Per una “Carta del partito cattolico”. Materiali ai fini di una pubblica discussione (prima parte) – di Paolo Pasqualucci

Questi “materiali” mirano a suscitare una discussione il più possibile aperta e globale, al fine di giungere all’elaborazione di una “Carta del partito cattolico”. Si concentrano soprattutto sui princìpi fondamentali.  Le parti di testo fra parentesi costituiscono approfondimenti su di un punto specifico, che mirano anche ad offrire spunti per la discussione.  L’esposizione è divisa in  quattro  sezioni.  La prima riguarda il concetto di partito politico e le sue caratteristiche essenziali.  La seconda i princìpi etici e religiosi inderogabili.  La terza i princìpi civili.  La quarta i princìpi politici in senso stretto, concernenti la forma di governo o Stato, l’idea di patria e di nazione in relazione alle presenti esigenze storiche.

 di Paolo Pasqualucci

 

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Un partito cattolico e nazionale

zzprlmntDa più parti sale spontaneamente la domanda di ricostruire con urgenza un nuovo partito di  destra  in Italia, dopo la sparizione della Destra di origina missina e l’implosione del Centro-destra con il quale essa si era confusa.  Non si tratterebbe però di ricostruire una destra “laica”, rielaborando in modo nuovo il passato missino, o un “centro-destra” dei cattolici moderati depurato delle sue tradizionali ambiguità, ma di fondare una “destra cattolica”, anzi “cattolica e nazionale”.  Tale destra si inscriverebbe in realtà solo in parte nella Destra post-fascista, dato che nel MSI la componente strettamente cattolica costituiva solo una parte  del movimento e nemmeno tanto ampia.

La richiesta di un partito veramente  cattolico e nazionale , imposta dalle circostanze sempre più tragiche nelle quali versa il nostro Paese, non proviene dunque da persone schierate politicamente “a sinistra” o “al centro” bensì “a destra”.  Esse non sanno più per chi votare, non trovando più nelle forze superstiti di centro-destra una difesa anche parziale di certi fondamentali valori cattolici.

Destra “cattolica e nazionale”, dunque, come possibile modello del partito cattolico del XXI secolo, da poco iniziatosi, che si annuncia non meno ferreo del precedente.

Ma il “partito cattolico” tout court può essere considerato  “di destra”?  Certamente, se la famosa triade “Dio, Patria e Famiglia” deve a ben vedere costituire la tavola dei valori fondamentali di un partito veramente cattolico.  Si tratta di una triade che, nell’uso tradizionale, è sempre stata considerata “di destra” e  mai  di sinistra.  Anzi il sinistrismo dominante, anche tra i cattolici, ha portato e sta portando all’eliminazione radicale della  triade stessa, nonché alla sparizione del concetto stesso di un “valore” superiore e trascendente da intendersi come principio inderogabile cui improntare la propria vita.  L’indifferentismo e la miscredenza sono ampiamente diffusi, all’insegna di uno sfrenato ed edonistico individualismo, negatore di tutti i valori:  non si crede più in Dio, si crede nel Nulla, cercando di dar corpo ai deliri degli esistenzialisti e dei loro epigoni (“il Nulla è qui”).  Inderogabile, si ritiene oggi la negazione dei valori fondati sulla nostra bimillenaria tradizione cristiana.  In conseguenza, l’idea stessa di Patria sembra aver perso ogni significato e correlativamente quella di famiglia, addirittura vittima delle immorali “decostruzioni” a tutti note.

Con quest’ultime osservazioni, il discorso si è già portato sui  valori   che il nuovo partito cattolico dovrebbe far propri, considerati da tutti sempre “di destra”, secondo il linguaggio politico tradizionale.  Il “partito cattolico”, dunque, in quanto “destra cattolica e nazionale” (nazionale ma non nazionalista).Di “destra” in quanto cattolico, non “cattolico” in quanto di destra.Prima di approfondirlo, questo discorso, vanno proposte alcune riflessioni preliminari sulla nozione stessa di  partito politico .

