Vittorio e Walter Veltroni – di Piero Vassallo

Figure dello scisma italiano

di Piero Vassallo

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zzzzvltrnDi Walter Veltroni i media conformisti propongono il classico fotogramma, che rappresenta un giovane, sdegnato ma con vaghe sfumature di perplessità, e intento al dialogo con Pier Paolo Pasolini.

Corrono i roventi anni della contestazione giovanile e l’animoso Veltroni esibisce una espressione scandalosamente tranquilla.

L’ipocrisia al potere nasconde (per quanto possibile) l’imbarazzante immagine dell’accorato onorevole Walter Veltroni, che in parlamento declina l’elogio funebre del giovane neofascista Marzio Tremaglia, vittima nel 2000 di una malattia implacabile.

Due universi ideologici, due stati d’animo, un unico Walter: il titubante navigatore nel fiume furioso della resistenza (postuma) al male assoluto e il figlio di Vittorio Veltroni, geniale e arguto giornalista in camicia nera.

La politica finge, il sangue non mente. La filigrana del libro Ciao, pubblicato in questi giorni nella collana di Rizzoli, narra le con­traddizioni di una storia familiare, che inizia con l’attività giornalistica  del fascista Vittorio Veltroni e termina con l’infelice, contrastata e fallimentare escursione di Walter Veltroni nell’accidentato terreno della politica progressiva, luogo deputato all’esibizione di facce scolpite da un severo e iroso trisma.

Vista la malinconia del presente, conviene rivolgersi al passato dipinto dall’invincibile allegria dei vinti, uno dei quali fu il padre di Walter Veltroni.

Vittorio Veltroni (1918-1956) apparteneva al popolo spettacolare degli ex militanti fascisti, sopravvissuti (non senza intoppi e/o umilianti flessioni) all’epurazione: Augusto Genina, Goffredo Alessandrini, Mario Camerini, Raffaello Materazzo, Giorgio Albertazzi, Marcello Mastroianni, Walter Chiari, Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello, Enrico Maria Salerno, Dario Fo, Nino Besozzi, Nando Ferretti.

Dotati di un invincibile umorismo gli esodati e i pentiti di parola trovarono rifugio nel cinema andreottiano, nella televisione di Filiberto Guala e/o nelle nicchie del teatro borghese e/o leggero.

Negli anni segnati dalla prevalenza dell’umorismo di una destra da palcoscenico, allegra antagonista della cupezza politicante nei partiti progressivi, Vittorio Veltroni e Nando Ferretti scrissero i testi delle riviste surreali di Renato Rascel e di quelle classiche delle tre sorelle Nava.

Approdato all’età in cui si esplora la verità delle proprie lodate o rinnegate radici, Walter tenta di capire il padre, che la morte gli ha sottratto quando era appena nato.

Di qui il libro Ciao, spinoso viaggio dell’amor filiale nel passato di un padre geniale regista purtroppo compromesso con l’innominabile regime fascista.

Forse Walter intendeva assolvere il padre e condannare – senza possibilità di appello – la sua fede fascista. Se non che sulla sfortuna politica di Walter Veltroni, e sulla felicità della sua scrittura, si stende, invisibile una refrattarietà al conformismo de sinistra, che si è tentati di attribuire al gene irriducibile trasmesso da Vittorio Veltroni.

5 commenti su “Vittorio e Walter Veltroni – di Piero Vassallo”

  1. amare e stimare i propri genitori è quasi normale (nonostante il trionfo della cultura sessantottina) – è possibile (mi chiedo) amare i genitori senza tentare di capire i loro veri o presunti errori politici? errori eventualmente, non delitti. il fascismo è un abisso in cui devono precipitare colpevoli e incolpevoli? l’antifascismo contempla la dannazione delle memorie familiari e dei sentimenti dei padri? il fascismo è il “male assoluto”, il delitto imperdonabile dei nostri padri? forse Veltroni è tentato di pensare diversamente? questo è il problema: la storia giudica senza appello? nessuna attenuante è ammessa? è vietato capire e amare un padre fascista? ecco una domanda che dovrebbero porsi milioni di italiani figli e/o figli di figli… fratelli e fratelli, cito il classico caso dei fratelli Pertini: Abele il socialista, Caino il fascista? mah! esclamava l’ingegnere Giovanni Volpe, e la sua esclamazione rinviava alla provvisorietà del giudizio formulato dai vincitori (per conto terzi nel caso).

  2. A parti rovesciate, nel mio insignificante piccolo, io amo mio padre, uomo ‘rosso’, di ferrea cultura e ideologia bolscevica. C’è scritto: onorerai tuo padre e tua madre. Amo e onoro coloro che Dio ha scelto per donarmi la vita e attraverso la quale onorare, servire e amare Dio Onnipotente. Mio padre pensava di avere un figlio ‘rosso’, fedele al l’ideologia di suo padre, di suo nonno, del suo bisnonno. No, suo figlio, ad un certo punto, ha capito l’essenza e la sostanza della vita: Militia est vitae hominis super terram! Chiunque cerca la Verità deve accettare il prezzo. Non a caso il prezzo è la Croce. Non mi sognerei mai di tentare, nel mio piccolo, di giustificare mio padre, mio nonno, il mio bisnonno…

  3. Io penso che E’ NATURALE amare i nostri genitori, sentirsi uniti a loro, a qualsiasi
    partito abbiano appartenuto, qualsiasi siano state le loro idee politiche, anche sbagliate,
    purché non abbiano usato violenza contro nessuno, non abbiano agito disonestamente
    contro nessuno.
    Se invece fosse accaduto questo e non si fossero pentiti, bisognerebbe amarli ma con
    la croce sulle spalle.

  4. il nonno paterno di Walter Veltroni fu federale fascista per anni di Spoleto… Walter non ne parla…..farebbe meglio invece a parlarne…..c’è gente a Spoleto che se lo ricorda ancora il federale fascista Walter Veltroni……

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