Chi sono i veri “cristiani ideologici” – di Corrado Gnerre

di Corrado Gnerre

fonte: Il Giudizio Cattolico

 

chspzzUn tipico errore della Chiesa post-conciliare è quello di non voler essere attenti alla realtà delle cose. La Vita di Grazia diminuisce … non fa nulla. Il senso del peccato diminuisce … non fa nulla. Le famiglie si sfasciano … non fa nulla. I matrimoni civili aumentano e in alcune zone d’Italia sono più numerosi di quelli religiosi … non fa nulla. I giovani hanno dimenticato completamente l’obbligo e il valore della castità prematrimoniale … non fa nulla. Le leggi dello Stato recepiscono sempre più il relativismo etico dominante … non fa nulla. Va tutto bene, è inutile preoccuparsi.

Un tipico errore che si manifesta in due atteggiamenti.

Il primo atteggiamento minoritario è di chi dinanzi allo sfacelo fa silenzio, in un certo senso apprezza e -sempre in un certo senso- quasi spera che il trend continui su questa falsariga. Si tratta –diciamocelo francamente- dell’atteggiamento di quei cattolici che non hanno la coscienza pulita, che hanno molti disordini nella vita privata e che in questo modo sperano di poter tacitare la propria coscienza convincendosi che tutto sommato ciò sarebbe la dimostrazione che la morale cattolica non può essere completamente rispettata e che deve cambiare radicalmente.

Il modo invece maggioritario di manifestare questo errore è più complesso, è quello di chi si accorge che c’è molto che non va, ma nello stesso tempo si sforza di dimostrare che ciò che non va rientrerebbe in una sorta di crisi fisiologica della Chiesa. Non può non andare così: per liberarsi da “incrostazioni storiche” di contaminazioni con il potere e con certi conservatorismi, la Chiesa deve vivere una crisi, una crisi che la porterà ad una maggiore “spiritualizzazione” e ad essere più fedele al suo mandato. Gli argomenti che si adducono ovviamente sono complessi, ma si capisce bene come alla base di questi vi è un’altra questione piscologica. Se per il primo atteggiamento la questione è più “bassa”, in un certo senso è una questione “di pancia”, per il secondo l’atteggiamento la questione è “di testa”. E’ la posizione ideologica che impedisce di capire. L’ideologia –si sa- è un’ipertrofia dell’intelligenza che, proprio perché ipertrofia, si traduce in un accecamento dell’intelligenza stessa. Una realtà quando cresce troppo finisce con l’annullare se stessa. Il cancro altro non è che una crescita impazzita delle cellule e un uomo che fosse troppo alto non riuscirebbe a vivere bene, non passerebbe facilmente attraverso le porte, non entrerebbe facilmente in un auto, non troverebbe facilmente vestiti da poter indossare o scarpe da poter calzare. L’ideologia è l’intelligenza sproporzionata e ipertrofizzata che vuole prescindere dall’osservazione per affidarsi esclusivamente alle proprie costruzioni teoriche e intellettuali.

Spesso sentiamo l’attuale Pontefice parlare contro i cristiani “ideologici” e molti leggono questa definizione come un riferimento a cristiani di formazione tradizionale che sono soliti denunciare uno stato della Fede e della Chiesa tutt’altro che positive. Ora, la definizione è senz’altro da utilizzare perché c’è tanto “cattolicesimo ideologico” ai nostri giorni, ma chiediamoci: in chi c’è questo atteggiamento? A chi bisogna davvero affibbiare una simile etichetta? A chi legge le cose come stanno o a chi si illude che le cose vadano bene quando invece non vanno assolutamente bene?

Molti conoscono la celebre frase di un noto teorico del socialismo sovietico: “Se i fatti non ci daranno ragione, peggio per i fatti!” Ebbene, in tanti –troppi- cattolici oggi si attaglia bene questa massima. Dinanzi alla crisi evidentissima della Vita di Grazia, dinanzi all’altrettanto evidentissima crisi della Chiesa, non bisogna mutare i dettami pastorali, le linee di tendenza, le programmazioni dei recenti decenni, il problema non starebbe lì, non può stare lì. Eppure, per evangelica sapienza, i cristiani dovrebbero essere arciconvinti che dai frutti si riconoscono gli alberi.

Monsignor Giacomo Biffi, vescovo emerito di Bologna, utilizzando il suo inconfondibile stile nel suo Il Quinto Evangelo scrisse a proposito di questo atteggiamento così diffuso:  “Il Regno dei cieli è simile a un pastore che avendo cento pecore e avendone perdute novantanove, rimprovera l’ultima pecora per la sua scarsità di iniziativa, la caccia via e, chiuso l’ovile, se ne va all’osteria a discutere di pastorizia”. E pensare che queste cose Biffi le scrisse nel lontano 1969: una vera profezia.

Nell’ultimo Avvento il cardinale di Vienna, monsignor Schonborn, ha predicato nella diocesi di Milano e per l’occasione ha detto parlando della Chiesa attuale: (…)lasciamo la nostalgia degli anni Cinquanta, quelli della mia infanzia, nel villaggio, quando la chiesa si riempiva di gente per tre volte ogni domenica. Tutti in chiesa. Lasciamo la nostalgia per la vitalità dei nostri oratori degli anni Cinquanta e Sessanta.” Eccolo il vero cristianesimo “ideologico”. Un conto è dire che, constatando la diversità fra il passato e il presente, il cattolico non debba abbattersi, altro è dire che vada abbandonata la nostalgia. Parole incomprensibili. Quando si perde qualcosa di bello, la nostalgia è più che opportuna, ed è l’unico atteggiamento umanamente ragionevole. Certo, non bisogna deprimersi, anzi è necessario ancora più attivarsi, rimboccarsi le maniche e agire, convinti che le sorti della storia non sono nelle nostre mani ma in quelle di Dio e della Sua Santissima Madre, ma un simile impegno può essere motivato solo da una constatazione intelligente: le cose ora non vanno bene, bisogna agire per modificarle. Dire di “lasciare la nostalgia” è quanto di più “ideologico” possa essere affermato in una simile situazione … a meno che non si desideri “apostatare”, cosa che non riteniamo possibile, ipotizzabile e concepibile in un cardinale di Santa Romana Chiesa.