 

 Sul partito politico

1.  Definizione di partito politico.

Cosa intendiamo con “partito politico”?  Secondo l’accezione più comune:  “un’organizzazione sociale (coetus) che mira al governo della società sulla base di determinati princìpi”.  Il  fine  di un partito politico in senso stretto è quello di giungere al governo dell’intera società, da solo o con altri partiti, a seconda delle circostanze. Se si tratta di un partito  rivoluzionario, esso cercherà di impadronirsi del potere con una combinazione di mezzi violenti e pacifici (parlamentari) a seconda delle circostanze (come hanno fatto Lenin e Hitler).  Se si tratta di un partito politico  legalitario, inteso cioè ad operare nei limiti della costituzione esistente (scritta o non che sia), esso tenderà al governo e non al potere.  Vale a dire:  mirerà ad andare al governo secondo gli strumenti stabiliti dalla prassi politica corrente e dalla Costituzione (elezioni, a prescindere dal loro tipo), concependo il potere come semplice strumento – costituzionalmente garantito – delle varie funzioni di governo.  Il potere, quindi, come strumento di governo, non il governo con il fine di impadronirsi di tutti i meccanismi del potere.  Il potere al fine di governare non il governare per il potere.  Quando il fine reale dei partiti diventa il potere in quanto tale, allora l’intero sistema degenera in quella che si suol definire partitocrazia.  Il “partito cattolico” del quale stiamo parlando sarà dunque un partito legalitario, perché operante nell’ambito dell’ordinamento esistente, che tuttavia si propone di modificare e riformare in tutto ciò che non sia compatibile con il cattolicesimo, oltre che in tutto ciò che si sia rivelato superato ed ingiusto, da un punto di vista politico, inteso in senso largo.

2.  Un partito si distingue per i valori che professa.

Il partito politico ha un senso solo in quanto portatore di determinati valori, che per esso valgono come princìpi, a prescindere (ovviamente) dalla sua maggiore o minore coerenza con gli stessi.  Anche il semplice governare , come insieme di capacit­à amministrative, civili e militari, rappresenta un valore in sé, e sicuramente non uno dei minori.  Tuttavia, il  buon governo, nel senso di governo giusto ed efficiente, pur trovando in genere posto tra i valori professati come princìpi da tutti i partiti, non rappresenta mai l’unico valore cui si richiami un partito.

I partiti politici vogliono sempre esprimere una dottrina, una filosofia,  in definitiva una  concezione del mondo, da far valere per l’appunto nella loro azione di governo.  Per un partito cattolico, la visione del mondo da far valere nella sua azione di governo può esser una sola:  quella cattolica integrale, come risulta dalla tradizione della Chiesa ossia dal suo bimillenario magistero.

(È chiaro, pertanto, che un partito cattolico-liberale, come i partiti popolari e le democrazie cristiane del passato, sempre orientate “a sinistra”, non può considerarsi un    vero  partito cattolico, essendo per natura incline al compromesso con gli pseudo-valori del Secolo, ateo e miscredente).

3.  Caratteri esteriori del partito cattolico del XXI secolo.

Ciò visto e sempre procedendo sinteticamente, possiamo enunciare alcuni fra i caratteri esteriori, ovvero sociologicamente determinati, del partito politico cattolico auspicato secondo le esigenze del nostro tempo.

a.  Un’organizzazione che viva esclusivamente dei propri mezzi: finanziamenti aperti e documentati, solo privati e mai pubblici, per nessun motivo.

b.  Una struttura organizzativa il più possibile semplice, con scarsa burocrazia.  Tuttavia su questo punto è bene intendersi.  Bisogna lasciar da parte l’utopia e fare i conti con la realtà: un partito politico, in una società moderna, necessita di un nucleo di funzionari di partito a tempo pieno e quindi  retribuiti. L’importante è che questo nucleo sia il più possibile ristretto e il più possibile costituito da quadri motivati e ben selezionati.

c. Un’organizzazione il più possibile capillare, sull’intero territorio nazionale, senza escludere gli italiani in possesso dei diritti politici residenti all’estero, che fanno anch’essi parte della nazione.

d.  Accanto al partito vero e proprio, l’esistenza di un  movimento, costituito da una realtà organica di associazioni culturali, politico-culturali, professionali, sindacali, capaci di assicurare un più ampio diffondersi dei valori professati dal partito ed anche di una mobilitazione di massa per le inevitabili battaglie politiche. Quindi, riassumendo: partito-istituzione e partito-movimento. L’esistenza del “movimento” accanto al partito, su base volontaria, è soprattutto importante per un partito che voglia avere quadri selezionati e burocrazia limitata.

