Un classico esempio di ideologizzazione delle masse. Il “caso Mortara” diventa film – di Massimo Viglione

zzzzfaro.

Il “caso Mortara” ci fa capire pienamente, se siamo in buona fede, che ciò che differenzia i cattolici odierni da quelli del passato è anzitutto una previa valutazione di valore e di valori: per gli odierni, asserviti pienamente all’antropocentrismo della modernità, viene prima il diritto alla libertà e all’uguaglianza di ogni uomo; per i cattolici del passato, anche per gli ultimi lontani epigoni della società teocentrica medievale, veniva prima la necessità della salvezza eterna.

di Massimo Viglione

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z-mortaraÈ ormai noto che agli inizi del 2017 uscirà un film del regista ebreo Steven Spielberg incentrato sul “caso Edgardo Mortara”. Superfluo dire che si rende necessario un previo chiarimento dell’intera vicenda, per chi non ne fosse a conoscenza.

Edgardo Levi Mortara fu un ebreo, nato nello Stato Pontificio sotto il regno del beato Pio IX, cui capitò una sorte particolare, alla quale però egli rispose in maniera inaspettata e assolutamente non gradita dai suoi ambienti di origine e dal mondo dei poteri forti e “mediatici” del tempo (e di oggi).

Edgardo nacque a Bologna il 27 agosto 1851. I Mortara, contravvenendo alle leggi dello Stato Pontificio, avevano alle loro dipendenze una domestica cattolica, la quattordicenne Anna Morisi, la quale, essendo il neonato in pericolo di vita, decise di sua sponte di battezzarlo in articulo mortis.

Nel 1858, per una serie di coincidenze, il fatto divenne pubblico: un cattolico stava vivendo e crescendo come giudeo. Intervenne, in base alle leggi dello Stato – che impedivano che un cattolico potesse essere cresciuto ed educato da non cattolici – e per ordine del Santo Uffizio, la polizia, che di fatto il 23 giugno 1858 privò i genitori di Edgardo della patria potestà, prelevò il bambino e lo condusse a Roma, ove potesse crescere da cattolico.

La vicenda divenne di dominio pubblico a livello internazionale, e ovviamente Cavour e soci ne approfittarono per screditare agli occhi del mondo il Potere Temporale e Pio IX, il quale, essendo venuto a conoscenza dei fatti, aveva avallato la decisione di far crescere Edgardo cattolico, a costo di toglierlo ai genitori. Proteste vennero da tutta Europa, dalle cancellerie di molti Stati e anche da ambienti cattolici, ma Pio IX rimase fermo sulla sua posizione, pur sapendo quanto questa sua decisione avrebbe fatto il gioco della propaganda antipapale e anticattolica degli unitaristi italiani. E infatti ancora oggi se ne parla, al punto che durante il processo per la beatificazione di Pio IX questo fu uno degli argomenti critici di cui si avvalsero gli avversari – non solo politici ed esterni alla Chiesa ma anzitutto quelli interni – della beatificazione stessa. E, addirittura, come detto, un regista come Spielberg ne ha voluto fare un film, che sarà sicuramente critico, nonostante si abbia oggi nella Chiesa un corso certamente favorevolissimo all’ecumenismo.

Ma in tutta questa storia c’è un risvolto inaspettato, come dicevamo in apertura, e siamo proprio curiosi di vedere se Spielberg avrà l’onestà di rappresentarlo correttamente nel suo film (ne dubitiamo, ovviamente).

La sorpresa

Edgardo venne educato presso la Casa dei Catecumeni, istituzione nata a uso degli ebrei convertiti al cattolicesimo, e divenne sinceramente cattolico al punto di farsi sacerdote e dedicare la propria vita, sebbene con scarso successo ovviamente, alla conversione degli ebrei, a partire, come giusto, dalla sua stessa famiglia.

