti pensare che la legge sull’aborto fu firmata anche da loro. E loscudone contro il divorzio dov’era? Lo scudone probabilmente serviva solo per coprire la faccia quando facevano vigliaccate, perchè allora un po’ di vergogna, forse, la sentivano. Oggi lo scudone non serve perchè tanto a gardarli da sotto e guardarli in faccia si vede sempre la stessa cosa, dunque perchè coprirsi la faccia, quando non ci si vergogna di esporre il deretano? Uguali sono!

  6. Poco fa, in macchina, ascoltavo il grande Frank Sinatra (The Voice) mentre cantava “this is my way, te only way i know…whithout exceptions…”. Ma guarda, ho pensato, come si addicono bene, queste parole, all’evangelico “si si, no no” all’aut aut, come n ricordano le coraggiose parole di Mons. Léfèbvre “io non sono cambiato, ho continuato a fare quello che ho sempre fatto, che la Chiesa m ha insegnato e comandato di fare, siete voi (il clero, le gerarchie vaticansecondiste) che siete cambiati, che vi siete allontanati dalla retta dottrina” (con il loro “si, ma anche”, “et ..et”). Con il che, rimango dell’idea che se la “vera” Chiesa ha retto finora, è grazie a gente come lui, il “Monsignore” (per antonomasia).

  7. Comunque la DC, ad onor del vero, anche se avrà rubato, intrallazzato e fatto comunella con la mafia, ha garantito la libertà per quarant’anni; non dimentichiamoci che c’era un PCI molto forte e filosovietico che la “tallonava” di pochi milioni di voti. Gli italiani votavano DC turandosi il naso (come diceva Montanelli) per impedire il sorpasso che il PCI sognava ad ogni elezione….se fosse mai avvenuto quel sorpasso, cosa sarebbe successo dell’Italia? Avrebbero dato l’incarico a Berlinguer di formare il governo? Non oso pensarci. E lo dico da ex missino incallito che non ha mai votato la DC; votavo il MSI ma ero contento che la DC fosse sempre la prima! Ricordo che mia madre (persona religiosissima) ha votato la DC dal 1948 fino alla sua estinzione determinata dal giudice Di Pietro con l’inchiesta “mani pulite”. Poi mia mamma si trovò spaesata senza l’amato scudo crociato, finché l’orso Yoghi (Buttiglione) non ricostituì il disciolto partito democristiano, rendendo felice mia mamma che poté continuare a votarlo fino alla sua salita in Cielo nel 2003.

    1. Caro amico la DC ha garantito alle massonerie ebraico sassoni di raggirare persino le anime pie come sua madre e grazie a questo inganno scudocrociato
      ha trasformato una nazione cattolica in un postribolo di abortisti, divorzisti, femministi, atlantisti, omosessualisti, senza Dio e senza patria e senza famiglia.

      Altro che liberta’, l’unica liberta’ garantita dai demokat e’ stata la liberta di fare schifo e i vari casini e buttigliozzi come si vede continuano a dare le medesime
      ed ampie garanzie.

  8. Ed aggiungo: la ricostruzione dell’Italia nel decennio 1950-1960 (gli anni del boom economico) non avvenne per merito della DC anche sostenuta sottobanco dal MSI?

    1. Ed aggiungo: avvenne col lavoro e la fatica di milioni di italiani che furono ampiamente parassistati da allora e per altri svariati decenni dai lerci demokat
      e non solo.

      1. Comunque non voglio fare l’avvocato difensore della DC….ho detto solo quello che mi sembrava onesto dire su quel partito. Solo DC e MSI si schierarono contro il divorzio e l’aborto!

  9. Non fu il “brillante statista” Alcide a volere che l’Italia uscita perdente dalla seconda guerra mondiale fosse ridotta a stato “laico” in modo che protestanti, musulmani ed ebrei potessero costruire i loro luoghi di culto?

  10. La Dc era un partito multiforme con tante pecche ma anche tante virtù che nel bene e nel male ha consentito il progresso dell’Italia. Lei dottor Gnocchi confonde tutta la DC con qualcuna delle sue correnti: i dorotei di Gava, Piccoli, Rumor, Bisaglia o i morotei. Ma c’erano anche Cossiga, Galloni, Granelli, Donat Cattin, il tanto deprecato quanto insostituibile Andreotti e soprattutto c’era un gigante come Fanfani. Io ero un fanfaniano. Eravamo una piccola corrente ma intraprendenti, combattivi ed onesti. E abbiamo sempre sostenuto i valori non negoziabli. La battaglia contro il divorzio l’abbiamo fatta noi. Solo che a Fanfani poi successero Arnaud e Forlani.

  11. “… Rocco veniva definito, o si autodefiniva, “il filosofo di Giovanni Paolo II”, e non saprei dire chi dei due sia stato più danneggiato dal circolare di questa voce…”

    Sto morendo..! Non è solo una delle più belle battute, è un MONUMENTO UNESCO al sarcasmo…
    Immenso Gnocchi..!

  12. Per me, la democrazia è solo quella cosa che ha ammazzato Luigi XVI e i suoi, che ha tagliato la testa a San Natale Pinot, fucilato il santo Padre Miguel Pro e trucidato settemila preti e suore in Spagna. Tanto mi basta.

  13. Pier Ferdinando Casini, uomo politico non privo di qualità intellettuali, di esperienza e di popolarità, ha buttato al vento la grande occasione di diventare la guida di un movimento cattolico fedele alla tradizione e – infine – ha scelto di nascondersi nel boschetto anacronistico abitato dal moribondo socialismo e dai fantasmi del modernismo. Un vero peccato, gettare al vento antistorico la concreta opportunità di essere promosso leader di un centrodestra a trazione cattolica e infine capo di un buon governo.

  14. Luciano Pranzetti

    Grazie Sestolese per il richiamo alla mia esperienza. . . “celerina”. Il 1948 è oramai lontano ma vivono ancora nel corpo e nell’animo le percosse e i calci che il bravo scelbiano mi scaricò – avevo 6 anni – allorché noi, 6 figli e due genitori, fummo sfrattati dalla casa popolare per essere assegnata a una coppia di anziani. Non seppi mai quale criterio fosse stato adottato per l’assegnazione ma conobbi il volto di una democrazia, la stessa che oggi favorisce gli invasori clandestini umiliando gli italiani.

  15. Ad aprire bene gli occhi vien la voglia di tirarsi su le maniche e ……. menare più di qualch’uno perché i traditori andrebbero trattati quanto meno a calci in quel posto. Il Vangelo mi insegna che occorre percorrere un’altra strada ma giuro che è faticosa.

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