Ambientalismo e globalismo: nuove ideologie politiche

Ambientalismo e globalismo, secondo il dodicesimo Rapporto dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân appena uscito per le edizioni Cantagalli (Siena, pp. 256, Euro 16), sono le due ideologie più pericolose del momento, tanto più perché convergono a tenaglia e fanno parte di un unico piano politico mondiale. Forse mai un Rapporto è stato così tempestivo, uscendo a trattare un vivo argomento di attualità proprio quando la sua realizzazione è in preoccupante fase avanzata. Tutti vedono, ma non tutti capiscono: il Rapporto serve a documentare, informare e mobilitare la resistenza.

L’ambientalismo di oggi è una grande bolla ideologica. Incubato da decenni, ora è giunto ad una fase programmaticamente pervasiva. L’idea di fondo è che l’ambiente è malato e la causa principale della malattia è l’uomo. Perfino il Covid, che con l’ambiente non ha niente a che fare, è stato proposto come sintomo della gravità del male che colpisce il pianeta. Siamo vicini alla catastrofe: il messaggio deriva non solo e non tanto da Greta Thunberg, davanti alla quale si sono prostrati interi parlamenti e Organismi internazionali, ma dalle agenzie ONU, dai centri di ricerca allineati, dalle grandi fondazioni, dai media del mondo intero e dagli opinions leaders del sistema. Andremo incontro ad un devastante riscaldamento globale causato dalle nostre emissioni di anidride carbonica, saremo travolti da catastrofi climatiche e dovremo familiarizzare con pandemie ricorrenti. Le risorse non rinnovabili si esauriscono, urge potenziare quelle rinnovabili e sostenibili e dare vita ad una green economy fondata sulla circolarità, la sostenibilità, l’equilibrio con la natura e su relazioni umane sobrie e solidali.

Questo nuovo ordine ambientalistico diventa però immediatamente politico. Bisogna collaborare tutti insieme, come anche il Covid ci avrebbe insegnato, e superare le barriere delle identità, le chiusure e i muri. Bisogna arrivare ad una società aperta globale dotata di una governance – quando non anche di un governo – mondiale in grado di far fronte alle minacce altrettanto globali all’ambiente e, di riflesso, alla convivenza solidale tra gli uomini. Un globalismo politico, però, sarebbe impossibile senza una società globale, omogeneizzata culturalmente in un’etica dell’umanità con pochi e generici principi morali vagamente umanistici e in una religione universale senza dogmi e dottrine definite. L’etica naturale e la dottrina cattolica vanno semplificate nel dialogo interreligioso universalizzato in vista di una società multi-etnica e multi-religiosa, attuata anche tramite le immigrazioni. Ecco così collegati tra loro l’ambientalismo e il globalismo in un unico progetto politico universale. Le forze che lo perseguono sono all’opera e la realizzazione è ad uno stadio avanzato.

A questo progetto piuttosto inquietante sta dando il proprio appoggio anche la Chiesa cattolica, decisamente orientata sullo stesso percorso dell’ONU e delle forze economiche, sociali e politiche che hanno il culto dell’ambiente, illudono su soluzioni utopistiche delle disuguaglianze economiche, propongono una fratellanza universale piatta e puntano ad un programma educativo mondiale collettivistico e uniformizzante.

Puntuale arriva allora il Rapporto di cui sto parlando, che prende una ad una le tesi che ora ho sinteticamente presentato e le smonta: il quadro non tiene, i dati vengono deformati strumentalmente, la realtà viene mistificata. Il Rapporto è un vero e proprio manuale di controinformazione e di contrasto al nuovo regime che si vorrebbe imporre. Sette autorevoli saggi e quindici cronache dalle diverse aree del pianeta decostruiscono la favola che ci viene raccontata e ci riportano alla realtà. Le cose non stanno come ce le stanno narrando.

Riccardo Cascioli spiega che l’enfasi attuale sulla “sostenibilità”, cavallo di battaglia dell’ambientalismo dominante, ha origini eugenetiche in quanto considera l’uomo come il predatore di una natura originariamente equilibrata la cui presenza è da ridurre. Luis Carlos Molion illustra come il riscaldamento globale non è da nessun punto di vista prodotto dall’uomo, sgonfiando così con dati alla mano una gigantesca balla che è stata fatta penetrare nel sentire collettivo tramite una disinformazione sistematica che non può che essere pianificata. Gianfranco Battisti dimostra che la tesi dell’esaurimento delle risorse petrolifere è assolutamente insostenibile, per un motivo in particolare: nessuno conosce i dati in proposito perché le stime sono viziate in partenza dagli interessi delle multinazionali energetiche. Domenico Airoma e Antonio Casciano denunciano il programma verde dell’Unione Europea che vorrebbe azzerare entro il 2050 i gas serra immessi nell’atmosfera. Questo programma per i nostri autori avrebbe “poca scienza, molta ideologia, troppo dirigismo normativo”. Don Mauro Gagliardi ricostruisce correttamente la visione cattolica della creazione e la depura dalle sovrapposizioni ideologiche funzionali al nuovo ambientalismo. Mario Giaccio apre una porta che si vuole tenere ermeticamente chiusa, quella delle speculazioni finanziarie sulle quote di emissione tra i Paesi europei: la green economy non ha nessuna verginità da vantare dato che si fonda sulla speculazione finanziaria non meno dell’economia che si vorrebbe combattere. Infine Gaetano Quagliariello, con un ragionamento schiettamente politico, dice perché e come l’emergenza ecologista sia la via verso un nuovo ordine mondiale e di quale ordine (purtroppo) si tratti.

Nello stringente apparato disinformativo che ci fa vedere ciò che non è e desiderare quanto non ci conviene, la boccata d’aria di questo XII Rapporto dell’Osservatorio Van Thuân ci voleva proprio.

[Per acquistare il Rapporto e riceverlo a casa senza spese di spedizione scrivere a info@vanthuanbservatory.org]

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