(Le recenti manifestazioni pacifiche di massa, in Francia ed in Italia, a favore della “famiglia naturale” e contro l’aborto in difesa della vita dei nascituri, mostrano l’esistenza di un “movimento” cattolico cui manca ancora un appropriato “partito” cattolico. Politicamente parlando, si tratta di un corpo ancora senza testa.  “Partito” e “movimento” si possono integrare perfettamente, nell’ambito di una sinergia che miri alla  riforma  del sistema politico e sociale vigente, operando all’interno delle istituzioni e non contro di esse).

 

I valori etici e religiosi professati come princìpi inderogabili.

I princìpi professati da un partito politico si dividono tra inderogabili o non negoziabili e derogabili o negoziabili. Ci occuperemo soprattutto dei primi, che costituiscono l’oggetto essenziale della “Carta” fondativa di un partito.

I princìpi inderogabili per un partito cattolico composto di laici che vogliano esser sempre fedeli al magistero della Chiesa, concernono innanzitutto la  famiglia  e  la  morale.  Si intende, la famiglia e la morale come concepite ed insegnate nei secoli dalla Chiesa cattolica, sulla base della divina Rivelazione.

1.  La famiglia

a.  Esiste una sola famiglia, quella secondo natura o naturale, costituita dall’unione monogamica del maschio e della femmina ai fini della procreazione ed educazione della prole.

(La famiglia naturale giustifica l’esistenza dei due sessi, che si integrano a vicenda nella procreazione della prole, nella sua educazione e nel mantenimento (in tal modo) del genere umano [“Crescete e moltiplicatevi”, Gen 1, 28].  In essa l’istinto sessuale e la naturale attrazione dei due sessi trovano il loro sbocco spontaneo e ordinato ad un fine superiore, che li nobilita. Questo ha sempre insegnato la Chiesa cattolica, ponendo come fine primario del matrimonio la procreazione e l’educazione della prole e come fine subordinato, ad esso ovviamente connesso, la soddisfazione della concupiscenza carnale naturale.  Ma questa verità era stata intuita anche da Platone, anche se solo nel suo ultimo e incompiuto dialogo, Le Leggi, in un famoso passo che destò sempre l’ammirazione dei cristiani:  “e sia che di questo argomento si pensi per gioco o seriamente, bisogna riconoscere che tale piacere [sessuale] sembra esser stato attribuito dalla natura al genere femminile e a quello dei maschi in quanto fra loro si uniscono per la generazione, ma l’unione dei maschi coi maschi, o delle femmine con le femmine è contro natura [parà phýsin], atto temerario, creato fin da principio da disordinato piacere” [I, 636 c, tr. it. di A. Zadro, in Platone, Opere, II, Laterza, Bari, 1966, p. 624]).

b.  Per un cattolico l’unica famiglia valida è quella che si crea nel matrimonio  e l’unico matrimonio valido è quello religioso, un Sacramento indissolubile, celebrato per gli italiani secondo le modalità stabilite dal regime concordatario.

c.  I cosiddetti “matrimoni” fra persone dello stesso sesso non sono in alcun modo matrimoni e non si possono ammettere.  Dove esistono, vanno aboliti.

d.  Le cosiddette “unioni di fatto” di qualsiasi tipo, etero od omosessuali che siano, non sono riconosciute, in nessun modo.  Dove esistono, vanno abolite.

e.  Né si ammette la figura della cosiddetta “ragazza madre” o “madre singola” (single mother) in quanto figura che l’ordinamento debba tutelare allo stesso titolo della maternità legittima o persino a preferenza di questa, in omaggio all’ideologia femminista (ideologia scriteriata e perversa, totalmente  incompatibile con il cattolicesimo).

