di Andrea Benato (*)
Da ormai molti anni Padova è sede di alcune carnevalate di dubbio gusto. Gay pride e Pride village ormai sembrano entrati a far parte del DNA dell’estate patavina. Fino all’anno scorso, tuttavia, queste iniziative, specie il pride village, restavano confinate sia logisticamente che socialmente in una nicchia di persone diversamente etero sessuali (e loro sostenitori) che rivendicavano con “spettacoli” di dubbio gusto fantomatici diritti. La situazione, insomma, era non condivisibile ma almeno sopportabile.
Quest’anno invece qualcosa è cambiato. Con l’estensione a macchia d’olio in tutta Europa dei matrimoni gay (anche nella cattolicissima e tradizionalista Francia) e l’apertura di molti politici c.d. cattolici e di centrodestra italiani al riconoscimento di presunti diritti dei gay, le ricorrenti carnevalate assumono una valenza maggiore e ben più grave.
Non sono più una manifestazione (pur legittima) di una nicchia ma il punto di partenza per una distruzione dell’ordine morale e sociale su cui la nostra società e la nostra Nazione su basano. Come prescrive infatti la nostra Costituzione “la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”.
Naturale e matrimonio. Due parole che non lasciano spazio ad equivoci. Cosa ci sia di naturale nell’unione tra due persone dello stesso sesso, resta da capire. Quanto al matrimonio, esso è il fondamento su cui si regge la nostra società. Matrimonio come insieme di diritti e doveri. Le unioni civili, invece, vorrebbero essere solo diritti senza i doveri: e questo vale sia per unioni omo che etero.
Dunque il segno è stato passato. Se fino a qualche tempo fa potevamo stare tranquilli che un robusto fronte cattolico parlamentare avrebbe fatto da sponda a questa deriva progressista (se questo è progresso!), ora viviamo nell’incertezza, anzi, nel pericolo di trovarci dall’oggi al domani famiglie arcobaleno.
Se il libero pensiero deve essere garantito a tutti, pensiamo che anche ai pochi “giapponesi” rimasti a difendere lo status quo debba essere garantito il diritto di dire la loro. E noi ribadiamo il nostro no convinto a qualsiasi forma di riconoscimento di diritti civili a coppie, etero o omo che siano.
L’unica forma di unione che riconosciamo e che difenderemo sempre è il matrimonio. Naturale, composto da uomo e donna. Tutto il resto lo lasciamo alle carnevalate.
Per ribadire questo semplice concetto manifesteremo come gruppo giovanile del Popolo della Libertà (già, proprio quel Popolo della Libertà che per bocca di alcuni suo esponenti progressisti vorrebbe minare il matrimonio naturale) sabato 22 giugno dalle 17.00 alle 18.30 davanti alla Fiera di Padova dove si terrà tra pochi giorni il Pride Village.
Sarà l’occasione, come detto poc’anzi, di ribadire i nostri valori, di opporci a nuove leggi in materia di famiglia e di risvegliare quella maggioranza silenziosa che crediamo esista ancora nel Paese che è contraria a questa deriva ma che non ha coraggio o la voglia di far sentire la propria voce. Saremo, o cercheremo di essere una sveglia. Perché di ignavia si muore
(*) presidente provinciale della Giovane Italia – Padova