A volte ritornano. Da Andreas Hofer a Norbert Hofer – di Luciano Garibaldi

Pochi hanno notato che Norbert Hofer, il quarantacinquenne leader del Fpö (Partito austriaco della libertà), che ha stravinto le elezioni in Austria, ha lo stesso cognome (e forse un lontano legame di parentela) con il mitico comandante della rivolta antinapoleonica di fine Settecento. Si chiamava Andreas Hofer e fu l’eroe dell’indipendenza del Tirolo dalla Francia e dalla vassalla Baviera napoleonica e il difensore ad oltranza dell’imperatore d’Austria.

di Luciano Garibaldi

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zzzzhof2Pochi hanno notato che Norbert Hofer, il quarantacinquenne leader del Fpö (Partito austriaco della libertà), che ha stravinto le elezioni in Austria, ha lo stesso cognome (e forse un lontano legame di parentela) con il mitico comandante della rivolta antinapoleonica di fine Settecento. Si chiamava Andreas Hofer e fu l’eroe dell’indipendenza del Tirolo dalla Francia e dalla vassalla Baviera napoleonica e il difensore ad oltranza dell’imperatore d’Austria.

Ma soprattutto rimane il campione in ogni tempo della controrivoluzione cattolica, il nemico eterno dei giacobini e, più in generale, dei rivoluzionari di sinistra. Lo è al punto che formazioni tradizionaliste di ogni Paese ne adottano l’inno, il celebre e trascinante «Tiroler Adler» (l’aquila tirolese), come una propria musica. Queste cose molti Schutzen di Bolzano e provincia nemmeno le sanno. Così come non sanno che fu una città italiana, Mantova, a cercar di strappare Andreas Hofer alla morte decretata per lui da Napoleone. Potranno forse porsi qualche domanda leggendo quel che segue.

zzzzhof1Andreas Hofer nacque a Sand, in Val Passiria, nel 1767. Benestante, albergatore, proprietario di malghe e terreni, era conosciuto ed apprezzato soprattutto per la sua grande fede cattolica in un ambiente che alla religione romana era tradizionalmente legato fin dai tempi della Riforma e del Concilio di Trento. Come capo militare emerse quasi improvvisamente nel mese di aprile 1809, all’età di 42 anni, allorché si pose alla testa di quattrocento insorti della Val Passiria, decisi a disarmare il presidio franco-bavarese. Era in corso da mesi una delle tante guerre napoleoniche contro gli eserciti dell’imperatore Francesco I d’Asburgo. Hofer e i suoi compaesani stavano naturalmente dalla parte dell’imperatore contro l’usurpatore corso, ex giacobino ed ex rivoluzionario. Giunta la notizia che gli arciduchi Carlo e Giovanni, figli dell’imperatore Francesco, avevano dato inizio ad una controffensiva, i passiriani si armarono di schioppi e sciabole e sopraffecero i francesi.

L’insurrezione divampò rapidamente in tutto il Tirolo, grazie all’appoggio dei parroci, che trasformarono le canoniche in comandi militari, sull’esempio di ciò ch’era accaduto in Vandea alcuni anni prima. Hofer divenne ben presto un formidabile generale, capo di un’armata di più di 50 mila uomini, 18 mila dei quali italiani di Trento che avevano risposto al suo proclama «Ai tirolesi italiani» (Hofer era tra l’altro perfettamente bilingue). Non è certo privo di significato che, dei volontari di lingua italiana, ben quattromila morirono ai suoi ordini.

Il successo militare dell’esercito tirolese fu travolgente. Hofer batté il generale francese Lefevre in due sanguinose battaglie a Sterzing (Vipiteno) e ad Innsbruck, ma soprattutto a Berg Isel, dove fece ben 10.000 prigionieri, risparmiando loro la vita, cosa che non facevano certo i francesi nei confronti dei suoi uomini. Hofer era infatti generoso coi vinti, al punto da far curare i nemici feriti dalle donne del Tirolo, trasformate in infermiere. Ciò ch’è tipico dei combattenti cattolici, proprio a partire dalle guerre di Vandea. Lo storico Carlo Botta, nella sua opera «Storia d’Italia dal 1789 al 1814» (Pisa, 1824) lo definì «uccisore ardentissimo di chi resisteva, difensore magnanimo di chi si arrendeva».

Famoso anche per i suoi proclami e i suoi discorsi (fu il primo a parlare di «Nazione tirolese»), Hofer faceva vita semplice, quasi monacale, non portava insegne né gradi, vestiva come qualsiasi altro valligiano, con gli stessi abiti che oggi sono la folkloristica divisa degli Schutzen: gilet, pantaloni al ginocchio, cappello piumato. La sua guerra ai franco-bavaresi fu caratterizzata soprattutto da agguati, imboscate, rapide scaramucce. Una vera e propria guerra partigiana, che rese impossibile la vita degli orgogliosi occupanti. Sovente, quando passava qualche pattuglia francese a cavallo, i tirolesi le scaraventavano addosso giganteschi massi fatti rotolare dalla cima delle montagne.

All’interno del Tirolo, di cui Hofer il 15 agosto 1809 fu acclamato «comandante supremo», vigevano disposizioni molto severe soprattutto in materia religiosa: vietati i balli e i canti nelle osterie tranne che per le feste di matrimonio, locali pubblici chiusi durante qualsiasi tipo di cerimonia religiosa. E di canti in latino, dal «Te Deum» al «Gloria», echeggiavano le vallate dopo ogni battaglia o scaramuccia vinta dai tirolesi. Così come «Heil Maria!» (Viva Maria!) era il loro grido di battaglia, mutuato dagli insorgenti antifrancesi italiani degli ultimi anni del Settecento.