(La “madre singola” non deve esser ovviamente messa al bando o punita penalmente o civilmente ma aiutata sul piano della carità ed anche economicamente, per esempio  con un modesto finanziamento erogato da apposite associazioni, per il mantenimento del bambino e per farla regolarmente sposare, in modo che possa mettere ordine nella vita sua e del bambino.  Se ne parla poco, e tace anche la Gerarchia cattolica, ma la cosiddetta “madre singola”, per il modo abnorme nel quale è tutelata oggi in molti Stati, rappresenta un ulteriore, gravissimo fattore di crisi del matrimonio e della vera famiglia.  Si tratta di donne che ormai non si sposano per principio visto che lo Stato mantiene i loro bambini dando loro, oltre ad un mensile, casa, automobile e tutto il resto, vacanze incluse, del tutto gratis; contribuendo sempre per ogni figlio, fino ai diciotto (o sedici o quattordici) anni d’età.  Attorno ad una così ben retribuita “madre singola” gravitano spesso interi parentadi senza bisogno di trovarsi un lavoro e non di rado “partners” successivi.  La maternità extramatrimoniale diventa così una professione a carico dello Stato, una nuova forma di parassitismo sociale, a spese dello Stato e del debito pubblico.  Nell’estate di tre anni fa scoppiarono in alcune grandi città inglesi nell’arco di una settimana impressionanti ed inspiegabili fenomeni di teppismo su vasta scala, con incendi, devastazioni e saccheggi, morti e feriti.  Dei centinaia di giovani temporaneamente arrestati, si scoprì che la maggior parte proveniva da “famiglie” costituite da “madri singole”.  Nel Regno Unito i figli nati fuori del matrimonio sono ormai il 47,3%, il 30,5% in Irlanda, il 55,8% in Francia, il 23,4% in Italia mentre la media europea è del 39,5% – CdS, 28.7.2013, p. 25 – dati del 2011).

f.  Il divorzio non si ammette.  Dove esiste, va soppresso.  Si ammette la separazione ma solamente nelle modalità ristrette nelle quali la concede la Chiesa.

(L’opposizione  radicale  all’istituto del divorzio, distruttore della famiglia e fomite di corruzione dei costumi, va riaffermata tanto più oggi che il nostro sciagurato Parlamento – composto al 30% di donne – sta approvando il cosiddetto “divorzio breve”, con l’appoggio quasi unanime delle forze cosiddette di “centro-destra” e l’indifferentismo della Lega.  E tanto più di fronte al tentativo in corso da parte di un settore  deviato  della Gerarchia cattolica di trovare la scappatoia teologica per amministrare la S. Comunione ai divorziati risposatisi; lesione questa del dogma dell’indissolubilità del matrimonio cattolico che, dicono le cronache, viene già di fatto perpetrata ad abundantiam dai chierici più aperti alle istanze del Secolo, nemico di Cristo).

g.  Il libero aborto, presentato oggi addirittura come “diritto” della donna, non si può ammettere in nessun modo.  Dove esiste va soppresso e deve considerarsi  reato .

h.  Tutte le forme di fecondazione artificiale  sono proibite al pari dell’uso degli anticoncezionali (o contraccettivi).

(Quando tutte queste cose non esistevano, le donne italiane mettevano al mondo due o tre figli senza particolari problemi, seguendo la natura. E le coppie che non riuscivano ad averne si mettevano il cuore in pace. Oggi che la scienza, scaduta a sofisticata quanto diabolica manipolazione della natura, permette le più incredibili ed artificiose “fecondazioni” e “gravidanze”, il tasso di fecondità delle donne italiane è sceso  – secondo i dati ISTAT del 2013 – alla media record negativa di 1,2 figli per donna, uno dei più bassi al mondo. Il tasso di  sopravvivenza  di un popolo i demografi lo stabiliscono alla media di 2,1 figli per donna.  Gli italiani, come altri popoli europei e i giapponesi, sono avviati a grandi passi sulla via dell’estinzione fisica, grazie al prevalere dell’ideologia mercatistica, di un assurdo quanto innaturale egualitarismo tra uomini e donne, della tanatofila Rivoluzione Sessuale incoraggiata dai governi con la benedizione dell’ONU e dei banchieri: governi che promuovono il femminismo, l’omosessualismo, il libertinaggio di ogni tipo, la mentalità abortista, concedendo gratis l’aborto.  Bisogna quindi tornare alla natura, togliendo il più possibile le donne dal “mercato del lavoro” e da attività come il servizio militare, per le quali non sono tagliate, e riportandole nuovamente, anche con gli opportuni strumenti giuridici ed economici, al loro compito fondamentale – stabilito da Dio, come risulta dai Vangeli e dalle Lettere di S. Paolo e confermato dalla storia – che è soprattutto quello di essere mogli e madri, per il mantenimento delle famiglie, dei singoli popoli, della morale, della  civiltà e la sopravvivenza del genere umano).

