“Cercate il volto dei santi” – rubrica mensile di Paolo Gulisano

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“Cercate ogni giorno il volto dei santi, per trovare riposo nei loro discorsi”. Così recita la Didachè, uno dei più antichi libri dei Padri della Chiesa. Il santo è davvero un conforto, oltre che una Grazia, che un testimone autentico della Fede. Un conforto perché ci mostra come sia possibile a tutti, ma proprio a tutti, seguire Cristo, “via, verità e vita”. Per questo motivo inizia questa nuova rubrica tenuta da Paolo Gulisano, medico e scrittore. Ogni mese l’Autore ci presenterà una figura di santo, un volto a cui guardare, un esempio da seguire, un maestro da ascoltare, un amico le cui parole – e le cui opere – ci possano davvero essere di conforto nell’avventura difficile ma affascinante  dell’essere cristiani. Grazie a Paolo Gulisano e buona lettura a tutti.”

PD

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Beato Guglielmo Tirry – 2 maggio

di Paolo Gulisano

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L’Irlanda è stata per secoli nota come l’Isola dei Santi. Il cristianesimo portato nel V secolo da San Patrizio aveva infatti  dato vita alla mirabile civiltà irlandese medievale, una civiltà di grandi monasteri dai quali venne un prezioso contributo all’edificazione dell’Europa cristiana. Questa santa terra si trovò a fronteggiare, in un momento cruciale della storia, un nemico terribile, un avversario che implacabilmente l’avrebbe tenuta in catene nei secoli a seguire: l’Inghilterra nata dalla Riforma di Enrico VIII. La discriminazione religiosa che era stata introdotta nella legislazione dal terribile sovrano – che sarebbe ben presto divenuta aperta persecuzione – aveva posto le basi teoriche e pratiche per far sì che i due popoli, l’inglese e l’irlandese, fossero  divisi da un solco profondo, invalicabile. La Chiesa Cattolica fu posta fuori legge, costretta alla clandestinità, alle catacombe: alla violenza militare, alla tirannia politica, ora si aggiungeva l’odio per la fede, e l’Irlanda si avviò inesorabilmente al martirio. Mille anni erano passati da quando il vescovo britanno Patrizio era giunto ad annunciare il Vangelo, a portare la speranza nella Grazia, a rivelare il Mistero della Santa Trinità, e la Chiesa doveva ora affrontare l’ora più buia e tragica della sua storia.

Per quella che nella sua antichità era stata definita l’isola del Destino, e che per tutto il Medioevo, agli occhi ammirati dell’Europa era stata l’isola dei santi, era venuto il tempo di una prova grande e terribile, quella del Martirio: ciò che non era avvenuto  in occasione della prima evangelizzazione, quella rivolta ai cosiddetti “barbari”, avvenne per mano della più evoluta civiltà del tempo, quella inglese. Il regime del terrore imperversò con accanimento sulla Chiesa, sulle strutture come sulle presone. Secoli di civiltà religiosa unica al mondo vennero smantellati, e la Chiesa ridotta alla clandestinità, con messe celebrate nei boschi e nei cimiteri nottetempo. Esiste presso la Santa Sede una lista di 258 cause di beatificazione di martiri irlandesi : vescovi, abati, preti, monache, fedeli innocenti brutalmente assassinati in odio alla fede. Torturati, impiccati, squartati secondo macabri rituali da un furore politico e puritano in un’isola che non aveva mai conosciuto eresie, nè inquisizioni nè processi di stregoneria. L’incubo protestante sconvolse la vita dell’Irlanda e sfregiò definitivamente il volto della Chiesa di Cristo in questo paese: era iniziato per gli irlandesi il tempo di una lunga e tormentata Via Crucis.

Tra i Martiri irlandesi il 2 maggio si ricorda Guglielmo (William, o meglio ancora Liam) Tirry, nato a Cork nel 1608.

Entrò giovane nell’Ordine di s. Agostino e studiò in Spagna, a Parigi e a Bruxelles. Nel 1641 ritornò in Irlanda alcuni anni prima del sollevamento dell’Ulster. Esercitò il ministero sacerdotale di nascosto ed ebbe diversi incarichi e uffici all’interno della Famiglia agostiniana d’Irlanda.

Durante la terrificante persecuzione di Oliver Cromwell fu catturato nel villaggio di Clonmel con indosso i paramenti sacri nella mattina del sabato santo del 1654. Furono anche ritrovati i suoi scritti in difesa della santa fede cattolica. Incarcerato non rinunciò alla fede e all’obbedienza al Papa. Accusato di tradimento, in virtù della proclamazione del 6 gennaio 1653 che proibiva ai sacerdoti di restare nel paese, il padre agostiniano fu condannato ad essere “appeso per il collo fino a che non sopraggiunga la morte”. Nel tragitto verso il patibolo espresse il suo perdono per chi lo aveva consegnato agli aguzzini, e fino all’ultimo istante di vita esortò la folla a conservare la fede nella Chiesa Cattolica e la fedeltà al Papa.

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