Si ha paura di vedere la realtà così come essa è, ma ciò non è un atteggiamento realmente cristiano, perché il cristiano è prima di tutto uomo di osservazione che fa della virtù della prudenza il timone del proprio giudicare e del proprio agire.

4 commenti su “Chi sono i veri “cristiani ideologici” – di Corrado Gnerre”

  1. francesca poluzzi

    Riprendo dalle ultime parole di Corrado Gnerre:
    “Si ha paura di vedere la realtà così come essa è, ma ciò non è un atteggiamento realmente cristiano, perché il cristiano è prima di tutto uomo di osservazione che fa della virtù della prudenza il timone del proprio giudicare e del proprio agire.”
    Verissimo, ma oltre all’imprudenza citerei anche la mancanza delle Virtù donate dallo Spirito Santo, soprattutto sapienza, consiglio, fortezza, scienza e timor di Dio…
    La fortezza permetterebbe di superare la paura della realtà, anche quando questa ci interroga duramente sui nostri errori.
    Ma l’ ostacolo più alto è l’ideologia progressista che non concepisce il tornare indietro sui propri passi, l’inversione a U, il dover rivalutare quei principi e quelle regole che avevamo ripudiato come ipocrita vecchiume.
    Non sia mai: si va solo e sempre avanti, avanti, sia pure verso il precipizio.
    Le parole impronunciabili oggi girano intorno a questo nodo: tradizione, fedeltà, verità, precetto, ripensamento, pentimento, mea–culpa, peccato.
    In ambiente cattolico molti pensano che entrare in quest’ottica sia per la Chiesa auto-condannarsi ma è il contrario: è Giuda quello che non torna sui suoi passi, il cattivo ladrone che non si pente.
    Il catto-progressismo è una contraddizione in termini, ma se provate a spiegarlo ad uno di questi campioni, scatta istantanea la reazione arrogante e rabbiosa con cui sempre si tenta di nascondere il terrore della cattiva coscienza.

    Francesca

  2. Negli anni sessanta c’è stato un vescovo che ha avuto il coraggio di fare qualcosa di concreto e non solo denunciare i fatti. Inizialmente confidava che altri vescovi nell’orbe cattolico lo avessero seguito. Non è andata così. Costoro avevano forse troppa paura che il papa li avrebbe “scomunicati” come diede ad intendere nei confronti di Mons. Lefevbre? O semplicemente non erano santi come Mons. Lefevbre? E adesso che i seguaci della chiesa conciliare non sono più cattolici bensì una strana combinazione di modernismo in salsa new age e protestantesimo pentecostantegiante, e molti dei cardinali di Santa Romana Chiesa hanno di fatto apostatato mentre altri non sono mai stati cattolici, magari a qualcuno verrà in mente di rivolgersi ai tradizionalisti della società fondata da Mons. Lefevbre. Dimenticandosi però che dopo oltre quaranta anni di resistenza anche loro hanno dei problemi dovuti ad un’infestazione sommato alla stanchezza di cercare un accordo impossibile nei termini dettati dai papi conciliari (ultimo dei quali Ratzinger). Ossia, accettare senza discutere il CV ll – compreso le controverse Lumen Gentium con il famoso “subsistit”, Dignitatis Humanae, Nostra Aetate, Unitatis Redintegratio, nonché accettare che la Messa di sempre sia posta in una posizione subalterna alla messa già protestanteggiante sin dalla sua creazione (vedere la denuncia nel Breve esame critico del Novus Ordo Missae firmata dai cardinali Ottaviani e Bacci ed indirizzata a Paolo Vl di cui si attende ancora la risposta) figuriamoci ora con tutti gli abusi e creatività a cui è assoggettata. Chi è sufficientemente informato può solo dedurre che la “piena comunione” della SSPX comporterebbe fare la fine delle altre società tradizionaliste entrate in “piena comunione” con Roma, oppure il commissariamento imposta ai Francescani dell’Immacolata che equivale. Ci sarà un vescovo cattolico con giurisdizione disposto ad agire per modificare la situazione? Si continuerà da buon cristiano ad osservare e usare la prudenza come timone del giudicare e di agire oppure finalmente ci sarà un timoniere cattolico che riprenda la rotta segnata da duemila anni?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici

Seguici su Spotify e Youtube

Cari amici,
con “Aleksandr Solženicyn: vivere senza menzogna”, primo episodio del podcast “Radio Ricognizioni. Idee per vivere senza menzogna”, il nostro sito potrà essere seguito anche in video e in audio sulle due piattaforme social.

Podcast

Chi siamo

Ricognizioni è nato dalla consapevolezza che ci troviamo ormai oltre la linea, e proprio qui dobbiamo continuare a pensare e agire in obbedienza alla Legge di Dio, elaborando, secondo l’insegnamento di Solženicyn, idee per vivere senza menzogna.

Ti potrebbe interessare

Eventi

Sorry, we couldn't find any posts. Please try a different search.

Iscriviti alla nostra newsletter

Se ci comunichi il tuo indirizzo e-mail, riceverai la newsletter periodica che ti aggiorna sulla nostre attività!

Torna in alto