Trianon: un’ingiustizia mai riparata, una ferita aperta per l’Ungheria – traduzione di Andras Kovacs

Discorso di Janos Lazar, ufficio del Primo Ministro dell’Ungheria.

Traduzione di Andras Kovacs

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Signore e Signori!

Quando conoscenti ed amici stranieri che vengono da lontano, a cui la parola Trianon non dice niente, se non un bel castello di Versailles, mi chiedono perché è così magica, perché e così minacciosa questa parola per noi ungheresi, allora nella maggior parte dei casi è sufficiente elencare i fatti….

Nella cosiddetta “pace” che chiuse la prima guerra mondiale, l’Ungheria perse quasi i due terzi del suo territorio e dei suoi abitanti. Da un giorno all’altro un Paese di medie dimensioni, con un territorio di 320 mila chilometri quadrati, e con 20 milioni di abitanti divenne un piccolo stato di 93 mila chilometri quadrati con 7 milioni di abitanti. La Romania prese il Partium e la Transilvania senza ragione e base giuridica. La Jugoslavia prese i territori meridionali, mentre la Cecoslovacchia di allora prese i territori settentrionali e l’oblast’ della Transcarpazia. In questo modo, anziché stati nazionali si formarono paesi multietnici sulle rovine della Monarchia.

Nuovi paesi, dove gli ungheresi, diventati minoranza, erano discriminati perché accusati essere in maggioranza a favore della Monarchia. Si sono solo capovolti ruoli, il pendolo ha solo oscillato nell’altra direzione.

Gli amici e conoscenti arrivati da lontano capiscono tutto già in base a questi fatti: che Trianon in realtà era una vendetta etnica eseguita con mezzi amministrativi e non un trattato di pace. Che Trianon non ha dato la verità storica ai vincitori, ma piuttosto terreni: miniere di preziosi, foreste giganti e terreni di buona qualità ungheresi.

Lo straniero arrivato da lontano, senza rabbia e senza pregiudizi, capisce già dai semplici fatti che Trianon non ha chiuso ma ha mantenuto la guerra. Perché in realtà era l’ultima grande battaglia della prima guerra mondiale. L’ultima battaglia in cui gli ungheresi hanno dovuto proteggere senza armi, con le mani legate, contro la maggioranza, ciò che per secoli era di loro proprietà davanti a Dio; che Trianon non ha portato pace all’Europa – anzi al mondo – ma una nuova guerra. Ha reso inevitabile un nuovo incendio che fu più devastante, doloroso e vergognoso del primo.

Il diktat di Trianon è il dolore dell’Ungheria ed è colpa di tutta l’Europa, e la vergogna di tutto il mondo occidentale. Lo era e così è rimasto. È rimasto, perché negli ultimi 100 anni nessuno ha mai chiesto scusa all’Ungheria a causa di Trianon. Non parlo di riparazioni. Ma perché mai non potrei parlare di riparazioni dovute agli ungheresi e non solo di gesti simbolici? Nessuno ha saputo, con la testa china, chiedere perdono.

Alcuni leader dei paesi confinanti almeno riconoscono e finalmente non negano l’ingiustizia. Quell’ingiustizia che è stata fatta dai “principali azionisti” europei dell’epoca contro gli ungheresi, di cui i loro predecessori in certi casi erano complici e beneficiari. Quando vediamo finalmente un primo ministro slovacco o un presidente rumeno che esprimono la loro condoglianza, o la loro simpatia il 4 giugno nell’Ambasciata Ungherese? Perché abbiamo già visto il primo ministro ungherese che alla festa nazionale rumena ha brindato con champagne per il compleanno della Grande Romania. Quando parla finalmente un presidente serbo nel Parlamento Ungherese per chiedere scusa per Trianon come János Áder ha chiesto scusa per il massacro di Novi Sad? Oppure quando viene a trovarci il successore di Clemenceau, il primo ministro francese, anzi lo stesso presidente francese per chiedere scusa agli ungheresi nel nome della continuità storica? Per chiedere scusa a causa delle mappe falsificate della Triplice Intesa, per il fatto che non hanno considerato minimamente le ragioni legittime della delegazione ungherese e per aver tagliato in due i confini delle nazioni, per aver trattato l’Ungheria come capro espiatorio e come agnello da sacrificare.

