Vette Zenitali. Aforismi e altre amenità di una famosa Agenzia – di Roberto Dal Bosco

di Roberto Dal Bosco

 

3pssdlrQualche settimana fa ho scritto su Riscossa Cristiana un articolo intitolato L’agenzia Zenit e Kill The Children, uccidi i bambini. Un conoscente mi aveva inoltrato qualcosa di scandaloso: «Una agenzia di informazioni cattolica che fa pubblicità a Save the Children!».  Il fatto era davvero sconcertante: sul sito di Zenit vi era una intera paginata che inneggiava ad una iniziativa di Save The Children, con tanto di sponsor collaterali (sponsor che paiono mancare al sito, che scrive ovunque che ha bisogno di pubblicità: forse qui sta il punto) come il cornetto algida. Per chi non lo sapesse, Save the Children è una lacrimevole ONG forsennatamente antinatalista ed abortista: una agenzia di neomalthusianesimo attivo, che, come mostrano persino i documenti del sito italiano, si occupa di ridurre il numero dei bambini nel mondo distruggendo la famiglia (l’espressione eufemistica, la conosciamo, è «pianificazione famigliare»). Un organismo che va ad insegnare alle ragazzine pakistane o africane come si usano i contraccettivi, le turlupinano che far figli in maggiore età è meglio (così se devono farne ne fanno meno, dicono i documenti dell’organizzazione) e comunque la libertà della donna di abortire è sacrosanta e non si tocca. In pratica, una ONG della morte, i cui rapporti con Planned Parenthood – la casa madre della mortis cultura nel mondo – sono ben noti, tant’è che molte realtà cattoliche negano a Save The Children ogni supporto. Dietro le foto degli occhioni dei bambini terzomondiali, si nasconde la Cultura della Morte in tutto il suo abissale, operativo appetito di uccidere.

Sconvolto, scrissi al sito tramite il loro form di contatto, chiedendo di rimuovere l’articolo, che era una offesa, e anche piuttosto grande, per i lettori cattolici, oltre che per le migliaia – milioni? – di bambini che Save the Children contribuisce ad uccidere.

Mi rispose dopo ore il direttore di Zenit, Antonio Gaspari:

«Stimato lettore, Grazie della segnalazione. ZENIT è un agenzia di notizie e come tale abbiamo riportato una buona iniziativa condotta da Save The Children. Il fatto che l’associazione in questione sia coinvolta o cooperi con associazioni abortiste, ci spiace assai». Ci credo, dispiace anche a noi. «vorrei precisarle che noi siamo un organo di informazione che ricerca, approfondisce e riporta le notizie, le storie le testimonianze. Noi siamo giornalisti. Non siamo giudici. Il giudizio spetta a Dio». Eccola. Qui ci cascano le braccia, e non solo quelle. Sono gli effetti collaterali e tossici dei discorsi volatili di Bergoglio: Chi sono io per giudicare un assassino? «L’iniziativa in questione è una buona cosa e come tale l’abbiamo riportata. Se l’associazione in questione svolge altre attività che non sono buone, possiamo pregare per loro sperando che il Signore li illumini e li liberi dall’essere vittime di una ideologia antivita». C’est-à-dire: Preghiamo per la conversione degli abortisti, intanto facciamogli pubblicità, così continuano ad ammazzare qualche altro bimbo: dove sarebbe l’emergenza? La conversione delle anime degli assassini viene prima, così come i martiri in Siria e in Nigeria vengono dopo le chiacchierate con il moribondo massone Scalfari. «Come linea editoriale – prosegue il Gaspari – cerchiamo la buona notizia anche dove sembra non poterci essere, e ci rifacciamo a quanto scritto nel n.34 della Enciclica Lumen fidei: “risulta chiaro che la fede non è intransigente, ma cresce nella convivenza che rispetta l’altro. Il credente non è arrogante; al contrario, la verità lo fa umile, sapendo che, più che possederla noi, è essa che ci abbraccia e ci possiede. Lungi dall’irrigidirci, la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti”». Capito? Roma locuta, causa finita. Piccola lezione all’impudente che si permette di dire che fare uno spot a chi uccide i bambini non va bene. Arrogante, deve essere più umile. È il nuovo corso della Chiesa: si fa il contrario di quello che si deve fare, così si sembra più umili. Infatti, ecco che arriva il patrono dell’umiltà ambiziosa: «Ci sembrano illuminanti anche le parole che Papa Francesco ha rivolto ai redattori della Civiltà Cattolica il 14 giugno nel 163° anniversario della rivista. “E’ vero che la Chiesa richiede di essere duri contro le ipocrisie, frutto di un cuore chiuso, ma – dice il Papa – il compito principale non è quello di costruire muri ma ponti, è quello di stabilire un dialogo con tutti gli uomini, anche con coloro che non condividono la fede cristiana, ma hanno il culto di alti valori umani, e perfino “con coloro che si oppongono alla Chiesa e la perseguitano in varie maniere” (Gaudium et spes, 92)». Infine, dopo questo infallibile collage, essendo che Gaspari una qualche capacità di sentire dove tira il vento pare proprio avercela, prontamente si ricorda che sul soglio ora vi è un gesuita: «Diceva Sant’Ignazio che “bisogna cercare e trovare Dio in tutte le cose”».

