Visto che non c’è l’Italia, per chi tifate ai mondiali di calcio?

La domanda è di quelle semplici, ma cruciali. Gira ovunque, nei bar, negli uffici, in casa, in chiesa allo scambio del segno della pace, sul tram. Come si usa dire oggi, è diventata virale e abbiamo pensato di palleggiarcela anche a Riscossa Cristiana. Qui sotto trovate dichiarazioni di tifo, o di non-tifo, con spiegazione. Sono aperti i commenti, anzi le vostre dichiarazioni.

STEFANO ARNOLDI: RUSSIA Per chi tiferò ai mondiali? Tiferò la Russia perché tifo per Putin. Quando un politico dice: “Una neo-barbarie morale bussa alle porte e vuol distruggere le Patrie mediante la depravazione morale, soprattutto la parificazione della famiglia tradizionale e naturale con le coppie omosessuali, la perdita di fede in Dio e la credenza in satana. Occorre difendere i valori naturali e tradizionali” (discorso tenuto il 19 settembre 2013 al Valdai Club), ho trovato il mio Presidente.

MARIO BOZZI SENTIERI: GIAPPONE La passione calcistica è un mistero. Almeno per la capacità che ha di suscitare l’identificazione nella “squadra del cuore”. Più semplice riconoscersi nei “colori nazionali”, coincidenti con quelli patriottici, con l’Inno d’Italia e la bandiera. Negli anni dell’internazionalismo una trasgressione. Oggi un tributo trasversale, che normalizza il senso di un’appartenenza condivisa. Ma quando la Nazionale non c’è a quali sentimenti identificativi fare appello? Lungo quali misterici percorsi incamminarsi per trovare, in un campionato mondiale orfano dell’Italia, le ragioni-irragionevoli dell’immedesimazione calcistica? Messi da parte i partner europei, con la loro spocchia da primi della classe, e i fuoriclasse sudamericani storici avversari dell’Italia, forse è meglio cercare lontano, magari nell’esotico ed estremo Oriente, dove il calcio è relativamente giovane, ma il senso delle tradizioni è di casa. E allora “forza Giappone”, recente comparsa sui campi di calcio (la J-League data 1993). Un Giappone che al nostro Paese ha sempre guardato con ammirazione calcistica (lì le squadre amano trescare con nomi italiani: Fagiano Okayama, Montedio Yamagata, Tokyo Verdy, Gamba Osaka, Shonan Bellmare, ecc…) e grande rispetto per le nostre bellezze nazionali. Un Giappone che ci auguriamo possa portare negli stadi quel senso della cortesia, del rispetto e della sincerità che è un modus vivendi di quel popolo, dove ringraziamento, saluto ed inchino sono la plastica sintesi di una visione della vita e del mondo. E poi la bandiera, simbolo della “terra del Sol levante” che tante ascendenze ha con l’oraziano “sole libero e giocondo”, musicato da Puccini. Si dirà: e il calcio? Una passione misteriosa – come dicevamo all’inizio, dove i simboli la fanno da padrone, ancora più delle tattiche di gioco, della forza della squadra, dei titoli conquistati. Una passione tanto misteriosa da farci vedere il Giappone, come una squadra per la quale tifare. Almeno per questa volta…

MATTEO DONADONI: INGHILTERRA Visto che le mie due patrie, Italia e Grecia, non si sono qualificate (grazie a Dio, altrimenti avremmo dovuto sciropparci Balotelli, il rappresentante dei clandestini, come capitano), e che, come ogni anno, alla selezione della CSA, sintesi delle prime due, non è stato concesso di partecipare, mi restano poche opzioni fra cui: Russia che tiferò per simpatie politiche – sto imparando le parole dell’inno con mio figlio – se non fosse, però, che probabilmente quella di Stanislav Čerčesov è la nazionale po futbolu più scarsa della storia russa. Quindi, da un punto di vista puramente calcistico, non mi rimane che la nazionale dei tre leoni. I maestri hanno una squadra molto giovane e talentuosa e sono liberi dal peso psicologico di essere troppo forti come ai tempi di Gerrard, Terry e Lampard. Il loro cammino di qualificazione è stato una passeggiata senza sconfitte (8 vittorie e 2 pareggi, 18 gol fatti e 3 subiti) e il 4-2-3-1 di Southgate pare stranamente funzionare. Così, al netto delle boiate di Mattarella del tipo “Le frontiere son segni convenzionali”, mi rimane solo un grosso interrogativo: “Finirò la vodka prima della finale?”.

