Un modo sbagliato di difendere la famiglia – di Roberto de Mattei

La strategia minimalista a cui si ispira da molti decenni il mondo cattolico è la causa principale delle sue ripetute disfatte. Quando la verità non osa manifestarsi integralmente, l’errore è destinato a vincere. Oggi chi si dice cattolico non può limitarsi a riproporre timidamente la famiglia naturale, in nome della Costituzione italiana: deve ricordare l’esistenza di una legge divina e naturale e denunciare con nome e cognome uomini e movimenti che vogliono sovvertire questa legge. Bisogna avere il coraggio di proclamare ad alta voce che l’omosessualità è un grave disordine morale e quindi è un atto in sé peccaminoso e che il riconoscimento giuridico, anche parziale, di questo peccato è un’apostasia pubblica.

di Roberto de Mattei

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zzzzsfmglL’Italia, e la città di Roma in particolare, sarà teatro nei prossimi mesi di due importanti battaglie: la prima si svolgerà in Parlamento sul disegno di legge Cirinnà, che propone il riconoscimento giuridico del pseudo-matrimonio omosessuale; la seconda avverrà nell’aula del Sinodo sull’“apertura” ai divorziati risposati e alle coppie omosessuali. In entrambi i casi, è al centro della discussione un tema di primaria importanza: il futuro della famiglia e del matrimonio, aggrediti da lobby politiche e mediatiche visceralmente anticristiane.

Di fronte a questa aggressione, molte iniziative si possono prendere e tutte sono lodevoli: pubblicazioni di libri e di articoli, petizioni, conferenze, manifestazioni di piazza. E’ importante comprendere però che l’unica possibilità di vincere è quella di combattere a viso aperto confidando nell’aiuto della Grazia divina. Umanamente parlando, infatti, la sproporzione di forze è tale da rendere impossibile una vittoria con le pure forze di cui i difensori della famiglia dispongono.

La battaglia però non è solo perduta, ma è fuorviante, se viene condotta in una prospettiva puramente sociologica, con l’unico fine di “ridurre il danno”. In un articolo su “La nuova Bussola quotidiana” dell’8 giugno, (cfr. qui) il sociologo Massimo Introvigne, vice-responsabile nazionale di Alleanza Cattolica, spiega che il disegno di legge Cirinnà è una trappola, perché offre su un piatto d’argento alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) la possibilità di imporre le adozioni omosessuali. Il CEDU ha infatti stabilito che una volta introdotte le unioni civili, un Paese che ha ratificato la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo non può escludere l’adozione, dal momento che ciò costituirebbe una “disparità di trattamento”, e quindi una discriminazione illecita fra coppie omosessuali e coppie eterosessuali unite civilmente. Il ddl Cirinnà è dunque colpevole di introdurre surrettiziamente le adozioni che verrebbero imposte dai giudici sulla base della giurisprudenza europea.

Qual è la proposta di Introvigne? Quella di evitare che un’eventuale legge parli sia di “matrimonio omosessuale” che di “unioni civili” tra omosessuali. Il 3 giugno, nella sede romana del comitato Sì alla famiglia, è stata presentata una lettera, promossa dallo stesso Introvigne e dal magistrato Alfredo Mantovano, e sottoscritta da 58 intellettuali, in cui si invitano i parlamentari italiani a sostenere le “proposte di legge che consolidano sotto forma di testo unico i diritti e i doveri che derivano da ogni convivenza in materia di visita in ospedale o in carcere, diritto all’abitazione e così via” e a “riconoscere i diritti e i doveri dei conviventi omosessuali tramite uno strumento che non usi l’espressione «unioni civili» e che non sia la «stessa cosa» del matrimonio”.

Lo strumento è stato lanciato dallo stesso Comitato, lo scorso il 16 gennaio, sotto forma di una proposta di legge dal titolo Testo unico sui diritti dei conviventi. Questo documento “esplicita” e raccoglie in un “sistema chiuso”, una serie di norme esistenti, riconoscendo le convivenze etero e omosessuali come un categoria giuridica foriera di diritti in quanto tale (cfr. qui e qui)

Nella lettera dei 58 intellettuali, molti dei quali rispettabili, ma forse alquanto sprovveduti in materia giuridico-morale, non solo viene riconosciuto lo status giuridico dei conviventi omosessuali e eterosessuali, purché tale status non venga denominato “unione civile”, ma neppure una parola di condanna è espressa nei confronti della omosessualità in quanto tale. I firmatari del documento sembrano convinti che si possa solo rallentare l’irreversibile avanzata del nemico, professando la massima del “cedere per non perdere”. Si comincia con accettare per esempio il principio che gli omosessuali e i conviventi non omosessuali siano titolari di diritti ma rifiutando il riconoscimento delle unioni civili; quindi si ammetterà l’unione civile, a patto di non definirla matrimonio; infine si accoglierà il matrimonio omosessuale, ma respingendo l’adozione dei bambini. E poi?

