2 giugno. Ricordo di un galantuomo: Umberto II di Savoia, ultimo Re d’Italia  –  di Cristina Siccardi

Riproponiamo oggi ai nostri lettori questo articolo, pubblicato su Riscossa Cristiana un anno fa. Cambiano le date e il nome dell’inquilino del Quirinale, non il resto. Non cambia soprattutto il dovere di rendere omaggio a un galantuomo.

PD

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Sessantotto anni fa nasceva la Repubblica e andava in esilio volontario Umberto II di Savoia (1904-1983). Sono trascorsi 110 anni dalla nascita dell’ultimo Re d’Italia, ma i media tacciono e con loro i politici repubblicani: troppo signore e troppo cattolico per parlarne…

 di Cristina Siccardi

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zUmberto IIIl Capo di Stato Giorgio Napolitano, i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, il premier Matteo Renzi, il presidente della Corte Costituzionale Gaetano Silvestri, il ministro della Difesa Roberta Pinotti, i vertici delle forze armate e il sindaco di Roma Ignazio Marino hanno omaggiato, nel giorno che commemora la nascita della Repubblica italiana, il milite ignoto che ha «offerto la sua vita per la Repubblica», così ha avuto il coraggio di dire una giornalista di Rai news. Nessun milite ignoto ha offerto la sua vita per la Repubblica, bensì per la Patria e quando era monarchica.

Sessantotto anni fa nasceva la Repubblica e andava in esilio volontario Umberto II di Savoia (1904-1983). Sono trascorsi 110 anni dalla nascita dell’ultimo Re d’Italia, ma i media tacciono e con loro i politici repubblicani: troppo signore e troppo cattolico per parlarne…

Dopo i brogli elettorali del referendum istituzionale del 1946 (al riguardo esiste una nutrita bibliografia storiografica), le truppe polacche del generale Władysław Anders, che ebbe un ruolo fondamentale nella liberazione dell’Italia dai nazisti, offrirono la loro collaborazione, così come l’Esercito regio e l’arma dei Carabinieri, ad Umberto di Savoia, che «come molti sovrani», sta scritto nel bellissimo libro di Luciano Garibaldi Gli eroi di Montecassino. Storia dei polacchi che liberarono l’Italia (Oscar Mondadori), «ben diversi da tanti presidenti e dittatori, non volle però versare il sangue del suo popolo per conservare il trono. Finirono entrambi la loro vita in esilio, ma la loro coscienza era tranquilla». Umberto II, scegliendo l’esilio, risparmiò all’Italia una seconda guerra civile. Pio XII dimostrò la sua benevolenza ad entrambi: ad Umberto II, espropriato dallo Stato italiano di tutti i suoi beni, donò una somma di denaro per i primi duri tempi di Cascais; mentre ricevette in una commossa udienza il generale Anders, al quale, già nel 1944, aveva consegnato la medaglia di Defensor Civitatis.

L’aereo che condusse in esilio Umberto II decollò alle 16,10 del 13 giugno 1946, mentre dalla torre del Quirinale un graduato ammainava il tricolore con lo scudo sabaudo… Ben altro futuro si prospettava per l’erede al trono di Casa Savoia quando cento e uno salve di artiglieria, nel secolare parco del castello di Racconigi (CN), salutarono il Principe nel giorno della sua nascita: era il 15 settembre 1904. La giornalista Matilde Serao scriveva sulle colonne de «Il Mattino»: «Che chiederemo a Dio, che chiederemo alla Provvidenza, per te, per adornare la tua vita?… È vero, il mondo ha sete di pace, ma la pace non basta né all’uomo, né alla società, perché l’anima umana si elevi e si esalti in volo d’aquila. O piccolo Principe, il mondo ha sete di bene: il mondo ha orrore del male possa tu, o neonato di Elena e di Vittorio, o futuro Re d’Italia, diventare forte, ma restare buono; diventare un grande per te, per la tua nazione, per i tuoi tempi, ma restar buono. Rimanga in te, Principe, l’orrore del male; rimanga in te la innata invincibile incapacità del male: rimanga in te, o Re dei tempi novissimi, la savia innocenza del fanciullo». Umberto rimase «buono» e con l’«orrore del male», nonostante le guerre mondiali, i totalitarismi, la scristianizzazione dell’Europa, la solitudine della sua drammatica esistenza.

