di Alfonso Maraffa
Don Marcello Stanzione è l’autore del libro “365 giorni con san Massimiliano Kolbe” (Edizioni Segno, Udine, euro 15,00)
San Massimiliano Kolbe morì martire della barbarie hitleriana ad Oswiecim (Auschwitz) – celebre campo di sterminio– perché volle prendere volontariamente il posto di un padre di famiglia, concludendo con l’immolazione a Cristo tutta una vita di santità.
Polacco, era nato a Zdunska Wola (Lodz), nel 1894. Entrò da giovane tra i Francescani Conventuali, studiò teologia anche a Roma. Innamoratissimo della Madonna, fondò la Milizia di Maria Immacolata. Missionario in Giappone, fondò la Città dell’Immacolata (Niepokakalanow).
San Massimiliano Kolbe è senza dubbio una delle figure più significative e affascinanti del XX secolo, che redime il mondo dalla barbara violenza in cui una cultura vuota di Dio, di spiritualità, di umanità lo ha condotto. Una risposta misericordiosa di Dio al mondo. Paolo VI lo beatificò il 17 ottobre 1971; Giovanni Paolo II lo proclamò santo il 10 ottobre 1982. Grande è la sua devozione nel mondo come santo, l’ammirazione come eroe umano.
Ancor prima dell’ordinazione sacerdotale aveva creato la Milizia dell’Immacolata e, nel 1922, la rivista “Il cavaliere dell’Immacolata”, che raggiungerà altissime tirature e si diffonderà in tutto il mondo. Nel 1927 dà vita alla “Città dell’Immacolata”, un centro per la diffusione del culto mariano attraverso i nuovi mezzi di comunicazione. Frà Massimiliano qualche anno dopo è in Giappone , a Nagasaki, dove fonda una città mariana e organizza la stampa cattolica.
Quando nel 1939 i tedeschi occupano la Polonia, Kolbe si trova nella sua terra, e non teme di prendere posizione contro il nazionalsocialismo. Diventa ben presto una figura scomoda, e nel febbraio 1941 è internato nel lager di Auschwitz. Da quel giorno diviene il n. 16.670.
Verso la fine di luglio è trasferito al blocco 14, dove detenuti sono adibiti alla mietitura nei campi. Approfittando di questa occasione un prigioniero riesce a fuggire, ma la legge del campo è terribile: per ritorsione ben dieci prigionieri devono essere destinati al bunker della morte. Quando i dieci vengono scelti, uno di loro supplica, terrorizzato, di essere risparmiato perché ha moglie e figli. Kolbe, quindi esce dalla sua fila e si presenta al comandante. “Sono un sacerdote cattolico, sono anziano; voglio prendere il suo posto, perché lui ha moglie e figli”. Il comandante esterrefatto gli grida: “Ma sei diventato pazzo?”. “Sono un sacerdote cattolico e un religioso”, risponde calmo. Dopo un attimo di silenzio il comandante accetta lo scambio. Dopo due settimane di indicibili sofferenze, nel porgere il braccio per la puntura di acido fenico, frà Massimiliano serenamente dice. “Ave , Maria!”.
E’ la vigilia dell’Assunta e ha quarantasette anni.
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