Solo un anno dopo, nel 1859, una delegazione di notabili israeliti incontrò Edgardo per portargli il sostegno del mondo giudaico, ma si sentirono rispondere: «Non sono interessato a cosa ne pensa il mondo». Ovviamente si sparse la voce di una conversione forzata, ma la realtà è che, come detto, una volta cresciuto, il Mortara, pur avendo ottenuto il permesso di rivedere la sua famiglia e stare un certo periodo di tempo con i suoi, scelse liberamente, da uomo ormai adulto, di restare cattolico e anzi di farsi sacerdote. Nel suo memoriale, scritto proprio come testimonianza a favore di Pio IX per il processo di beatificazione, annotò: «Allorché io venivo adottato da Pio IX tutto il mondo gridava che io ero una vittima, un martire dei gesuiti. Ma ad onta di tutto ciò, io gratissimo alla Provvidenza che mi aveva ricondotto alla vera famiglia di Cristo, vivevo felicemente in San Pietro in Vincoli e nella mia umile persona agiva il diritto della Chiesa, a dispetto dell’imperatore Napoleone III, di Cavour e degli altri grandi della terra. Che cosa rimane di tutto ciò? Solo l’eroico non possumus del grande Papa dell’Immacolata Concezione».

Nel 1867 Edgardo entrò nel noviziato dei Canonici Regolari Lateranensi. Dopo la Presa di Roma i genitori, approfittando del cambiamento radicale della situazione a Roma, tentarono nuovamente di riavere il figlio, ma fu Edgardo a rifiutare ancora di tornare a casa. Per sottrarsi a ulteriori sollecitazioni, egli infine lasciò Roma e si recò prima in Tirolo, poi in Francia, dove venne ordinato prete all’età di ventitré anni adottando il nome di Pio, proprio in onore del pontefice che lo aveva accolto alla salvezza. Nel 1897 si recò negli Stati Uniti, ma l’arcivescovo di New York fece sapere al Vaticano che si sarebbe opposto ai tentativi di Mortara di evangelizzare gli ebrei in terra americana e che il suo comportamento metteva in imbarazzo la Chiesa (un vero prete dei nostri giorni vissuto con un secolo di anticipo). Mortara morì l’11 marzo 1940 a Liegi dopo aver passato diversi anni in un monastero.

Nella sua memoria a favore della beatificazione di Pio IX ricorda che dopo il suo sequestro da parte delle guardie pontificie ricevette la visita dei suoi genitori, ma che non desiderava rientrare in famiglia in quanto ormai toccato dalla grazia soprannaturale che lo tratteneva; quando vide i genitori si spaventò al punto di rifugiarsi dietro la tonaca di un sacerdote.

Alcune necessarie e scomode considerazioni

Riassunta in breve la parabola di quest’uomo, occorre fare qualche riflessione, per quanto veloce, sull’intera vicenda, che, come si può capire facilmente, investe tanto il piano storico quanto quello teologico, al fine di comprendere le ragioni di tali scelte.

Il primo pensiero va alla Morisi: una ragazzina di quattordici anni si assume la responsabilità della decisione di battezzare un neonato ebreo in pericolo di vita, per di più figlio dei suoi datori di lavoro. La cosa ha dell’incredibile, non perché, come si può pensare oggi, sia in sé un atto di mancata tolleranza e rispetto, ma al contrario, perché ci mostra l’incredibile profondità di fede che si poteva trovare ancora nel XIX secolo perfino nei figli del popolino ignorante, perfino in una domestica quattordicenne. Questa ragazza decide, come ella stessa dichiarò, di battezzare il bambino per non farlo finire nel limbo per tutta l’eternità e per dargli invece la possibilità della conquista del paradiso. In pratica, nell’ottica della fede e della teologia cattolica di sempre, gli ha fatto il più grande dono che si possa mai fare al prossimo, e certamente il Mortara questo lo comprese bene. Nell’ottica odierna, e non solo laica, avrebbe operato invece un intollerabile e antidemocratico sopruso. Ma la Morisi non era figlia della Chiesa dei nostri giorni.