 FREZZA&FERMANI: RUSSIA&UNGHERIA Auspichiamo una finalissima Russia-Ungheria in modo che il primo e il secondo posto tocchino ai migliori rappresentanti dei valori europei. In attesa della rigenerazione italiana per il prossimo mondiale. P.S. Ci avvisano dalla regia che l’Ungheria non ha passato le selezioni. Pazienza. Vorrà dire che aspetterà l’Italia in finale tra quattro anni.Intanto, coppa alla Russia

ALESSANDRO GNOCCHI: RUSSIA Non ho mai avuto trasporto per la nazionale italiana per due motivi. Primo: quando gioca durante l’anno provoca la sospensione delle partite di campionato e non c’è domenica peggiore di una domenica senza calcio. Secondo: il calcio non è roba da nazionali ma roba da squadre di club, ragione per cui le esibizioni della nazionale mi hanno sempre dato l’idea di “Giochi senza frontiere” e chi ha la mia età capisce cosa voglio dire. In realtà, c’è anche un terzo motivo: non vedo perché, quando mettono la maglia azzurra, dovrei farmi diventare simpatici giocatori che durante l’anno detesto per il semplice, chiaro e ragionevole motivo che non giocano nell’Inter. Detto questo, il mio cuore batterà per la Russia, che non è una nazionale, ma una nazione e un popolo. Se dovesse vincere, butto i bastoni e ballo il kasatchok con Pecchioli (vedere sua dichiarazione). Nel frattempo, canto già a memoria l’inno: Россия — священная наша держава, Россия — любимая наша страна. Могучая воля, великая слава —Твоё достоянье на все времена!”. Viva la santa madre Russia, Viva lo Zar, Viva Peppone.

PAOLO GULISANO: POLONIA Per chi tifare in questo Campionato del Mondo di Calcio, dal momento che la mia squadra del cuore, l’Irlanda, non è purtroppo riuscita a qualificarsi, come neppure la seconda nel mio ordine di preferenze, cioè la Scozia? La scelta non è troppo problematica : la Polonia.  È una scelta motivata dall’affetto che ho per questo Paese.  Come molti, lo scoprii grazie a papa Giovanni Paolo II, alle lotte dell’inizio degli anni ’80 per liberarsi dal giogo sovietico. Come molti rimasi stupito e commosso di fronte alla Fede intrepida di quel popolo, che affrontava i carri armati e le truppe speciali con in mano i Rosari. Trepidai per le sue sorti, e gioii quando il regime infine collassò. Ho avuto poi l’occasione di visitare in anni recenti questa antica, nobile terra, e oltre ad ammirare una città meravigliosa come Cracovia e il Santuario di Czestochowa, cuore del Cattolicesimo polacco, ho visto una nazione che – pur modernizzata- ancora non cede al consumismo cialtrone e alle seduzioni del pensiero unico. Quindi: avanti Polonia! Che l’aquila spicchi il volo, e rinnovi le gesta del grande Re Sobiesky, il vincitore di Vienna. Senza dimenticare che una vittoria conquistata proprio sul suolo russo avrebbe un gusto  decisamente particolare!

GIOVANNI LUGARESI: BRASILE desidero la vittoria del Brasile, è ovvio! per il semplice motivo che fu la prima squadra straniera che ammirai nel 1958 (una vita fa!), quando Gilmar, Djalma Santos, Nilton Santo (vado a memoria), Zito Bellini Orlando (o Dino), e poi Garrincha, Didì, Vavà (o Altafini), Pelè, Zagallo mostrarono non soltanto un gioco spettacolare, ma pure molto pratico… Anche nel successivo mondiale il Brasile fu superlativo, anche se, secondo me, non come quello del 1958. La mia simpatia è peraltro continuata nel tempo. Per cui, se non c’è l’Italia, ecco il mio augurio per i verdeoro!