E’ un’ottima cosa che Emmanuel Marcon, l’appena eletto presidente francese, dopo la sua vittoria è salito sul palco con l’inno della gioia, cioè con l’inno dell’Unione Europea, ma come uno dei principali leader dell’Europa sarebbe ora che capisca: a noi ungheresi non è più sufficiente dire di consolarci con Schengen al posto di Trianon.

Perché Schengen non è una risposta a Trianon! Anzi, per quello che riceve ultimamente l’Ungheria per la difesa dei confini di Schengen da parte dei leader europei, pare proprio un’ingiustizia come il dettato di Trianon di 100 anni fa.

Trianon, all’epoca, ha distrutto non solo l’Ungheria storica, ma anche l’Europa di allora. Tale ingiustizia – la misurazione doppia attuale – purtroppo può distruggere, indebolire allo stesso modo l’Europa di oggi e anche l’Unione Europea. Noi siamo un popolo ragionevole ed amante della pace. Non vorremmo la revisione dei confini. E ancor meno vorremmo le tensioni etniche, guerre nuove in Europa o in un qualunque luogo nel mondo. Se rinunciamo alle esigenze di revisione, non vuol dire che per 100 anni sopportiamo ancora le provocazioni, l’offesa ripetuta della nostra sensibilità nazionale ed il fatto che nessuno, ma nessuno ci ripaga i debiti di Trianon.

Verità per l’Ungheria! – l’affermazione ormai quasi centenaria che hanno detto gli ungheresi ed i cittadini del mondo con un po’ di buon senso è ancora valida. Bisogna ancora compierla. È arrivato il momento che i leader europei dichiarino, riconoscano e facciano come punto di riferimento della loro politica il fatto che gli ungheresi, la nazione ungherese è vittima di Trianon e non la causa, o l’autore. Non è sufficiente che l’Europa ed i leader degli stati adiacenti dicano solo che per questa ingiustizia storica è arrivato il tempo per gli ungheresi di superare le vecchie offese.

Basta con le frasi ipocrite e condiscendenti. Le ferite ungheresi possono guarire solo se non si gira il coltello nella piaga di nuovo. Se non ci buttano del sale tutti i giorni. Quando finalmente i leader degli stati adiacenti e naturalmente i politici dell’Europa si rivolgeranno agli ungheresi, alla sensibilità nazionale ungherese con comprensione e rispetto? Finora si danno da fare su come assimilare la minoranza ungherese, su come far scomparire i cartelli stradali in ungherese, su come mettere in difficoltà gli istituti in lingua ungherese, su come mettere il bastone tra le ruote per la ricerca di autonomia degli ungheresi oltre i confini.
Si sta avvicinando il centenario di Trianon, che è un motivo non per dimenticare, perché noi non dimentichiamo.
No! Mai e mai!

Il centenario è un motivo per sistemare finalmente i nostri affari in comune, per dare agli ungheresi una ricompensa – se non economica, almeno morale e politica – per una delle ingiustizie maggiori nella storia mondiale. Per quell’ingiustizia la cui vittima maggiore era il popolo e in un certo senso lo è anche oggi.
Verità all’Ungheria e rispetto agli ungheresi!
Grazie per la vostra attenzione.

