Accorato invito a desistere dalla cremazione

Angela e Vito sono giunti a una veneranda età. Lei è più giovane di 10 anni, lui ex dirigente di una grande azienda,
si è ammalato ed è alla fine della sua vita. Dopo la morte, la famiglia pensa alla cremazione, ma non è giusto che finisca così.
Per questo ho deciso di scrivere pubblicamente ad Angela.

*** *** ***

Angela, non lasciare che cremino Vito. Per me siete un po’ come degli zii, Vito è stato un grande amico di mio padre, una delle tre amicizie che solo qualcuno e solo una generazione ogni tanto possono trovarsi fra le mani. Prima studenti, poi universitari, poi divisi dal lavoro, poi ritrovati su alcune passioni della vita, la musica, la montagna, la fede… Generazione appena post bellica, quelli che il brutto della vita l’hanno superato in fasce, o da piccoli, poi hanno vissuto la ricostruzione, le grandi prospettive, le prime università per tutti, le grandi lauree, impegnative, serie, con grande cultura, poi il lavoro, difficoltà e successi, il matrimonio, l’alloggio, la casa, i figli, la carriere, il boom economico, i viaggi, l’alloggio in montagna, fino a una meritata e ricca pensione.

Persone uniche in generazioni rare che godono per una vita di un trend positivo, almeno fino a uno dei traguardi naturali, la quiescenza! Hanno visto le ultime bombe e le prime ricostruzioni, i grandi palazzi e le grandi manifestazioni, gli scombussolamenti politici e le innovazioni tecnologiche. Prima di loro tanta fatica, il buio di una guerra imminente. Poi, con loro, lo sviluppo e il micidiale mito del progresso. Prima di loro una fede che ha permeato la società, poi il grande tradimento. Nuova messa, nuove preghiere, nuovi costumi.

Vi siete visti trasportare su un entusiasmo effimero che serviva bene come condimento del lavoro. Lavorare, lavorare e lavorare… Crescere, consolidare, sistemare… Noi possiamo solo esprimere un’immensa gratitudine alla generazione dei nostri padri, perché la maggior parte di loro ha realmente ricostruito l’Italia lasciandoci beni preziosi ed un benessere inimmaginabile per la loro giovinezza. Però…

Però, Angela e Vito, dopo tutto questo cammino, nella vostra vecchiaia, avete scelto la cremazione? Cosa state facendo? Siete fra le persone che hanno contribuito maggiormente nella storia a migliorare le condizioni di vita nella vostra società, avete avuto la possibilità, come pochi altri, di collaborare alla creazione di Dio, proprio nei termini che meglio potevate intendere, e ora, al traguardo della vita vi siete convinti per il peggiore degli epiloghi?

Non tutto ciò che viene è migliore di ciò che c’era e c’è sempre stato. Questo mito del progresso è falso. Che ne è della vostra cultura e del vostro sapere? Voi avete potuto conoscere a sufficienza gli insegnamenti dei grandi santi, dei padri e dei dottori della chiesa, voi sapete che la chiesa condannava la cremazione dei cadaveri. Credete forse che un nugolo di vescovi e cardinali possa avere autorità nello sdoganare una pratica che è di per sé contro Dio, contro la Creazione, contro un qualcosa che non vi appartiene, il vostro corpo?

Angela, non lasciare che cremino Vito. Il tuo sposo, l’uomo cui hai rivolto i tuoi sentimenti giovanili, il tuo amore, l’uomo con cui hai condiviso molte passioni, la tua vita, il padre dei tuoi figli, il capostipite della famiglia che vedi fra voi e dopo di voi, fino ai tuoi nipoti, non ridurlo in un cofanetto con finte ceneri solo perché molti “usano così”.

I cristiani devono seppellire i morti, non bruciarli. La chiesa l’ha detto fin dalle sue origini e per 1900 anni. Quale novità rivelata pensi possa essere sopraggiunta per cambiare una regola così semplice? La cremazione è uno dei tanti passaggi cruciali che i nemici di Cristo, quelli che sono chiamati per mezzo di lusinghe infinite sotto lo stendardo di Satana, empi perché ebbri di gnosi e di superbia.

Esercitata da sempre in casi eccezionali di calamità o guerre la cremazione è stata normalizzata con scuse igieniste. Gli Apostoli l’hanno fieramente smantellata mettendo a rischio la loro vita in epoche di persecuzione. Ma poi è riapparsa, ancora con scuse igieniste, secoli dopo, contro i cristiani, per negare la resurrezione dei corpi, per cancellare anche la sola memoria della presenza reale del corpo di Cristo nell’Eucarestia.

La religione cattolica posa sulla sacra terra dei trapassati, i suoi morti, e pur ricordando all’uomo la sua rovina, solleva il velo che lo separa dall’avvenire e fa intravvedere l’aurora della resurrezione. Per molti secoli i cimiteri furono a fianco di chiese e parrocchie per facilitarne la visita ben sapendo quanto ispirino la fede. Fu Napoleone a stravolgere questa sana abitudine in mezza Europa.

L’onore e il rispetto ai cadaveri che la Chiesa ha sempre insegnato e protetto con massimo zelo sono simbolo della cura che di esso dovremmo avere quali figli di Dio Creatore nella certezza della resurrezione dei corpi. Non a caso la profanazione dei cadaveri è reato da secoli.