2.  La morale.

a.  L’unica morale professata è la morale naturale  integrata dagli insegnamenti di Nostro Signore, come esposti ed insegnati dalla Chiesa cattolica.

(Per sintetizzare: i Dieci Comandamenti e il Discorso della Montagna).

b.  Nella sfera  privata  il rispetto di questa morale non dipende dall’intervento diretto dello Stato bensì da una sana vita famigliare, quella della vera famiglia cristiana (vedi supra), che lo Stato deve aiutare e proteggere in ogni modo.

c.  L’ adulterio deve esser punito, anche se solo in via amministrativa o civile.

(Ignorare o tollerare l’adulterio o permetterne addirittura l’apologia è indice di  inciviltà).

d. Ogni forma di libertinaggio e prostituzione  deve esser combattuta, sia sul piano della cultura, dell’educazione, del comportamento che mediante le opportune leggi.

e.  Nella sfera  pubblica  lo Stato si renderà parte attiva nel far osservare il decoro, il pudore, la dignità, la correttezza e soprattutto la  moralità che si devono mantenere nella vita di relazione, sia per ciò che riguarda gli spettacoli di ogni tipo che per i libri (cartacei e non) e i comportamenti.

f.  La cosiddetta educazione sessuale pubblica  nelle scuole non si ammette in alcun modo.  Dove esiste, va soppressa.

(I Papi della Chiesa anteriore al Concilio Vaticano II l’avevano giustamente definita cosa “lubrica” e “putrida”, da evitarsi nel modo più assoluto (Pio XI, Enc. Divini illius magistri, 1929, DS 2214/3697).  Il Vaticano II, invece, l’ha autorizzata, naturalmente in modo “prudente” (Dichiar. Gravissimum educationis, 1.2).  E così siamo arrivati oggi allo sconcio delle esortazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ai singoli Stati affinché facciano insegnare l’educazione sessuale, anche quella contro natura, sin dalle scuole elementari).

g.  La pornografia, in ogni sua forma e sfumatura,  è del tutto inaccettabile e deve esser perseguita per legge.

h.  Ugualmente proibito deve considerarsi lo spaccio ed il consumo di  narcotici e stupefacenti (“droghe”), di ogni tipo, sia cosiddetto “leggero” che “pesante”.

i.  Contro le teorie pseudo-scientifiche che sostengono senza prove esser l’omosessualità  una tendenza naturale, i veri cattolici, oltre al semplice senso comune, oppongono l’insegnamento della Verità Rivelata.  L’omosessualità, maschile e femminile, è commercio carnale fuori del matrimonio; è quindi da ricomprendersi  nella “fornicazione”, peccato che, al pari dell’adulterio e degli altri peccati, “contamina l’uomo” (Mt 15, 19).

(È inoltre fornicazione “turpe” perché “contro l’uso naturale” della femmina o del maschio [Rm 1, 24-28].  Essa è uno dei quattro peccati che “gridano vendetta di fronte a Dio”, opponendosi direttamente al piano divino di mantenimento e salvezza del genere umano, dal quale il Signore trae gli Eletti alla vita eterna. Da questa terribile condizione di peccato tuttavia ci si può liberare (perché Dio è misericordioso) con l’aiuto della vera scienza medica e soprattutto con quello della Grazia, mediante l’effettiva conversione a Cristo [1 Cr, 6, 7-11].  L’omosessualità va pertanto combattuta sul piano della cultura, dell’educazione, del comportamento. Lo Stato non deve in alcun modo incoraggiarla, favorendo invece l’opera di guarigione e conversione degli omosessuali e respingendo, con gli opportuni strumenti, ogni tentativo di introdurre l’omosessualismo nelle leggi e nella società).

3.  La religione.

a.  La religione cattolica, apostolica, romana,  è  l’unica religione ufficiale dello Stato.  Essa viene professata nella sua forma storicamente evidente e consolidata  da circa ventuno secoli, secondo gli  insegnamenti  costanti della Chiesa cattolica, il cui  Capo invisibile è Gesù Cristo Nostro Signore in cielo, alla Destra del Padre, seconda persona della Santissima Trinità, che il Giorno del Giudizio verrà nella Gloria a giudicare i vivi e i morti, separando per l’eternità gli Eletti e i Dannati;  il cui capo  visibile  qui in terra è il Romano Pontefice, Vicario di Cristo, vescovo di Roma e primate d’Italia, monarca elettivo che esercita per diritto divino la suprema potestà di giurisdizione sull’intera Chiesa cattolica dal momento in cui accetta l’elezione al sacro soglio; attualmente regnante nella persona di  Jorge Mario Bergoglio PP Francesco, argentino di nascita.

b.  I culti non cattolici  sono ammessi dallo Stato a condizione che non violino la morale naturale, il buon costume, il decoro, e in posizione per certi aspetti subordinata nei confronti della religione cattolica, l’unica vera, poiché l’unica che si basi sulla Rivelazione del vero Dio, Uno e Trino.