Il secondo pensiero va ovviamente a Pio IX e all’allora Sant’Uffizio, ed è direttamente collegato al punto precedente. Siamo ancora in una Chiesa tradizionale. Abbiamo ancora a che fare con un clero che crede veramente nella religione cattolica e nei doveri che il clero stesso ha per la salvezza della anime: “Salus animarum suprema lex”, cui tutto è subordinato, ma proprio tutto. Se si è fatto quello che si è fatto, non è solo perché lo imponeva la legge dello Stato Pontificio, ma perché si amava l’anima di quel bambino, sebbene ciò sia difficile da comprendere  per l’uomo odierno, non solo per il non cattolico o laico che sia, ma anche per gli stessi cattolici, anche i più sinceri, imbevuti come sono sia di tolleranza democratica e laicista che dello “spirito del Concilio” Vaticano II, vittime delle derive teologiche ed ecumeniche del postconcilio. In pratica, Pio IX ha fatto quello che ha fatto con determinazione perché voleva la salvezza dell’anima di quel figlio di Dio, e lo ha fatto anche a costo di dover toglierlo ai propri genitori e di scatenare l’opinione pubblica mondiale contro di lui proprio nel momento più delicato della storia dello Stato della Chiesa (siamo appunto nel 1858). Stiamo dicendo che… Pio IX fu mosso da carità sincera, sebbene ciò possa scandalizzare qualche lettore o muovere all’ironia. E la carità consisteva nella volontà ferma di non chiudere a una creatura di Dio, che era stata battezzata, le porte del paradiso.

Terzo punto, quello più politico. Da sempre – e sicuramente così farà anche Spielberg – il mondo laicista, anticattolico, ebraico, massonico e, ovviamente, modernista e progressista, ha utilizzato la vicenda Mortara per accusare la Chiesa, e specie quella preconciliare, di praticare le conversioni forzate. Questa è un’autentica calunnia e pure infame. Quanto è accaduto al Mortara è accaduto solo a lui e solo perché era stato battezzato. La legge dello Stato Pontificio vietava assolutamente le conversioni forzate, da sempre, perché da sempre la Chiesa, i papi, avevano proibito tale pratica. Questo è un punto chiave: lo stesso Mortara aveva sette fratelli, a nessuno di loro è accaduto nulla. Ma, ovviamente, al di là del Mortara, tutte le decine di migliaia di bambini ebrei nati sotto Pio IX e sotto tutti i papi precedenti di tutti i tempi, non hanno mai subito nessun rapimento e nessuna conversione forzata (altrimenti, come è evidente, non vi sarebbero stati più ebrei nello Stato della Chiesa…). Il punto è che Edgardo era stato battezzato. Edgardo, suo malgrado, o meglio, malgrado i suoi genitori, era cattolico. In quanto tale, non poteva, non solo per la legge che comunque era evidentemente conseguenza di una visione teologica della società, ma per la teologia e la fede cattolica, crescere da non cattolico, nella fattispecie poi da non cristiano. È paradossale, ma la scelta radicale di farsi sacerdote e dedicarsi alla conversione degli ebrei e la gratitudine verso il papa che lo ha strappato ai genitori stanno a dimostrare inequivocabilmente che il Mortara, a differenza dei nostri cattolici attuali, aveva perfettamente compreso l’immenso dono che aveva ricevuto.

Quarto punto. Sembra superfluo o una sottigliezza, ma non lo è. Questa vicenda dimostra categoricamente che il movente su cui si fondava tale legge e la decisione di Pio IX di aderirvi fino in fondo, al contrario di quanto alcuni calunniatori di professione hanno dichiarato (e come verosimilmente farà Spielberg), non aveva nulla di “razzista” (ricordiamoci che è proprio con l’illuminismo, ma soprattutto con il positivismo di metà Ottocento che si diffondono i germi del razzismo biologico di cui poi conosciamo gli sviluppi): per la Chiesa un ebreo battezzato è cattolico esattamente come qualunque altro essere al mondo. Anzi, va maggiormente tutelato, come fu fatto con Mortara. Anche questo è paradossale, ma ancora una volta è proprio la carità il movente di una tale radicale scelta.

