“Cercate il volto dei santi” – rubrica mensile di Paolo Gulisano

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Ogni mese l’Autore ci presenta una figura di santo, un volto a cui guardare, un esempio da seguire, un maestro da ascoltare, un amico le cui parole – e le cui opere – ci possano davvero essere di conforto nell’avventura difficile ma affascinante  dell’essere cristiani.

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San Giovanni Maria Vianney  –  4 agosto

di Paolo Gulisano

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Spese tutti gli anni della sua vita al fine di avvicinare le anime a Dio, di santificarle. Fu come una sorta di precursore di San Pio da Pietralcina, offrendo al Signore tutte le sue prove e le sue sofferenze per la salvezza delle anime, attraverso Messe e le tantissime ore trascorse nel Confessionale, il suo campo di battaglia contro il peccato.

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San Giovanni Maria Vianney, il Santo Curato d’Ars, è sicuramente uno dei più significativi modelli di santità sacerdotale. E’ una figura da riprendere, specie in tempi come quelli che stiamo vivendo in cui la figura del sacerdote è oggetto di attacchi non solo da parte del mondo, ma anche dall’interno della Chiesa stessa, addirittura dai suoi vertici, che sembrano divertirsi a dileggiare i sacerdoti, in particolare quelli che sembrano non voler cedere alle mode del momento. San Giovanni Maria Vianney è dunque una figura tutta da riscoprire e riproporre. Perchè in tanti santi sacerdoti emergono molte doti umane: intelligenza, scienza, autorevolezza, managerialità, leadership, capacità educativa, genialità finanziaria, coraggio, eccetera, ma nel Santo Curato d’Ars non emerge solo una natura umana molto povera, però totalmente aperta alla grazia dello Spirito  Santo, che in questa miseria umana ha potuto operare le sue meraviglie, senza quasi trovare ostacoli. Un  santo che fu un uomo semplice, un pover’uomo, un buon lavoratore dei campi ma un pessimo studente di latino e di teologia. In seminario lo giudicavano “non adatto a fare il prete”, il suo vescovo non voleva ordinarlo sacerdote perché “troppo ignorante”, infine lo stesso vescovo si convinse a farlo prete per mandarlo in un paesino di 230 abitanti.

San Giovanni Maria Vianney visse nel tempo della Francia post-Rivoluzione francese, caratterizzato da ateismo pratico, costumi libertini, indifferenza religiosa, ostilità contro il cristianesimo e la Chiesa, in un’atmosfera di “terrore all’ordine del giorno” che non invitava certo alla fede e alla vita cristiana. Cioè, praticamente, come ancor oggi vive la società in cui ci troviamo. In tali condizioni, ebbe una fede ed una costanza nella preghiera così profonde e autentiche, che lo portarono alla santità.

Giovanni Maria Vianney nacque l’8 maggio 1786 a Dardilly, Lione, in Francia. Di famiglia contadina e privo della prima formazione, i suoi studi furono un disastro, e non solo per la Rivoluzione: proprio non ce la faceva col latino, non sapeva argomentare né predicare. Contro la sua volontà di farsi prete sembrò congiurare l’universo intero: la famiglia povera, il padre ostile, la Rivoluzione che scristianizzava la Francia; poi Napoleone lo chiamò soldato e lui disertò per non dover servire l’uomo che voleva distruggere la religione e aveva imprigionato papa Pio VII.  Per ordinarlo sacerdote, ci volle tutta la tenacia di padre Charles Balley, parroco di Ecully, presso Lione: lo avviò al seminario, lo riaccolse quando venne sospeso dagli studi. Diventò infine prete a 29 anni nell’agosto 1815, mentre gli inglesi portavano Napoleone prigioniero a Sant’Elena. Giovanni Maria Vianney, appena ordinato venne inviato a Ecully come vicario dell’abbé Balley. Alla morte di Balley, fu mandato ad Ars-en-Dombes, un borgo con meno di trecento abitanti.

Poca gente, frastornata da 25 anni di sconquassi. E tra questa gente si presentò con la sua fede salda,  con un  rigorismo che poteva essere visto come di altri tempi, ma anche con quella che i superiori avevano giudicato come “impreparazione intellettuale”, un giudizio che gli procurò il tormento di essere inadeguato e incapace. Quante volte si sentì un fallito, ma col passare del tempo ad Ars veniva gente da ogni parte, come in pellegrinaggio. Venivano per lui, conosciuto in altre parrocchie dove andava ad aiutare o a supplire parroci, specie nelle confessioni. Le confessioni: questo era il motivo del grande afflusso di gente al piccolo villaggio. Questo curato deriso da altri preti, e anche segnalato al vescovo per le sue “stranezze” comportamentali – era solo un asceta innamorato di Cristo – era costretto a stare in confessionale sempre più a lungo.
E ormai ascoltava anche il professionista di città, il funzionario, la gente autorevole, chiamata ad Ars dai suoi straordinari talenti nell’orientare e confortare, attirata dalle ragioni che sapeva offrire alla speranza, dai mutamenti che il suo parlare tutto minuscolo sapeva innescare.
Nella sua straordinaria umiltà Giovanni Maria non sentiva tutto questo come un successo, una rivincita del curato d’Ars, una sua trionfale realizzazione. Continuava a ritenersi indegno e incapace. Il fulcro della sua vita e della sua spiritualità era nella Santa Messa, e nel Sacramento della Confessione.

Spese tutti gli anni della sua vita al fine di avvicinare le anime a Dio, di santificarle. Fu come una sorta di precursore di San Pio da Pietralcina, offrendo al Signore tutte le sue prove e le sue sofferenze per la salvezza delle anime, attraverso Messe e le tantissime ore trascorse nel Confessionale, il suo campo di battaglia contro il peccato. Si consumò letteralmente in questo compito, e morì nella caldissima estate del 1859, al suo posto di combattimento. Dopo le esequie il suo corpo rimase ancora esposto in chiesa per dieci giorni e dieci notti, tanta era la gente che voleva vederlo, quel santo curato. Tale era stato davvero, e Papa Pio XI lo innalzò alla Gloria degli Altari nel 1925.

La devozione per lui si diffuse in tutto il mondo, e per anni venne proposto come modello esemplare ai seminaristi e ai sacerdoti. Il modello di una santità sacerdotale semplice ma allo stesso tempo impegnativa: l’esempio di una dedizione totale, di un’offerta della propria vita alla missione, la testimonianza di un amore appassionato e sconfinato a Nostro Signore e alla sua cara Madre.

L’essenziale della Fede.

2 commenti su ““Cercate il volto dei santi” – rubrica mensile di Paolo Gulisano”

  1. Tradizionalista

    Grazie! C’è tanto bisogno, oggi come allora, di contemplare il volto dei Santi.
    Preghiamo con fiducia per chiedere anche tanti sacerdoti santi,

  2. bellissimo articolo.
    Sono devoto al Curato D’Ars….ne ho letto la vita e tutto quello che ha fatto in nome di Dio.
    Vero Uomo,vero Santo, gode ora la Luce del Signore.
    Dopo di Lui, mi viene in mente solo il Santo di Pietrelcina:P.Pio.

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