di Don Marcello Stanzione
Descrivere la storia della devozione del Culto perpetuo di san Giuseppe significa imbattersi in grandi ostacoli, dovuti all’assenza di ogni documento ufficiale riguardante sia la fondazione e l’originaria organizzazione di questa devozione, sia il suo sviluppo storico nei paesi d’Europa, dove ebbe origine. Un sondaggio è stato fatto da L. Telmosse , pubblicato nel libro Le patronage de Saint Joseph (Montréal et Paris, 1956), che assegna a questa devozione “un posto di prim’ordine”: “Questa devozione si presenta come la più adatta a rendere al nostro glorioso Patriarca gli onori che convengono al suo rango e alle dignità che sempre più vengono riconosciute alla sua persona e alla sua missione”.
Già all’inizio del XIX secolo incontriamo delle pratiche che diverranno proprie del Culto perpetuo. Per questo motivo alcuni autori ne fanno risalire l’origine al ritorno di Pio VII, prigioniero di Napoleone (18 marzo 1814). Altri fissano perfino all’anno 1762 le modalità di un Culto perpetuo destinato all’aiuto spirituale dei morenti. La preghiera in uso era quella dei sette dolori e allegrezze, già diffusa in Italia dal 1605. Comunque, la fondazione ufficiale del Culto perpetuo di san Giuseppe viene datata al 1854, in Italia. Sarebbe l’opera di una pia signora milanese, che intendeva assegnare un giorno al mese a ciascuno degli amici di san Giuseppe che riusciva a raggruppare. Non sappiamo, tuttavia, quando stabilì l’altro modo di associazione, che consiste nell’assegnare un giorno di preghiere consacrate a san Giuseppe per anno e per persone.
Il primo decreto di approvazione sarebbe stato emesso dall’arcivescovo di Milano, il 12 dicembre 1854, ma nessun documento lo certifica. Scopo principale della devozione era che san Giuseppe fosse onorato in modo particolare tutti i giorni dell’anno almeno da una persona; o ancora, se non si fosse raggiunto il numero congruo di persone, ovvero se associazioni di 31 persone, si fossero raggruppate con particolare fervore, che ciascuna scegliesse un giorno al mese nel quale onorare particolarmente san Giuseppe. Di qui il nome Culto perpetuo. Ciascun membro doveva assumersi la sua obbligazione in spirito di unione con gli altri membri dell’associazione. Secondo il vero senso della Chiesa, in virtù della solidarietà spirituale della comunione dei santi, egli doveva, nel giorno da lui prescelto, onorare san Giuseppe a nome di tutti, in modo che il Santo onnipotente in cielo, riceva un omaggio universale e perpetuo.
L’associazione, che onorava in tal modo “l’uomo più vicino a Gesù”, non passò inosservata agli occhi della Chiesa. Pio IX l’approvò ufficialmente per tutta l’Italia, il 20 gennaio 1856, arricchendola di indulgenze. Il 17 marzo 1859 viene rinnovata l’approvazione per tutto il mondo e in perpetuum. Il 15 luglio 1861, un breve apostolico concede nuove indulgenze per il mondo intero; seguono altri numerosi privilegi, a riprova della validità della devozione. Singolare è la facilità di adesione: il Culto perpetuo di san Giuseppe è una Pia Unione alla quale è sufficiente, per esistere, un semplice registro di nomi e di date. Chiunque, per conseguenza, può organizzare nel suo ambiente un centro per il Culto perpetuo. E’ in tal modo che si sono accesi e spenti nel tempo innumerevoli centri, la cui esistenza dipende solo dalla buona volontà dei devoti! Da Milano l’Associazione si è diffusa ben presto in Belgio, Spagna, Polonia, Francia, Germania, in America e nel mondo intero. Nel Canada si è aggiunta la caratteristica di iscrivere tutta la famiglia piuttosto che il singolo individuo.
Ecco gli impegni che l’iscritto si assume:
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Nei giorni letti e stabiliti per professare il Culto accostarsi ai santi Sacramenti; non potendolo fare, supplire con un atto di contrizione e con la Comunione spirituale:
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Assistere con speciale devozione alla santa Messa, in memoria della Presentazione di Gesù al tempio.
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Fare almeno un quarto d’ora di meditazione su san Giuseppe.
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Tenersi raccolto nello spirito e passare la giornata nel ricordo di san Giuseppe.
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Fare qualche atto di mortificazione, qualche opera di misericordia spirituale e corporale.
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Recitare sette Pater, Ave, Gloria a ricordo dei dolori e delle allegrezze di san Giuseppe.
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Chiudere la giornata e con la visita al Santissimo Sacramento e con l’offerta del proprio cuore a san Giuseppe.
Vista l’utilità e la facilità di questa devozione non si troverà qualcuno nella propria comunità, famiglia, parrocchia, associazione, ambiente di lavoro, casa di riposo ecc…, che si prenda in mano un calendario e cerchi di riempirlo di adesioni, incominciando dal piccolo gruppo di un mese? Chi si dichiara devoto a san Giuseppe, potrebbe incominciare di sua iniziativa, trattandosi di una devozione che non richiede una speciale organizzazione, ma è “fatta in casa” e non ha precise regole.
Il Sacro Manto è una devozione oggi molto diffusa per ottenere grazie con l’intercessione di san Giuseppe. Circa la sua origine, come per quella del Culto perpetuo, poco sappiamo. In una edizione del 1929 leggiamo: “Si permette la stampa delle preghiere che seguono per la devozione del Sacro Manto di san Giuseppe Patriarca, e concediamo le indulgenze di quaranta giorni a tutti quei fedeli, che con fervore e vera devozione ne praticheranno il pio esercizio. Esortiamo altresì i devoti di san Giuseppe ad usare bene spesso di una sì grande opera di pietà la quale è sperimentata in ogni tempo di immensa utilità alle anime. Dalla Nostra Arcivescovile Residenza in Lanciano, li 22 agosto 1882. Francesco M. a. Arcivescovo”. Rivoltomi per maggiori informazioni a Lanciano non risulta niente. Sulla copertina della stessa edizione del 1929 è scritto “Divozione del sacro Manto di S. Giuseppe Patriarca composta da una ferventissima sua divota e dedicata dalla medesima a S. E. Rev. Ma Monsignor D. Francesco M. Petrarca Arcivescovo di Lanciano”. Le preghiere raccolte nel libretto del sacro Manto sono molto semplici e hanno come oggetto la richiesta di aiuto e protezione da parte di san Giuseppe.