ANDREA EMO E MASSIMO CACCIARI, SEMINATORI DEL DELIRIO TEOLOGICO A DESTRA – di Piero Vassallo

di Piero Vassallo

 

 

Antonio Rosmini, prevedendo il tenebroso futuro della filosofia tedesca, sosteneva che la qualunque persona di onesto sentire ha orrore davanti al nulla lievitante nell’essere degli idealisti.

L’alluvione heideggeriana/francofortese ha purtroppo alterato l’onesto sentire dei contemporanei, suscitando tifosi del nulla perfino negli ambienti della destra, dove un tempo ferveva l’impegno a costituire argini davanti alla marea sovversiva/nichilista.

E’ infatti annunciata l’ imminente uscita dai torchi di un editore milanese di “La meraviglia del nulla”, un saggio sul pensiero di Andrea Emo scritto da un pensatore acclamato dai neodestri, Giovanni Sessa, filosofo che il compianto Lucio Colletti avrebbe definito “ascaro di Cacciari“.

pn1Alla luce della più spericolata ateologia da salotto guénoniano/adelphiano, Sessa sostiene che l’ultimo e sommo significato dell’universo è nascosto nei miti intorno all’implosione dell’essere e alla discesa del creato nel meraviglioso nulla.

Per quale via l’attributo meraviglioso possa unirsi al non essere, Sessa prudentemente non dice. La scuola di pensiero alla quale appartiene confessa, invece, che la rappresentazione del fantastico incontro è la decreazione, una ghiottoneria cucinata dall’aristocratico veneziano Andrea Emo Capodilista per consolare gli orfani di Marx.

Scoperto da Cristina Campo e imposto sul mercato culturale da Massimo Cacciari, il pensatore lagunare Emo, ha coniato la più appropriata e calzante definizione del delirio teologico che conclude la parabola del mondo ultramoderno: “Dio consiste nel suo annichilirsi” (Cfr. “Il dio negativo”, Marsilio, Venezia, 1989, pag. VII).

Sostiene Emo: “L’Essere è crocifisso in se stesso nell’Assoluto che lo nega e lo contiene, e che è lo stesso negarsi dell’essere. L’attualità è l’essere giustificato; l’immortalità è l’attualità che nega ogni sua determinazione. Tutte le determinazioni in cui consistiamo sono negate e abolite dall’atto, che, in tal modo, negandosi, abolisce la morte” (Op. cit., pag. 51).

pn2Il culto nichilista di Emo, per un verso presenta singolari somiglianze con la teoria dello zero metafisico elaborata da René Guénon, un pensatore magico apprezzato dagli intellettuali di destra sequestrati da Cacciari, per l’altro verso muove  incontro al delirio gnostico dei cultori ultra progressisti di Simone Weil.

Non senza motivo Emo ottiene l’ammirazione della neodestra, nicciana/guénoniana, che intende alterare e devastare la teologia cattolica: la sua figura, infatti, aderisce al modello settecentesco del philosophe, aristocratico spregiatore del volgo credente, detto popoulace.

Emo è proposto ai conduttori della cultura neosinistra: la sua opera dimostra, infatti, che le filosofie moderne indirizzano alla teologia progressista e che la teologia progressista indirizza ultimamente alla soluzione gnostica del pensiero.

Non per niente l’ondivago “Avvenire” pubblicò un articolo di Elmar Salmann, in cui era riconosciuta la decisiva influenza dell’hegelismo estremo nella nouvelle théologie: “Barth e Küng, Pannebnberg e Jüngel, Balthasar e Rahner, Moltman e Bruno Forte, non sono pensabili senza il retroterra hegeliano” (4 luglio 1996).

L’imprimatur dell’hegelismo oggi replicante nel delirio teologico è giustificato con queste parole: “Sempre il cristianesimo ha bisogno di diversi approcci apparentemente antagonistici. Deve pensare in modo dialettico (il medesimo si dà in forme opposte), paradossale (il medesimo sub contrario), kenotico-drammatico, analogico-conoscitivo, dialogico-interpersonale”.

Se la cultura dei giornalisti cattolici cede, non desta stupore che, nel segno della venerante subordinazione a Cacciari, le schegge del servile furore neodestro e i rottami del progressismo democristiano s’incontrino nell’università di San Raffaele. Dove è incensata l’autorità di Régis Debray, un autore che aggredisce il buon senso affermando, in una terza pagina fulminante, che “Se Dio è unico meglio il Nulla”.