Dopo una lettera del genere – sussiegosa, curiale, vacua e soprattutto immorale – lo scrivente era annichilito. Tali personaggi si aggirano per Roma, ottenendo dai preti pure incarichi di responsabilità e prebende? Ma si rendono conto che simili Don Abbondi gli fanno entrare il lupo in casa – lupo proprio nel senso di lupo delle favole: quello che mangia i bambini – e pure se ne vantano? Va bene, OK, «Chi siamo noi per giudicare il lupo». Ma  intanto questo ci ha divorato qualche milione di bambini. Riconosco di essere ingenuo, tanti mi dicono che lì se non si è furbi, untuosi, immorali e forse anche un po’ scemi, carriera non la si fa.

Esternata la mia angoscia ad una amica, lei mi ha rassicurato: «non ti preoccupare per Gaspari, è proprio fatto così. Lo avresti capito se ti arrivasse la newsletter di Zenit, con l’aforisma del giorno». Aforisma del giorno? «Sì, la newsletter quotidiana di Zenit è aperta da delle massime, il messaggio del giorno da meditare. Stanno tra il tragico e il ridicolo». Incuriosito, ho cominciato a farmene spedire un po’, tanto per capire con chi ho avuto a che fare.

I risultati furono strabilianti: al momento, non sono stato in grado di giudicare – ma chi sono io per giudicare? – se si tratta di tragicommedia, demenza o semplicemente di malafede arrivista conclamata. Possono essere tutte e tre le cose insieme, perché, diceva un vecchio adagio francese, «le sot est la monture du démon», lo stolto è la cavalcatura del demonio.

Fu così che mi ritrovai innanzi pregnanti massime come quella di sabato 16 febbraio:

“La tristezza è la malinconia che ha perso la speranza”. Roberto Gervaso (°1937)

Gervaso, proprio lui. Quello che ricordiamo più che per la poderosa imitazione che ne faceva Gianfranco D’Angelo a Drive-In (il «Gervasetto»), per essere storico della massoneria ed iscritto alla P2 (pure lui, come il suo datore di lavoro: fu infatti Gervaso a presentare a Licio Gelli la richiesta di adesione di Berlusconi) con tessera 1813. Un autore, insomma, di cui i cattolici non possono fare a meno. Ecco, un giorno dedicato al pensiero di un presentatore televisivo massone per Gaspari ci sta perfettamente. Ogni giorno del calendario cattolico ha un santo: nello spirito del dialogo, perché anche Gervasetto grembiulino non può avere il suo spazio? E chi siamo noi per giudicare?

Perche voi cattolici pensavate di fare a meno anche di Confucio? E chi siete voi per giudicare quello che anche il gesuita Matteo Ricci ebbe paura di fare?

Fate dunque i conti, cari cattolici, con l’aforisma di giovedì 21 febbraio:

“Governare significa correggere. Se tu dai l’esempio con la tua rettitudine, chi oserà non essere corretto?”. Confucio (551 – 479 a.C.)

Devo dire che ci abbiamo provato a correggere il governo di Zenit, ma ci è andata male, ci è toccato subirci una lezioncina pernacchiosa di cui abbiamo dato conto più sopra.