(Quindi, niente poligamia, matrimonio temporaneo, ripudio, usanze barbare come le mutilazioni sessuali inferte alle donne in certi paesi islamici, spose bambine, culti di tipo voodoo, pseudoreligioni).

c.  Il partito cattolico professa incondizionata  fedeltà  ed ubbidienza alla dottrina e alla pastorale bimillenaria della Chiesa cattolica, come definita dalla Tradizione della Chiesa, risultante dall’insegnamento del suo magistero infallibile, ordinario e straordinario.

d. Dopo il discusso Concilio ecumenico pastorale  Vaticano II (1962-1965), i cui effetti nefasti per la Chiesa sono sotto gli occhi di tutti,  il “partito cattolico”, sulla base del c. 212 § 3 del Codice di Diritto Canonico, rivendica il diritto di sindacare ufficialmente (nelle dovute forme e con il dovuto rispetto) la dottrina e la pastorale dell’ attuale Gerarchia  cattolica, maschile e femminile, al fine di verificarne la continuità , l’armonia  con il Magistero della Chiesa, come riassunto ed esposto nei due ultimi grandi Concili ecumenici dogmatici:  quello di Trento e il primo Vaticano, considerati come  tipici per il loro valore dottrinale, unitamente ai primi Concili ecumenici dogmatici della Chiesa, che hanno definito i nostri articoli di fede fondamentali.

(Il c. 212 §  3, recita: “In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi [i fedeli] hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l’integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l’utilità comune e la dignità della persona”.  Chi sente di appartenere ad una “Destra cattolica e nazionale”, deve avere il coraggio di esercitare questo diritto che è in realtà un  dovere , in circostanze storiche come le attuali).

e.  Il “partito cattolico” rivendica il valore assoluto e preminente del concetto di “tradizione cattolica”, in quanto  tradizione  che ha un fondamento  sovrannaturale.  Con tale concetto esso intende, nel senso consolidato, la “Tradizione della Chiesa” ossia l’insegnamento orale e scritto della Chiesa sulla fede ed i costumi, fondato sulla Verità Rivelata e mantenutosi per tanti secoli con l’aiuto dello Spirito Santo.  Né al di sopra né accanto ad essa può esservi un’altra  “tradizione”, che in qualche modo la ricomprenda o alla quale essa in qualche modo si ispiri.

(Bisogna pertanto tener sempre distinta la nozione di tradizione  cattolica  da quella di una supposta  sapienza  o saggezza primordiale e arcana della quale la tradizione cattolica sarebbe a sua volta la manifestazione o l’espressione; sapienza primordiale conoscibile soprattutto attraverso  riti, simboli, gerarchie, dottrine iniziatiche rintracciabili nelle religioni non rivelate, fabbricate dagli uomini, o nelle antiche filosofie e mitologie.  Chi ritiene che la tradizione cattolica e quindi la Rivelazione stessa siano parti o momenti del tutto più ampio e profondo rappresentato da una supposta “sapienza” primordiale di origine asiatica, erra grandemente. Detto in altri termini:  la nozione di “tradizione cattolica” del partito cattolico è quella chiara e semplice della Chiesa, della fede di sempre.  Non ha nulla a che vedere con le interpretazioni gnostiche, teosofiche ed iniziatiche del concetto di “tradizione”, pur penetrate, come è noto, nell’ambiente variegato della Destra italiana ed europea (ben attive per esempio nel neo-paganesimo dell’attuale Nouvelle Droite francese) e in qualche modo anche nel “tradizionalismo” di  cattolici pur immuni dal neo-paganesimo, nonché nella spiritualità esaltata di “pentecostali” e “carismatici”, penetrati a frotte nella Chiesa attuale, settari i cui supposti “doni dello Spirito” non si collocano in alcun modo nella vera “tradizione cattolica”).

