Approvate dalle regioni le linee guida sulla fecondazione etereloga: un guazzabuglio ideologico

zzeterSono state approvate dai governatori delle regioni le linee guida sulla fecondazione eterologa varate da tecnici e assessori regionali alla salute. Il testo prevede i seguenti “paletti”: innanzitutto, non sarà possibile per i fruitori dell’eterologa scegliere particolari caratteristiche fenotipiche del donatore al fine di evitare illegittime selezioni eugenetiche; tuttavia, sarà compito delle cliniche cercare una “ragionevole compatibilità” tra donatori e riceventi soprattutto per quanto concerne la questione della razza.

E’ sufficiente analizzare questo primo punto per capire che tali linee guida costituiscono la classica foglia di fico che servirà solamente a mascherare ciò che è insito nella tecnica della fecondazione artificiale (sia essa omologa o eterologa), ossia la produzione e la selezione dell’uomo-embrione ridotto a oggetto di consumo. Infatti, risulta pressoché impossibile non prevedere un qualche tipo di selezione dell’embrione, a cominciare dall’eliminazione del difettoso (come è prassi abituale per un qualsiasi oggetto uscito male dalla fabbrica).

L’escamotage diventa pertanto distinguere tra una selezione lecita (dunque buona) e una selezione illecita (dunque cattiva) e soprattutto dare ampio margine di discrezionalità ai centri dove si potrà accedere alla tecnica della fecondazione eterologa. Rimane il fatto che tali ambiguità ed incoerenze presenti nel documento saranno efficaci nel limitare il cosiddetto far west procreativo quanto un bicchiere d’acqua per spegnere un incendio …

Ma procediamo con l’analisi delle linee guida approvate dalle regioni: il limite di età della donna ricevente è fissato a 43 anni, di 20-35 anni per le donne donatrici e 18-40 per i donatori; si prevede un limite massimo di 10 nati per ogni donatore (un po’ di contegno, perbacco …), con la deroga che la coppia che ha già avuto un figlio da eterologa potrà chiederne di averne altri con lo stesso donatore; si stabilisce l’anonimato del donatore in ogni caso (a discapito del diritto dell’individuo di conoscere le proprie origini); infine, si prevede la gratuità del trattamento nelle strutture pubbliche, con un costo che si aggira intorno ai 2.500-3.200 euro e che sarà a carico del servizio sanitario regionale, fintantoché il governo non deciderà di inserirlo nei livelli essenziali di assistenza (sic!).

Quest’ultimo aspetto della gratuità della prestazione sanitaria è particolarmente nocivo perché tenderà a trasformare la disumana pratica della fecondazione artificiale eterologa in uno pseudo diritto, con inevitabili, devastanti ripercussioni sul livello di consapevolezza generale circa l’intrinseca immoralità e malvagità della stessa; esattamente come si è verificato con l’introduzione della criminale legge 194 sull’aborto, i cui effetti assassini e pervertitori sono stati notevolmente aumentati dalla norma che ha sancito la gratuità dell’intervento.

Eppure, il mondo cattolico continua a vedere in una legge emanata dal parlamento un rassicurante argine ai gravissimi danni morali e materiali provocati dalla pratica della fecondazione artificiale, come se in nome del positivismo giuridico fosse possibile trasformare una tecnica immorale e antiumana in una pratica lecita, a patto che essa venga regolamentata da inutili, inconsistenti e finanche dannosi paletti. Secondo l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, “è doveroso che al più presto vengano date norme sicure che regolamentino la questione su tutto il territorio per evitare il Far west, le derive eugenetiche e l’instaurarsi di un subdolo mercato procreativo animato dalla “patologia del desiderio” e dalla logica del figlio a tutti i costi”.

Nell’intervista rilasciata al settimanale diocesano “La voce del popolo” l’arcivescovo di Torino tiene ad aggiungere che “c’è un «quadro di valori» che non si può dimenticare: La generazione di una persona non può essere confusa con la produzione di un oggetto fatto a dimensione dei propri bisogni e della propria insaziata sete di genitorialità”. Riflessioni, quest’ultime, senz’altro giuste ed opportune che tuttavia risultano in insanabile contraddizione con il benestare all’introduzione di una legge sull’eterologa, sia essa con o senza “paletti”.  (A.D.M.)

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fonte: Corrispondenza Romana

5 commenti su “Approvate dalle regioni le linee guida sulla fecondazione etereloga: un guazzabuglio ideologico”

  1. In questi giorni, nelle interviste che si fanno a proposito di fecondazione eterologa, si parla sempre e solo di donatori. Ma non si tratta di un dono!
    Ecco un altro modo per stravolgere la lingua e di conseguenza il pensiero.

  2. Ma come si fa a non indignarsi di tutto ciò? Perché tacere? Noi genitori siamo combattuti dal non parlare male di chi dovrebbe dire “vergogna”, ma nello stesso tempo dobbiamo aprire gli occhi ai ragazzi (dobbiamo essere anche prudenti come serpenti oltre che colombe). Oltretutto abbiamo anziani in famiglia che si devono pagare medicinali salvavita e poi invece paghiamo questo scempio campione d’egoismo contro la vita. Perché non fare una forma di obiezione di coscienza nel versamento delle tasse così anche per le spese di aborto volontario? Perché anche io come tutti li stiamo finanziando. Perché i nostri vescovi o il papa non si muovono in questo senso?

  3. Un abominio immorale ed omicida e per di più finanziato con i NOSTRI soldi e come al solito chi dovrebbe CONDANNARE in modo chiaro e deciso preferisce fare altro!
    In una simile situazione non credo che una modesta evasione fiscale costituisca peccato, anzi so di un ottimo prete (anche abbastanza famoso, ma non faccio nomi per non comprometterlo) che nell’omelia natalizia, ha parlato durissimamente contro l’aborto ed ha invitato i fedeli a non pagare le tasse, dal momento che sarebbero state usate anche per esso; poi ha sfidato eventuali presenti indignati dalle sue parole a denunciarlo…nessuno lo ha fatto!
    Se almeno la metà dei preti fossero come lui, il modernismo e certe leggi aberranti non si satebbero mai affermati!

  4. Giammaria Leone Ricciotti

    E’ molto improbabile che di questa rivolta contro il suo ordine -, (e dello schifo che desta ), la Natura o Chi per essa_ non ci stia presentando, come sembra, il conto , non soltanto in termini di qualità demografica. Le solite vane recriminazioni verbali sono un genere di terapia che da troppo tempo inutile costringe il malato che si abbandona alla disonesta illusione di guarire senza curarsi, a subire la chirugia.

  5. Permettetemi di ripetere una mia osservazione già fatta nei giorni addietro: la ministra Lorenzin, che mi risulta cattolica, non dovrebbe dissentire? Opporsi? Dimettersi o almeno minacciare le dimissioni?

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