TRENTA RIGHE FUORI MODA – rubrica settimanale di Alessandro Gnocchi

Conoscere J.R.R. Tolkien. Con un invito, in particolare, ai severi cattotradizionalisti che lo disprezzano (come disprezzarono Guareschi…).

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In un giornale, “trenta righe”, sono come un sigaro toscano e una medaglia di cavaliere: non si negano a nessuno. Sono perfette per i primi balbettii di un praticante, per i funambolismi del vecchio cronista, per l’elzeviro del professore un po’ dandy e per l’editoriale del direttore. Dunque bastano anche a noi per dare un taglio veloce ed esaustivo a questa rubrica che commenta quanto accade dentro e fuori la Chiesa. Ma per favore, anche se la forma non è più quella della risposta alle vostre lettere, continuate a scrivere. Gli spunti migliori vengono sempre da voi.

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A chi sarà in zona e volesse respirare un po’ di aria buona, raccomando la chiacchierata tolkieniana in programma sabato 4 novembre alla “Casa Sacro Cuore” di Colombaro di Formigine, già segnalata da Riscossa Cristiana. Aria buona per la testa, per il cuore e per lo spirito perché, tra amici, si parlerà di un grande scrittore cattolico come J.R.R. Tolkien. Prendendo spunto dal recente lavoro di Isacco Tacconi, La Compagnia della Croce, si discorrerà del Signore degli Anelli e di tutta la vastissima produzione dello scrittore inglese mostrando quanto possa essere di conforto e di nutrimento per le anime cristiane, specialmente in tempi oscuri come quelli presenti. Ma si mostrerà anche come questa letteratura sia buona per tutti coloro che, magari non sapendolo, cercano ciò che i cristiani hanno già trovato: Cristo, unica radice della vera salvezza e della vera libertà per l’uomo di ogni tempo, di ogni luogo e, se si può ancora dire, di ogni razza. Perché Tolkien è un autore universale, “cattolico” appunto, letterariamente e dottrinalmente grazie al geniale impiego del linguaggio della fiaba per raccontare l’eterna avventura dell’uomo in cerca di redenzione.

Studi tolkieniani come quello di Tacconi, ma penso anche a quelli di precursori come Paolo Gulisano, sono veramente preziosi per dissipare il sospetto e persino l’ostilità che certo mondo cattotradizionale riserva allo scrittore inglese. Stupisce, ma non troppo, vedere che attorno a Tolkien sia stata eretta una cortina di ostilità paraintellettuale e paradottrinale perché sarebbe, udite udite, “in odore di paganesimo”. Operazione condotta, naturalmente, senza aver letto una riga dell’opera letteraria e senza aver visto neppure i titoli di coda dei film che ne sono stati tratti. Evidentemente, questi censori non sono programmati per comprendere che l’autore del Signore degli Anelli ha figurato, con il linguaggio eterno della fiaba, il culmine della vita terrena nell’estremo sacrificio di Cristo, traducibile nella vita degli uomini solo attraverso il rito. Mi piacerebbe sapere quali polverose opere di narrativa tengono in biblioteca. Magari, sul comodino hanno sedativi di sicuro effetto come Maestro Domenico, dell’immortale Narciso Feliciano Pelosini perché “quello sì, caro mio, l’era reazionario” o come Il demone meridiano, pallosissimo mattone del pallosissimo Accademico di Francia Paul Bourget, nominato d’autorità “il romanziere della Tradizione”.

D’altra parte, questi censori sono gli stessi che avevano in sospetto Giovannino Guareschi perché attraverso la figura di Peppone, udite udite, “parlava bene dei comunisti”. Quel villano quadrato che ha inventato un prete che non sentenzia in punta di diritto canonico e corregge il prossimo a calci nel sedere invece che fargli firmare la tessera dell’Azione Cattolica.

E sono sempre gli stessi censori che hanno guardato con sussiego a G.K. Chesterton, che scriveva di San Tommaso fregandosene delle note a pie’ di pagina e mandava padre Brown a bazzicare fra le anime di ladri e assassini invece che nei salottini vittoriani pullulanti di pavide animucce virginali.

Ce ne fosse almeno uno, di questi censori, il 4 novembre a parlare di fede e di vera letteratura. Ne saremmo davvero contenti e, alla fine, lo sarebbe sicuramente anche lui.

Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo

 

12 commenti su “TRENTA RIGHE FUORI MODA – rubrica settimanale di Alessandro Gnocchi”

  1. Gentile Alessandro,
    la seguo,da molto, con grande interesse, e trovandomi pressochè sempre in sintonia con lei. Ho letto molti suoi libri e del compianto Palmaro.
    Sono rimasto, però, un po sorpreso della veemenza della sua critica a certi ambienti “tradizionalisti”. Premesso che non disprezzo affatto Guareschi,tutt’altro, non le nascondo che alcuni aspetti mi lasciavano perplesso. Mi sembrava discutibile, forse sbagliando, la sua
    ” comprensione” dei tanti che coniugavano, ingenuamente, Chiesa e partito comunista. Le ricordo che la doppia appartenenza non era ammessa, pena la scomunica, e ciò era ben noto a tutti. Non credo che questo dubbio sia un peccato e,forse, sarebbe meglio concentrarsi su altri bersagli.
    Le chiedo scusa per questo appunto, ma mi sono permesso proprio per la grande stima che nutro per lei.
    Cordiali saluti,
    Antonio

  2. Non ho letto Tolkien. Mi riprometto di farlo e di pubblicare le mie osservazioni su di lui. Per spirito di italianità devo ricordare che la nostra letteratura del Novecento è ricca di narratori in regola col Cattolicesimo: bravi o bravissimi, interessanti, anche divertenti e dedicatisi al genere fantastico. Ne cito alcuni: Bruno Cicognani, Giovanni Mosca, Ugo Betti, Fausto Maria Martini, Nicola Lisi, Pitigrilli (convertito), Ada Negri, Piero Operti, Orsola Nemi, P. M. Rosso di Sansecondo, Nino Badano, Alberto Colantuoni, Liala (si proprio lei!), Milli Dandolo, Carlo Alianello, Cesare Angelini, Concetto Pettinato.

  3. E’ un vero peccato,che il Tirreno, e la mia condizione economica non mi permettano di essere da quelle parti. Comunque se Riscossa Cristiana ci tiene aggiornati, ne trarremmo buoni frutti lo stesso.

  4. Gentie lAntonio, appunto… coniugano “ingenuamente” Chiesa e sinistra!
    “Dio perdona loro perchè non sanno quello che fanno”,quindi perdona tutte quelle persone che, erroneamente ( in buona fede) si ritengono fedeli a Cristo e nello stesso tempo votano contro Cristo cioè PC!!!

  5. Luciano Pranzetti

    Agli autori italiani/cattolici citati da Piero Nicola, aggiungerei Federico Fontanella con i suoi RACCONTI DELL’ANGELO CUSTODE, ed. Supernova – Venezia 2016. Credo che in termini di spiritualità valgano maggiormente del riconosciuto, seppur da me non condivisibile e ricevibile, simbolismo di Tolkien, poiché, del cattolicesimo e della Chiesa non è da parlare di simboli ma di SEGNI, distinzione di sostanza e non di etimologìa.

  6. Gentile Vittoria,
    Non a caso lei ha messo ingenuamente tra parentesi. La Chiesa riconosce l’ignoranza invincibile, ma penso che non si possa abusarne.
    Che i comunisti fossero scomunicati lo sapevano anche le vecchiette semianalfabeta.
    Altrimenti giustifichiamo anche tutti quelli che seguono il nuovo papa “buono”, l’attuale ecumenismo i migranti, la comunione ai divorziati ecc…
    Chi ha orecchie per intendere…
    Antonio

  7. Grazie per l’articolo, Alessandro! Non tutti conoscono Tolkien: si leggano le lettere che scriveva ai figli e nelle quali parla del suo amore per i Sacramenti, la Madonna e la preghiera (confluiti anche nei romanzi fiabeschi). Riguardo a Chesterton, che dire? Sarebbe sciocco accantonare questo campione della Chiesa. Grazie!!!
    PS: simbolo non indica per forza una realtà puramente concettuale, ma qualsiasi cosa che mette insieme due entità.

  8. Da qualche parte avevo letto, tempo fa, che i racconti di don Camillo stavano per essere condannati all’indice dei libri proibiti, ma poi non se ne fece niente. Non ho trovato, però, le ragioni.

    Ringrazio Piero Nicola e Luciano Pranzetti per le utili indicazioni letterarie.

  9. Fu, nel 1953. Benny Lai, a diffondere la voce di una possibile condanna dei racconti di “Mondo piccolo” perché rei di “irenismo”. Si legga la risposta di Guareschi ne “Il Candido” dell’8 febbraio 1953. Sempre a proposito di “irenismo”, utile rileggere i suoi rilievi a don Mazzolari, di cui pure era amico, in ordine al “dialogo ” con i comunisti (“Candido”, 7 e 14 gennaio 1951).

  10. Luciano Pranzetti

    Ed infatti, poiché il simbolo è di significato polivalente – tale che il leone dantiano significa violenza, quello araldico nobiltà di stirpe, o coraggio – ne viene che in termini ecclesiali cristolgici sia necessario parlare di SEGNI, cioè di significanti un soo significato. La santa Messa, per esempio, non è tanto simbolo del sacrificio della Croce o dell’assemblea dei fedeli, ma soltano segno del Sacrificio.

  11. Tolkien portò il Cristianesimo nel mondo celtico, informandone il corpo pagano con lo spirito del Signore Gesù, come molti antichi padri, a partire da San Paolo, fecero con il mondo pagano di Roma e Atene.

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