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fonte:   http://www.kormany.hu/hu/miniszterelnokseg/hirek/lazar-janos-miniszterelnokseget-vezeto-miniszter-beszede-szarvas

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Francesco Nitti, primo ministro italiano, nel settembre 1924:

“A Trianon non hanno distrutto nessun un paese in peggior modo che l’Ungheria. Ma questo paese è abitato da persone forti nell’anima che non si rassegnano nella distruzione della loro patria.
La mutilazione dell’Ungheria è talmente disonesta che nessuno ne prende la responsabilità. Tutti fanno finta di non saperne, tutti ascoltano castamente. Il riferimento al diritto di auto-dieterminazione dei popoli è solo una formula bugiarda…nel modo più maligno hanno abusato della vittoria…Non esiste un francese, inglese o italiano che accetterebbe per la propria patria quelle condizioni che sono state imposte all’Ungheria…”

10 commenti su “Trianon: un’ingiustizia mai riparata, una ferita aperta per l’Ungheria – traduzione di Andras Kovacs”

  1. antonio ancora

    gli Ungheresi hanno perfettamente ragione,il comportamento delle cosiddette potenze vincitrici,Francia ed Inghilterra in primis,e’ stato politicamente criminale,come a Versilles con il suo immondo trattato,applicato brutalmente anche con la complicita’ dell’Italia sabauda.Le insostenibili condizioni di armistizio imposte alla germania furono oggettivamente il brodo di coltura ideale nel quale nacque e prospero’ il nazismo.Ma non accadde per caso,tutto era perversamente pianificato dall’inizio da due loschi figuri massonico-satanisti,albert Pike,americaano capo della setta degli Illuminati e dal suo squallido braccio destro giuseppe Mazzini,italiota che s nascondeva dietro l’alibi del patriottardo.Programmarono le guerre mondiali con l’aiuto della massoneria internazionale.

  2. Luigi E. Covini

    Concordo con l’articolo contro il durissimo trattato di pace che il cattolico popolo magiaro dovette subire però vorrei ricordare che parte della colpa era del governo provvisorio dell’Ungheria che a fine ottobre 1918 tradì l’Impero asburgico (altrettanto cattolico e sotto la guida del beato Carlo I) richiamando improvvisamente in patria le truppe ungheresi impegnate nel fronte italiano ed in quello macedone sperando di resistere come Stato indipendente! Probabilmente all’inizio del 1919 l’Impero avrebbe comunque chiesto l’armistizio ma avrebbe potuto trattare con l’Intesa da un punto di forza…

  3. Credo non sia casuale che America, Inghilterra e Francia abbiano bistrattato anche altri Paesi cattolici quando si è trattato di spartizioni territoriali. In questo novero rientra la “vittoria mutilata” imposta sempre al Trianon all’Italia, in aperta violazione degli accordi di Londra del 1915 e in modo offensivo per i seicentomila morti italiani. Infatti si applicò il principio di autodeterminazione dei popoli quando serviva per negare all’Italia i tanti territori promessi sull’Adriatico, come la Dalmazia, ma si evitò di applicare lo stesso principio quando serviva invece negare l’autodeterminazione della città di Fiume dove vivevano 25mila italiani. Come fanno oggi di fronte alla tragedia dell’Italia che si avvia velocemente a scomparire come nazione, di fronte allo sbarco di oltre mille africani al giorno – 90 per cento maschi – i protestanti del Nord Europa a Versailles semplicemente ignorarono le autorità italiane come persone di nessuna importanza.
    Ancor più infame il tradimento ai danni della Polonia alla fine della seconda guerra mondiale: un Paese combattente fin…

  4. FINISCO IL COMMENTO DI PRIMA, TRONCATO EVIDENTEMENTE PER MOTIVI DI SPAZIO:
    Ancor più infame il tradimento ai danni della Polonia alla fine della seconda guerra mondiale: un Paese combattente fin dall’inizio contro Hitler, che tanto sangue aveva versato sui campi di battaglia europei, come esito della vittoria fu semplicemente lasciato in mano all’odiata Armata Sovietica. No, non è un caso che si trattasse di un Paese integralmente cattolico.
    Come non è un caso che i Paesi su cui si è scaricata la crisi (sì, ho scritto scaricata, e a ragion veduta) siano stati definiti a suo tempo come PIIGS e corrispondano a Paesi inequivocabilmente cattolici – Portogallo Italia Irlanda Grecia e Spagna, più la Grecia, culla della cultura ellenistica su cui il cristianesimo fu per prima innestato.