 CRISTIANO LUGLI: RUSSIA Scontato: tiferò Russia! E la tiferò per diversi motivi. Il primo è che è sempre giusto serbare ogni tipo di raffinato onore alla padrona di casa, facendola sentire la più importante come si fa con le vere Signore. Il secondo è che in Russia c’è Vladimir Vladimirovic Putin, vero uomo e vero politico. Il terzo è che il calcio, avendo ormai ben poco da dire, ancora meno da dire hanno le nazioni che parteciperanno a questo mondiale. Quanto sembra lontana quella finale di Coppa d’Europa nel 1964, dove la Spagna franchista trionfava 2 a 1 contro l’URSS. Il primo posto spagnolo riscattò tante questioni sospese, denotando gli ultimi veri scontri ideologici, che davano un senso alla maglia e alla bandiera. Oggi l’Europa è il vero nemico, la Russia il vero alleato. Ecco perché, da italiano, non posso che trovare un senso nell’attaccamento a questa nazionale. Utopia pensarla vincente ai mondiali?  Chissà. Nel calcio non sempre chi vince convince. La Russia è certamente debole ed imperfetta, ma d’altronde anche Garrincha, l’Angelo dalle gambe storte, era imperfetto. Forza Russia.

ANDREA MACCABIANI: ISLANDA Premetto di non essere un tifoso sfegatato, ma i mondiali li ho sempre seguiti. Basti poi sottolineare che alla vittoria del 2006 avevo 18 anni. A questo giro la mia simpatia va per l’Islanda. Anzitutto perché è alla sua prima qualificazione, dopo essersi fatta conoscere alla sua prima qualificazione all’ultimo europeo. Insomma: è l’ultima arrivata in una classe popolata da secchioni che scaldano il banco da decenni e solo questo suscita simpatia. Poi c’è un motivo esistenziale: per natura sono incline a scelte insolite, non mi riesce proprio tifare per i più forti. I cattolici in Islanda sono abituati a questo: sono solo il 3,8% della popolazione, a stragrande maggioranza luterana. La peste protestante cercò di cancellare da questo territorio la presenza cattolica dopo secoli gloriosi di storia. Per quasi tre secoli fu proprio così: si ritiene che nessun cattolico vivesse sull’isola. Poi i missionari a metà XIX secolo. Poi la prima diocesi nel 1968, mentre le altre in Europa iniziavano a morire. Poi la visita di Giovanni Paolo II nel 1989. Poi gli europei e i mondiali. Un caso? Può essere. Magari un miracolo come la vittoria ai mondiali può rappresentare un ulteriore disgelo della gelida isola al calore della vera Fede!

MARCO MANFREDINI: AGNOSTICO (CALCISTICAMENTE) Non è che non mi piace il calcio, è che sono proprio calciofobo, e mi sono sempre fatto gran vanto di non capirne un accidente. Possibile che l’unica occasione per manifestare l’orgoglio nazionale sia quella più inutile: le partite? – mi chiedevo ogni quattro anni, col fegato che lievitava. Subito ho appreso la notizia della mancata qualificazione con un interesse pari a quello che potrebbe avere Balotelli per uno stock di creme abbronzanti; poi ho provato sollievo, pensando che le mie già precarie condizioni epatiche non avrebbero subito peggioramenti. Detto ciò risulta evidente quanto l’attendibilità del sottoscritto in materia sia men che nulla; tuttavia visto che, essendo la palla rotonda, ho la stessa probabilità di indovinare il vincitore di un assatanato calciomane, esprimo una previsione che sa più di augurio: punto tutto sui padroni di casa. E credo che sarò in buona compagnia. PS: qualcuno poi mi faccia sapere come è finita.

ROBERTO PECCHIOLI: RUSSIA La domanda è di quelle decisive: per chi simpatizzare ai mondiali di calcio in Russia? La risposta è già nella domanda, ma tenterò di argomentare. Io sono un tifoso da gradinata, non uno sportivo. Tifo Sampdoria dalla prima infanzia, è la fidanzata di una vita, nessun trionfo internazionale degli azzurri mi ha mai dato gioia come una piccola vittoria dei blucerchiati. E poiché il tifoso vive anche di tenaci antipatie, tengo molto alle mie. Non riguardano l’avversario cittadino, il Genoa fondatore del calcio in Italia che rispetto per amore della mia vecchia città decadente. Mi aspetto l’imperitura avversione di molti lettori, ma io sono ferocemente anti juventino. Dunque, in Russia nessuna simpatia per le squadre in cui giocano gli stipendiati di Madama. Sono europeo, resto in questa parte del mondo, scartando a malincuore Argentina e Uruguay, terre di emigranti del nostro sangue.