Forse per capire meglio il senso di mettere Kong Fuzi (il «maestro Kong», poi divenuto Confucio per la vulgata occidentale) in una newsletter cattolica dobbiamo aspettare 3 giorni, cifra mistica del cristianesimo. Ecco a voi l’aforisma di domenica 24 febbraio

“Se il popolo è regolato dalle leggi ed uniformato attraverso le punizioni, esso cercherà di evitarle ma non sentirà alcun senso di vergogna. Se esso è invece guidato dalla virtù e uniformato attraverso le norme di buon comportamento e attraverso i riti, il popolo coltiverà il senso di vergogna, e quindi progredirà”. Confucio (551 – 479 a.C.)

Qui invece che diminuire i dubbi aumentano, e di brutto. Perché pensiamo che Gaspari, con le cose che fa, non coltivi senso di vergogna alcuno.

Altrimenti non riusciamo a spiegarci l’aforisma di venerdì 8 febbraio

“La fede in Dio mi aiuta a credere nei miei sogni, specie nei momenti più difficili”.

Carolina Kostner (°1987)

Sì, una perla di saggezza direttamente dall’oracolare Carolina Kostner, proprio lei: la pattinatrice di Ortisei. Immaginiamo i suoi momenti difficili, tipo quando nel frigo della sua casa di concubinato con l’ex marciatore frignon-olimpico Alex Schwazer trovava, invece che le merendine Kinder, fialette sospette. In quel momento siamo sicuri che la fede in Dio l’abbia aiutata: a non capire cosa erano, quelle fialette, o a porsi in un silenzio mistico, chissà – in fondo, c’era lo sponsor cioccolataio da mantenere.

Ecco, la fede delle star. Per capirla dobbiamo tornare a Confucio, grande ossessione zenitale, del 31 dicembre 2012.

“Le stelle sono piccole fessure attraverso le quali fuoriesce la luce dell’infinito”

Confucio (551 a.C. – 479 a.C.)

Meglio spiegare il concetto con altri alati aforismi di grandi pensatori, come quello di venerdì 21 giugno:

“Estate: Giorni passati a dividere il cielo dal mare, a prendere la rincorsa per volare”.

Claudio Baglioni (°1951)

Baglioni, sì. «Quella sua maglietta fina…».

A questo punto ci dovremmo immaginare tutto, invece non abbiamo ancora visto niente:

Martedì 2 aprile:

“Rifiutarsi di amare per paura di soffrire è come rifiutarsi di vivere per paura di morire”.

Jim Morrison (1943 – 1971)

Alè, Jim Morrison, detto il Re Lucertola, idolo dei tamarri di mezzo mondo, drogato e pagano sino al midollo, cantante scandalistico che inneggiava all’incesto e al parricidio nelle sue canzoni. Per capire chi sia mica per forza bisogna ascoltarsi tutti i dischi, basterebbe aver visto il film biografico di Oliver Stone – tutto sesso e violenza – o quantomeno osservato l’adesivo a catarifrangenti sul retro di automobili coatte. Che ce lo abbia anche Gaspari?

Attenzione potrebbe avere invece un debole per la sua versione cattocomunista e bonariamente emiliana, come indicherebbe l’aforisma di mercoledì 18 settembre:

“Non capisco come mai ancora oggi, oltre duemila anni dopo la nascita di Cristo, in qualche modo la guerra debba essere la risoluzione, attraverso la violenza, delle controversie. Continuo a pensare che è inutile che ci professiamo così tanto moderni o modernisti, quando poi alla fine facciamo i conti con queste realtà.”

Luciano Ligabue (°1960)

Moderni o modernisti ci vogliamo far mancare la citazione di Kahlil Gibran, lo scrittore libanese che con i suoi aforismi già tante cerimonie di matrimonio ha rovinato? Aforisma del 15 luglio.

“La vita senza libertà è come un corpo senza lo spirito.”

Kahlil Gibran (1883 – 1931)

Forse a Zenit vogliono diventare fornitori di contenuto ai Baci Perugina, sponsor che magari gli fa anche gola. Allora vai con la citazione del 13 settembre:

“L’umanità deve mettere fine alla guerra, o la guerra metterà fine all’umanità.”

