Un’altra mostruosità moderna figlia del relativismo: la “stepchild adoption”  –  di Carla D’Agostino Ungaretti

di Carla D’Agostino Ungaretti

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zzbmbnLa sentenza con la quale il Tribunale dei Minorenni di Roma ha riconosciuto l’adozione di una bimba che vive con una coppia omosessuale composta da due donne, mi ha lasciato allibita anche se ormai, dati i tempi che stiamo vivendo, avrei dovuto aspettarmelo. Allibita non solo per l’arroganza della magistratura – che ancora una volta si è sostituita al legislatore, accusato (forse purtroppo a ragione, dobbiamo riconoscerlo) di inerzia nel regolamentare una materia così scottante – ma soprattutto per la disinvoltura con la quale i giudici hanno capovolto le regole più elementari del diritto naturale quali sono conosciute e osservate da millenni e che essi per primi dovrebbero osservare e imporre all’osservanza di tutti, così come l’osservanza delle regole della civile convivenza viene imposta dall’ordinamento giuridico, che ne sanziona la trasgressione. E allora, come abbiamo già assistito alla “stepchild adoption” e al riconoscimento da parte di certi comuni del matrimonio tra omosessuali, tra poco assisteremo senza batter ciglio all’istituzionalizzazione del gay – monio, del matrimonio incestuoso e dell’eutanasia per opera dei magistrati. Le stesse Regioni sembrano aver preso la rincorsa nell’ansia di battere un record: quello di chi arriva prima ad avviare la fecondazione eterologa gratuita sacrificando (data l’esiguità delle risorse di cui si lamentano continuamente le Pubbliche Amministrazioni)) altre categorie di malati, magari cronici o terminali e quindi molto più bisognosi di assistenza di quanto non siano certe coppie, senza figli ma in ottima salute. Ma dimenticavo che per i malati terminali c’è sempre dietro l’angolo la possibilità che venga istituita una soluzione molto più rapida, disinvolta, pulita e tale da non disturbare nessuno …  

Ma forse, a ben guardare, proprio in questa sentenza si nasconde l’aporia di cui sto parlando.  Essa mi offre lo spunto per sviluppare ancora la mia riflessione su quella che io ritengo la piaga principale del nostro tempo, il relativismo che purtroppo ha contagiato anche una parte della Chiesa, tanto che io penso che Antonio Rosmini, se avesse potuto immaginare come sarebbe cambiata l’umanità un secolo e mezzo dopo la sua morte, forse avrebbe definito questa nefasta corrente di pensiero come “la sesta piaga della Santa Chiesa”.

Tutti deploriamo il fatto che i giudici si siano sostituiti surrettiziamente al Parlamento, ma il legislatore è completamente innocente? Abbiamo assistito all’investitura di un premier divenuto tale senza essere stato eletto dal popolo (espressione di un pensiero oligarchico che ha ben poco a che fare con la democrazia) il quale, se riuscirà ad attuare il programma che si è prefisso, sarà osannato da tutti come il salvatore della Patria in barba alle norme sancite dalla nostra Carta Costituzionale, che sarà anche,come l’hanno definita i demagoghi nostrani, “La più bella Costituzione del mondo”, ma che si è rivelata anche la più aggirabile. Si suole obiettare che le priorità, negli ultimi anni sono state altre: lavoro, pensioni, tasse, imposte, gabelle di vario genere e così via; neppure questo ragionamento, forse, è del tutto sbagliato perché è inequivocabile che ai lavoratori ancora abbastanza giovani o “esodati”che, a causa della crisi economica in atto, hanno perso il lavoro o agli anziani pensionati che sopravvivono con meno di mille Euro al mese poco importi della “stepchild adoption” o del fatto che i gay possano contrarre matrimonio, perché la loro priorità è quella della sopravvivenza quotidiana.

       Ma un Parlamento composto da membri competenti, responsabili e soprattutto lungimiranti e capaci di captare i segni dei tempi, avrebbe dovuto capire per tempo l’emergenza bioetica che si andava creando nel costume occidentale degli ultimi vent’anni – e questa scarsa lungimiranza devo, con dispiacere, attribuirla anche alla Chiesa – e non avrebbe dovuto far passare in secondo piano il problema tremendo che ne derivava e provvedere di conseguenza, perché anch’esso coinvolge direttamente (se non di più) la vita umana e il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti. Invece, da parte dei nostri rappresentanti ancora tutto tace.

