Una bella favola stravolta e umiliata  –  di Carla D’Agostino Ungaretti

Un “classico” per l’infanzia rivisitato usando contenuti ambigui, doppiezze, effetti speciali, distruggendo i messaggi positivi originari. Un film vivamente sconsigliato ai bambini e in genere alle persone di buon senso.

 di Carla D’Agostino Ungaretti

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zzMaleficentCome ho avuto occasione di dire spesso, sono una grande appassionata di cinema, di cui apprezzo ogni genere, dalla fantascienza alla commedia sentimentale (quando il film è ben fatto) anche perché lo ritengo un grande specchio dei tempi che viviamo ma, essendo una cattolica “bambina”, mi piace anche interpretare i film che vedo alla luce della mia visione del mondo, che tutti conoscono. Perciò per una volta voglio rubare il mestiere ai critici cinematografici e parlare di un film, circolato nelle sale nel mese di giugno, che ho visto pochi giorni fa e che mi ha dato da riflettere perché, ispirandosi a una celebre fiaba, ne vuole rappresentare un po’ l’antefatto e il seguito, riuscendo però a stravolgerne il significato alla luce del pensiero dominante e della political correctness, nel cui indistinto pentolone sono stati riversati anche la famiglia e i rapporti  umani, rendendoli ingredienti irriconoscibili di una nuova pietanza dal dubbio sapore.

Parlo di “Maleficent”, storia adulterata e contraffatta della celeberrima fiaba “La belle au bois dormant”  di Charles Perrault il quale, a sua volta, prese l’ispirazione da antichi archetipi europei, come la leggenda della valchiria Brunilde addormentata e risvegliata dal bacio dell’eroe Sigfrido di wagneriana memoria. Tutti conosciamo questa fiaba e non ne ripeterò la trama, limitandomi alla trama del film. Ma perché la fiaba mi è apparsa adulterata e contraffatta? Semplicemente perché mentre il mito tedesco e, sulla sua scìa la fiaba, esaltano i valori positivi della valchiria e dell’eroe, il film ribalta completamente il significato dei rapporti umani e dei caratteri dei personaggi, ma soprattutto presenta la famiglia sotto una pessima luce.

Protagonista del film non è la principessa Aurora, ma la fata cattiva Malefica, che da bambina era buona e gentile (perché allora si chiamava Malefica?), dotata di due impressionanti corna tortili e di due enormi ali che, lungi dal farla somigliare a un angelo, le consentono di volare indisturbata e felice sulla Brughiera, il suo tenebroso regno popolato da orribili e misteriosi esseri fatati. Nell’antefatto veniamo a sapere che Malefica è diventata cattiva perché si era innamorata di un giovane umano, Stefano il quale, dopo averle fatto credere di amarla, l’aveva abbandonata per seguire le sue brame di carriera alla corte del Re Enrico, nemico del regno della Brughiera.

      Ma Enrico è anche un re perfidamente imperialista e non esita a invadere la Brughiera per assoggettarla al suo dominio, non riuscendoci però per la strenua resistenza opposta dai mostruosi “partigiani” guidati da Malefica e allora, essendo in punto di morte, incarica Stefano di fare fuori la cattiva promettendogli in cambio la mano di sua figlia e il Regno in eredità. Stefano, da buon yuppy in carriera, non se lo fa ripetere due volte e parte per uccidere colei che aveva illuso e poi abbandonato. I due passano una notte insieme ma, mentre Malefica dorme serena (perché drogata dall’infido Stefano) sicura che l’amato sia tornato da lei, il vigliacco le recide le grandi ali – forse come gesto simbolico di violenza carnale dal significato ancora più umiliante della morte – e torna trionfante dal Re per riscuotere il premio promesso.

