Un’altra Storia è possibile. Rubrica di studi storici di Massimo Viglione

Il Beato Pio IX, “ultimo” Papa Re

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Il papa, qualsiasi papa, è re perché vicario in terra di colui Che è “Re dei re”, Re dell’universo e Signore del creato, signore in quanto fattore, reggitore, governatore, e un giorno giudice; di Colui che ebbe a dire, nel pretorio dinanzi al Governatore di Roma, di Se stesso: «tu lo dici: io sono re» (Gv., 18,37). La tiara (o triregno), simbolo per secoli della regalità pontificia, non era legata al possesso dello Stato Pontificio, tanto è vero che è stata abolita da Paolo VI e non nel 1870.

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Beato Pio IX, “ultimo” Papa Re

di Massimo Viglione

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zzzzPioIXTra pochi giorni, il 7 febbraio, la Chiesa Cattolica celebrerà la memoria del beato Pio IX, al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti, ultimo Papa-Re. Questa è la frase canonica di presentazione del santo.

In realtà, questa asserzione non è corretta. Nella sua fredda schematicità, ciò che la rende errata è l’aggettivo “ultimo”. Ultimo naturalmente non è riferito a “Papa”, ma a “Re”. Ma il papa, qualsiasi papa, è o non è re non perché possiede o non possiede lo Stato Pontificio, non perché lo hanno fatto re gli uomini o per circostanze storiche che come si sono formate così nel tempo sono poi passate. Il papa è re perché vicario in terra di colui Che è “Re dei re”, Re dell’universo e Signore del creato, signore in quanto fattore, reggitore, governatore, e un giorno giudice; di Colui che ebbe a dire, nel pretorio dinanzi al Governatore di Roma, di Se stesso: «tu lo dici: io sono re» (Gv., 18,37). La tiara (o triregno), simbolo per secoli della regalità pontificia, non era legata al possesso dello Stato Pontificio, tanto è vero che è stata abolita da Paolo VI e non nel 1870.

Inoltre, lo Stato Pontificio esiste ancora, anche se ha cambiato nome ed è ridotto a 0,44 kmq: esiste perché ha un sovrano appunto, una bandiera, un territorio, un governo con i suoi organi, le ambasciate in Stati stranieri, un inno, è riconosciuto da quasi tutti gli altri Stati del mondo (ultimamente abbiamo scoperto che ha anche le prigioni…); purtroppo manca solo di una propria moneta e purtroppo invece possiede una banca.

Insomma, il Papa-Re esiste ancora. Piaccia o non piaccia. Ed esisterà sempre, fino alla fine del mondo, perché fino alla fine dei tempi esisterà la Chiesa Cattolica, fondata da Cristo-Dio sulla roccia denominata Pietro.

Papa Pio IX quindi non fu l’ultimo Papa-Re. Fu il pontefice a cui fu strappato lo Stato Pontificio nella sua quasi totale estensione da forze nemiche della Chiesa e della civiltà cristiana. Queste forze nemiche però, quelle di ieri (uomini del risorgimento italiano e della massoneria internazionale) e quelle sterminate di oggi, possono fare di tutto contro la Chiesa, forse anche un giorno toglierle quel 0,44 kmq che ancora possiede, possono forse massacrare i suoi uomini, o chissà cos’altro, ma non possono fare nulla contro la Chiesa come istituzione divina e umana, contro il Corpo Mistico di Cristo, contro il suo pontefice e re (perché… morto un papa, se ne fa un altro…), così come poterono calunniare, torturare e uccidere Cristo stesso, ma rimasero beffati dall’essere stati i primi strumenti del suo trionfo eterno sul male.