Egli, nella quiete di Villa Savoia, dove i reali si erano trasferiti per essere distanti dal Quirinale (loro precedente residenza), non si trovò a vivere in una corte, ma in un focolare domestico, fra la gioia e la protezione della materna regina Elena. Tuttavia il clima mutò allorquando iniziò gli studi: Vittorio Emanuele III (che stabilì sempre un rapporto di soggezione e sudditanza nei confronti del figlio, la cui simpatia e prestanza fisica creavano fra loro un enorme distacco) decise che occorreva formarlo militarmente: disciplina, caserma, accademia, esercitazioni; fu così posto sotto la direzione dell’ammiraglio Bonaldi, il quale piegò il suo spontaneismo ad un ferreo autocontrollo, che divenne il filo conduttore di tutta la sua vita. Umberto non andrà al funerale di Attilio Bonaldi: un segnale importante della sua personalità, che non fu mai ipocrita, neppure per interesse della propria immagine pubblica; dissimulatore non riuscirà neppure ad esserlo nella vita coniugale.

A Torino visse i suoi anni spensierati dal 1924 al 1929. Amava gli sport, il ballo, le conversazioni, la compagnia di amici e amiche in un giovane clima goliardico… Ma venne richiamato all’ordine dai suoi doveri, inoltre era giunto il tempo si sposarsi. Il matrimonio (8 gennaio 1930) fra Umberto e la principessa belga Maria José, assai fiera delle simpatie socialiste dei genitori, fu combinato a tavolino. Due culture differenti e opposte quella del Belgio e quella italiana.

Umberto manifestava la sua religiosità apertamente. Peccato ed espiazione gli erano sempre dinnanzi. Significativa, negli anni torinesi, la sua Messa solitaria alle sette di mattina della domenica, al Cottolengo. Da ricordare anche le sue partecipazioni alle processioni religiose, dove indossava il saio, e i pellegrinaggi a Santiago di Compostela, a Nazaret, a Betlemme…

Mussolini lo detestava, lo temeva per il consenso che mieteva intorno a sé, per tale ragione l’Ovra (polizia segreta del Regime) aveva gli occhi puntati su di lui e seguiva tutti i suoi spostamenti. Nacquero così calunnie e pettegolezzi infamanti sull’erede al trono.

Arriva l’8 settembre del 1943: Umberto è contrario a lasciare Roma per raggiungere il Sud, tuttavia Vittorio Emanuele III non transige. Poi l’abdicazione… ma la Monarchia non piace né a De Gasperi, né agli Stati Uniti, tantomeno ai comunisti, che si sono “distinti” nella  lotta partigiana e perciò hanno parecchia voce in capitolo, tanto che l’operazione “brogli” sul referendum istituzionale viene manovrata da Palmiro Togliatti in persona, che interviene direttamente per ritardare il rientro in Italia dei reduci dai campi di prigionia russi. Non possono votare neppure coloro che si trovavano ancora nei campi di prigionia o di internamento negli altri Paesi. Inoltre sono escluse dal voto la provincia di Bolzano con Bolzano, la Venezia Giulia con Gorizia, Trieste, Pola, Fiume, Zara, zone controllate o dall’autorità militare alleata o dalla Jugoslavia di Tito. Insomma, si contano 2 milioni di voti sottratti alla Monarchia. Che cosa importano 2 milioni di voti ai “democratici” Togliatti e De Gasperi?

Il regno di Umberto II durò dal 9 maggio al 2 giugno, 23 giorni appena. L’esilio 37 anni. Trovò una sistemazione a Cascais, sulla Costa del Sol, a circa 30 chilometri da Lisbona. Si faceva chiamare Conte di Sarre. Non andava mai nei ristoranti eleganti, cercava trattorie e pizzerie. Scelse un ritirato stile di vita, quasi eremitico fra libri, ricordi e i fedeli amici che andavano a trovarlo a Villa Italia, dove trovava spazio una profonda vita di Fede praticata, nella continua ricerca della modestia, della preghiera, della mortificazione. Non si considerava ex Re d’Italia, ma un esiliato e viaggiava con un passaporto da apolide, perciò, ad ogni frontiera, veniva invitato al posto di polizia per accertamenti.

Incarnò il suo ruolo secondo uno stile personale, improntato alla riservatezza, alla discrezione, ad un codice etico e religioso di rigorosa severità interiore e di grande dignità. Il Presidente della Repubblica, l’ex partigiano Sandro Pertini, gli fece sperare che un giorno sarebbe tornato in Italia e che sarebbe morto nel proprio Paese… danni e beffe da quella beffarda e sgangherata Repubblica, nata da un vero e proprio colpo di Stato.