John Fitzgerald Kennedy (1917 – 1963)

Massì, nonostante tutte le ombre sul patrimonio fatto con il contrabbando, i rapporti con la mafia, la sorella costretta alla lobotomia, l’abortismo spinto della famiglia che si vanta di essere cattolica (e lasciamo perdere le puttane, stradali e hollywoodiane, al paragone delle quali Berlusconi ha la passione per scolarette educande), un Kennedy al giorno fa bene, il gioco è facile, Kennedy – forse solo grazie ad Oswald o a chi per lui – è un mito irrinunciabile, è dell’opinione anche Walter Veltroni, il compianto teorico del «ma anche» che rischia di diventare il nuovo verbo cattolico. Ma a questo punto, perché non puntare direttamente all’Olimpo Feltrinelli? 29 agosto:

“Non smettere mai di sorridere, nemmeno quando sei triste, perché non sai chi potrebbe innamorarsi del tuo sorriso.”

Gabriel García Márquez (°1927)

Ci voleva questo tocco, cosa c’è di meglio di uno scrittore marxista, con un debole per il macellaio de L’Havana Fidel Castro, per tirarci su il morale?

L’apertura al mondo e alle sue leggi mediatiche, il 31 luglio, va ben oltre:

“La libertà, è il diritto dell’anima di respirare, e se essa non può farlo le leggi sono cinte troppo strette. Senza libertà l’uomo è una sincope.”

Will, dal film “Will Hunting – Genio Ribelle”

Ecco i giovani sono agganciati. Come potevamo vivere senza Will Hunting, film scritto da due campioni del cattolicesimo militante come Matt Damon e Ben Affleck (vedere per credere il film blasfemo Dogma con angeli assassini, discendenti di Cristo abortisti, un Dio che è una donna bruttina), diretto dal bravo Gus Van Sant, di cui consigliamo Belli e Dannati, in cui le passioni omoerotiche del regista sono immensamente esaltate in quello che è il massimo inno ai marchettari mai propinato dal cinema d’autore (Pasolini, del resto, è citato apertamente).

A questo punto dubitiamo di noi stessi. Forse ci abbiamo il cuore di pietra.

Facciamo che ne butto lì qualche altro per vedere:

Aforisma di mercoledì 3 aprile:

“Credo che in tutti noi ci sia un po’ di Dio. Nei bambini ce n’è di più”.

Giulio Rapetti Mogol (°1936)

Aforisma di giovedì 18 aprile:

“Un’intera montagna di ricordi non uguaglierà mai una piccola speranza”.

Snoopy, in “Peanuts”, di Charles M. Schulz (1922 – 2000)

Aforisma di sabato 18 maggio:

“Le lacrime che non escono si depositano sul cuore, con il tempo lo incrostano e lo paralizzano come il calcare incrosta e paralizza gli ingranaggi della lavatrice”.

Susanna Tamaro (°1957)

Aforisma di giovedì 7 febbraio:

“Molte persone entreranno ed usciranno dalla tua vita, ma soltanto i veri amici lasceranno delle impronte sul tuo cuore”.

Eleanor Roosevelt (1884 – 1962)

Aforisma di giovedì 2 maggio:

“Il lavoro allontana tre grandi mali: la noia, il vizio ed il bisogno”.

Voltaire (pseudonimo di François-Marie Arouet, 1694 – 1778)

Cioè, il miliardario paroliere di Battisti (massimo rispetto, per carità), un cane (sia pure di fumetti simpatici), una scrittrice di romanzetti di successo (sia pure sedicente cattolica, anche se sosia di Emma Bonino), la moglie di un bravo presidente USA (magari un po’ lesbica, oltre che intima – così almeno ricordava lui un giorno sì e uno no – di Enzo Biagi, indimenticata super-ciofeca dell’italica carta stampata) e poi anche Voltaire, un filosofo – come tutti sanno – che più cattolico non si può.

Non so, è che sento di poter vivere senza queste voci – quantomeno, percepisco interiormente di voler che queste figure stiano lontane dalla sfera spirituale, cioè quel luogo a cui dovrebbe mirare Zenit.

Oddio, forse mi sbaglio. Sono troppo cattivo…

Però poi capita un venerdì 17, mese di maggio. Un aforisma del giorno, tutto da meditare, ai limiti del credibile:

“Sono consapevole d’essere io stesso il primo a commettere degli errori, ma l’importante è riconoscerlo ed avere la determinazione e l’umiltà di essere ogni giorno migliore di quello precedente”.