Tutto questo era perfettamente chiaro a Pio IX. Egli, che visse il più lungo pontificato della storia (1846-1878, 32 anni, secondo solo a san Pietro, qualora sia veramente morto nel 67), ma anche uno dei più drammatici di tutti i tempi, fu degnissimo vicario del suo Signore nel portare la croce ogni giorno per 30 anni: la croce di chi lo ingannò nel 1846-48, di chi ne usurpò il potere e poi tentò di assassinarlo costringendolo a lasciare Roma (1848-1851), di chi operò costantemente contro la Chiesa per tutto il resto del suo pontificato, di chi invase i suoi Stati, di chi perseguitò il clero italiano (Cavour e la “Nuova Italia”), di chi ripetutamente attentò alla Chiesa stessa (Garibaldi e il nuovo governo italiano), di chi lo accusò di essere un barbaro schiavista, di chi lo definì in parlamento “metro cubo di letame” e si propose apertamente di andarlo ad uccidere (Garibaldi), di chi assalì Roma il 20 settembre 1870, rendendolo prigioniero a casa sua, di chi non gli diede tregua fino all’ultimo dei suoi giorni, perseguitando la Chiesa, il clero, la fede del popolo, in Italia e in Germania (Kulturkampf).

Pio IX fu “alter Christus” come pochi papi nella storia lo sono stati.

Nei primi due anni del pontificato ebbe tentennamenti e confusione, in quanto obiettivamente era caduto nella trappola delle forze unitariste “moderate” (i peggiori, come sempre) divenendo sostenitore della confederazione proposta dall’ambiguo Gioberti e facendosi promotore di un riformismo facilmente strumentalizzato dai massoni romani. Eppure, anche in questo, erra chi lo definisce “papa liberale”: liberale non fu mai, semmai fu ingenuamente filo-italiano, ma il suo patriottismo era un ideale sempre totalmente sottomesso alla salvaguardia della fede cattolica degli italiani e della Chiesa universale; e infatti, quando le forze liberali del Quarantotto gli presentarono il conto per farlo divenire complice della Rivoluzione e lui si tirò indietro, si andò alla tragedia: la sua vita fu in pericolo (tentarono di assassinarlo) e dovette riparare per ben due anni e mezzo a Gaeta, ospite di Ferdinando II di Borbone delle Due Sicilie. Da questa esperienza egli uscì cambiato, uscì saggio, comprese chi aveva di fronte, chi era il nemico, della Chiesa e degli italiani, e da allora non si ebbero più tentennamenti né cedimenti, in lui, e, per tutto il prosieguo del suo lunghissimo pontificato, sempre agì in difesa della Chiesa e della Fede con una fermezza di carattere e una radicalità di azione difficilmente superabile.

Disse no al Risorgimento laicista e anticattolico, non perché lui fosse contro l’Italia, ma perché quel Risorgimento, così concepito e voluto, era contro la Chiesa e la fede, e quindi contro gli italiani; disse no al positivismo e al liberalismo scettico, proclamando l’8 dicembre 1854 con immenso coraggio il più meraviglioso dogma del secondo millennio, l’Immacolata Concezione di Maria (e, caso unico nella storia della Chiesa finora, la sua eroica scelta fu benedetta direttamente dal Cielo, quando, il 25 marzo 1858, nella grotta di Massabielle, la Vergine Ss.ma in persona si presentò a santa Bernadetta con le parole: “Io sono l’Immacolata Concezione”); disse no alla guerra alla Chiesa scomunicando tutti gli artefici e protagonisti dell’unitarismo italiano, mostrando un coraggio senza pari nell’andare “controcorrente” e nel seguire insuperato l’insegnamento del Signore: “siate nel mondo ma non del mondo” (magari qualcuno oggi nella Chiesa avesse un decimo di tale coraggio…); condannò il liberalismo, il socialismo e lo statalismo totalitario con una enciclica (Quanta Cura) seguita da una condanna (il Sillabo) – che impegna l’infallibilità pontificia – di 80 proposizioni errate della modernità, ponendo la Chiesa per sempre al riparo dal compromesso con la Rivoluzione gnostica ed egualitaria, ricordando che dobbiamo sempre essere dalla parte del calcagno che schiaccia il serpente, sempre, anche quando sembra che il serpente stia per vincere; disse no all’anarchia e alla democratizzazione sovversiva della Chiesa, convocando, a tre secoli dal grande Concilio di Trento, il Concilio Vaticano I ove proclamò, nonostante i forti dissensi interni, le norme dell’infallibilità pontificia e quindi ponendo su una roccia indissolubile il Primatus Petri, su cui si fonda la Chiesa Cattolica.