      Dalla fine degli anni ’60 del XX secolo certe regole della civile convivenza, che impongono di reprimere i propri istinti in alcune circostanze della vita, si sono andate lentamente, ma inesorabilmente, esautorando nella nostra civiltà, e potrei citare innumerevoli esempi anche a livello spicciolo e quotidiano, come l’osservanza del codice della strada quando si è alla guida, la regola elementare del “neminem ledere”, il rispetto della proprietà altrui, la buona educazione nei rapporti interpersonali  e l’uso di un linguaggio corretto in ogni circostanza; come potremmo allora pensare che si possa porre un argine alla realizzazione di certi desideri, anche i meno confessabili, più strettamente attinenti alla soddisfazione degli istinti più profondi, ma non certo i migliori o i più giusti, dell’essere umano che, secondo quelle antiche regole, sarebbero smodati o addirittura contrari alla natura? Il perverso piano inclinato sul quale sta scivolando verso il basso la nostra civiltà ha raggiunto poi una più forte pendenza allorché i legislatori moderni , legalizzando l’aborto, hanno attribuito alle donne, sul proprio figlio non ancora partorito, quell’antico “ius vitae necisque” che, nel diritto romano arcaico era prerogativa del “pater familias”, ma era stato cancellato nei cuori dall’avvento del Cristianesimo.

        La sentenza di cui sto parlando ha scatenato, da parte di una certa categoria di coppie, una sorta di frenesia,un’ansia incontrollata di accedere alla fecondazione a mezzo terzi. Personalmente, conosco ben tre coppie senza figli, sposate da vari anni, che non esiterebbero ad accedere alla cosiddetta fecondazione eterologa, non solo qualora perdessero la speranza di procreare naturalmente, ma (se potessero) vorrebbero usufruirne subito per sicurezza,  per essere certi di “non perdere il turno”. Che cosa ha generato questa frenesia nella forma mentis dei nostri contemporanei? Semplicemente il trionfo del relativismo, di cui la sentenza in questione è uno dei prodotti più significativi, che ha contagiato la cultura del nostro tempo e quindi anche le persone che ci sono più vicine che spesso non ne sono neppure consapevoli.

      Infatti, nel volgere di pochi decenni quell’intero sistema di pensiero che ha costituito la base della civiltà occidentale negli ultimi 2000 anni si è rovesciato di 180 gradi, e tutto ciò nell’indifferenza o nella rassegnazione (se proprio non vogliamo dire nell’approvazione) della maggior parte dei popoli occidentali. Ma si può facilmente capire la ragione di tutto ciò: il relativismo, ideologia omnipervasiva che nega all’uomo la possibilità di conoscere il reale, sostiene che tutto ciò che diciamo e facciamo è soggettivo perché è impossibile conoscere la verità in sé, perciò le categorie fondamentali valide in ogni tempo e in ogni paese, come il “bene/male”, il “giusto/ingiusto” non esistono e ciascuno può fare e pensare quello che gli pare e piace con il solo limite di non turbare l’ordine pubblico. Comodo, no? E’ facile capire il significato profondamente anticristiano di questa ideologia: il Vangelo esige invece austerità, sobrietà, sacrificio del proprio egoismo per amore degli altri, obbedienza alla Chiesa, accettazione dell’impopolarità. Cosa c’è di più antitetico alla moda del nostro tempo?

       Ma, a questo punto, un’enorme contraddizione balza all’occhio di una cattolica “bambina” come me, non certo filosofa, né psicologa, né sociologa. I moderni  relativisti “maitres à penser”, che inneggiano alle innovazioni bioetiche in atto come frutto del riconoscimento dei nuovi diritti, che si dichiarano ammiratori incondizionati di Papa Francesco – non perché vedano in lui il Vicario di Cristo, ma perché  egli “ non si ritiene in diritto di giudicare i gay” – che sostengono con forza il loro libertarismo in nome dei principi di democrazia, tolleranza e libertà, non si rendono conto che questi tre grandi valori  non sono assolutamente “relativizzabili”. Il vero relativista dovrebbe dichiarare: “Poiché non esistono valori assoluti e non esistono criteri razionali per stabilire che i valori altrui siano migliori o equivalenti ai miei, io rispetterò i valori degli altri solo fino a che questi non mi diano fastidio; qualora, invece, risultino di ostacolo ai miei progetti, io cercherò sempre di far prevalere i miei valori e i miei principi, per la semplice ragione che sono miei e nella serena presunzione che nessuno potrà accusarmi di avere agito ingiustamente dato che per definizione una giustizia assoluta non esiste”.

       Questa contraddizione, secondo me, è equiparabile a quella in cui cadono gli atei dichiarati i quali, negando con forza l’esistenza di Dio, dimostrano di possedere anch’essi una fede, ma uguale e contraria a quella dei credenti.

        Credo di aver chiarito la ragione per la quale ritengo la sentenza del Tribunale dei Minori di Roma profondamente relativista. Essa è la logica conseguenza della fecondazione eterologa, il cui principale corollario è l’ammissibilità del matrimonio tra omosessuali. Se la principale obiezione filosofica e giuridica a quest’ultimo riguardava l’impossibilità di procreare, ora con  la fecondazione eterologa e l’utero in affitto, l’ostacolo posto dalla legge naturale è tranquillamente aggirato e l’egoismo umano è soddisfatto. Infatti, se ammettiamo la liceità del concepimento avvenuto con gameti estranei alla coppia, come possiamo negare al partner estraneo al concepimento di diventare padre o madre legale del “prodotto” del concepimento stesso?