Flavio Insinna (°1965)

Ora, chi non lo sapesse, questo Insinna, autore di questa che ci sia consentito chiamare «cazzata», è un pingue personaggio che popola telefilm e telequiz della nostra televisione nazionale. Per molti di noi, un grande mistero: brutto, strafottente, simpatico come un cazzotto in faccia, talenti visibili nemmeno uno. Tanti si sono chiesti come sia possibile che questo sia arrivato così in alto, fino al prime time catodico. Sarebbe anche da chiedersi come sia arrivato a Zenit. Proviamo a pensare: cosa hanno in comune Antonio Gaspari e Flavio Insinna? Semplice, per quanto pazzesco: l’Opus Dei. Gaspari si è occupato dell’Opus Dei in una sua inchiesta, e qualcuno mi dice essere ancora vicino alla famosa prelatura. E l’Opus Dei nell’audiovisivo è ben rappresentata nella Lux Vide fondata dal grande Ettore Bernabei, potente casa di produzione di audiovisivi come Don Matteo, nel quale l’enigmatico Insinna «recita» biascicando le battute con il suo accento romanesco.

Che si tratti di un aforisma, come dire, «interessato»? Non lo sappiamo.

Così come non sappiamo cosa spinga Zenit, mercoledì 26 giugno, 2013 a lasciarsi andare alla insospettata poetessa di Villar Perosa:

“Guardo il mare che ieri era una lavagna d’acciaio, sconfinante senza interruzioni nel cielo, e oggi è ritornato mare, vivo, increspato, palpitante. Come la vita: mai uguale, mai monotona, sempre imprevedibile”.

Susanna Agnelli (1922 – 2009)

Susanna Agnelli, membra della più nociva famiglia mai apparsa in Italia, ministro degli esteri per Dini alla faccia di ogni strillo sul conflitto di interessi. Che la FIAT abbia il suo ruolo nella fondazione del Club di Roma – centrale mondiale dell’antinatalismo e dell’antiumanismo spinto, fondato dall’ex uomo FIAT Aurelio Peccei – è ben noto, e anche se non lo fosse, Susanna Agnelli, non è un mistero per nessuno, era una convinta abortista. Quindi, a questo punto arriviamo a capire che per il Gaspari quello di dare spazio agli abortisti – se potenti e influenti – è un vizio costante.

Spieghiamo così anche l’apparire, incredibile di un altro incredibile nome che di cattolico ha ben poco, ma che di fili internazionali e locali, anche pecuniariamente parlando, ne ha moltissimi.

Essendo che si tratta di un giapponese, il lavoro di inoculamento del personaggio e della sua setta è favorito da un aforisma specifico sulla Costituzione Giapponese. È mercoledì 17 luglio:

“Tutte le persone che costituiscono il popolo saranno rispettate come individui. Il loro diritto alla vita, alla libertà ed al perseguimento della felicità, entro i limiti del benessere pubblico, costituiranno l’obiettivo supremo dei legislatori e degli altri organi responsabili del governo”. Articolo 13 della Costituzione giapponese

La Costituzione Giapponese. E cosa c’entra? E cosa ce ne frega? Ma noi non avevamo la Costituzione più bella del mondo? Sul perseguimento della felicità, non c’è l’esempio di quella degli americani, che di fatto, dopo aver sganciato una bella bomba atomica sulla cattolica Nagasaki,  hanno scritto di loro pugno quella giapponese?

No, bisogna introdurre il tema della grande civiltà giapponese per iniettare negli ingenui cattolici il nome di Daisaku Ikeda.

Da quel che vediamo, è l’autore che riceve maggiori citazioni in Zenit. Forse anche più del Papa.

Riportiamo questo florilegio misteriosamente infilato tutto durante il mese di marzo. Praticamente un bombardamento:

Aforisma di venerdì 22 marzo:

“La speranza è il sole.

E’ la luce.

E’ la passione.

E’ la forza fondamentale per la fioritura della vita”.

Daisaku Ikeda (°1928)

Aforisma di mercoledì 20 marzo:

“La speranza cambia l’inverno in estate,

il buio in alba, la discesa in salita,

la sterilità in creatività,

l’agonia in gioia”.

Daisaku Ikeda (°1928)

Aforisma di sabato 16 marzo:

“La speranza trasforma il pessimismo in ottimismo.

La speranza è invincibile. La speranza tutto cambia”.

Daisaku Ikeda (°1928)

Aforisma di venerdì 22 marzo:

“La speranza è il sole.

E’ la luce.

E’ la passione.

E’ la forza fondamentale per la fioritura della vita”.