Infine, fu impareggiabile sostenitore delle missioni, delle riforme legittime, della propagazione della fede nel mondo (per lui il rapporto con le altre religioni si fondava sulla pacifica ma costante lotta per la conversione alla vera fede dei popoli, non sulle chiacchiere fritte del dialogo eretizzante e tanto meno sul cedimento teologico), della diffusione di una rinnovata spiritualità fra le classi sociali umili (amico intimo di san Giovanni Bosco), patrocinatore fino ad allora insuperato di cause di santi, polo di riferimento dell’intero ecumene cattolico, restauratore della Chiesa in Inghilterra. E tanto altro si potrebbe dire.

Fu perseguitato in vita, ogni giorno. Fu perseguitato dopo la morte: quando nel 1881 si volle eseguire la sua volontà di essere tumulato non in San Pietro ma in San Lorenzo fuori le Mura, durante il trasporto della venerata salma, gruppi di massoni assalirono il carro e tentarono di gettarlo nel Tevere. Nei decenni successivi, la sua causa di beatificazione fu ostacolata dentro la Chiesa dal clero progressista e fuori la Chiesa da forze massoniche e dal mondo ebraico; nel 2000, quando Giovanni Paolo II ne proclamò la beatificazione, vi fu una spaventosa campagna mediatica di attacco internazionale contro la sua decisione, dai radicali italiani fino al Jerusalem Post, che arrivò alla calunnia infame di definirlo pedofilo… E ancora oggi il processo di canonizzazione non va avanti, in nome del dialogo con il mondo moderno.

Ma Pio IX non ha bisogno del clero odierno: è santo. È santo per la sua purezza personale, da cui la devozione all’Immacolata; per l’impareggiabile forza dimostrata nell’abnegazione a portare la Croce di Cristo ogni giorno per 30 anni, senza alcun cedimento, né personale né tanto meno dottrinale, al mondo (come dire: non voleva piacere al mondo per non dispiacere a Dio); per il coraggio di schierarsi con Cristo ogni giorno della sua vita  e del suo lunghissimo pontificato contro i trionfanti eserciti della modernità anticristiana; per l’esercizio eroico della Fede, che seppe difendere in maniera immune dal pur minimo errore; della speranza, che non abbandonò mai fino alla morte; della carità, per cui spese tutta la sua esistenza.

Un pensiero, fra mille possibili, non può non andare agli zuavi che il 20 settembre 1870 ebbero il privilegio immenso di essere gli ultimi a poter combattere, armi in pugno, per difendere la Chiesa e il suo Angelico Pastore. Diciannove di loro persero la vita per la Chiesa e sono sepolti al Cimitero del Verano, a poca distanza dalla Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, dove riposa il corpo del santo Pontefice. Il nostro pensiero va a loro con un misto di somma pietà e santa invidia: per loro fu ancora possibile impugnare le armi in difesa del Papa nella guerra contro le potenze infernali del mondo. Quello che per noi è una chimera oggi, sebbene la possibilità di donare la proprio vita per la Chiesa l’abbiamo ugualmente tramite altre “armi”, dalla preghiera all’apostolato (e chissà che tra non molto non saremo chiamati a darla anche fisicamente).

Ricordiamo il beato Pio IX – fra le mille maniere possibili – con queste sue parole, segno inequivocabile di un cuore ricolmo appunto di Fede, di Speranza, di Carità, monito per tutti noi oggi nella lotta contro i discendenti ideali di coloro che egli ebbe come suoi nemici giurati: «Quanti tiranni tentarono di opprimere la Chiesa! Quante caldaie, quante fornaci e denti di fiere, e aguzze spade! Tuttavia non ottennero nulla. Dove sono quei nemici? Sono finiti nel silenzio e nell’oblio. E dov’è la Chiesa? Ella splende più del sole».