  5. La caduta dell’Impero Austro Ungarico è stata una catastrofe, soprattutto alla luce dei tragici avvenimenti che ne seguirono e che portarono allo scoppio del II conflitto mondiale. E’ importante conservare la memoria storica, fare luce su eventi che hanno causato tanto dolore e ingiustizia. Se possibile senza che si creino i presupposti di ulteriori tragedie, è regola di vita riparare il male commesso, e impegnarsi a fondo perché mai più e da parte di nessuno siano commessi gli stessi errori. Nel centenario delle apparizioni di Nostra Signora di Fatima ricordiamo anche la splendida Via Crucis ivi costruita, denominata Calvario degli Ungheresi in quanto costruita dai profughi di quell’amata Nazione sparsi per il mondo. Possa l’Europa ricordare e nei fatti onorare le proprie radici cristiane.

  6. Tappa tristemente famosa del programma di distruzione dei gangli vitali europei. Non a caso ancora oggi l’Ungheria è una delle poche realtà in cui ancora qualcosa di moralmente vitale per l’Europa (quella vera) e i suoi popoli, osi pulsare, nonostante tutto..

  7. Stefano Mulliri

    Credo che la Francia e la Gran Bretagna pagheranno il conto delle loro malefatte , spero anche molto presto. Per quanto riguarda Pike e Mazzini dovrebbero disseppellire ciò che resta dei loro miserabili resti e darle la stessa paga che stanno ricevendo nelle loro anime .
    Detto questo che forse può sembrare poco cristiano, comunque dobbiamo continuamente prendere atto, che queste due nazioni sciagurate continuano a con il loro andazzo falso e ipocrita su tutti gli altri popoli europei, e nonostante ciò continuiamo a considerarli amici e alleati, e a mandare i nostri soldati a morire per le loro sporche guerre. Spero che gli Italiani prima di tutto si sveglino dal loro torpore, perchè molto dipende da noi nonostante tutto , siamo nel g7, e quindi potremmo avere l’opportunità di far crollare NATO ed EURO.

  8. Noi possiamo solo analizzare i fatti storici e delineare un disegno non ancora terminato. Le guerre del XX secolo sono state la tappa decisiva della Rivoluzione. Fateci caso, la prima sciagurata e nefasta Guerra servì a dare il colpo definitivo agli imperi naturali, soprattutto l’austro-ungarico. Col senno di poi è facile constatare come i trattati alla chiusura della prima servirono a scatenare la seconda, con protagonisti anch’essi frutto della Rivoluzione e del giacobinismo di “destra” (cioè, tutto lo scarto qualificato da quello di sinistra). Gli ungheresi di oggi hanno ben capito dove sta portando l’attuale tappa di lorsignori.
    Prego che questo anno di ricche ricorrenze possa, a distanza di un secolo, portare giustizia a questa Europa senza dignità e identità.

  9. Vogliamo parlare della nostra “vittoria mutilata”, con l’esclusione dal territorio Italiano di parte dell’Istria, dell’intera Dalmazia settentrionale, della città e del territorio di Fiume? Senza contare le orrende mutilazioni, con pulizie etniche e migrazioni di interi popoli, subite da Italia e Germania dopo il 1945. Di queste nessuno più parla, eppure furono vero genocidio, per entrambe le etnie, in Istria, Dalmazia, Venezia Giulia; e per i germanici in Prussia, Sudeti, Romania, Alsazia e Lorena. La storia la scrivono i vincitori; onore agli ungheresi che fanno sentire la voce di coloro che furono vinti, ma non domati.

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