Daisaku Ikeda (°1928)0

Ora, per chi non lo sapesse, Daisaku Ikeda è il leader della Soka Gakkai, setta buddista in espansione totale in Italia. Quella di Baggio e della Guzzanti, quella che sta costruendo un megacentro a Corsico (Milano) dove ospiterà le migliaia di persone che sta riuscendo a convertire (in ispecie fra le signore della moda, il giro delle PR etc.), con tanto di articoloni su L’Espresso che ne narrano la avveniristica bellezza architettonica.

Il cattolico deve sapere che Ikeda è accusato di qualsiasi nefandezza: simonia (o un suo corrispettivo buddista: avrebbe trafficato con le tavolette magiche su cui si basa il suo culto), stupro, appropriazione indebita di decine di miliardi di yen, tradimento dello spirito pacifista del movimento (Wikileaks rivela che notabili della Soka Gakkai hanno giurato all’ambasciatore USA a Tokyo che il loro partito, il potente Komeito, voterà per far finire il pacifismo nipponico). Qualcuno pensa che Ikeda sia morto – lo ha sparato qualche mese fa un tabloid giapponese, con tanto di dettagli – e che i membri dell’organizzazione non dicano niente perché, come i sovietici che nascondevano la morte dei loro leader, temono il caos tra le fila dei seguaci.

Ikeda – e qui si chiude un cerchio – nei primi anni Ottanta scrisse un libro con Peccei, Campanello d’allarme per il XX secolo, in cui prendeva posizione chiaramente per il controllo delle nascite (conseguenza del suo amore dell’ambiente, ça va sans dire) e quindi per la riduzione della popolazione terrestre, nonché per l’instaurazione di un governo transnazionale: una sorta di sparring partner per un ulteriore manifesto di morte scritto da  Peccei, l’uomo FIAT divenuto grande nemico dei figli dell’umanità.

Qualcuno mi ha suggerito che il potere della Soka Gakkai in Italia sia cresciuto al punto da avere contatti diretti non solo con tutti i partiti (dal PD ai grillini, passando per i berlusconiani, che un tempo erano maggioranza nella setta) ma perfino con il mondo cattolico, finanche la CEI. Ho pensato che fosse una affermazione temeraria, invece ora – vedendo l’inspiegabile spazio riservato ad Ikeda da Gaspari – penso che un barlume di verità possa esserci. Una prospettiva lugubre, che un po’ mi spaventa.

Del resto, ancora tremavo per l’aforisma di martedì 17 settembre

“Se non poniamo fine alla guerra, la guerra porrà fine a noi.”

Herbert George Wells  (1866 – 1946)

Wells, per chi non lo sa, è uno dei veri padri della Cultura della Morte, un teorico dello sterminio necessario per riportare l’ordine presso l’umanità. La citazione usata da Zenit suona ridicola, perché a Wells va dato il credito per aver ispirato la produzione della bomba atomica. Nel romanzo The World Set Free (tradotto in italiano come La liberazione del mondo), Wells prefigura con inquietante precisione l’utilizzo di armi atomiche. Il libro ebbe un effetto profondo sul fisico ungherese Leó Szilard, che lo lesse nel 1932, l’anno in cui veniva scoperto il neutrone. Szilard divenne dunque membro del Progetto Manhattan, quello che diede agli americani la prima bomba atomica. Szilard, come Wells, vedeva nel romanzo l’eccitante prefigurazione di una popolazione mondiale tenuta sotto controllo dalla minaccia della bomba annientatrice.

La storia di Wells, appartenente a massonicissimi circoletti anglici, non è mai giunta completamente al grande pubblico. Il suo anti-natalismo, razzista e classista, è senza pari.

Nel libro del 1901 Anticipations of the Reaction of Mechanical and Scientific Progress upon Human Life and Thought («Anticipazioni della reazione della vita e del pensiero umano al progresso meccanico e scientifico») Wells, basandosi sulla sua cultura malthusiana e darwinista (era stato discepolo di Thomas Huxley, detto il «mastino di Darwin»), imprecò contro «le grandi masse di genti inutili», che egli chiamava «Gente dell’Abisso»: «La nazione che più esamina, educa, sterilizza, esporta o avvelena la propria Gente dell’Abisso (…) certamente sarà la nazione dominante prima dell’anno 2000 (…) è diventato evidente che intere masse della popolazione umane siano, nell’insieme, inferiori nella loro richiesta di un futuro rispetto ad altre masse; è evidente che non possano ricevere le stesse opportunità, che non si possa loro affidare il potere che si affida alle popolazioni superiori; è evidente che le loro debolezze caratteristiche siano contagiose e nocive nel tessuto della civiltà, e che la loro gamma di incapacità tenda a demoralizzare i forti. Dar loro l’uguaglianza è affondare al loro livello, proteggerli e custodire è essere sommersi dalla loro fecondità».