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(continua)

16 commenti su “Per una “Carta del partito cattolico”. Materiali ai fini di una pubblica discussione (prima parte) – di Paolo Pasqualucci”

  1. Condivido in toto l’articolo. Io non sono tradizionalista e penso che più che il Concilio Vaticano II quello che va contrastato è quello spirito del concilio, in base al quale si sono legittimati tanti errori sia pastorali che liturgici. Solo una cosa non condivido: il motto per un partito cattolico non deve essere “Dio, Patria e Famiglia”, ma “Dio, Famiglia e Patria”, perché Dio ha creato l’uomo e la donna perché costituissero una famiglia; la patria (come organizzazione sociale) è venuta dopo.

  2. Tutti i punti elencati sono condivisibilissimi e su nessuno di essi si può transigere!
    Complimenti all’autore di questo eccellente articolo!!

  3. Normanno Malaguti

    FINALMENTE!!!
    NULLA DA TOGLIERE; NULLA DA AGGIUNGERE.

    Quando cominciamo a contarci?
    Mi do, da subito, disponibile a diffondere e a raccolgiere nominativi di persone disposte ad aderire ad un partito che rispecchi quanto magistralmente delineato senza se e senza ma.

    Penso che una ventima di persone, tutte incensurate, per inziare ad individuarne altre nelle cinque parti fondamentali che compongono la nostra Patria: Nord/Ovest, Liguria inclusa; Nord Est; a Nord del Po; Le cinque regioni del Centro a Sud del Po; Le cinque Regioni dell’Italia Meridionale; Le Isole Maggiorio ogni grande gruppo potrebbe fornire agevolmente le persone da rendere operative, con compiti specifici, senza possibili fraintendimenti di alcun tipo, per la prima articolata ossatura dell’indispensabile organizzazione centralizzata.
    E chi ha più idee valide più ne metta.
    Possibilmente da subito.
    Grazie prof. Pasqualucci!

  4. Molto interessante. È chiaro che un simile programma, oggi, sarebbe respinto con fermezza dalla Gerarchia. In ogni caso non bisogna temere per questo, subendo la deriva modernista. Occorre agire con decisione, impegnandosi affinché un ipotetica formazione cattolica di tal genere, non ammetta né democristiani né catto-liberali. In particolare quelli travestiti da “contro-rivoluzionari”.

  5. FINALMENTE!!!!
    Spero tanto che questo articolo, eccellente, ci doni SANTI FRUTTI, quindi non la Carta del
    partito cattolico, ma addirittura il Partito Cattolico!!!!
    Sono d’accordo anche con Petrus: il motto dovrebbe o, meglio, dovrà essere: Dio, Famiglia,
    Patria.

  6. In pratica fatte le debite proporzioni si tratterebbe di ridar vita a qualcosa di simile ai comitati civici di Gedda. Egli si mosse nell’indifferenza del “partito di ispirazione cristiana” , ma aveva dalla sua il papa e un tessuto parrocchiale e associativo ancora saldo. Oggi dalla gerarchia non verrebbe alcun supporto , anzi è probabile che qualsiasi tentativo venga ostacolato. Tenuto conto di ciò sarebbe comunque meritevole tentare.
    Nel frattempo non si può ignorare che l’emergenza democratica consiste oggi nel contrasto alla visione anticristiana fatta propria dalla UE e imposta ai singoli stati. Se passano alcune leggi un partito del genere sarebbe automaticamente escluso dalla vita democratica.
    Per questo nel frattempo non si può rifiutare l’impegno con le forze in campo, sebbene imperfette in alcuni punti.

    1. Condivido sia l’idea di un paese quale lo adombra questo progetto politico (mi ricorda l’Italia della mia prima giovinezza…) sia le perplessità di Angheran. Alle prevedibili obbiezioni della sinistra cattolica e non si sommerebbero quelle dei liberali. Che meriterebbero una attenta considerazione. Se si assume una religione, nel caso la cattolica romana tradizionale, come unica religione dello stato, e di conseguenza si impone il rigore in campo sessuale, in nome di quale principio si può avversare l’Islam, che sul versante opposto si regola tuttavia in modo molto simile? Dico questo non per polemica, ma perché non dobbiamo trovarci scoperti sul piano della coerenza. Chiedo a chi ne sa più di me di trovare la giusta direzione.