Mi restano tre possibilità: la minuscola Islanda, belle ragazze bionde, le saghe nordiche, l’Edda di Snorri, i ghiacci eterni, il piccolo popolo coraggioso che ha gettato in galera i banchieri mascalzoni: non ce la può fare. Meglio il Portogallo di Cristiano Ronaldo, il genio della rovesciata assassina alla Gobba, di Fernando Pessoa poeta inquietante dai tanti nomi. Portogallo indomito dell’impresa di Vasco da Gama cantata da Camoes, la saudade di chi parte e guarda per l’ultima volta la torre di Belem, Portogallo dell’ingiusto esilio davanti alle rocce atlantiche di Cascais di Umberto di Savoia, il re di maggio.

Soprattutto c’è la Russia, bastione ultimo della civiltà d’Eurasia, lo Zar Vladimir inviso ai miei nemici, quel suo grande discorso di Valdai, la Prospettiva Nevsky costruita da italiani, l’emozione dei riti ortodossi, il genio cristiano di Dostoevskji. La squadra non è granché, ma pensate che goduria: Putin che consegna la coppa a se stesso! Altro che G7, G20, la Nato, la maledetta geopolitica anglosassone, Heartland e Rimland. Sì, anzi da, sto con la Russia. Se vince, imparo a ballare il kasatchok e mi vesto da cosacco. Chiamatemi Batjuska, Piccolo Padre!

 MARCO TOTI: OGGI NON TIFO NESSUNO Ostia, luglio 1982. Abbiamo sei anni. Intorno ad una rudimentale tv senza telecomando, ci raduniamo per vedere Italia-Germania: a casa di amici, con l’imbarazzo di essere ospiti anche di una vivace bambina. Lattine di coca-cola con dentro sassolini, per festeggiare, rumoreggiando, in caso di vittoria; e tanto cibo apparecchiato su tovaglie ricamate a mano, i cui margini svolazzano per lo scirocco. Mamma e papà come se fossero numi invincibili. Festeggiamo alla rotonda, col mare increspato, come se volesse anche lui partecipare al giubilo: tanto naif che ci si stringe il cuore solo a rammentarlo, in quegli anni così tragici ma per noi con pochi pensieri, e nessuna responsabilità.

Oggi, 36 anni dopo. Non tifiamo per nessuno. Non ci dispiace particolarmente che l’Italia non sia presente ai Mondiali. L’Italia, tutto sommato, non c’è più: “assenza, più acuta presenza”, cantava il poeta. Le cose si capiscono meglio, appunto, per contrasto. Tiferemmo allora, in absentia, per qualche “outsider”: la Romania di Hagi, in primis, anche per i bei colori della maglia: ma non c’è neanche lei. Forse la Jugoslavia, che però non esiste più neppure sulla carta geografica. Il calcio è cambiato: come il tennis, è divenuto un altro sport, pur essendo sempre, in teoria, se stesso. Non è più un rito: è uno spettacolo, un intrattenimento per l’”ultimo uomo”. Ciò riguarda altre realtà, strutture, istituzioni; ed anche noi, siamo mutati pur rimanendo noi stessi: siamo mutati perché siamo rimasti noi stessi. Il tempo è un’immagine mobile dell’eternità, scriveva il filosofo. E tuttavia, brindiamo virtualmente, ma con affetto sincero, agli amici che abbiamo sparsi in tutto il mondo: a quelli che ci sono ancora, ma soprattutto a quelli che hanno oltrepassato la linea, con cui abbiamo condiviso anche alcuni Mondiali. Lo facciamo così, con lo sguardo del cuore un po’ dolente per la graziosa usura del tempo che passa, che è Dio che viene, e con un lieve movimento dell’anima che tutto comprende: “to ancient evenings and distant music”.

