ADOTTA UNA PAROLA – racconto di Emilio Biagini

ADOTTA UNA PAROLA

 

di Emilio Biagini

 

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Questo racconto è tratto dal volume di prossima pubblicazione “Il conformismo stanato (e di sganassoni gonfiato)”, di Emilio Biagini e Maria Antonietta Novara Biagini

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pcr

siamo tutti perfettamente d’accordo

 

Il professor Astenio Conformini, devoto lettore del Repubblicao meravigliao, sentì una profonda emozione quando vi lesse della mirabile iniziativa: la SSCG per la PIS (Società Squadra, Compasso e Grembiulino per la Promozione dell’Italico Sermone), su impulso di uno dei suoi più prestigiosi membri, l’angelico professor Supremo Serafini, forse per consolarsi della sua breve e non troppo brillante esperienza presidenziale in una malmessa facoltà di un ateneo molto periferico, aveva lanciato il progetto “Adotta una parola”, con l’encomiabile scopo di salvare parole disusate o quasi, che stavano per cadere nel classico dimenticatoio.

Il geniale metodo proposto dal professor Serafini per il conseguimento di questo desiderabile fine era che tutti gli scrittori, scrivani, scribacchini e pennivendoli aderenti al progetto scegliessero una parola, impegnandosi ad usarla il più possibile in frasi opportunamente mirate.

Astenio Conformini, prestigioso esponente della corporazione accademica italianistica, decise di partecipare al brillante, utile ed intelligente progetto, e cominciò a riflettere sulla parola da scegliere. Cercò su Internet qualche altro partecipante all’iniziativa e inorridì quando vi trovò la notizia che un certo Arcibaldo Rinoceronte, lontano cugino del terribile Arcibaldo Elefante, e ancor più coriaceo e politicamente scorretto di lui, aveva scelto la parola “frocio”, dichiarando che essa era gravemente minacciata di demolizione dall’avanzata dei ciechi bulldozer del politicamente corretto.

Alle assordanti urla levatesi dalla Società Squadra, Compasso e Grembiulino per la Promozione dell’Italico Sermone, come pure dalle politicamente correttissime redazioni del Repubblicao meravigliao e dell’Espresso Caffesiñao, l’inossidabile Arcibaldo Rinoceronte aveva risposto che in tal modo si affondava la naturale e ruspante spontaneità della lingua italiana. Ma, per far contenti lorsignori, era disposto a ritirare con molte scuse la sua proposta, e proponeva, di sostituire la parola incriminata con altri italianissimi vocaboli come “finocchio”, “buliccio”, “checca” o “culattone”, a scelta di lorsignori.

Pareva che la moderata e ragionevole proposta non avesse incontrato il favore dei custodi della correttezza politica, le cui urla erano divenute assordanti. Il reprobo Rinoceronte era stato denunciato alla Corte europea dei diritti dell’Uovo. Una volta quella Corte si era chiamata “dei diritti dell’Uomo”, ma le femministe avevano preteso un nome neutrale che non offendesse i vari e variopinti “generi”. L’accusa contro Arcibaldo era naturalmente quella, tremenda, di lesa pederastia.


No, Astenio Conformini non era proprio il tipo da correre rischi del genere. Dopo profondi ponzamenti, scelse la parola “fellone” e si impegnò, con la conformistica serietà che lo distingueva, a formulare acconce frasi contenenti la prefata parola, giusta le auree prescrizioni dell’illustre nonché angelico collega Supremo Serafini. Poi si premurò di mettere in Internet e inviare per posta elettronica alla SSCG per la PIS i risultati della sua singolare creatività. Ecco la cogente ed illuminata raccolta di frasi.

“Fellone è colui che pretende di conoscere la verità, abbarbicandosi a ciò che resta degli insegnamenti di antichi maestri che con la Scienza e la Formazione Pubblica nulla hanno a che fare.”

“Il fellone è un razzista omofobo e bacchettone.” “Il fellone dev’essere distrutto.”

“Il fellone va distrutto scatenandogli contro giornali e televisioni, che sono custodi del sacro relativismo.”

“Quando il fellone sarà scomparso dalla terra regnerà la libertà e la scienza.”

“Quando il fellone non ci sarà più si realizzerà la libertà assoluta e ognuno potrà fare ciò che più gli aggrada senza remore di vecchie proibizioni e paure medievali.”

“La vittoria sul fellone sarà la vittoria della vita libera, e l’ortica crescerà finalmente dentro le chiese.”

“L’ortica dei nostri amici preti politicamente corretti è garanzia della futura sconfitta del fellone.”

“Credeva il fellone di poter impunemente insegnare che una cosa chiamata vizio esiste, ma un sacrosanto fulmine lanciato dall’Arcigay lo incenerì.”

Piacquero queste confortanti e profetiche frasi all’angelico e illuminato professor Supremo Serafini. La decisione della Società Squadra, Compasso e Grembiulino per la Promozione dell’Italico Sermone fu quindi rapida: Conformini andava premiato. Gli venne elargita solennemente, per mano dell’angelico Serafini, la laurea honoris causa in Etica trascendentale dell’università di Pratodifogna e — alto e ambitissimo premio — una vasetto di pomata antinfiammatoria, di cui Conformini aveva urgente bisogno, essendosi scrupolosamente impegnato per distinguersi, fino in fondo, da biechi reazionari come il famigerato Arcibaldo Rinoceronte

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