Il Re tornò a parlare agli italiani in un’intervista televisiva del 1976. Nessun accento polemico, ricordò soltanto che Carlo Alberto rimase in esilio tre mesi, «io trent’anni», un nodo gli serrò la gola e con la mano fece cenno di non voler aggiungere altro. Struggente rivedere quella testimonianza di un galantuomo che mai si macchiò di corruzione, di menzogna o di truffe, ma visse in maniera evangelica il suo dovere di stato.

Profondamente addolorato dai mondani stili di vita dei figli e della moglie, si spense il 18 marzo del 1983, con la parola Italia sulle labbra, all’età di 79 anni nell’Ospedale Cantonale di Ginevra. Il 24 marzo la sua salma trovò dimora nell’Abbazia di Hautecombe, in Savoia. Per le sue esequie erano presenti diecimila persone, ma neppure un ministro italiano presenziò e la RAI non trasmise la diretta televisiva; l’unico segno di lutto fu portato dai calciatori della Juventus per volontà di Giovanni Agnelli.

Umberto II ha voluto che nella propria bara fosse riposto il sigillo reale, un grande timbro che si trasmette di generazione in generazione quale simbolo della legittimità nella linea dinastica; così facendo non passò nessuna consegna ai suoi eredi.

Questo sovrano signore, che non volle spargere altro sangue nella sua amata terra, ebbe una grande devozione per il Sommo Pontefice. Appena nominato Luogotenente (8 giugno 1944) rese omaggio a Pio XII; il 14 maggio 1982 incontrò Giovanni Paolo II a Fatima e al Papa donò, per volontà testamentaria, la Sacra Sindone.

Fra le carte di Re Umberto II si rinvenne nella sua scrivania uno scritto di suo pugno, che riportava un passo della lettera di san Paolo ai Corinzi (1 Cor 4, 3-4), ricopiata in latino e tradotta in italiano: «Mihi autem pro minimo est ut a vobis iudicer (aut ab humano die). Sed neque meipsum iudico. Nihil enim mihi conscius sum: sed non in hoc iusticatus sum; qui autem iudicat me, Dominus est», «Poco importa a me d’essere giudicato da voi (o da un tribunale di uomini)… né mi giudico da me stesso, poiché non ho coscienza di aver commesso alcunché; ma non per questo sono giustificato: mio giudice è il Signore!».

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 Per approfondire:

zzscrdC. Siccardi¸ Maria José-Umberto di Savoia. Gli ultimi sovrani d’Italia, Paoline Editoriale Libri, Milano 2004.

30 commenti su “2 giugno. Ricordo di un galantuomo: Umberto II di Savoia, ultimo Re d’Italia  –  di Cristina Siccardi”

  1. Pur in soli 23 giorni, ha salvato la faccia (dei suoi predecessori) della dinastia regnante d’Italia. I suoi eredi sono il nulla totale. Chapeau…
    Riposi in pace.

  2. piero vassallo

    il Milite ignoto che muore per la repubblica di giorgio napolitano è una splendida, imbattibile perla di umorismo oggettivo – la rai, peraltro, è un’alta scuola di umorismo oggettivo (il cui vertice accademico è la rubrica rai storia, una trasmissione nella quale giaganteggiano i dinosauri in uscita dal museo storiografico comunista e personalità imbarazzanti, del livello grottesco dei professori Sartori, Cardini e Melloni),

  3. Che votazioni furono quelle?? Le Prefetture erano in mano ai partigiani comunisti Ha fatto male Umberto a lasciare l’Italia avremmo combattuto
    e oggi non avremmo avuto tutti i ladri che ci sono

  4. …….. non dimentichiamo che l’allora presidente degli italiani, sandro pertini, nego’ al Re la possibilita’ di venire a morire in italia……… Che cosa ci si puo’ aspettare da simili antefatti ? Da una classe politica che ha permesso Piazzale Loreto, le Foibe, le stragi partigiane ?
    Dio abbia pieta’ della nostra povera Patria !!!!!!!

    1. Dio abbia pietà delll’italia ricordandosi dei suoi Santi e di quanti continuano a professare pubblicamente la fede in Cristo

  5. Altro che “repubblica”, in Italia e’ stata restaurata una Monarchia. Una “monarchia” un po diversa in quanto monarchia “comunista” con a capo Re Giorgio.
    Una delle tante storiche anomalie di questa Italia ridotta ormai allo stremo delle forze tutte da una classe politica imbelle e incapace.
    Grazie a Re Giorgio siamo al terzo s/governo nominato da Lui e non dal popolo italiano.
    Della RAI e’ il caso di non parlare proprio e’ solo “disinformazione”.
    Alvaro.
    P.S. Mio zio, di cui preferisco non fare il nome, fu medagliato al valore militare da Re Umberto ma anni dopo si “rifiuto” di esserlo da Pertini.

