Contrordine “rezdore”, arriva il tortellino di Monsignore

Occorre riconoscere che, a viverlo con il supremo distacco degli stoici, il nostro è un tempo divertente. L’ultimo episodio che muove all’ilarità è la guerra dei tortellini bolognesi. Per la festa di San Petronio, patrono di Bologna, la grassa, la dotta e anche la rossa, la chiesa locale distribuisce il più famoso dei piatti emiliani, i tortellini. Quest’anno, tuttavia, c’è una variante, diciamo così, gastronomico-culturale. La Curia, diretta da mons. Zuppi, successore molto bergogliano di cardinali del calibro di Giacomo Biffi e Carlo Caffarra, ha deciso di modificare la ricetta. Niente più carne di maiale nel ripieno della gustosa specialità, ma di pollo. No, nessuno sfregio nei confronti dell’Accademia del Tortellino, pur giustamente indignata, ma il desiderio di essere inclusivi, non offensivi nei confronti di chi non consuma carne suina. È finalmente nato, a iniziativa dei benemeriti preti di San Petronio, il tortellino politicamente corretto.

Poiché non risultano proteste di vegetariani e crudisti, né obiezioni da parte dell’antica comunità ebraica felsinea, e nemmeno indignazione di parte induista e giainista, è evidente che i delicati, pii sacerdoti hanno agito così per timorosa considerazione nei confronti del divieto di carne suina da parte mussulmana. O magari a scanso di discussioni poco teologiche e molto politiche. La sottomissione avanza e la sua ultima bandiera è il vecchio, caro, appetitoso tortellino, che, senza l’apporto del maiale, è tutta un’altra cosa.

Benediciamo l’indubbio vantaggio dietetico della nuova ricetta, ma ci piacerebbe ascoltare i commenti, le risate, sotto gli islamici baffi, dei devoti di Maometto residenti tra le torri Garisenda e degli Asinelli. San Petronio diventa accogliente, multiculturale e, diciamolo, anche un tantino pusillanime. Strano che i cauti monsignori bolognesi non siano stati sfiorati dal ridicolo della loro iniziativa, ma già, sono troppo seri, impegnati nel sociale, inclusivi e politicamente corretti per sorridere di se stessi.

Viene in mente il poema del Seicento di Alessandro Tassoni, modenese, quindi fiero avversario di Bologna, La secchia rapita. I suoi concittadini rubarono una secchia di legno ai bolognesi e questo scatenò, nel divertente poema, una guerra tragicomica. Lo sfregio al tortellino per non richiesto riguardo ai fedeli di Allah fa sorridere, ma di amarezza. La secchia rapita è la nostra civiltà, la nostra cultura, anche quella popolare, materiale, di cui i tortellini sono un piccolo elemento. Dobbiamo disfarci anche di ciò che mangiamo, e i monsignori guidano la ritirata. Non solo a Bologna, peraltro, poiché un’altra polemica si è aggiunta nello stesso giorno. Il ministro grillino Fioramonti ha ipotizzato il ritiro dei crocifissi dalle aule scolastiche, salvo rimangiarsi in parte le parole, tra distinguo, chissà, vedremo, nel peggior stile vetero clericale.

La risposta della chiesa italiana ci è dispiaciuta molto di più dei tortellini al pollo. Monsignor Stefano Russo, segretario della Conferenza Episcopale, un uomo di potere che sa misurare le parole, ha risposto che il Crocifisso non è un simbolo divisivo, il che farebbe inorridire Colui che salì sulla croce, bensì un elemento di appartenenza a una civiltà. Sacrosanto, ma allora perché non combattono per essa, e al contrario fuggono, si nascondono, balbettano e non hanno neppure il coraggio dei tortellini? Incredibile è la frase successiva: la civiltà nostra è intrisa di cristianesimo “anche per ciò che ne è scaturito in termini di accoglienza e integrazione”. Insomma, siamo cristiani in quanto rinunciamo a noi stessi. La lingua batte dove il dente duole, la chiesa si è ormai appiattita su una visione mondialista ostile alla civiltà di cui è stata levatrice. Dobbiamo diventare meticci – Bergoglio dixit – e siamo cristiani non perché crediamo in un evento salvifico simboleggiato dalla Croce, ma in quanto accoglienti, integratori e inclusivi. Tombola.

Quanto a Gesù Cristo, non se ne parla. Meno ancora dei contenuti della fede. La crisi del cattolicesimo non è politica, storica e neppure etica. È un’enorme crisi di fede nel contenuto veritativo del messaggio cristiano. È la prima religione relativizzata, da cui si espelle gradualmente il mistero, il soprannaturale e presto lo stesso Dio verrà dichiarato tutt’al più probabile. Il Vangelo è un simpatico racconto di quattro buontemponi che fraintesero l’accaduto – mancavano i registratori, lo ha detto il capo dei gesuiti – e la vita eterna mah, speriamo, mancano le prove.

In un conversazione piuttosto animata con un sacerdote “modernista”, chi scrive, alcuni anni fa, disse che, per fare chiarezza, sarebbe bastato aggiungere alla liturgia del Credo durante la Messa un semplice “non”. Dicano “non credo” , poiché non credono. Non è questione di tortellini, carne di maiale e immigrazionismo in tutte le salse. Corre al passo del gambero una Chiesa senza Dio. Non la secchia, ma la croce è stata rapita dai suoi custodi.

