Dietro gli scontri ci sono delinquenti ma anche disperati
di Piero Laporta
fonte: ItaliaOggi – Gruppo Class
Quattrocento arresti, 30 poliziotti feriti, un morto.
Questi i dati della rivolta, innescatasi a nel suburbio di Tottenham, che da tre giorni e tre notti sconvolge Londra.
La violenza degli scontri con la polizia ad Hackney, gli incendi a Croydon (con un ferito grave), negozi devastati a Notting Hill, i residenti evacuati a Clapham Junction, certifica che l’area metropolitana investita dai disordini è smisurata, una volta e mezza quella di Roma.
La situazione è ulteriormente aggravata dal propagarsi dell’incendio verso nord ovest, a Liverpool e Birmingham, finora note più che altro per il calcio e per i Beatles; verso sud, a Bristol.
Birmingham è simbolo importante. È la città più popolosa dopo Londra e il centro più importante del Black Country, l’area industriale così battezzata per il nerofumo e la polvere di carbone, culla della Rivoluzione industriale.
Qui iniziò l’era postindustriale dalla fine degli anni ’70 al 1984, quando Margaret Thatcher impose la riforma del diritto del lavoro nonostante gli scioperi a oltranza dei minatori.
Siamo fra gente dura, insomma, tuttavia 400 arresti e 30 poliziotti feriti sono dati su cui riflettere. L’area dei disordini è più vasta del triangolo Milano Torino Genova. Diciamo pure che un evento così in Italia avrebbe causato, come abbiamo visto recentemente in Val di Susa, 400 feriti fra i poliziotti e non più di 30 arresti fra i facinorosi. Ma l’Italia non fa testo.
Resta da capire come mai i disordini londinesi siano estesi così tanto e le autorità non sembrano in grado di arginarli. Sebbene sia difficile trarre conclusioni attendibili così a caldo, si può affermare che il governo britannico è stato colto assolutamente di sorpresa e oggi sembra incline o costretto a lasciar sfogare l’incendio piuttosto che tentare di domarlo col rischio di alimentarne le ragioni e di estenderne gli effetti.
Gli eventi nelle prossime settimane diranno se qualche manina stia tentando di inserirsi nel gioco. Per ora quello che appare è un moderno «assalto ai forni» di tanti delinquenti ma anche di tanti disperati.
Questo potrebbe illudere i rivoluzionari in servizio permanente effettivo ma soprattutto dovrebbe far riflettere sulla insostenibilità dei modelli multietnici e multiculturali, che falliscono nuovamente e clamorosamente proprio a Londra che finora non ha mancato, e lo fa almeno da due secoli, di proporsi come modello di tolleranza e convivenza multirazziale.
Milioni di persone fra Bristol, Londra e Liverpool non mostrano di credere all’ipocrita manipolazione della realtà della società inglese, che sta crollando, come ItaliaOggi ripete da mesi, ma il conto vuole farlo pagare a tutti noi, mentre siamo preoccupati per una inflazione che non c’è. Evviva Gheddafi, ancora una volta.
10 agosto 2011