di Carla D’Agostino Ungaretti
Vorrei tanto che qualcuno spiegasse a me, cattolica “bambina”, perché alcuni intellettuali italiani pretendono così spesso di occuparsi di questioni che non conoscono perché non fanno parte dell’ambito di competenze e di ricerca al quale hanno dedicato la vita, nel quale invece sono riconosciuti maestri e dal quale hanno ricavato e ricavano allori e riconoscimenti.
Potrei fare innumerevoli esempi, ma mi limiterò ad alcuni casi che si sono verificati ultimamente – e che, devo dire in tutta sincerità, mi hanno fatto indignare – riguardanti giornalisti e studiosi che si professano apertamente atei ma, nondimeno, non esitano a dire la loro su questioni di fede con il malcelato intento (anche se loro non lo ammetteranno mai) di screditare il cristianesimo, e il cattolicesimo in particolare, nella mente e nel cuore di persone di fede debole e sicuramente meno colte di loro.
Un paio di anni fa, Piergiorgio Odifreddi pubblicò un libro che, in tutta sincerità, io non lessi perché il titolo “Caro Papa, ti scrivo” – che riecheggia una famosa e bella canzone di Lucio Dalla, ma usata palesemente con scopo irridente e provocatorio – mi deva fastidio; leggere poi sui giornali dei giorni scorsi la risposta mite, precisa e pacata del Papa emerito Benedetto XVI, dedicatario del libro, alle argomentazioni anticristiane dell’autore ha fatto aumentare enormemente in me il già grande affetto e l’ammirazione che ho sempre nutrito per il grande Pontefice che egli è stato e, insieme, la disistima e la pietà che provo per un intellettuale che sarà anche un grande matematico, ma che una volta di più ha perso una buona occasione per tacere.
Come fa Odifreddi a dire che la teologia è “fantascienza“? Se è solo questo, come gli fa notare il Papa con un pizzico di malizia, perché perde tempo ad occuparsene? Del resto – mi permetto di aggiungere io – cosa sa lui di teologia? Ammesso (e non concesso) che, da bambino, abbia ricevuto una seria istruzione cristiana e abbia voluto rinnegarla (come è suo diritto) come si permette di dileggiare studi e studiosi che da duemila anni si occupano del problema di Dio e che annoverano nelle loro file personalità di levatura spirituale indiscussa?
Ancora: Eugenio Scalfari, professandosi “un ateo che non cerca Dio in piena tranquillità dicoscienza” ha rivolto al Papa Francesco alcuni quesiti sulla salvezza dei peccatori e sulla coscienza stessa, ai quali il Papa non si è certo sottratto. Forse Scalfari non si rende conto della propria incoerenza, o forse anche lui ha un intento provocatorio finalizzato a portare confusione nelle anime ingenue. Di che cosa si preoccupa? La sua fede negativa taglia (per così dire) la testa al toro. Se lui nega Dio e neppure lo cerca, perché perde tempo a occuparsi di Chi non esiste? Che cosa gliene importa del Suo giudizio? Inoltre, qualche sera fa, alla trasmissione “Otto e mezzo” di Lilli Gruber, il Nostro ha spiegato a noi, poveri ignoranti, che alla fine del mondo “con la scomparsa dell’uomo sulla terra scomparirà anche il pensiero capace di pensare Dio”. Ma che ne sa lui di quando, come e in quali condizioni avverrà la fine del mondo, quando perfino Gesù Cristo ha detto di ignorarlo perché solo il Padre lo sa? Chiedo scusa: dimenticavo che Scalfari è molto più sapiente del povero Gesù.
Altrettanto potrei dire del Prof. Veronesi, medico di fama mondiale, il quale dichiara che è meglio essere atei piuttosto che credenti, perché gli atei muoiono serenamente, dato che dopo la morte non si aspettano altro che il nulla, mentre i credenti sono terrorizzati dal Giudizio che li aspetta. Il grande oncologo evidentemente ignora tutto dell’amore misericordioso di Dio e dell’intercessione infallibile di Sua Madre offerti a tutti coloro che accolgono la Grazia; allora perché non pensa a curare i malati che si rivolgono a lui, invece di discettare di cose che sono lontane dalla sua comprensione?
Mi fermo qui, ma vorrei rammentare sommessamente a questi sapienti personaggi che il loro atteggiamento denota superbia, e la superbia è il peccato di Lucifero, ma poi penso che loro non credono né a Dio né a Lucifero e allora, da cattolica “bambina“, penso sia meglio pregare perché il Signore mandi loro lo Spirito ed essi trovino, in fondo al loro cuore, una briciola di umiltà per accoglierlo.
1 commento su “CHE SUPERBI QUESTI GRANDI INTELLETTUALI! – di Carla D’Agostino Ungaretti”
Concordo, sebbene più che di “grandi intellettuali” parlerei di personaggi di successo nel circo mediatico, epigoni del materialismo diffuso e del pensiero debole, frutto del nichilismo presente ed eredi dei guasti dell’illuminismo assolutizzato.