So bene che digerire questo discorso è difficilissimo oggi, anche, come detto, per gli stessi cattolici di sincera fede ma imbevuti dal cambiamento intercorso nello stesso clero negli ultimi decenni. Ma tutti sappiamo bene – anche se quasi nessuno all’atto pratico applica questa ovvia e certissima norma – che ogni evento storico non può essere giudicato con gli occhi degli uomini che vivono secoli dopo, ma occorre sforzarsi di giudicare con la mentalità degli uomini che vissero in diretta e da protagonisti l’evento in questione. E, nella fattispecie di questa storia, ciò che rimane è che la ragazzina quattordicenne e uno dei più grandi pontefici della storia della Chiesa erano mossi dalla stessa fede, dalla stessa conoscenza teologica (elementarissima nel primo caso, elevatissima nel secondo, ma i cui fondamenti erano comuni) e della stessa concezione della carità. Ovvero, che, come detto, “Salus animarum suprema lex”. E questa stessa concezione, appartenente alla Chiesa di sempre e da sempre, si fonda su due principi, oggi spesso misconosciuti ma non certo per questo falsi o mutati: 1) che ogni uomo è sulla terra per meritare il paradiso, ma deve guadagnarselo e ci sono delle regole per poterlo ottenere ed evitare la dannazione eterna; 2) che al di fuori della Chiesa non v’è salvezza (“Extra Ecclesiam nulla salus”) e quindi le altre religioni non salvano e chi le avvalora non agisce secondo misericordia. Quella vera.

Principi che non piacciono più oggi, e anzitutto ai cattolici, ma che per gli attori di quei giorni (la domestica, il papa, l’ebreo battezzato) erano l’essenza profonda della loro fede. La cosa ci può essere gradita o meno, ma questa è la realtà.

Ed è una realtà che ci fa capire pienamente, se siamo in buona fede, che ciò che differenzia i cattolici odierni da quelli del passato è anzitutto una previa valutazione di valore e di valori: per gli odierni, asserviti pienamente all’antropocentrismo della modernità, viene prima il diritto alla libertà e all’uguaglianza di ogni uomo; per i cattolici del passato, anche per gli ultimi lontani epigoni della società teocentrica medievale, veniva prima la necessità della salvezza eterna. Può sembrare molto banalizzante quanto appena affermato, eppure è la chiave di tutto: perché molti cattolici odierni, e in primis tra il clero, non credono più al giudizio di Dio e al rischio della dannazione eterna, in nome di una del tutto fittizia e ad arte “costruita” misericordia dai presupposti totalmente mondani e immanenti, mentre i cattolici del passato credevano fermamente a una Misericordia che trovava proprio nella Giustizia divina la propria assoluta perfezione e di cui i sacramenti della Chiesa – e in primis il battesimo che rende cattolici e figli della Chiesa stessa ­– erano conditio sine qua non.

In fondo, anche il caso Mortara ci può aiutare a compiere la nostra scelta di campo. Perfino Spielberg ci può essere di aiuto, purché le nostre anime siano onestamente aperte alla verità storica e teologica.

17 commenti su “Un classico esempio di ideologizzazione delle masse. Il “caso Mortara” diventa film – di Massimo Viglione”

  1. Soprattutto, caro professore, la “sostanza” della vicenda di quel bimbo divenuto poi prete è che veniva riconosciuto l’effetto OGGETTIVO del Sacramento: “Sei battezzato? dunque sei cattolico”. Cosa totalmente estranea a un “Ti piace di più la Croce o la Menorah?”, che avrebbe posto la questione in termini di ARBITRIO e di sentimento.
    Aggiungo, in termini miei, che veniva sottolineato di conseguenza che essere cattolici non è “appartenere a uno dei mille gruppi o genìe religiose”, bensì “essere stati sottratti al settarismo religioso -di qualunque religione- per essere introdotti nel Realismo estremo dell’esistenza liberata, con un predominante aspetto laicale”. Cioè: il Cattolico è una persona eminentemente normale. Non si occupa di maledire i non-Cattolici, ma di fare il possibile per Dio, Che ha fatto l’Impossibile per lui

