ALLA CAMERA LA PROFESSORESSA-ONU – di Piero Nicola

di Piero Nicola

 

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Ci mancava tanto! Una di Sel Presidentessa del Parlamento? Fosse solo per questo, abbiamo già avute comuniste a presiedere Montecitorio. Una favorevole a ogni scelleratezza tipo divorzio largo, tipo largo omicidio di feti, tipo larghe pratiche contro natura per ottenere concepimenti o per impedirli? Cose vecchie, cui abbiamo fatto l’abitudine. Che cosa allora in lei esula dal normale? Ma è la lezione di umanitarismo che ha ribadito la sua presa di posizione contro i respingimenti di immigrati clandestini, posizione già assunta quando era Portavoce dell’Alto Commissariato per i Rifugiati del Mediterraneo.

La sua carriera si svolge quasi tutta negli organismi dell’ONU. Dal 1989: 4 anni alla FAO. Dal 1993 al 1998: al Programma Mondiale Alimentare come portavoce dell’Italia. Dal 1998 al 2012: Portavoce del suddetto Commissariato per i Rifugiati e, come tale, a dare addosso al proprio Paese criticando la sue leggi sul rimpatrio d applicare all’immigrazione abusiva.

Adesso, nella veste di Carica istituzionale di prima grandezza si permette di ammaestrarci sui diritti umani, pavoneggiandosi e assumendo l’autorevolezza dei suoi precedenti incarichi. Bella forza! E chi osa trovare qualcosa da eccepire? E non ci sarebbe niente da dire, se quei diritti umani fossero tutti veri, vero il diritto di introdursi da stranieri in Italia accampando motivi di rifugiati, di perseguitati, tutt’altro che certi e difficilmente dimostrabili. Per non parlare dei diritti inesistenti di controllare le nascite con mezzi che gridano vendetta al cospetto di Dio, delle facoltà arbitrariamente legalizzate di sciogliere i matrimoni, delle offese recate a Dio e alla Natura in ossequio a un pretestuoso consenso del comune sentimento del pudore, in ossequio a leggi democraticamente approvate per le quali ogni aberrazione morale diventa legittima: vedi matrimoni omosessuali, con adozione di bambini da parte di simili coniugi, vedi uso ammesso di stupefacenti. Non esiste autorità umana qualsivoglia che possa imporre la via che porta diritto a Sodoma e Gomorra. Non esiste cattolico autentico che possa rispettarla. Chi lo faccia non può chiamarsi seguace di Gesù Cristo e aspirare al suo perdono misericordioso finché resti in tale connivenza.

Ora questa signora fa bene il paio con l’ex Magistrato Capo dell’Antimafia, assurto alla Presidenza del Senato. Come può un signore, così investito di responsabilità verso il crimine, giungere alle dimissioni senza aver denunciato la colpa dello Stato che, praticamente, ha lasciato la Mafia tale e quale egli l’ha trovata? Infatti, la forza della res publica è tale che, se lo volesse, debellerebbe simile criminalità nel giro di qualche mese. Quale giusta causa impedisce allo Stato di assolvere il suo compito di purgare la società dal cancro delle organizzazioni criminali che con la droga, il taglieggiamento, l’usura, lo sfruttamento della prostituzione, il gioco d’azzardo, eccetera, mettono in croce la società?

A monte della crisi finanziaria, economica, politica, prossime al segno del collasso, ci sono queste apparenze di rispettabilità e di giustizia, cui le masse sembra che abbocchino ancora. Non mi stanco di ripeterlo: se non si abbattono i principi falsi e bugiardi, qualsiasi rabberciamento di istituti, qualsiasi ripresa o ripresina, saranno soltanto alimento per la decadenza essenziale, morale, perché la fonte venefica resterà.

I principi sono antichi, sono quelli famosi dell’Ottantanove (1789), quelli che, se non sbaglio, erano branditi orgogliosamente da un Benedetto Croce. Sono trascorsi oltre due secoli e il mondo non è crollato. E con ciò? Non fu certo per merito dei Lumi, della Rivoluzione Francese, dei filosofi e dei regimi liberali. Il merito si deve alla resistenza della Civiltà cattolica. Ma, per quanto essa sia  dura a morire, una quantità di profanazioni, una sequela di falsità impunite ha finito per estenuarla.

Sarà forse meglio che tocchiamo il fondo delle crisi nel loro complesso, perché dal fondo non si può che risalire? Chi lo sa è bravo. Intanto, è sicuro che non sarà una rivoluzione alla Grillo la medicina amara e salutare. Intanto è sicuro che, durando questo stato di cose, la rivoluzione avvicina. Troppi imprenditori – a partire dal Veneto – non ne possono più; troppi dipendenti senza lavoro o sottopagati non ne possono più; troppi vecchi pensionati (dalle pensioni decurtate) vengono a mancare alle loro famiglie bisognose. E da tutti questi deve venire la rivolta, anche se non sia augurabile, anche se si intenda arginarla.

Ormai giornalisti, televisioni, presidenti e concionatori di ogni sorta sono voci fuori della realtà; presto non incanteranno che gli attaccati allo statu quo, gli aggrappati a una zattera che sta sfasciandosi. In questo, Grillo ha ragione: il sistema è vecchio e marcio, irreparabilmente.

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