  7. Approvo in pieno quanto scritto dal sig. Malaguti, sperando di poter vedere un simile PARTITO CATTOLICO anche soltanto prima di morire. Si Deus nobiscum quis contra nos?

  8. Tutti i punti elencati oltre che inderogabili devono essere anche IRREFORMABILI e INABROGABILI, non modificabili neppure da una decisione presa all’unanimità da tutti i membri del partito, pena lo scioglimento automatico dello stesso (ciò per evitare che un partito inizialmente nobilissimo possa essere corrotto da gente come Prodi, Renzi, Andreotti, Fini, ecc. che per salvare ad ogni costo la POLTRONA inizierebbero a modificare o ad abrogare alcuni principi, arrivando col tempo ad una nuova DC).

  9. Un osservazione provocatoria: un partito del genere esiste da anni ma da anni non decolla….
    si chiama Forza Nuova.
    Un partito che si e’ staccato progressivamente dalla sua eredita’ post-missina e post-fiammista ma che cosi’ facendo si e’ ridotto ai minimi termini .
    Uno dei motivi per cui non decolla e’ che sono in buoni rapporti con la FSSPX e in scarsi (a essere buoni) rapporti con la gerarchia ecclesiastica.

    Sono sotto l’1% (ottimisticamente) e lo spazio per un partito nazionale cattolico senza un endorsement dalla gerarchia cattolica temo sa questo (un partito da prefisso telefonico).

    Scusate il pessimismo ma forse una strategia migliore sarebbe fondare un’associazione ben connotata (con caratteristiche di lobby) e poi entrare in un partito di destra esistente (FdI o la Destra) e cercare di condizionarne la strategia. Il vantaggio di questa scelta sarebbe la visibilita’ e radicamento da subito e maggior appetibilita’ da parte di chi nella gerarchia e’ piu’ disposto a guardare a destra.

    1. Il punto è sempre quello che P. Vassallo raccontava con precisione in un recente convegno a Roma: all’inizio degli anni ’60, con l’esplosione della violenza comunista a Genova e in Emilia, papa Giovanni (San Giovanni XXIII) prima chiese al card. Siri di far nascere un altro partito cattolico -visto che la DC scivolava verso Sinistra- ; poi, quando tutto era pronto (tramite Baget Bozzo, non ancora Sacerdote), fece dire dal cardinal vicario che la Santa Sede non avrebbe appoggiato l’iniziativa.
      Da allora il Clero “progressista” è passato, in Italia, forse da un 15% a un 75% (impressioni mie, non ho dati statistici).
      Alla “Destra” è rimasto il ruolo utopico dell’ “avrebbero ragione, ma il Mondo Moderno è ben altro”. E questo “ben altro”, come sappiamo, è caratterizzato in primis dalla Pillola, insieme all’aborto

    2. Mi sbaglierò, ma il punto debole di FN è, a mio modo di vedere, la sua posizione eccessivamente statalista in merito all’ordinamento dello stato. Un retaggio del Ventennio, che mi sembra in contrasto con la libertà di intrapresa e con il principio di sussidiarietà secondo la Dottrina Sociale della Chiesa. Quanto ai rapporti con la gerarchia, mi spiace dirlo, e il Signore mi perdoni per questo, ma oggi come oggi sembra che la “distanza” della gerarchia sia segno positivo. Lo dico con dolore ed estrema amarezza, prego per i nostri Pastori, ma non posso non registrare l’appoggio sperticato dato agli anticristiani e servi del “mammona” mondialista a nome Napolitano, Monti, Letta e Renzi. Concordo invece con l’approccio di “innesto” in una forza politica esistente. Come ho più volte scritto in altri commenti, a me sembra che FdI sia la “pianta” giusta per questo innesto. Saluti.

  10. bene attendiamo un tale partito, che potrebbe essere anche un movimento, finalmente si potrà votare anche noi cattolici, che non siamo rappresentati da nessuno. Speriamo dunque sorga presto.

  11. E’ perfetto. Aggiungerei solo un più marcato riferimento (così come esplicitato nel caso dell’aborto) alla difesa della vita e della dignità umana anche nella sua fase terminale. E’ un punto fondamentale, perchè deve contrapporsi a quella cultura della rottamazione umana, travestita da pietismo, e che vuole introdurre l’eutanasia. Saluti.

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