11 commenti su “Un’altra Storia è possibile. Rubrica di studi storici di Massimo Viglione”

  1. Solo dal professor Viglione ho sentito affermare che lo Stato Pontificio esiste tuttora – una grande verità.
    Mi permetto di sottolineare che i Patti Lateranensi del 1929 (11 febbraio: firmati casualmente il giorno della Madonna di Lourdes), che sancirono la nascita dello SCV (Stato della Città del Vaticano) e la “fine della scomunica” per le istituzioni del Regno d’Italia, dimostrarono e dimostrano di essere un atto straordinariamente importante e profondo. La soluzione della Questione Romana fu, da subito, decisiva nella vita della popolazione italiana, e fondamentale sullo scenario mondiale.
    Nasceva una Città-Stato ultramoderna nella concezione, che papa Pio XI volle subito moderna in senso tecnologico (stazione radio, stazione ferroviaria interna, servizio postale…).

    A proposito del dogma dell’ Immacolata Concezione, ho letto che il Papa fu illuminato da una luce vivissima non naturale -non un raggio di sole- all’atto di leggerne la formula, nella Basilica di San Pietro

    1. Fu la lungimiranza del nostro Duce che avviò le trattative con la Santa Sede per risolvere una volta per tutte l’annosa questione romana!

  2. Annarosa Berselli

    Non mi ricordo la fonte – forse su Vatican Insider, a proposito dell’arrivo delle spoglie di
    s. p. Pio nella chiesa di s. Lorenzo fuori le mura – ho letto diuna probabile santificazione
    del b. Pio IX. Ne sapete nulla?

  3. Bellissimo articolo. Mi unisco ai ringraziamenti. Faccio notare la frase: “Nei decenni successivi, la sua causa di beatificazione fu ostacolata dentro la Chiesa dal clero progressista e fuori la Chiesa da forze massoniche *e dal mondo ebraico*”. E domando: quando ricominceremo a considerare i cosiddetti ” fratelli maggiori” per quello che sono, ossia il popolo che rifiutò ed uccise il Figlio, per poi esserne puniti con la diaspora e che da allora cova un odio viscerale nei confronti dei Cristiani, in quanto nuovi depositari dell’Alleanza?

    1. La cosa veramente grave, caro Alessandro, è che essi sono tuttora inchiodati al rifiuto di allora (concepito e attuato dai capi, ma sottoscritto dalla maggioranza del popolo).
      La madre di Santa Teresa Benedetta della Croce / Edith Stein (che diceva “facendomi cattolica, non ripudio la mia discendenza ebraica, ma le dò sbocco”), sconvolta dal proposito della figlia, disse “Gesù era buono, è vero… ma perché ha voluto farsi Dio?”.

      Se Gesù si fosse “fatto Dio”, non sarebbe neppure buono, ma l’opposto. Purtroppo sono loro che -ucciso il Messia “per mano di gente senza Legge” (At 2, 23)- si sono persi nell’autoidentificazione con il Messia (il popolo sarebbe “il Messia collettivo”)

      1. Analisi puntuale e perfetta, caro Raffaele. Aggiungerei: si sono fatti dio collettivo ed hanno imposto al mondo la nuova religione, quella della Shoah, l’unica il cui vilipendio porta direttamente alla morte sociale ed in moltissimi Paesi alla galera.

        1. Grazie di cuore.
          Oggi è llampante, nei “migliori” consessi internazionali, che Cristo (non si può più chiamarLo così: si dice “Gesù”) dev’essere presentato come una dele mille “grandi figure dell’Umanità”- e perciò come un mentitore e un nemico di chiunque pensi.
          Invece la “loro” condizione di gruppo ETNICO prestigioso e IMMACOLATO va considerata un assioma,, e la loro leadership sul mondo -a partire dall’establishment nord-atlatico delle due sponde- un qualcosa di ovvio.

          Un riferimento agli anni ’60: vi fu un momento, coincidente all’incirca con le esperienze psichedeliche e con i messaggi satanici inseriti all’inverso nelle canzoni, in cui John Lennon disse “Siamo più famosi di Gesù Crristo”. Lasciò la moglie, EMIGRO’ A NEW YORK e iniziò a pontificare insieme alla “compagna” giapponese.
          Un grande momento di autosottomissione di un normale giovanotto iinglese al sulfureo sistema che esplodeva in quel momento negli USA

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