        Per di più i giudici si sono dimostrati veramente relativisti nel senso che ho spiegato poc’anzi, perché hanno consentito  la realizzazione del desiderio dei più forti (nel caso specifico, gli aspiranti genitori) per la semplice ragione che quello è il loro desiderio, trascurando completamente qualunque altro desiderio o interesse, come quello del figlio che nascerà, a conoscere la propria ascendenza biologica.

         Se nei decenni futuri si arriverà alle estreme conseguenze del principi relativistici, potremo dire tranquillamente addio alle più nobili conquiste umane degli ultimi secoli, perché gli istinti e i desideri più antiumani e meno nobili dei nostri simili avranno preso il sopravvento, come in certi film di fantascienza ambientati nel futuro. Ma credevamo che quelli fossero solo dei film ….

6 commenti su “Un’altra mostruosità moderna figlia del relativismo: la “stepchild adoption”  –  di Carla D’Agostino Ungaretti”

  1. Sì, cara dott. Ungaretti, sembra di essere dentro un film di fantascienza. Anch’io a volte me lo sono detto: poi devo fare uno sforzo per riconoscere che invece si tratta di realtà.
    Il cristianesimo, mentre si diffondeva, contribuiva a far crescere la civiltà e ci ha portato ai livelli che abbiamo conosciuto. Ora, messo da parte il cristianesimo e Dio, assistiamo e assisteremo al rapido deterioramento dei valori umani e civili. E’ e sarà il mondo senza Dio. Fino a quando Lui vorrà.

  2. Ottima riflessione, che condivido su tutta la linea! Ma della Chiesa fa parte anche Carla d’Agostino Ungaretti. Ci hanno detto che i laici hanno un importante ruolo … Esercitiamolo, allora!

    1. Carla D'Agostino Ungaretti

      Caro amico, le assicuro (come ho detto altre volte in queste mie chiacchierate) che se avessi vent’anni di meno farei il diavolo a quattro in tutte le sedi disponibili: parrocchia, scuola, uffici diocesani e forse anche in politica. Ma 20 anni fa questi problemi erano molto meno avvertibili, anche se già esistevano e la mia consapevolezza cristiana (lo riconosco umilmente) era molto più sfumata. Ora posso dare la testimonianza che lei giustamente mi richiede solo in qualche salotto quando mi trovo a discutere con gli amici su questi argomenti e, mi creda, anche con loro mi sono fatta la fama di parruccona che mi hanno attribuito su Facebook qualche anno fa. Pazienza! Spero comunque che il microscopico semino che io sono in grado di gettare cada su un centimetro quadrato di terreno fertile che possa farlo fruttare. Grazie per avermi letto!

  3. Quando ci capitava di guardare certi film, tutto si stemperava al pensiero che quelle erano solo fantasie su un futuro che mai si sarebbe realizzato. Ora, a ben pensarci, dato che molto di ciò che viviamo affonda le sue radici in decenni addietro, mi viene da pensare se quelli non siano stati i prodromi di sconvolgimenti che già erano in preparazione, o accenni del disegno malefico e perverso che oggi si sta orribilmente manifestando e (quasi) concretizzando. Il demonio che è antico come il mondo, è un organizzatore raffinato, conosce tempi e luoghi adatti ai suoi scopi. Le fantasie cinematografiche che una volta apparivano come “sciocchezzuole”, si sono così mostruosamente amplificate che c’è da temere che preannuncino catastrofi imminenti. Visto ciò che stiamo vivendo, non mi meraviglierei che diventassero realtà. Purtroppo, chi non riesce a concepire il male, neanche si avvede della sua costante presenza.
    Ritorniamo a pregare San Michele Arcangelo, come si faceva un tempo!

  4. Le donne, soprattutto le madri hanno forte e chiara questa visione della vita, e con ancora maggior forza la difendono esprimendo contrarieta’ a tutto cio che sta accadendo.
    E’ chiaro, anche al giudice, che la stepchild adoption e’ il primo passo per arrivare al matrimonio gay. Ma spesso i giudici agiscono dietro il sussurro di politici che non hanno il coraggio di prendere posizione in materie cosi’ delicate, scelte che potrebbero portare a una perdita di voti. In altri Paesi dove non e’ consentito a coppie gay l’ adozione, la polizia interviene se violata la legge. IL fatto che da noi. cio’ non avvenga, mostra come il consenso sull’ idea di concedere diritti a tutti sia ampio e trasversale, e che gia’ da tempo la politica si sia incamminata verso il basso, lungo un piano inclinato senza fine.

  5. BENEDETTO XVI (di nome e di fatto) ha combattuto contro il relativismo, sia con
    eccellenti scritti sia con efficaci parole, ma il tutto è quasi caduto nel vuoto.
    E quando i suoi “valori non negoziabili” sono stati negati dal vescovo di roma perché
    non esistono valori di quel genere, dato CHE I VALORI SONO “TUTTI UGUALI”, è
    stato inferto di nuovo uno dei tanti colpi finali all’albero della vita e della Chiesa, che
    ormai è quasi completamente marcio.
    E i frutti …..

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