  2. Andrebbe ricordato che, secondo la legislazione vigente nello Stato della Chiesa, vigeva il divieto di conferire il Battesimo ai figli di non cattolici, dal momento che la volontà del bambino viene supplita da quella dei genitori, i quali non essendo cattolici non si suppone vogliano battezzare il proprio figlio. Fu proprio Pio IX a legiferare in tal senso, se non sbaglio, addirittura comminando delle pene ai trasgressori. Ma il fatto che, nonostante la normativa vigente, una serva avesse battezzato il piccolo Mortara in articulo mortis, fece sì che il Pontefice decidesse altrimenti. Non si può quindi accusare Pio IX di alcuna violazione della libertà del fanciullo. Ovviamente la Massoneria fece in modo di presentare diversamente i fatti. Eppure tace, come tace la Sinagoga, dinanzi a molti altri casi più o meno eclatanti di ebrei convertiti alla vera Fede, dai fratelli Joseph e Augustin Lemann, e più recentemente del Rabbino di Roma Eugenio Zolli, che prese il nome di battesimo di Pio XII. Su questi casi, silenzio assoluto.

    1. Stefano Mulliri

      Ma no, caro Baronio, vedrai che ne parleranno i vari Augias Saviano e anche l’immancabile Gad Lerner, abbi fiducia magari sul quotidiano o sul periodico dell’ebreo De Benedetti, ne parleranno eccome, li aspetto già alle recensioni cinematografiche, vedrai, e allora ,li sì troverai tanti Enzibianchi donciotti ,che ci insegneranno che la cosa che conta è essere onesti pagando le tasse , non inquinando e accogliendo i migrantes ,giusto la Cia ieri pardon la Cei ha detto che dobbiamo vergognarci ancora poco poco. Comunque adesso non preoccupiamoci più di questi spiacevoli eventi non se ne vedranno più , almeno in Italia ,il proselittismo oramai dovremmo averlo capito tutti è una grande sciocchezza, figuratevi battezzare un fratello maggiore o grande fratello, oggi sarebbe imperdonabile,ma non per il mondo, no no, per la nuova chiesa.

  3. Questo caso, che non conoscevo ma che viene così limpidamente descritto (grazie!), ci insegna tre cose:
    1) che la suprema legge, ieri come oggi, deve restare la salvezza dell’anima, a onta e contro qualsiasi cosa il mondo possa pensare o fare; che quindi dobbiamo essere pronti alla suprema testimonianza, pur di non perdere l’anima a causa del mondo;
    2) che la Santa Madre Chiesa, con poche eccezioni date da epigoni ancor più pallidi della società teocentrica medievale rispetto a quelli ottocenteschi, oggi non difende più le sue pecorelle, smarrite e indifese come i piccoli scandalizzati di evangelica memoria (e ricordiamoci di ciò che disse Gesù Cristo a proposito di chi li scandalizza);
    3) che dietro il Nemico, il divisore, l’omicida, il menzognero fin dal principio, c’è il popolo che duemila anni fa mise a morte il Figlio di Dio, ai cui figli venne promessa la maledizione divina, e che da allora esercita l’odio profondo per la Vera Religione con tutti i mezzi, leciti ed illeciti, gareggiando col suo misero capo diabolico in scaltrezza, bassezza morale e potenza.

  4. jb Mirabile-caruso

    Massimo Viglione: “…per gli odierni (cattolici), asserviti pienamente all’antropocentrismo della modernità, viene prima il diritto alla libertà
    ……………………….e all’uguaglianza di ogni uomo; per i cattolici del passato […] veniva prima la necessità della salvezza eterna”………..

    Donde la Chiesa del passato – e di sempre – aveva la funzione di collegamento dell’Umano al Divino, mentre la Chiesa del presente si è inventata una funzione tutta nuova: quella di un qualsivoglia Partito politico, con una agenda tutta politica, teso a soddisfare – con le parole e l’imbroglio – quella selva infinita di desideri destinati a NON soddisfare per il sol fatto che NON possono colmare il VUOTO DIVINO.

    Non c’è da meravigliarsi, quindi, se un papa come Bergoglio ci appare sempre più come un qualsiasi leader politico, populista, che si esprime a forza di slogans, permanentemente in contraddizione, e osannato dalle folle amorfe di tutti i continenti: verrebbe quasi quasi da pensare – guarda caso! – al capo ideale della religione unica di aspirazione…

  5. Al di la’ di ogni considerazione, un fatto e’ certo: non si perde occasione per aggredire la Chiesa di Cristo. Tutto fa brodo. Il nocciolo della questione non sta nel singolo evento, ma nel riesumare il medesimo, nello spacciarlo come bruciante attualità (ma per chi?), nel fare di un episodio di 150 anni fa l’ennesima scusa per dargli all’untore, per “ecrasez l’infame”, per infangare la Chiesa brutta sporca cattiva. Tutte le chiacchiere moderniste non servono a nulla, poiché pre o postconciliare la Chiesa deve essere vilipesa, insultata, zittita. E per ciò stesso glorificata: “Se hanno odiato me…” (Giovanni 15,18).