      Diventato a sua volta Re e padre di una deliziosa bimbetta, Aurora, Stefano impazzisce come conseguenza delle sue cattive azioni e – dopo avere attirato su sua figlia la famosa maledizione di Malefica (diventata ora veramente Maleficent per il torto subito) – invece di difendere in tutti i modi la piccola innocente non trova niente di meglio da fare che sbarazzarsi di lei confinandola in una casetta nel bosco, oltretutto pericolosamente vicina alla Brughiera abitata dagli orribili mostri fatati, sotto la sorveglianza delle tre fate buone. Buone sì, ma completamente cretine e sempre pronte a litigare fra di loro per delle autentiche sciocchezze.

      Aurora cresce e, a causa  della carente sorveglianza delle sue incapaci custodi, si addentra nella Brughiera (che doveva esserle interdetta) dove finisce per incontrare Malefica alla quale incomprensibilmente si affeziona, nonostante quest’ultima la tratti con disprezzo e, da vera furbacchiona opportunista, le propone di andare a vivere insieme proprio lì, in mezzo ai mostri, perché ha capito subito che in quel mondo orripilante è Malefica che comanda ed è meglio quindi tenersela buona. Compiuti i fatali 16 anni, Aurora incontra un bel giovane, non troppo intelligente, di nome Filippo, ma ormai il dramma precipita e lei non può sfuggire alla maledizione del fuso nonostante Malefica (ormai placata nella sua sete di vendetta, perché lusingata dall’affetto della principessina) abbia tentato in tutti i modi di annullarla.

      Aurora si punge il dito e cade nel sonno profondo. Filippo – incitato dalle tre stupide fatine, perché da solo non avrebbe saputo che pesci pigliare di fronte alla Bella Dormiente – le sfiora le labbra con un bacio ma non accade nulla. Evidentemente il suo non è vero amore. Arriva invece Malefica, la bacia sulla fronte e Aurora si desta. Miracolo! Questo sì che è Vero Amore! Dove non era riuscito il giovane principe, è riuscita la fata cattiva ridiventata buona.

     Finale contro corrente: il regno di Stefano viene sconfitto e inglobato nella Brughiera; Aurora ne diventa regina sotto la protezione di Malefica, sulle cui scapole ella riattaccherà le famose ali; all’ultimo momento fa una timida comparsa Filippo (che non era stato capace di destarla dal sonno) e forse i due si sposeranno, tanto per non lasciare la bocca amara agli spettatori più tradizionalisti.

       zzblladdrmnttChe dire? Credo che il povero Charles Perrault si stia rivoltando nella tomba. Nessun dubbio che il film sia pregevolissimo, soprattutto per la fantasia rivelata dagli effetti speciali, i cui progettisti oggi sono capaci di raggiungere risultati eccezionali. L’attrice Angelina Jolie, una perfetta Malefica dallo sguardo gelido e chiaro, truccata con due zigomi prominenti che le conferiscono un’espressione ancora più crudele, è altrettanto superba nella sua malvagità, quanto convincente nella sua trasformazione finale. Ma, a mio giudizio, è l’istituto familiare a fare una pessima figura, perché c’è un padre che ha raggiunto il potere con tradimento e un  delitto e che allontana da sé la figlia come se praticasse l’infanticidio di una creatura nata ma rifiutata perché malata; c’è una madre che non vi si oppone affatto, come se avesse anche tentato di abortire (non è questo che ci si propone oggigiorno quando si vuole uccidere, prima o anche dopo la nascita, il bambino non sano?) ed è una figura praticamente inesistente, anche se siede sul trono accanto al Re; le tre fatine, che dovrebbero rappresentare la parte sana della società che fa di tutto per salvare una piccola innocente e sfortunata, sono tre zitelle litigiose e inconcludenti; il principe Filippo, col suo amore zoppicante, fallisce miseramente nel tentativo di guarire Aurora.