Dal momento che Sì alla famiglia aderisce alla manifestazione nazionale contro il ddl Cirinnà annunciata per il 20 giugno e diversi membri del comitato promotore ne firmano la lettera, molti si chiedevano se, e in quale misura, questa manifestazione avrebbe condiviso la posizione di Sì alla famiglia. La risposta che è venuta dalla conferenza stampa dell’8 giugno presso l’Hotel Nazionale di Roma ha qualcosa di surreale. La manifestazione del 20 giugno a San Giovanni era stata presentata infatti dai suoi promotori come un “Family Day” contro il ddl Cirinnà (cfr. qui e qui). Ora l’oggetto primario è divenuta la preoccupazione per l’introduzione del Gender nelle scuole. Nella conferenza stampa Massimo Gandolfini, portavoce del comitato promotore Difendiamo i nostri figli, ha assicurato che la mobilitazione a Piazza San Giovanni “non ha niente a che fare con il Family Day del 2007” e non è né contro il disegno di legge Cirinnà, né contro gli omosessuali, né “contro qualcuno”, ovvero è una manifestazione contro nessuno. Peraltro non si sa ancora chi parlerà dal palco e che cosa dirà. Tutto rimane dunque sul vago. Come un giornalista presente ha fatto opportunamente notare, la linea che gli organizzatori scelgono di seguire, non è la linea dell’ex-presidente della CEI, Camillo Ruini, ma quella del Segretario della CEI, Nunzio Galantino.Ciò significa che il 20 giugno, al di là del numero dei presenti, la manifestazione di San Giovanni rischia di essere il funerale dell’associazionismo cattolico o, se si preferisce, la celebrazione della sua sconfitta.

La strategia minimalista a cui si ispira da molti decenni il mondo cattolico è la causa principale delle sue ripetute disfatte. Quando la verità non osa manifestarsi integralmente, l’errore è destinato a vincere. Oggi chi si dice cattolico non può limitarsi a riproporre timidamente la famiglia naturale, in nome della Costituzione italiana: deve ricordare l’esistenza di una legge divina e naturale e denunciare con nome e cognome uomini e movimenti che vogliono sovvertire questa legge. Bisogna avere il coraggio di proclamare ad alta voce che l’omosessualità è un grave disordine morale e quindi è un atto in sé peccaminoso e che il riconoscimento giuridico, anche parziale, di questo peccato è un’apostasia pubblica.

Ma perché molti cattolici rifuggono dal proclamare la legge naturale e divina, definendo la proprie convinzioni solo come un’“opinione”, meritevole di essere rispettata nella “dialettica democratica” (così si è espresso il portavoce del comitato Difendiamo i nostri figli)? Perché essi non credono nell’efficacia e nella fecondità della verità che professano; sono convinti, che questa verità sia astratta ed inefficace e si pongono sul terreno scelto dal nemico quello della prassi. Essi si dicono cattolici ma prescindono dalla Rivelazione, dalla Grazia, dai miracoli: vivono immersi dell’ateismo pratico. Questi cattolici moderati un tempo erano definiti liberali, oggi qualcuno li definisce “conservatori”, ma si tratta di definizioni improprie: la vera distinzione è tra un cattolicesimo integrale, senza compromessi e un cattolicesimo politico, che subordina le proprie scelte alle possibilità di successo e fa del successo il criterio ultimo della propria azione. Oggi però, non è l’ora delle furbizie e dei machiavellismi. Dom Prosper Guéranger, il santo abate di Solesmes, insegna che nella dissoluzione generale delle idee, “c’è una grazia legata alla confessione piena e completa della Fede. Questa professione ci dice l’Apostolo è la salvezza di coloro che la fanno e l’esperienza dimostra che è anche la salvezza di coloro che la ascoltano”.

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fonte: Corrispondenza Romana

8 commenti su “Un modo sbagliato di difendere la famiglia – di Roberto de Mattei”

  1. Normanno Malaguti

    Splendida denuncia, fondata sulla assoluta intransiigenza delle Fede.
    Una denuncia che definirei ‘Paolina’, perché arde dell’amore di San Paolo per la Verità e insieme fonda la propria speranza sulla fiducia nell’assistenza di Dio.
    Non vi sono alternative, inutile cercare di arrampicarsi sullo specchio sdruciolevole e fallace dei preincipi democratici che fondano la possibilità di raggiungere il vero e il bene sulla mera legge della maggioranza che, essendo finalisticamente neutra é amorale.
    Già Marco Tullio Cicerone, nel de’Legibus, metteva in guardia il Senato a non fidarsi della legge della maggioranza, prevdendo per la Republica danni immensi seguendo l’dirizzo voluto dai più.
    Grazie prof. de Mattei, veramente occorre che qualcuno apra gli occhi a tutti.

