di Fabio Sansonna
Come preannunciato da Benedetto XVI nel giorno delle sue dimissioni, presto gli 800 martiri di Otranto saranno proclamati santi dalla Chiesa, il 12 maggio, proprio nel giorno che diverrà la data della loro festa liturgica.
In realtà il culto dei martiri idruntini (anche così sono chiamati gli otrantini) non si è mai spento nel corso dei secoli.
Ogni anno il 31 luglio iniziano ad Otranto (Lecce) le celebrazioni della “tredicina” , periodo che culmina nella veglia dell’Assunzione la sera del 14 agosto, anniversario del martirio di 800 uomini rimasti fedeli a Cristo.
Essi nell’agosto 1480, dopo che i Turchi ebbero massacrato molti idruntini nella Cattedrale ivi compreso l’ arcivescovo, ebbero un periodo di riflessione di tre giorni, ed alla fine scelsero liberamente di morire per Cristo piuttosto che aderire all’Islam, come volevano imporre loro gli invasori.
Otranto era stata già invasa dai Saraceni nell’ 845, ma venne liberata una ventina d’anni dopo, al contrario di tante altre città del Sud che dovettero subire il dominio saraceno per circa due secoli. L’ abate Verdino di Otranto due secoli prima e San Francesco di Paola poi, avevano previsto la persecuzione e il martirio degli idruntini. Una trentina d’anni dopo la caduta di Costantinopoli (1453), e malgrado la sconfitta di Belgrado (1456), le mire di espansione dell’Islam in Europa Occidentale si erano fatte più consistenti.
Il 28 luglio1480 circa 18.000 Turchi inviati da Maometto II, capeggiati da Agomat Pascià, sbarcarono nell’ area costiera denominata Baia dei Turchi (oggi meta balneare di molti turisti) per invadere Otranto. Fino all’11 agosto la difesa militare della città costò la vita a 12.000 otrantini, mentre 5.000 vennero fatti schiavi. Quando i Turchi entrarono definitivamente nella città, iniziò il massacro della popolazione.
Il popolo cristiano si era rifugiato nella Cattedrale attorno al proprio arcivescovo, Stefano Agricola Pendinelli, il quale pronunciò dall’altare queste parole : “ Sono il pastore di questo popolo…preposto al gregge di Cristo…il vostro Maometto, promulgatore di un’empia legge, è stato giudicato dalla sentenza di Dio. E se voi infelici non vi convertirete a Cristo, per sempre ne condividerete la sorte!” A questo invito un colpo di scimitarra decapitò l’anziano arcivescovo, e assieme a lui furono massacrati sacerdoti, religiosi e le persone che si erano rifugiate nella Cattedrale. Nei tre giorni successivi agli idruntini maschi di età superiore a 15 anni fu posta l’alternativa di aderire all’Islam o morire decapitati.
Ma già il 13 agosto Antonio Primaldo Pezzulla parlò a nome di tutti : “ Fratelli avete ascoltato a quale prezzo ci viene proposto di comprare gli avanzi di questa misera vita. …fino ad oggi abbiamo combattuto per difendere la patria,ora è tempo di combattere per salvare le nostre anime per Nostro Signore, il quale è morto per noi in Croce, quindi conviene che noi moriamo per Lui stando saldi e costanti nella fede, e con questa morte temporanea guadagneremo la vita eterna e la corona del martirio”. ” Noi abbiamo inteso le promesse fatteci dai Turchi, ma io a nome vostro le respingo. Nessuno tema le loro minacce, ma seguaci di Cristo abbracciamo la croce e il martirio che per noi sarà vita eterna !”. Un coro fece eco alle sue parole : “ Sì, vogliamo morire per amore di Cristo !”. Il giorno dopo, 14 agosto, furono tutti condotti sul colle della Minerva per essere decapitati. I figli imploravano la benedizione dai genitori, i genitori incoraggiavano i figli ad affrontare il martirio: sembrava una festa! Il primo fu Antonio Primaldo, e pare che il suo corpo decapitato rimase ritto in piedi finchè l’ultimo degli 800 subì il martirio. Un carnefice turco, Berlabei, stupito davanti a tanta fede eroica, gettò le armi e si fece cristiano, venendo impalato sul posto ed entrando col Battesimo di sangue a far parte della schiera dei martiri.
A lungo la minaccia turca era stata sottovalutata in Europa ed i fatti di Otranto fecero capire che la minaccia era reale. Non solo, ma fecero capire soprattutto che la fede cristiana era sempre viva nella gente e rappresentava ancora un grande ideale per la popolazione e quindi un valido baluardo contro l’invasore.
I cristiani di Otranto difesero la civiltà cristiana occidentale: infatti se avessero ceduto avrebbero aperto le porte all’invasore, forse la storia avrebbe avuto un altro corso e non ci sarebbe stata la ripresa di coscienza dell’unità di fede e culturale cristiana a livello europeo nè la battaglia di Lepanto.
Un’ edicola sul colle della Minerva, (oggi S Maria dei Martiri) si trova sul luogo del martirio degli otrantini ed una colonna su quello del Berlabei. Papa Clemente XIV nel 1771 beatificò Antonio Primaldo e i suoi compagni laici (senza specificarne il numero), e papa Benedetto XVI nel 2007 ne ha riconosciuto il martirio per fede, riaprendo la causa di canonizzazione, anche per i numerosi miracoli che continuano ad accadere per grazia dei martiri laici otrantini. Tuttavia, a parte l’arcivescovo che in Cattedrale si espresse apertamente, la Chiesa considera beati gli 800 martiri del colle della Minerva, Antonio Primaldo ,Laico,e Compagni, perché ebbero la possibilità di scegliere e riflettere per qualche giorno, e scelsero tutti di morire per Cristo. “Constantia Sua immortales facti sunt” , stando tutti insieme tra loro ed attaccati a Lui sono divenuti immortali. Sicuramente anche coloro che furono massacrati in Cattedrale giorni prima con l’Arcivescovo sono beati in cielo davanti a Dio, ma la Chiesa nella sua prudenza e saggezza su questa terra esalta il valore della libertà esplicita nell’abbracciare il martirio. Le ossa di oltre 500 martiri sono ancora oggi visibili nella cripta della Cattedrale (oltre 200 furono trasportate a Napoli nel 1482), conservate in 7 teche (solo 3 sono visibili durante l’anno, tutte e 7 durante la tredicina di agosto).Alcune di esse conservano anche parti incorrotte (lingua, mano, sopracciglio,occhio). Molte reliquie dei martiri di Otranto si trovano oggi negli altari delle chiese di tutto il mondo, compresi i paesi di missione.
Bibliografia
Don Grazio Gianfreda – I beati 800 martiri di Otranto, Edizioni del Grifo, Lecce 2007
Luigi Paiano – Gli 800 martiri di Otranto del 1480, Edizioni Mariano, Galatina (Lecce)