Mafie, legalità e scioperi di regime – di Elisabetta Frezza e Roberto Dal Bosco

Ci risiamo. Padova – eletta capitale dell’antimafia – invasa dalle bandiere della PACE, traffico bloccato, centro blindato, musica a palla, torme di teen-agers rastrellati a scuola e riversati per le vie della città, teleguidati da qualche capopopolo cavato per l’occasione dalla naftalina. A strettissimo giro di posta viene chiamata un’altra manifestazione universale, con annesso “sciopero” di regime. Continua lo stillicidio di scioperi indetti dal chi comanda – un cortocircuito totale dello strumento teorizzato da Sorel come nobile arma dei deboli contro il potere – curioso segno di una società disorientata al massimo grado.

SCUOLA, CHIESA E STATO SCIOPERATI Dallo sciopero per il clima e la salvezza del pianeta della settimana scorsa, a quello contro le mafie declinate al plurale e per la “legalità”, il nuovo idolo trasversale di chierici e laici. E infatti, per la par condicio, mentre del primo era corifea una ragazzina svedese con le trecce e la sindrome di Asperger, del secondo il portabandiera è un diversamente prete scelto per l’occasione dal catalogo variopinto della neochiesa costituzionale, nel senso di quella che, rottamata la Giustizia insieme alla Fede, ha giurato eterna obbedienza al Potere secolare, depositario unico della “legalità”.

Come con il gender, come con i vaccini, come con l’ecologia, pure con la retorica antimafia l’endiadi stato–chiesa, a mezzo scuola, mostra di essere ormai assorbente e indistruttibile, a vantaggio delle sinistre serve della demo-plutocrazia oligarchica di matrice sovranazionale, in evidente crisi di consenso. Ecco che, per recuperare terreno, si fa irruzione nelle scuole e si reclutano eserciti di duttilissimi imberbi agitando qualche argomento moschicida che sia in grado di spolverare di “impegno civico” una scorrazzata al sole di primavera.

I benefit per comprare gli adepti sono lasciati alla creatività di insegnanti e dirigenti, che non sanno più come favorire la finta protesta dei finti ribelli. Una bella trovata è quella di considerare la partecipazione alla sfilata come assenza giustificata, ovvero come “presenza fuori scuola”, così si elude anche il filtro dei genitori, sia mai che qualche retrogrado preferisca ancora che il figlio la mattina stia seduto sul suo banco invece che intrupparsi in una manica di compagni senza pensieri e senza pensiero.

LA RIESUMAZIONE DI CASELLI Per l’occasione, hanno riesumato perfino Giancarlo Caselli. La guest star della manifestazione vanta un bel track record nella lotta alla mafia, tanto che due anni fa, in una intervista a Il Fatto Quotidiano, ha sentito di esibirsi in una interessante excusatio non petita: «Strumentalizzare i suicidi: solita scusa per fottere i pm». Il riferimento è chiaramente al maresciallo dei carabinieri Antonino Lombardo, che si tolse la vita lasciando scritto così: «Mi sono ucciso per non dare la soddisfazione a chi di competenza di farmi ammazzare e farmi passare per venduto e principalmente per non mettere in pericolo la vita di mia moglie e i miei figli che sono tutta la mia vita».

Che dire: i giovani in piazza, hanno i Caselli come eroi. Quello che al Fatto dichiara: «Nel ‘94, quando ero procuratore di Palermo, si tolse la vita il maresciallo dei Carabinieri Antonino Lombardo. In quei giorni ci fu chi disse addirittura che Lombardo si era ucciso perché non volevamo lasciarlo andare in America a interrogare Gaetano Badalamenti. Perché, si disse, il boss doveva dire cose che avrebbero scagionato Giulio Andreotti. Ovviamente era falso. Badalamenti era un boss disposto a tutto per conseguire i suoi scopi criminali, fra i quali non rientrava dire la verità. Ma la tragedia fu strumentalizzata per gettare fango sul processo». Bella legalità. Bella anche la certezza con cui il giudice-eroe Caselli assegna alle cose, al netto della verità processuale, il crisma del vero e del falso.

IL PARTITO DELLE BANCHE ALLA CERCA DEL VOTO GGIOVANE Ma non ci preme ora addentrarci in questa mistica del processo penale, che ci fa ripiombare ai tempi di Tangentopoli. Suscita una certa impressione, tuttavia, vedere i giovanissimi, che di quei tempi non hanno nemmeno memoria, gettati in questa fornace infame per l’utilità di qualcuno.

L’emorragia di voti del PD spinge il partito-sistema – radicato in tutto l’apparato dell’istruzione: dai dirigenti ministeriali ai presidi, ai sindacati (per placare i mugugni dei quali era stata fatta ministro una sindacalista diversamente istruita) – a cercare nuovi touch points con la gioventù perduta, che rifiuta il Partito Democratico e tutti i suoi volti.

Lo dimostra il fatto che, tra i giovanissimi emiliani, bacino elettorale perenne del fu PCI, alle ultime elezioni quasi nessuno votò per Renzi e compagni, identificati come i burocrati del «Partito delle banche». Il diciottenne ha messo la sua croce altrove.