  6. Mi viene in mente la profezia di s. Giovanni Bosco, quando furono emanate le Leggi Siccardi:
    La famiglia che ruba a Dio non arriva alla quinta generazione!
    Quanto al Milite Ignoto morto per la repubblica….3 in storia a Napolitano!

    1. Federico Fontanini

      Verissimo, Angela Pellicciari ricorda l’episodio nei suoi libri sul risorgimento. Bello comunque l’articolo, anche perchè richiama aspetti che io non conoscevo della persona dell’ultimo Re d’Italia. Almeno con lui la monarchia ha avuto una degna fine, pensiamo a quel che ne è stato del figlio e nipote!

  7. mediceo-lorenese qual sono e mi vanto d’essere, pure ho grande rispetto ed ammirazione per questa nobilissima figura, forse l’unico dei Savoia-Carignano che davvero avrebbe meritato di regnare.

  8. Cesaremaria Glori

    Basta il dono della Santa Sindone al Papa per decretarne la grandezza morale. Perduta la dinastia, quel sommo bene non poteva che tornare a quel “servo del sacerdote” cui era stata affidata.Quel “servo del sacerdote” citato nell’apocrifo del Vangelo degli Ebrei la cui individuazione ha tanto fatto discutere gli storici ma che potrebbe ben essere identificato nel Vicario di Cristo. Umberto, un re che ha saputo riscattare la dignità del suo casato che altri avevano offuscato malamente.

  9. Voglio raccontarvi un episodio relativo al principe Umberto, un episodio certamente sconosciuto ai più, nella consapevolezza che anche le piccole storie ci comunicano qualcosa delle persone.
    Avevo un’amica, una carissima amica, morta quest’anno a quasi 89 anni di età, quasi tutti trascorsi come ospite al Cottolengo di Torino. Lei nutriva molta gratitudine nei confronti di Umberto II. Lascio spazio alla sua testimonianza, pubblicata sul numero di settembre 2013 della rivista ‘Incontri’:
    “Mi trovo nella Piccola Casa sin dal lontano 1931, perché madre natura non è stata benevola con me. […] A quei tempi i miei genitori cercarono molto un posto di accoglienza che mi prestasse le dovute cure, e nella mia regione non si trovò un posto adatto per la mia condizione.
    La Provvidenza è venuta in soccorso ai miei cari e si è servita nientedimeno dell’interessamento del Principe ereditario Umberto di Savoia. Egli venendo in visita dai suoi amici Marchesi di Doville, incontrò il Prefetto di Vicenza, che conosceva la situazione della mia famiglia e al quale venne la felice idea di parlargli del mio caso, sapendo che il Principe era a conoscenza del Cottolengo.
    Il Principe non disse una parola, ma nel giro di otto giorni arrivò una persona con la bella notizia che c’era un posto alla Piccola Casa della Divina Provvidenza di Torino. La stessa persona aveva l’incarico di accompagnare me e mia madre a Torino, rassicurandi i genitori che la retta sarebbe stata pagata per tutta la decorrenza della mia vita”.
    Infine invito chi può a leggere il resto della testimonianza di Iole, limpido esempio della profonda fede dei puri di cuore.

  10. la RAI non trasmise la diretta televisiva; l’unico segno di lutto fu portato dai calciatori della Juventus per volontà di Giovanni Agnelli.
    invece fu trasmessa in diretta da RETE 4, allora di Mondadori.

    1. Lucatelli Costantino

      RICORDO quelle sedie di velluto vuote, come RICORDO il tributo popolare al Re Umberto ll°, RICORDO anche la presenza di Enzo Tortora, che fu l’unico ha fare un dignitoso reportage sulla 4 rete di Mondadori, come RICORDO l’infame tranello dell’allora presidente Pertini, che fece del tutto per allungare i tempi affinchè il trascorrere dei giorni lo sollevasse dall’imbarazzo di esaudire l’ultimo desiderio di un Italiano di un Re che voleva morire in Patria. IO RICORDO, SI IO RICORDO !!!

  11. San Padre Pio aveva profetizzato a Maria Josè la fine della monarchia e l’esilio, però le aveva anche detto che,se il ramo Carignano dei Savoia sarebbe appassito, un altro ramo sarebbe rifiorito…l’Italia tornerà ad essere una monarchia col ramo d’Aosta dei Savoia!

  12. Non conoscevo tutte queste grandissime cristiane doti di Umberto II di Savoia!!!
    Veramente una persona straordinaria!!!
    E’ consolante pensare che ora è nella Gloria di Dio!!!

