L’11 marzo del 1616 veniva martirizzato a York, in Inghilterra, padre Tommaso Atkinson, colpevole soltanto di essere un sacerdote cattolico sorpreso a celebrare i Sacramenti. Fu una delle tante vittime della Riforma anglicana, iniziata da Enrico VIII e portata a termine dalla figlia Elisabetta, nata dalla sua passione adulterina per la cortigiana Anna Bolena, che portò alla tragedia dell’apostasia dell’Inghilterra, una nazione che era stata a lungo una delle gemme della Cristianità europea.

I martiri inglesi, dei quali si conoscono i più celebri, ovvero Tommaso Moro e John Fisher, furono migliaia. Uomini e donne comuni, nobili refrattari a sottomettersi al nuovo regime oligarchico instaurato dai Tudor, e tanti sacerdoti e religiosi. Tommaso Atkinson era uno di questi. Era nato nello Yorkshire, una delle zone dell’Inghilterra dove il Cattolicesimo aveva resistito maggiormente, e dove già durante il regno di Enrico era partita una pacifica rivolta che chiese libertà per la Chiesa e che venne schiacciata nel sangue. Venne chiamata, dai suoi promotori, Pellegrinaggio di Grazia, e fu guidata proprio da un laico dello Yorkshire, Robert Aske, che venne giustiziato.

Durante il regno di Elisabetta, la figlia che Enrico VIII aveva avuto da Anna Bolena e che gli era succeduta sul trono, avvenne la peggiore persecuzione. Nell’arco di soli cinque anni, dopo la rottura con la Chiesa universale e l’uccisione di Tommaso Moro, che aveva messo in discussione il sedicente “diritto” del re a fondare una chiesa a propria misura, il re di Inghilterra e con lui l’aristocrazia che lo fiancheggiava portarono a termine un sanguinoso radicale sovvertimento della propria secolare civiltà, così come l’Europa non aveva mai visto. La distruzione materiale a danno della Chiesa cattolica, monasteri, abbazie, chiese, fu accompagnata dalla peggiore persecuzione immaginabile: furono stabilite durissime leggi penali contro i cattolici: la Chiesa doveva scomparire dalla faccia del Paese, e con essa quanti si ostinassero ad aderirvi. Il clima di terrore instaurato, fece sì che fossero di più gli apostati che i martiri. La paura si impadronì anzitutto dei vescovi e del clero secolare, mentre la resistenza al nuovo ordine era più forte tra i religiosi e il popolo dei semplici fedeli.

Resistere nell’antica fede significava andare incontro ad arresti, spoliazioni, uccisioni sommarie. Durante il regno di Elisabetta I si assistette alla nascita di un nuovo culto: apparentemente l’Inghilterra era ancora cristiana, nonostante fosse separata da Roma, ma nella realtà rendeva culto a ben altro. Con Elisabetta trionfò il tema della supremazia della corona e dello Stato sulla Chiesa, ovvero dell’Impero. Il Rinascimento inglese fu inoltre un‘epoca di smodato interesse per il classicismo e allo stesso tempo per l’occultismo. Alla corte di Elisabetta, oltre ai pirati come Drake e ad abili politici come Cecil si affollavano maghi, alchimisti e cantori di una nuova Età dell’Oro che avrebbe dovuto giungere attraverso la Regina Vergine, che doveva soppiantare nella sua magnificenza il culto alla troppo umile Vergine di Nazareth, la nuova Dea della Giustizia, o come era conosciuta nell’antichità, Astrea.

La Chiesa cattolica sopravvisse nella clandestinità, sottoposta alle durissime leggi penali. I sacerdoti dovevano operare di nascosto, celebrare in case private, in una sorta di ritorno alle catacombe. Così fu per il povero padre Tommaso Atkinson, che per essere ordinato sacerdote sotto il regno di Enrico VIII aveva dovuto recarsi in Francia. Dopo l’ordinazione sacerdotale, era rientrato clandestinamente in Inghilterra, e svolgeva la sua missione visitando vari villaggi dello Yorkshire, confortando materialmente e spiritualmente i cattolici perseguitati. Viaggiava sempre a piedi, come un pellegrino, finchè accidentalmente si ruppe una gamba. Venne quindi riconosciuto come sacerdote, e consegnato alle autorità. Fu torturato, per fargli confessare i nomi di altri cattolici clandestini, ma il sacerdote resistette eroicamente. Infine salì sul patibolo l’11 marzo del 1616, dove venne impiccato, sventrato e squartato. Elisabetta era morta già da diversi anni, e sul trono sedeva re Giacomo I, ma nulla era cambiato nella politica di persecuzione del governo.

Tommaso diede la vita, perché nella sua terra non venisse meno la presenza reale di Cristo, la Fede e la Verità.

1 commento su “Beato Tommaso Atkinson – 11 marzo”

  1. Carla D'Agostino Ungaretti

    Adesso la persecuzione contro i cattolici è diventata più subdola ed ipocrita. Ora i cattolici non son più gettati alle belve, decapitati o impiccati: ora sono costretti a praticare aborti ed eutanasia, a pronunciare sentenze di divorzio e a celebrare “matrimoni” tra omosessuali, pena l’emarginazione e l’irrilevanza sociale, forse anche la perdita del lavoro.
    Le cose non cambiate poi molto. Chi avrà la forza di resistere?

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