  2. Si tratta certamente di un’ “apostasia pubblica” messa in agenda dalla Chiesa stessa (o, mi permetto di ripetere, dal “Direttorio” che vuole imporre a tappe forzate la Neo-Chiesa “aperta”).
    Ma si tratta anche di una violenza alla realtà così marchiana che non avrebbe altro spazio nella vita sociale che il teatro del grottesco, se non fosse presentata dal “Direttorio Mondiale” come il culmine della civiltà umana. Pochissimi anni di “Gay Pride” ovunque, e particolarmente nelle situazioni più pulite (Roma sabato 13 giugno: festa di S.Antonio, il Santo del giglio e del Divino Bambino in braccio, e conclusione del raduno mondiale di Sacerdoti e Religiosi), sono bastati per presentare come impellente questa “civiltà”, concepita per negare alla Famiglia la possibilità di esistere e di generare figli.
    Perché molti Cattolici equiparano la Dottrina a un’ “opinione” da spendere nella “dialettica democratica”? Semplice: perché pensano che nel 1789/’92 si sia accesa la Lumière

  3. “Di fronte a questa aggressione, molte iniziative si possono prendere e tutte sono lodevoli:
    pubblicazioni di libri e di articoli, petizioni, conferenze, manifestazioni di piazza.
    E’ importante comprendere però che l’unica possibilità di vincere è quella di combattere a
    viso aperto confidando nell’aiuto della Grazia divina.”
    ——–
    D’accordo come sempre con lei, gentile Dott. De Mattei, e anche sui consueti ottimi commenti.
    E mi interessa moltissimo il brano più sopra riportato, perché sono convinta che abbia centrato
    in pieno il problema, però come combattere a “viso aperto”?
    Spero che questo suo richiamo venga raccolto e messo in pratica al più presto possibile, perché
    i carissimi redattori di Riscossa Cristiana, i giornalisti che intervengono, e i preziosi commentatori
    hanno le giuste armi!
    Confido nel Signore e in loro!!!

  4. In effetti oggi anche molti cattolici si appellano alla costituzione invece che ai 10 comandamenti, come se i 10 comandamenti fossero roba da bigotti, roba da esagerati. Mi chiedo a che Dio credono se non hanno nè amore, nè timore di Esso.

    1. Al Dio dei Massoni: inconoscibile, SEPARATO dal Mondo (in luogo di “Provvidente verso il Creato che è Suo”), situato al di là del Bene e del Male (che si rincorrono a vuoto, come lo Yin e lo Yang)

  5. Egregio professore la ringrazio e le chiedo: riuscirebbe a fare sottoscrivere ad altrettanti 58 intellettuali cattolici integrali la sua denuncia? Oppure, potrebbe coordinare tutti i Cattolici senza prefissi o suffissi per firmare una pubblica denuncia contro questo sfacciato inganno, o apostasia conclamata. Se nemmeno un cardinale firmasse, mi sentirei senza mezzi termini autorizzata (quale semplice fedele) ad affermare che Roma è in apostasia e così coloro che la seguono. Lei giustamente riporta “Quando la verità non osa manifestarsi integralmente, l’errore è destinato a vincere”. Dobbiamo forse lasciar vincere l’errore senza dare battaglia perché ci sentiamo in “pochi”? La Sacra Scrittura ci insegna che Dio non opera né attraverso i più numerosi né i più rumorosi. Intanto invio questo link con breve video di un prelato che non ebbe paura denunciare l’errore. http://www.youtube.com/watch?feature=endscreen&NR=1&v=6wPfjK4cCHM

  6. Lodevole iniziativa che tuttavia sembra ispirarsi al manuale Cencelli. Trattasi di convivenze si, ma non certo di matrimoni. Un testo unico che regolerebbe diritti e doveri dei conviventi “same sex”, ma non le unioni civili. E se proprio di queste si deve parlare, attenzione, mai e poi mai sarebbe riconosciuta nei confronti di tali persone il diritto all’ adozione di minori. Una presa di distanza dagli eccessi delle proposte omosessualiste, ma con l’intento preciso di non manifestare alcun giudizio di disvalore in merito alle pratiche omosessuali stesse. In definitiva la proposta si appalesa come il frutto di uno sforzo bizantino per riaffermare la propria identità cattolica si, ma “cum grano salis”. Quella stessa identità cattolica di cui parla il Prof. de Mattei, che in molti ritengono necessario connotare : integralista, conservatrice, oppure liberale, progressista e via di seguito. Tutto fuorché soltanto “cattolica”, in quanto espressione di una coerente vita di Fede.

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