    1. Però l’attacco ossessivo degli ultimi secoli e ancor più degli ultimi decenni (precisamente da quando Pio XII fu etichettato come “il Papa di Hitler”, all’inizio degli Anni Sessanta) è diverso dal “normale” attacco del “mondo” alla Chiesa.
      È martellante, attuato essenzialmente tramite i media (TUTTI: il che dimostra che essi sono tutti in mano alla stessa Piramide), rivolto eminentemente contro il mondo catto/latino, ipermoralistico: “Noi siamo liberi da ogni ombra di peccato – Voi siete “nati tutti nei peccati” “, come in Gv 9,34

  6. E’ vero che don Giussani si rifiutò di far battezzare un ragazzo ebreo che voleva diventare cattolico perché, alla domanda se fosse un buon ebreo, il ragazzo rispose che no, non era un bravo ebreo? Infatti pare che il don abbia replicato che prima doveva diventare un buon ebreo e solo allora avrebbe ricevuto il battesimo.
    Se fosse vero sarebbe tragico.
    Emanuele

  7. annarosa berselli

    Per baronio: ti dimentichi la conversione di Ratisbonne, dopo che vide la Madonna nella chiesa di Sant’Andrea delle tratte a Roma. Lui fondo’ l’ordine delle suore di Sion,per la conversione degli ebrei; mori’ a Gerusalemme.

    1. Il senso comune è stato manomesso, mutato. Non si capisce più ciò che prima tutti capivano, senza che nessuno lo spiegasse loro. Sembrano storie inventate. Su questo senso comune hanno lavorato in tanti e la Chiesa purtroppo ha lasciato fare. Era la prima e si è messa ultima alla scuola del mondo. La stessa reincarnazione, nella sua precomprensione nazionalpopolare, inevitabilmente, ha dilatato all’infinito i tempi della prova sulla terra. Ci si affanna molto per le cose materiali anche se degne, ma non ci si affanna tanto per l’anima, anzi per nulla; c’è una scusante previa per l’errore anche prima di compierlo, una volta compiuto la (auto)giusificazione si perfeziona fino a diventare assolutoria per se stessi, in quanto l’errore diventa passo inevitabile per la “crescita” avvenire. Spielberg, ha toccato molti temi concernenti l’anima umana, potrebbe dimostrare comprensioni inaspettate per la Chiesa di sempre. Fuori questa chiesa d’oggi non piace poi a molti, malgrado la rumorosa claque, sia esteticamente, sia per l’azzeramento del pensiero, che era suo specifico .

  8. Questo film servirà a giustificare il prossimo prelievo coatto dei ns. figli cattolici per sottoporli all’indottrinamento gender-pederastico secondo la misericordiosa e demo(nio)cratica legge del taglione.
    Kyrie eleison!

    1. Sicuramente la Faniglia -in maniera più evidente rispetto a “Dio” e alla “Patria”- è il volto per eccellenza della Civiltà Cattolica.

      Quale “icona” cattolica è conosciuta nel mondo? La Mamma che prepara qualcosa di buono per il “desco fiorito d’occhi di bambini” (Pascoli). Immagine nel quotidiano della Madonna, della Chiesa, della condizione INFANTILE del Cattolico di qualsiasi età (“Se non diventerete come bambini…”).

      L’ icona della iiper-perversione dirigistica attuale è il VECCHIO saggio barbuto che insegna – o meglio, tenta invano di insegnare- ai piccoli e agli umili che Dio è contro di loro

  9. orietta santamaria

    Scusate ma le promesse del Signore a Israele non sono state revocate. Edgardo Mortara poteva salvarsi salvarsi anche rimanendo ebreo? Oppure no?

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