Ecco perché si sono ridotti a piazzare in copertina il volto autistico di Greta e dell’Ecologia planetaria, e ora di don Ciotti e dell’antimafia. Sperano che, oltre alla promessa di saltare un giorno di scuola e magari limonare con quella che ti piace, al ragazzino resti attaccato qualcosa della cultura della mobilitazione, della giustizia sociale, e di quei temi che dovrebbero in qualche modo identificarsi con la sinistra. Una sinistra cui non resta che vergognarsi, e che invece pensa di poter ricucire lo scollamento con il popolo manipolando i cervelli degli scolari e sventolando in piazza bandiere arcobaleno.

NDRANGHETISTI E PIDDINI Giusto per puntualizzare, bisogna dire qualcosa sulla ‘Ndrangheta, che sta soppiantando la Mafia siciliana e quella italo-americana in grande crisi e pure la camorra. Questa organizzazione, che quale rito di iniziazione richiede il giuramento sugli «spiriti di Garibaldi, Mazzini, La Marmora» (vedere il video per credere, tra invocazioni allo «splendore della luna» e alla «santa catena»: vagamente massonico, che dite?), si dice che detenga una percentuale a doppia cifra dell’intero sistema immobiliare di Germania, Belgio, Olanda, persino Monte Carlo, e una fetta decisiva della Borsa di Francoforte.

I proventi arrivano soprattutto dal monopolio della coca (grazie ad accordi con i Colombiani stipulati anche attraverso matrimoni incrociati, come tra i feudatari del Medioevo), che entra a Sud dal porto di Gioia Tauro e al Nord da quello di Amburgo. In pratica, la quasi totalità della polvere bianca sbarcata nel continente la smerciano, orgoglio nazionale, i calabresi.

Ora, qualcuno può dire agli scioperanti – alle mosche cocchiere e alle moscerini ingannati e impigliati – che in Lombardia i circoli del PD sono infiltrati dalla ‘Ndrangheta, che anche a Brescello (cosa ne direbbe il povero Peppone?) tutto il PD locale sarebbe suo feudo, che un’intera ala del PD sarebbe deviata dai calabresi, e che il loro summit lo allestiscono nel circolo ARCI dedicato a Falcone e Borsellino?

Con l’occasione conviene anche avvisarli, mosche e moscerini attaccati alla carta moschicida, che il marchingegno a cui festosamente concorrono è predisposto perché domani le “mafie” contro le quali, nel tempo di tutte le libertà, sarà obbligatorio manifestare, comprenderanno i detentori di un pensiero divergente da quello che il potere prescrive debba essere pensato. E manifestato. O-ce-a-ni-ca-men-te. Come in ogni regime che si rispetti.

3 commenti su “Mafie, legalità e scioperi di regime – di Elisabetta Frezza e Roberto Dal Bosco”

  1. Se non li ha confessati, caro don Ciotti, non ha liberato nessuno, non ha salvato nessuno, il suo ministero vale zero.
    Poche balle

  2. Vuoi vedere che gli organizzatori di certe manifestazioni antimafia sono pure a favore della mostruosa legge sui pentiti? Una legge immorale ed aberrante che concede salvacondotti a fior di criminali che, solo quando vengono arrestati, poverini, si “pentono” restando impuniti in spregio alle tante vittime che hanno fatto.
    Tornado a Padova, chi ha organizzato la c.d. manifestazione antimafia non ha difficoltà a far marciare i propri militanti con fior di associazioni comuniste, paracomuniste che hanno alle spalle una Ideologia che, ad oggi, ha provocato oltre 120.000.000 di morti. Leggere per credere:
    https://www.ilmattino.it/primopiano/cronaca/macerata_manifestazione_antirazzista-3540077.html
    In una paese come il nostro, in cui lo Stato è stato ucciso dalla permissivista ed antinazionale “cultura” liberal-catto-comunista, quando certi alfieri dei diritti umani vengono incalzati nel concreto si arrabbiano. Leggere sotto per credere:
    https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/antirazzismo-unorribile-caricatura-e-la-realt-di-un-impegno-esigente

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici

Seguici su Spotify e Youtube

Cari amici,
con “Aleksandr Solženicyn: vivere senza menzogna”, primo episodio del podcast “Radio Ricognizioni. Idee per vivere senza menzogna”, il nostro sito potrà essere seguito anche in video e in audio sulle due piattaforme social.

Podcast

Chi siamo

Ricognizioni è nato dalla consapevolezza che ci troviamo ormai oltre la linea, e proprio qui dobbiamo continuare a pensare e agire in obbedienza alla Legge di Dio, elaborando, secondo l’insegnamento di Solženicyn, idee per vivere senza menzogna.

Ti potrebbe interessare

Eventi

Sorry, we couldn't find any posts. Please try a different search.

Iscriviti alla nostra newsletter

Se ci comunichi il tuo indirizzo e-mail, riceverai la newsletter periodica che ti aggiorna sulla nostre attività!

Torna in alto