Napoleone sconfisse l’esercito austriaco a Wagram il 5 e 6 luglio costringendo l’imperatore alla resa. L’11 luglio fu firmata la pace di Vienna. Ma Andreas Hofer e il suo esercito continuarono la resistenza ad oltranza. Per piegarli, Napoleone, che nel frattempo aveva annunciato il proprio fidanzamento nientemeno che con la figlia dell’imperatore sconfitto, Maria Luisa d’Austria, inviò due armate al comando del generale d’Hilliers. I francesi si abbandonarono ad ogni sorta di crudeltà, compreso il massacro di trecento donne di Bolzano sorprese con le armi (le «ausiliarie» di Hofer).

Braccato dai francesi, il comandante si rifugia in Val Passiria, nella malga Mader, sull’Alpe di Pfandler, a 1350 metri, con la moglie Anna, il figlio Giovanni e l’aiutante di battaglia Gaetano Sweth. Centinaia lo proteggono e lo riforniscono, uno lo tradisce rivelandone il nascondiglio. D’Hilliers manda mille soldati a stanarlo. Hofer si arrende il 18 gennaio 1810, a condizione che si risparmi la vita della moglie e del figlio. Trasportato a Mantova, qui processato e condannato a morte da un tribunale militare francese, invano la cittadinanza tenta di comprarne la libertà offrendo ai francesi un riscatto di 5000 scudi, pari a un miliardo di oggi: Napoleone lo vuole morto. E Hofer viene fucilato il 20 febbraio 1810, proprio il giorno in cui l’imperatore dei francesi celebra ufficialmente a Vienna, nel tripudio della folla, il proprio fidanzamento con Maria Luisa, che sposerà il 2 aprile.

Hofer ordinò egli stesso il fuoco al plotone d’esecuzione. Prima di morire gridò «Viva l’imperatore Francesco!». Ma l’imperatore per lui non fece nulla, impegnato com’era a patteggiare le nozze della figlia con Napoleone. Nel 1823 la salma sarà trasportata dalla chiesa di San Michele, a Mantova, dove la pietà popolare gli aveva dato cristiana sepoltura, alla cattedrale di Innsbruck, la Hofkirche, accanto alle tombe degli imperatori d’Austria. Omaggio tardivo ad un eroe che non fu capito allora né è del tutto capito oggi.

7 commenti su “A volte ritornano. Da Andreas Hofer a Norbert Hofer – di Luciano Garibaldi”

  1. Andreas Hofer purtroppo è poco conosciuto al di fuori dell’Alto Adige, ma è stato un grande Signore, un grande Cristiano ,un grande Patriota . Ha amato la sua patria, la sua gente e la sua famiglia . Ha amato Gesù Cristo ed è morto da eroe cristiano. Ai tempi nostri dove tanti tradiscono e vendono la propria madre per un pugno di moschee ( volevo dire di mosche ) il grande Hofer dovrebbe far pensare un po’ di più al proprio onore di cristiani e di uomini. Chiediamo ad Hofer di pregare per questa generazione perversa che sa solo tradire e disonorarsi.

  2. Andreas Hofer, il Beato Carlo d’Asburgo… col senno di poi si comincia a capire che gli austriaci non erano solo i “cattivi” come ce li hanno fatti apparire alle scuole elementari… E pensare che il mio maestro ci decantava le imprese dei “patrioti” Garibaldi e Mazzini: BLEAH!!!

  3. E’ sempre positivo ricordare la grande figura di combattente cristiano che fu Andreas Hofer che fece propria la virtù cristiana della Fortezza e si affidò alla Divina Provvidenza e alla Santa Vergine Maria nella sua battaglia contro le orde giacobine.

    Tra Tirolo e Austria molti hanno il cognome Hofer, quindi non ci sono necessariamente legami di parentela col nuovo leader della destra austriaca che, va ben sottolineato, appartiene ad un partito l’FPO (Partito Liberale Austriaco) di impostazione liberalconservatrice, pangermanista ed erede del liberalismo nazionale tedesco frutto della rivoluzione del 1848, quindi tutt’altro che cristiana. Chiaro, di questi tempi, meglio un Norbert Hofer che i figuri al governo del resto dei paesi dell’Europa occidentale.

  4. Andreas Hofer, le Pasque veronesi, il card. Fabrizio Ruffo (non responsabile degli orrori commessi dai lazzari), le Masse cristiane piemontesi, i “Viva Maria” del Granducato, le rivolte romane e trasteverine. La nostra storia nazionale è piena di insorgenze antifrancesi ed antigiacobine, di cui la memoria è stata cancellata volontariamente e consapevolmente dai libri di storia. Poichè però il diavolo fa le pentole e non i coperchi, quando spunta uno studioso serio, uno storico locale, un movimento culturale ecco che giunge immancabile al pacata, civile, ragionevole replica “A MORTE IL VANDEANO, ABBASSO IL SANFEDISTA!!!” (magari dalle alte cariche della Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla mistificazione della propria storia).

  5. Andreas Hofer (affettuosamente “der, mit dem Bart”) rimane sempre, in tutto il Tirolo storico (da Borghetto a Kufstein) un altissimo esempio di rettitudine e attaccamento ai valori cristiani e della “Heimat”. Nella nostra regione è stato degnamente ricordato con varie iniziative nell’anno 2009, duecentesimo anniversario delle rivolte antinapoleoniche.

  6. Noto che nei commenti qualcuno chiama il Sud Tirol “alto adige”; ricordo che quest’ultima denominazione è stata coniata dai giacobini. Per rispetto di tutti i tirolesi ed in particolare di Andreas Hofer, ritengo sia corretto usare il nome vero del territorio. Grazie.

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