La resurrezione dei corpi è un dogma della fede cristiana: “Credo nella resurrezione della carne” (Simbolo Apostolico), “Aspetto la resurrezione della carne” (Simbolo Niceno), “Aspetto al resurrezione dei morti” (Simbolo Paolo VI), “Cristo risuscitò da morte, alla sua venuta risusciteranno tutti gli uomini coi loro corpi… Questa è la dottrina cattolica. Ognuno che non lo creda con fede ferma e irremovibile non può salvarsi” (Simbolo di Sant’Atanasio).

Lo so, Angela, che non si deve confondere l’incenerimento della materia col presunto fallimento della resurrezione dei corpi. Sarebbe ridicolo e assurdo credere in un Dio che possa trovare nella fiamma distruttrice un limite alla sua volontà. Ogni corpo scomparso, in qualsivoglia maniera ai nostri sensi, esiste per Dio che ne conserva i suoi elementi. La fiamma divoratrice del corpo, però, simbolizza la distruzione dello spirito in unione con la distruzione della materia.

Disprezzare l’emblema è disprezzare il dogma. Così la cremazione cancella l’affermazione più solenne del dogma della resurrezione, ribadita e simboleggiata, invece, dalla sepoltura ecclesiastica, dall’inumazione cristiana. Una volta incenerito, il corpo è annullato e così il seme destinato al germoglio della vita futura. È disperso il ricordo visibile e palpabile per le generazioni a venire, è tranciato il collegamento con la terra nativa degli avi, è disperso il seme dell’amore per la patria e la famiglia.

La cremazione non è conciliabile con l’emblema del sonno preparatorio all’eterno risveglio, la fiamma distruttrice che tutto avvolge nelle sue spire voraci esprime l’annientamento perfetto, fatale, precipitoso che inabissa nel nulla. La resurrezione non teme certo il fuoco distruttore del corpo, ma il male è la diffusione del sentimento materialista che si infiltra nei figli, nei nipoti, negli amici e nel popolo, la cancellazione delle antiche credenze, porta un facilitato oblio della genealogia familiare, l’annullamento delle prospettive di resurrezione, la riduzione della fede a un languido profilo, l’annullamento del passato e della storia verso chi verrà dopo di noi.

Oggi la chiesa, che ha tradito molti insegnamenti della sacra Tradizione, tollera questa pratica non vedendola più come un rinnegamento della fede. Tuttavia non vi può essere dubbio che la cremazione sia la distruzione de imprima perciò una testimonianza negativa. La sepoltura di un corpo è qualcosa di diverso, è l’affidamento al grembo della terra, è come piantare un seme con la speranza che ne nasca un fiore, con la certezza che la vita ritornerà. Non è forse giusto affermare che almeno i cristiani dovrebbero evitare la cremazione e scegliere di più la sepoltura, che indica meglio la speranza della resurrezione?

3 commenti su “Accorato invito a desistere dalla cremazione”

  1. Valgano a ricordo le definitive parole di quel saldo Cattolico che fu Romano Amerio che,citando Tetulliano la definÌ “consuetudine atrocissima”.”in una religione dove tutto è segno,la cremazione è l’antisegno per eccellenza”.
    Jota Unum

  2. E’ vero che la scelta della cremazione contraddice una pia pratica bimillenaria: per questo motivo deve essere scartata. ma non per motivi teologici.Il simbolo della fiamma che brucia e purifica e si leva nel cielo è pur esso un simbolo spirituale potente. E non è vero che a chi resta non rimangano reliquie su cui pregare: le ceneri raccolte nell’urna vengono solitamente riconsegnate ai parenti a meno che il defunto non abbia richiesto la loro dispersione nella natura ( in mare per esempio come Pirandello); ma teologicamente fra disperdere il corpo nell’aria e nel mare o deporlo nel grembo della terra che differenza fa? Tuttavia la pia tradizione va in un senso opposto ed è giusto che i cattolici non la contraddicano.

  3. Non so…..certamente essere seppellito cristianamente con una croce sul mio corpo, in terra consacrata, tranquilla e ben custodita sia spiritualmente che fisicamente sarebbe meraviglioso. In terre ortodosse solo i secoli possono fare sparire una tomba, in Italia dopo dieci anni si va in fossa comune. Salvai le spoglie di mio padre per un soffio, partecipai alla riesumazione con profondissima commozione, e lo sistemai in un ossario per 99 anni. Dopo la mia morte chi pregherà si di lui? Chi impedirà la distruzione del suo ultimo rifugio?
    Sono talmente disgustato da questa società che mi anima un “cupio dissolvi” non tanto nei confronti di me stesso ma in un profondo desiderio di distacco e lontananza da tutta questa soffocante immondizia.
    Vedo molto bene la mia cremazione e la dispersione delle mie ceneri in mare, me ne deriva un senso di sollievo, di distacco dal putridume in cui siamo immersi, un abbracciarmi alla Natura ed al Santo Spirito che la anima.
    L’unico problema è trovare qualcuno che esegua scrupolosamente le mie ultime volontà e non mi getti via come immondizia…
    Mio fratello, in trenta anni, non è mai andato a visitare la tomba del padre, non sa neanche dove sta. Quel che rimane della mia famiglia è molto triste.
    Poter diventare, almeno da morto, un pezzettino di mare mi dà un senso di grande sollievo.
    E poi metterò la mia anima nelle mani di Dio.
    E sono mani buone, amorevoli e generose

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