Ora l’attualità di Cacciari e della sua miracolosa corte dipende  dalla teoria di Emo, secondo cui le porte del tempio nichilista furono aperte dal soggettivismo di Hegel, “Dove la tragedia è presente sotto il nome di dialettica, è presente nella potenza del negativo” (Op. cit., pag. 70).

Secondo questa “lucida” interpretazione, la dialettica di Hegel allude all’atto divino del negarsi, del purificarsi mediante il fuoco della distruzione: “In essa il progresso e il divenire sono condizionati dal ritorno in sé, dal regresso verso il centro, verso il nulla. La potenza del negativo è l’unica potenza spirituale, è l’affermazione unica, è l’unica forma di affermazione del regno dello spirito e della soggettività” (Op. cit., pag. 71).

Cacciari, che si attribuisce il merito di aver scoperto e commentato la filosofia di Emo, sostiene che “Lo sforzo teologico di Emo consiste nell’intuire nella Croce stessa la Resurrezione. La teologia hegeliana della Croce (da cui deriva gran parte della teologia contemporanea significativa) non riesce a una spiegazione altrettanto coerente, rigorosa di tale nesso”.

Curiosamente il giudizio di Cacciari converge con l’opinione del padre sessantottino Herbert Marcuse,  il quale attribuiva alla dialettica hegeliana la tendenza a ricadere – ciclicamente – nel nulla originario: “Hegel sostituisce all’idea del progresso l’idea di uno sviluppo ciclico, che, bastante a se stesso, si svolge nella riproduzione e consumazione di ciò che è” (Cfr. “Eros e civiltà”, Einaudi, Torino, 1968, pag. 147).

Dall’hegelismo le avanguardie postmoderne deducono il nucleo essenziale di una mitologia neognostica.

Un’acuta osservazione che Baget Bozzo trasse da un appunto del cardinale Giuseppe Siri, ha svelato, infine, una delle cause dell’approdo hegeliano al nichilismo: il disprezzo della materia creata: “La carne è espunta dalla gnosi hegeliana come dallo gnosticismo antico. In Hegel è riassorbita nel divino, nello gnosticismo antico dissolta nel nulla. Le cose non hanno altra realtà che il loro pensiero … La Croce di Gesù si dissolve nell’aria”.

Ora  è del tutto evidente che la catastrofe del pensiero moderno si è compiuta perché in Hegel – vertice speculativo della modernità – le profondità gnostiche e antiumanistiche esercitavano l’attrazione irresistibile delle  sabbie mobili. (Cfr.: Karl Rosenkranz, “Vita di Hegel”, Vallecchi, Firenze, 1966; Jacques D’Hondt, “Hegel segreto Ricerche sulle fonti nascoste del pensiero hegeliano”, Guerrini & Associati, Milano, 1989, Massimo Borghesi, “L’età dello spirito”, Studium. Roma 2008).

Cacciari definisce la teologia di Emo ricorrendo ad una terminologia squisitamente gnostica, cioè alla teoria sull’assunzione della mortalità naturale dei mortali da parte del divino: “L’imitatio Christi consisterà, allora, nel movimento stesso del decrearsi. L’atto autentico del soggetto sta nel negare la propria esistenza nell’atto di ritirarsi da sé. Sono pagine che ricordano immediatamente Simone Weil, la sua preghiera per diventare niente – ed è da credere che l’ammirazione per Cristina Campo abbia rafforzato vieppiù in Emo l’interesse per la scrittrice francese” (Andrea Emo, op. cit., pag. IX).

Recentemente Dario Antiseri ha concluso un’aspra polemica sugli influssi dell’hegelismo nella teologia postconciliare con una definizione quasi brutale: “la filosofia di Hegel è un orribile inganno” (Andrea Emo, op. cit., pag. IX).

Una sentenza che appare tanto più appropriata quanto più seriamente si riflette sul funesto esito del pensiero moderno, cioè sulla dottrina del sacrificio e della mistificazione perpetrata dall’io umano contro se stesso.

Incastonata in tale scenario la pseudo cultura di destra è destinata a condividere l’annunciata e provvida disfatta della destra pseudo politica -finiana e almirantiani dintorni – ossia ad aprire al buon senso le porte del futuro.

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