FABIO TREVISAN: ARGENTINA A pochi giorni dall’inizio dei Mondiali di calcio, causa l’assenza come tutti sanno dell’Italia, tiferò …un po’ d’Italia: l’Argentina! Leggo infatti tra i convocati dell’Albiceleste nomi come: Giovanni Lo Celso, Federico Fazio, Franco Armani, Cristian Ansaldi, il campionissimo Leo Messi (la cui mamma, Clelia Cuccittini, ha chiare origini italiane) e soprattutto Angel Di Maria, nome e cognome che mi ricordano sempre l’Annuncio dell’Angelo alla Vergine Santissima, come contempliamo nel primo dei Misteri gaudiosi. Non solo, il forte giocatore argentino è nativo della città di Rosario! Come non sostenere tanta grazia che, sin dal nome e cognome, suscita questo calciatore. Soprannominato “El Fideo” (“Lo spaghetto”) per la figura gracile con le braccia lunghe e magre, Angel Di Maria ha così ricordato l’inizio della sua carriera: “Per arrivare al campo mia mamma mi ci portava in bici…oggi mi benedice, mi dà la forza prima di scendere in campo, accende per me una candela prima di ogni partita”. Di Maria non ha dimenticato le sue umili origini, quando il papà Miguel lavorava in una miniera di carbone per mantenere la famiglia. Così lo ricordava il tecnico delle giovanili del Rosario Central, Marcelo Trivisonno (anch’egli di origini italiane): “Angel Di Maria era un ragazzino con le mani sporche di carbone, perché aiutava il padre a distribuire legna e carbone”. Dotato di una tecnica eccelsa, Angel Di Maria (che ha pure il passaporto italiano) è uno dei tanti talentuosi italo-argentini che hanno fatto figurare bene il nostro Paese, se pensiamo ai vari Libonatti, Monti, Demaria (pilastro dell’Ambrosiana-Inter degli anni ’30), Orsi, Guaita, Lojacono, Montuori, Maschio, Sivori, Angelillo e molti molti altri.

19 commenti su “Visto che non c’è l’Italia, per chi tifate ai mondiali di calcio?”

  1. Qualunque squadra est europea (quante sono presenti? sinceramente non lo so, ma ho letto nell’articolo i nomi di Russia, Polonia, Ungheria) e/o Argentina, perché è l’unica che (ogni tanto) presenta qualche giocatore di origine piemontese (cosa che in italia non succede praticamente quasi mai, per non dire mai).

    1. E della Madonna di Fatima no? Gli Europei di calcio del 2016 li ha vinti il Portogallo di CRISTIANO Ronaldo, con goal decisivo di QUARESMA (trad. italiana PENITENZA). Nel segreto di Fatima PENITENZA, PENITENZA, PENITENZA.

  2. Tiferò per ISLANDA-POLONIA-RUSSIA-UNGHERIA-POLONIA-PORTOGALLO-ARGENTINA. E gufero’ contro Germania, Francia ( Francia è una parola grossa , in realtà é una rappresentativa misto Nigeriana/Congolese)Inghilterra, Brasile ed ovviamente contro tutte le nazionali arabe.

  3. Io tiferò per Gesù Cristo e la Madonna che vincono tutte le partite spirituali in casa, perché la vera partita è quella in cui salverò la mia anima e quella dei miei familiari cercando di sgranare più possibile i palloni de Rosario. Grazie a Dio non debbo più perdere tempo con la televisione che per scelta non ho più, ma come ho detto durante al giorno disputo diverse partite sgranando rosari che mi fanno felice, credo più di Balotelli e co., perché allenandomi molte volte al giorno con i rosari oltre ad attirare tante grazie su di me e sui miei cari ritengo che in Cielo potrò ritirare premi che non si esauriscono con una vita calcistica, specialmente celebrata di Domenica giorno del Signore, per la quale dedicandomi completamente a Lui, mi pare di sentire gli applausi dei Santi in coro.

  4. L’ Argentina ha partorito Bergoglio e per questo motivo non tiferò mai per questa nazionale di calcio. Decisamente, FORZA RUSSIA!

  5. Tifero’ Islanda,Russia e Giappone.
    Gufo naturalmente Crucchi francesi e Inglesi.
    Non sopporto i brasileiro e tutte le squadre in cui giocano interisti prescritti cartonati alla Gnocchi(che delusione)
    Mi sembra di scritto detto tutto

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