Che dire? Ci pare davvero un autore da citare orgogliosamente  in circoli cattolici.
Siamo partiti dagli antinatalisti di Save the Children su Zenit, per finire a trovarci – tra demenze varie – a vedervi citati padrini del neomalthusianismo, Signori della Cultura della Morte. Gaspari in passato ha scritto molto di questi temi, firmando perfino un libro su quello che ha chiamato il  «razzismo verde», e un volume dal titolo I padroni del pianeta. Le bugie degli ambientalisti su incremento demografico, sviluppo globale e risorse disponibili. Parrebbe insomma uno con la testa a posto. Cosa gli è successo?

Evidentemente, qualcosa a Zenit non va. Lo sapevamo da un pezzo in realtà, da quando nel maggio 2012 dichiararono che in sala Paolo VI, al Life Day organizzato dal Movimento per la Vita di Carlo Casini c’erano 18.000 persone, quando invece testimoni ne contavano appena 2000 a farla grassa.

A questo punto non ci resta che alzare le mani al cielo, e limitarci a suggerire a Zenit alcuni nuovi autori per gli aforismi di Zenit: Aleister Crowley (teologo cattolico inglese del XX secolo), Ilona Staller (santa ungherese), Margaret Sanger (benefattrice della causa dell’infanzia), Giacinto Pannella detto Marco (predicatore francescano), Pol Pot (martire cristiano cambogiano), Madonna (cantante vergine), Marc Dutroux (pediatra belga), Adolf Hitler (mistico tedesco).

Altrimenti, può continuare con aforismi come quello di giovedì 14 febbraio

“Il fuoco di una persona innamorata è tale che basta una scintilla per incendiare il mondo”.

Antonio Gaspari (° 1955)

o di di martedì 18 giugno:

“C’è una virtù dell’alpinista che insegna al mondo: andare avanti cercando il cielo”.

Antonio Gaspari (°1955)

Avanti con gli scarponi verso il cielo e le sue vette zenitali. Saggezza profonda! Sapientia christiana!

Ebbene sì, Zenit – cioè, Gaspari – dà spazio anche all’ineffabile Gaspari creatore di memorabili adagi.

Siamo oltre l’autocitazione, siamo nell’onanismo aforistico, con l’aggravante dell’esibizione in pubblica piazza. Lo diciamo a bassa voce, perché temiamo che un emendamento sull’onanofobia letteraria possa infilarsi nel nostro codice, con la firma di bravi cattolici come l’opusdeina Binetti o lo sciolto civico Gianluigi Gigli – solare figura di cui ci siamo occupati su queste pagine – la cui elezione alla camera fu salutata caldamente da Zenit come «l’elezione di un buon parlamentare», un «cattolico fedele al magistero e di notevole spessore umano e morale».

Dicevamo, in questa storia non si capisce dove inizia il tragico e dove il ridicolo.

C’è da ridere o da piangere?

Ce lo chiediamo sempre più spesso.

7 commenti su “Vette Zenitali. Aforismi e altre amenità di una famosa Agenzia – di Roberto Dal Bosco”

  1. Normanno Malaguti

    Ave4vo, cent’anni or sono, una certa simpatia per antonio Gaspari, poii in più circostanze mi é apparso come un…… ‘tartufo’.
    Nonostante tutto, pensavo che il suo chaimiamolo spirtio di adattamento all’ambiente fosse dovuto a una certa sua interna necessità di apparire e di essere salottiero.

    Dopo gli aforismi che egli ha scelto e che scrive su ZENIT, sono rimasto come u n principiante al temine di un incontro con un campione di mondo di box: letteramente suonato! steso sul ring e il ‘buon’ Antonio precipitato dall’Impire State Bilding. Cordialità.
    Normanno

  2. Daisaku Ikeda è il leader della Soka Gakkai, setta buddista in espansione totale in Italia. Quella di Baggio e della Guzzanti.
    Faccio presente che l’Unione Buddsta Italiana, ha pubblicamente diffidato Baggio dal proclamarsi buddista. Hanno specificato che la Soka Gakkai, sta al buddismo, come i TdG stanno al Cattolicesimo.