  13. luciano pranzetti

    La dinastia che aveva dato vescovi e papi, custode della sacra Sindone, che s’era macchiata di crimini (risorgimento) ed infangata con la collusione massonica, si riscatta nell’epilogo con la figura di un vero “re galantuomo”, cristiano e grandiosamente umile.

  14. Mario Salvatore MANCA di VILLAHERMOSA

    Una volta soltanto vidi UMBERTO II, a Beaulieu-sur-Mer, in occasione di uno di quei frequenti incontri con gli italiani. Vide il mio nome scritto sul cartellino che avevo appeso al petto, per cui mi chiese subito notizie dei miei genitori (che conosceva molto bene), aggiungendo “Una volta ero abituato a vederli più spesso” (mio padre sarebbe mancato cinque mesi dopo). Dire un grande Re, un grande Signore, un grande Italiano, un grande Cristiano mi sembra troppo riduttivo. Comunque, mi perdoni il Vate e mi perdoni San Francesco, se per Lui faccio la parodia di questi versi (Par. XI, vv. 52-54): “Però chi d’esso Rege fa parole, / Non dica Umberto, ché direbbe corto, / Ma Signore, se proprio dir vuole”.
    Io mi domando come si comporteranno le competenti autorità religiose se e quando si inoltrerà l’istanza di beatificazione di Re Umberto. O forse dovranno chiedere il permesso al capo dello Stato di turno?

  15. La Monarchia non tornerà mai in Italia,ma è importante continuare a ricordare quale fu il ruolo della monarchia Sabauda nell’unificazione,nonostante i tanti errori commessi.

  16. Il 13 giugno ricorre il 75° anniversario della partenza per l’esilio dell’amato
    RE D’ITALIA SUA MAESTA’ IL RE UMBERTO II ( IL RE DI MAGGIO)..
    Nostalgia e dolore nel pensare un Uomo corretto, con un forte amore per
    il Suo paese, dover vivere i Suoi ultimi trentasette anni in terra straniera,
    senza neppur avere la possibilità di terminare la sua vita terrena nella
    Sua adorata Italia .l’Italia l’ha dimenticato, ma Lui,Sua Maesta’ non si e’
    mai scordato dei suoi Italiani anche dopo la Sua morte donando molte e
    parecchie Sue proprietà e effetti personali allo Stato .

  17. Un monarchico senza paura.

    La monarchia un giorno tornerà al Quirinale. Questa repubblica,in 70 anni,ha fatto troppe porcherie. Se siamo una Nazione unita,lo dobbiamo a Casa Savoia. Con Cavour e Garibaldi. Non alla repubblica. Non ai repubblicani. Ed i Principi attuali,con il loro Ordine Mauriziano stanno aiutando tanti Italiani vittime di calamità naturali ed hanno aiutato Italiani in Svizzera a trovar lavoro. Chi di voi sapeva questo? Basta col ridicolizzarli! Non lo meritano. Amano veramente il nostro Paese e noi. Molto più dei repubblicani. Fidatevi! La repubblica è marcia,e ci sta facendo marcire tutti. Basta! Togliamocela dai piedi per sempre. W la Monarchia!!

  18. Umberto II è stato il miglior Capo di Stato italiano dal 1946 ad oggi. I presidenti che abbiamo avuto finora,non son degni manco di allacciargli le stringhe delle scarpe! Facciamo il possibile,nel rispetto della Legge,per riportare un Re di Casa Savoia al Quirinale. Facendolo partire da Ginevra. Maledetta repubblica:con la complicità di storici compiacenti e giornalisti faziosi,sta uccidendo non i Savoia. Ma l’idea nobile di Patria. Vergognoso! Ci stanno spolpando. Fermiamoli.

  19. Anche io,mi sento sempre monarchico. Questa repubblica mi fa veramente schifo. Nata coi brogli,ed ha continuato ad ingannarci ed a spolparci. Ne abbiamo le tasche piene. Facciamo un altro referendum per restaurare la monarchia sabauda in Italia. La Nazione tutta,ci ringrazierà.

  20. Che tristezza, quanto spreco, un onesto in un gregge di malfattori e lestofanti ha ben poco da spartire. Onore a Umberto II, al quale molti Italiani non sanno di dovergli la vita. Onore ad un uomo dimenticato nel momento delle sue esequie, mentre al funerale di Craxi si sono spintonati per esserci, Un Re dura dell’incoronazione ala Sua morte, un socialista da sempre.Lo racconta la storia il partito socialista è il più antico della storia, già al tempo di Alì Babà aveva iscritti.

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