8 commenti su “Contrordine “rezdore”, arriva il tortellino di Monsignore”

  1. Ottimo articolo. E poi indipendente da un discorso prettamente religioso, è verissimo: come mai non protestano i vegetariani e i vegani? Forse per non ledere la suscettibilità degli islamici come ormai fanno la maggior parte dei cattolici (ad iniziare dai vescovi)? Tortellini con carne di pollo, cioè il pollo si… ma il maiale no! Come è possibile che (cani e gatti esclusi in quanto animali da compagnia) gli animali non sono tutti uguali?

  2. Magari la Croce fosse stata soltanto rapita. È stata piuttosto rapinata. E a mano armata: armata delle peggiori intenzioni. Ne è stato infatti strappato il Crocifisso, Colui che vi si è lasciato appendere per meritarci la vita eterna. E con tanto di ringraziamento per tanta misericordia è stato tolto di mezzo, sbeffeggiato, buttato fra le grinfie di quelli che ci chiamano infedeli per deriderlo e oltraggiarlo, tronfi della vittoria su coloro che si sono loro asserviti al punto di essere caduti nel ridicolo: lo stravolgimento del tortellino, pietanza che non si capisce per quale motivo dovrebbe essere consumata durante la festa di San Petronio da gente che nulla ha a che fare con festività cristiane. Dunque, che se ne stiano a casa loro a mangiarsi il loro kebab e soprattutto che i nostri preti se la smettano di mettersi davanti a loro a novanta gradi, senza neppure che gliene sia stata fatta richiesta. Un asservimento che, mi si scusi, fa soltanto vomitare.

  3. Ormai è da parecchio tempo che chiedo e mi chiedo: ad esempio, se alle donne musulmane chiedessimo di togliersi il velo per rispetto dei nostri costumi, almeno quando entrano nei nostri negozi ecc., cosa succederebbe?????????
    ECC: ECC.

  4. Davvero grazie!!! Perfetta analisi…purtroppo!
    E oggi si preghi il Santo Rosario per questi pastori senza Dio che da domani lavoreranno al confezionamento di una Chiesa- tortellino non più ripiena di Cristo, ma di un guazzabuglio di fede-politica più digeribile dal mondo politicamente corretto e accompagnata da generose sorsate di ottima birra tedesca!

  5. Questi sono i risultati di aver creduto dei bonaccioni i comunisti di ogni latitudine anni fa quando la Chiesa era ancora salda su sulla Fede.
    E’ stata una piccola fessura . da cui è entrato questo fumo di satana .

  6. Ieri sera il parroco, parlando del mese missionario, ha detto che essere missionari non significa solo andare in Africa ad aiutare la gente del luogo (N.B. “aiutare”, non evangelizzare), ma anche aiutare chi è vicino a noi, la moglie, il marito, i figli, sapendo perdonare, accogliere, andare avanti. Nemmeno un fugace accenno all’evangelizzazione, alla conquista di anime a Cristo, al portare la vera, sola religione rivelata ai seguaci di false religioni (guai!e la pace tra le religioni?), compito questo fondamentale per i missionari, assegnato loro direttamente da NSGC. Di questo compito della Chiesa i preti non ne parlano più, segno evidente che la loro “chiesa” è cattolica solo di facciata, per ingannare le anime semplici, ma nel profondo è tenacemente anticristica, seguace del Nemico; infatti Cristo dice chiaramente “chi non è con Me, è contro di Me … chi non raccoglie con Me, disperde…”, e il rifiutarsi di eseguire il compito loro affidato, cos’altro vuol dire, se non porsi orgogliosamente contro di Lui, disobbedirGli? Già in un’altra occasione lo stesso parroco aveva chiesto retoricamente ai bambini ((in una domenica di raccolta fondi per le missioni) “cosa ci vanno a fare i missionari in Africa?”, rispondendo poi per loro “ma ad aiutare la gente, a costruire pozzi, case, “, però, guardate bene, aveva aggiunto, non è tutto qui (ho, sollievo, pensai, adesso parla dell’evangelizzazione), gli africani non devono rimanere spettatori inattivi, no, debbono rimboccarsi le maniche ed aiutare anche loro i missionari a costruire pozzi, case; i missionari ci mettono i fondi raccolti, la gente del luogo ci deve mettere la forza lavoro, questo il vero volto della missione. E’ ancora Chiesa di Cristo questa? Anche senza arrivare alle sceneggiate della danza di Pacha Mama del cd Cardinal Ravasi e, oggi, ai riti pagani amazzonici. Siamo nella più completa apostasia, non possiamo nemmeno più seguire il vecchio adagio riferito al prete “fai come dico io, ma non come faccio io”; un “outing” diabolico, il loro, quindi a loro il Vade Retro (diretto da Famiglia Cristiana a Matteo Salvini), l’anatema !

    1. Vaglielo un po’ a dire a quel tale vestito di bianco che compito del missionario è portare Cristo a chi non lo conosce: va su tutte le furie. Guai, guai al proselitismo! La testimonianza ci vuole, come ripetono tutti i preti durante le loro insulse prediche. E oggi (proprio oggi, memoria della battaglia di Lepanto) da Santa Maria Maggiore rosario per implorare Maria affinché salvi la Chiesa. -Da chi?- mi chiedo, se non da, se stessa?
      Sono ormai di una sfacciataggine spudorata.

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