  3. Ariel S. Levi di Gualdo

    Cari amici.

    Ho riso in modo triplice, perchè ho riso in tutte e tre quelle mie diverse vesti che formano poi la mia unica e omogenea persona:
    Ho riso come cristiano, perchè come diceva il Beato Antonio Rosmini “il cristiano” – sottintendendo con ciò l’uomo – “è il primo grado del Sacramento dell’Ordine”. Ho riso quindi come prete, ho riso infine come toscano che con siffatte fucine di stronzate “Zenitali” ci va a nozze per una vera e propria questione di cultura.
    Certe battute sarcastiche mi fanno tornare a mente la volta che decisi, avvicinandomi ai 50 anni, di andare da un urologo romano per controllare per la prima volta in vita mia la prostata, visto che così consigliano da anni di fare tutti gli specialisti.
    Parlando del più e del meno lo specialista – oggi mio amico carissimo – mi disse: “Caro padre, è la prima volta che visito un prete”. Risposi: “Vede professore, non sono bei tempi per il clero secolare contemporaneo, meno ancora per quello religioso. Temo infatti che siano sempre meno i miei confratelli bisognevoli di un urologo, visto e considerato quanto si vada sempre più a infittire l’esercito dei preti-signorina, bisognevoli come tali non di lei, ma delle visite specialistiche del ginecologo”.
    Talvolta la verità si dice ridendo, semmai andandoci giù pure pesante. Non è detto però che tra risa e scherzo non si dica la verità, anzi: scherzando si dicono spesso le verità più amare e tragiche. Poi, parlando e scrivendo invece sul serio, nel mio penultimo libro “E Satana si fece Trino”, scrissi ed esposi con tutte le cognizioni di causa il dramma della omosessualizzazione della Chiesa, spiegando come e perchè, tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, si è assistito alla immissione nel sacro ordine di omosessuali palesi, talvolta persino sfacciati.
    Complimenti, caro Roberto Dal Bosco.

  4. Dopo che un amico mi invitò a leggere Zenit.org elogi su Bergoglio, rimasi un po’ interdetto per vari motivi, tra i quali il fatto che si citavano parole di Bergoglio come fossero giuste e sagge, mentre non lo sono affatto!
    Ora, dopo aver letto il saggio di Dal Bosco, ho riso e mi sono proprio consolato: non sono io il fesso !

  5. Cesaremaria Glori

    Caro Dal Bosco, la seguo sempre con attenzione dopo aver letto il suo libro sul Buddismo. La sua pungente satira mi diverte e mi consola e quella su Obama è stata come un boccata d’aria fresca nella calura estiva. Come lei anche’io sto sulla riva del fiume attendendo che passi la carogna del Modernismo. Questo Antonio Gaspari non è, per caso, l’autore di quel libretto in offerta in tante chiese? L’ho letto per qualche pagina e poi l’ho mollato, anche se afferma di essere stato ispirato da San Pio. E’ lui? Grazie e prosegua la sua battaglia per la chiarezza e per la ricerca della verità, specialmente quella più sgradita alle orecchie di chi non vuole aver noie.

Rispondi a vinicio catturelli Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici

Seguici su Spotify e Youtube

Cari amici,
con “Aleksandr Solženicyn: vivere senza menzogna”, primo episodio del podcast “Radio Ricognizioni. Idee per vivere senza menzogna”, il nostro sito potrà essere seguito anche in video e in audio sulle due piattaforme social.

Podcast

Chi siamo

Ricognizioni è nato dalla consapevolezza che ci troviamo ormai oltre la linea, e proprio qui dobbiamo continuare a pensare e agire in obbedienza alla Legge di Dio, elaborando, secondo l’insegnamento di Solženicyn, idee per vivere senza menzogna.

Ti potrebbe interessare

Eventi

Sorry, we couldn't find any posts. Please try a different search.

Iscriviti alla nostra newsletter

Se ci comunichi il tuo indirizzo e-mail, riceverai la newsletter periodica che ti aggiorna sulla nostre attività!

Torna in alto