     Allora il vero amore non esiste? Non certo tra uomo e donna, sembra il messaggio del film, ma forse tra donna e donna, col bacio di Malefica. Qualcuno ha visto in questo travisamento della favola un messaggio LGBT e nell’invito (opportunistico) ad andare a vivere insieme, rivolto da Aurora alla fata ancora cattiva, quasi una proposta di PACS. Forse in questo non sono del tutto d’accordo. Il bacio di Malefica (sulla fronte di Aurora, anziché sulle labbra) mi è sembrato un bacio più amichevole che “sessuato”, più da donne che vogliono allearsi tra di loro per raggiungere il potere che un bacio gay, e infatti Aurora diventerà regina della Brughiera per investitura da parte di Malefica, mentre il povero tonto Filippo fa una semplice comparsata finale. Ma non escludo che proprio quello sia stato il messaggio subliminale lanciato dal film: dopotutto oggi non c’è spettacolo, evento, perfino spot pubblicitario TV che non presenti l’omosessualità come fatto normale e naturale. Perché allora non contaminare anche le favole tradizionali? Tra poco vedremo anche Cenerentola ardere d’amore per Biancaneve e il Gatto con gli Stivali innamorato cotto del Marchese di Carabas.

     Perché poi l’uso dei terrificanti mostri in una tenera favola che vorrebbe celebrare solo la bontà e il trionfo del bene? In questi ultimi anni il cinema ha fatto spesso uso di straordinari effetti speciali per rappresentare, spesso arbitrariamente, orrende creature fantastiche. Per esempio, nel film “Noah” di qualche mese fa – che voleva rievocare, con molta libertà e secondo l’interpretazione laica oggi di moda, la vicenda di Noè (interpretato dall’ex gladiatore Russel Crowe) e il Diluvio Universale – i soggettisti hanno voluto inserire dei misteriosi personaggi orribili e fantastici che non avevano nulla a che fare con la vicenda biblica, come del resto tutto il film.

     In ogni caso, io non farei vedere Maleficent ai bambini, anche se i nostri moderni e smaliziati rampolli vedono ben altre cose su Internet e sui video – giochi. La famiglia e la società sono già tanto disastrate che non hanno certo bisogno di ricevere dal cinema il colpo di grazia. Ma, ironia della sorte, quando io ho visto il film la sala era piena di bambini per nulla spaventati dai mostri. Dicono che certe immagini terrificanti, viste stando comodamente seduti sulla confortevole poltrona del cinema, servano ad esorcizzare le paure inconsce che ciascuno di noi nutre dentro di sé, costringendole a uscire dalla nostra mente. Mah!

5 commenti su “Una bella favola stravolta e umiliata  –  di Carla D’Agostino Ungaretti”

    1. Carla D'Agostino Ungaretti

      Ha ragione, gentile Sig. Giulio! Il film è in bilico. Il film è ambiguo e rispecchia in pieno l’ambiguità del nostro tempo. Tutto è ambiguo ai nostri giorni. Basti pensare ai cattolici che tollerano (o addirittura approvano) il divorzio, l’aborto e l’eutanasia. Naturalmente il film può essere interpretato anche nella chiave opposta alla mia, ma questo è il vero dramma dei nostri tempi. La Verità non esiste e negli autori del film io vedo la chiara intenzione di ribaltare i significati che la sensibilità collettiva ha sempre attribuito alle grandi fiabe considerate ormai archetipi. Ma è giusto tutto questo?

  1. niente paura i nostri bamb ini oramai hanno visto di tutto. Se guarderanno quel film sbadiglieranno e poi si addormenteranno dovranno svegliarli quando il film e’ finito

  2. Ottima analisi: aggiungo che il cinema americano, comprese le serie televisive- ancorché di gran lunga le miglior- abbonda di simpatici ed elegantissimi vampiri,streghe affascinanti, fenomeni paranormali ed esperienze ai confini della realtà, che peraltro si svolgono in ambienti upper class…e tutto ciò in orari compatibili con i bambini. Confesso che io mi ci diverto, e per la mia età non corro pericolo. Però, però…

  3. In un altro blog, una gentile signora (evidentemente femminista) ha esaltato il fatto che nel film non ci sia bisogno di uomini per rimettere a posto le cose. Capita l’antifona?

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