«L’idea che la natura sia buona e l’uomo cattivo è davvero stupida. Se davvero pensassimo che la natura sarebbe meglio senza l’uomo allora tanto varrebbe suicidarsi». Così si è espresso Patrick Moore, uno dei fondatori di Greenpeace, l’associazione portabandiera del radicalismo ecologista (1). La sua lucida e coraggiosa confessione conferma il sospetto che dietro l’eccessivo, per non dire idolatrico, amore per la natura non si celasse altro che l’odio per l’uomo.
Con intuizione profetica, G.K. Chesterton ha previsto con largo anticipo i rovinosi effetti dell’ideologia ambientalista. Crollato miseramente il «comunismo scientifico», agli orfani di Marx non è rimasto che rifugiarsi in quello che G.K.C. con indovinata espressione definisce «comunismo cosmico» (2). La variazione dottrinale riguarda solo degli elementi accidentali, perché rimane immutata la cifra filosofica, la vera tara genetica dell’uomo di sinistra: l’odio per la realtà, per l’essere stesso così come è fino a quando non verrà trasformato in conformità alle fantasie utopistiche dettate dall’ideologia (3).
Per il comunista cosmico «non esiste una grande differenza tra il corpo dell’uomo e quello degli animali» (4). È svelata qui la sua ispirazione materialistica col negare «la semplicissima verità che fra l’uomo e i bruti c’è differenza non di grado ma di specie» (5).
Non occorre meravigliarsi dunque che una pletora di scienziati-ideologi, da Singer a Veronesi, si prodighi tanto per convincerci che l’uomo non è altro che una bestia, una specie animale solo più evoluta, infinitamente evolvibile e modificabile.
Non va dimenticato che in ogni ideologo vive un adoratore della forza, il cultore di un sogno di potere sconfinato. Il che spiega perché questo tipo umano sia così attirato dall’utopia dell’«impero dell’insetto». Un uomo-insetto è facilmente plasmabile secondo i disegni dei detentori di un potere assoluto: «Quando si comincia a pensare all’uomo come a un essere che cambia e può essere alterato, il forte o l’astuto possono facilmente deformarlo, dandogli nuove forme per scopi innaturali. L’istinto popolare vede in questi sviluppi la possibilità di avere schiene appositamente piegate e gobbe per portare fardelli, e membra distorte per adattarle al compito che devono svolgere. Esso ritiene, in maniera fondata, che qualunque cosa sia fatta velocemente e sistematicamente sarà compiuta da una classe di vincitori, che agirà in modo pressoché esclusivo nel proprio interesse» (6).
Anche l’amore idolatrico e insano verso gli animali – che per Chesterton è il portato di ideologie materialiste come l’evoluzionismo – «può esser motivo per essere insanamente crudeli e insanamente sentimentali; non per un sano amore verso gli animali. Sulla base evoluzionistica si può essere inumani o si può essere assurdamente umani. Essere tutt’uno con una tigre può esser motivo per esser teneri verso la tigre o può esser motivo per esser crudeli come una tigre». Per questo «è più probabile che gli uomini moderni mangino carne umana per affettazione che non l’uomo primitivo ne abbia mangiata per ignoranza» (7).
Gli adoratori moderni della natura condividono questa proposizione: “la natura è nostra madre”. Chesterton replica loro che «disgraziatamente se considerate la natura come una madre, scoprirete che è una matrigna» (8). Per il cristianesimo invece «la natura non è nostra madre, ma nostra sorella; possiamo esser fieri della sua bellezza perché abbiamo lo stesso padre, ma essa non ha autorità su di noi; dobbiamo ammirarla. Ciò aggiunge alla gioia tipicamente cristiana su questa terra uno strano tocco di leggerezza ch’è quasi frivolezza. […] Per San Francesco la natura è una sorella, e anche una sorella più giovane, una piccola sorella che danza per farci sorridere e per essere amata» (9). L’amore cristiano vissuto dall’Assisiate, vero manifesto anti-gnostico, riesce nell’incredibile prodigio di restituirci la gloria di Dio attraverso la contemplazione delle realtà create: «I cieli narrano la gloria di Dio, e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento» (Sal 18, 2).
Grazie a San Francesco, infatti, «i fiori e le stelle hanno recuperato la loro innocenza. Fuoco e acqua sono considerati degni di essere fratello e sorella di un santo. La purificazione del paganesimo è finalmente compiuta, poiché l’acqua stessa è stata lavata e il fuoco stesso è stato purificato dal fuoco. L’acqua non è più quella in cui si gettavano gli schiavi in pasto ai pesci. II fuoco non è più quello attraverso il quale i fanciulli erano sacrificati a Moloch. I fiori non hanno più il profumo delle ghirlande colte nei giardini di Priapo. Le stelle non sono più le rappresentazioni di divinità indifferenti, fredde come la loro luce. Tutte le cose sono fatte di nuovo e aspettano un Uomo che verrà a dar loro un nome. Né l’universo né la terra hanno più il sinistro significato del mondo. Aspettano una nuova riconciliazione con l’uomo e sono già pronti a effettuarla. L’uomo ha strappato dalla sua anima gli ultimi stracci dell’adorazione della natura e può ritornare a essa» (10).
NOTE
(1) «Ecologisti, nemici dell’uomo», intervista a cura di Riccardo Cascioli, in La Bussola Quotidiana, 02 giugno 2011 – http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-ecologisti-nemici-delluomo-2034.htm
(2) G.K. Chesterton, La Chiesa viva, Paoline, Alba 1954 (ed. or. 1939), p. 217.
(3) Cfr. Thomas Molnar, La sinistra, Il Borghese, Milano 1972.
(4) G.K.C., Ibidem.
(5) Idem, L’uomo eterno, Rubbettino, Catanzaro 2008 (ed. or. 1925), p. 46.
(6) Id., L’impero dell’insetto, in Ciò che non va nel mondo, Lindau, Torino 2011 (ed. or. 1910), pp. 258-259.
(7) Id., Ortodossia, Morcelliana, Brescia 1995 (ed. or. 1908), p. 153.
(8) Ibid., p. 154.
(9) Ibid.
(10) Id., San Francesco d’Assisi, Mursia, 2007 (ed. or. 1923), pp. 33-34.