CIBO COME ARMA DEL POTERE – di Federico Gatti

di Federico Gatti

 

“Se controlli il cibo, controlli i popoli”             agrocil

Henry Kissinger

 

 

America Latina, anni 50. E’ li che tutto ebbe inizio ; la “rivoluzione verde” tanto agognata da Mr. Rockefeller stava prendendo vita, e il popolo, all’oscuro di tutto, ne stava diventando la vittima sacrificale sull’altare del profitto.

Dopo la seconda guerra mondiale le più importanti compagnie americane del settore chimico, Du Pont, Dow Chemical, Monsanto, Hercules Powder, in forza alla quantità di tributi fiscali versati allo Stato, iniziarono una forte pressione politica allo scopo di ottenere gli appalti del settore bellico, molto allettante in pieno periodo di guerra fredda. L’azoto, ingrediente fondamentale per il tritolo, è anche usato per i fertilizzanti nel campo agricolo. Le aziende produttrici di fertilizzanti a base di azoto facevano parte della potentissima lobby della cerchia Standard Oil che, tra le altre, comprendeva anche la Du Pont, la Dow Chemicals e la Hercules Powder. Anche il “cartello del grano” , che comprendeva Cargill, Continental Grain, Bunge e ADM,  si rivelò decisivo in queste nuove politiche commerciali. L’agricoltura stava diventando il centro di un processo globale dietro il quale c’era la Rockefeller Foundation. Grazie al monopolio sui prodotti chimici e sui semi ibridi, le aziende di cui sopra controllavano il mercato globale agricolo.

La tattica utilizzata era subdola; introducendo i metodi dell’agricoltura “moderna”nei paesi in via di sviluppo, si promettevano aumenti di piantagioni di mais con la conseguente diminuzione della fame che, a sua volta, avrebbe prevenuto eventuali rivoluzione comuniste, spauracchio, questo, utilizzato dalle potenze capitaliste per assoggettare i popoli di quei paesi.

Nel 1966 la collaborazione fra la Ford Foundation (a stretto contatto con i settori dell’intelligence e della politica estera USA) e la Rockefeller Foundation fece prendere definitivamente il volo alla Green Revolution. nello stesso anno, il governo messicano, a braccetto con la solita Rockefeller Foundation, diede vita al CIMMYT (Centro Internazionale per il Miglioramento del Granturco e del Frumento). Come in accordo con i programmi Rockefeller per lo sviluppo agricolo, il Presidente Johnson diede un’ulteriore accelerazione al progetto disponendo che nessun aiuto sarebbe più stato inviato ai paesi che non avessero accettato alcune precondizioni, fra le quali figuravano il birth control e l’apertura dei mercati agli interessi degli investitori statunitensi.

Nel 1960, la Rockefeller Foundation in collaborazione con il Consiglio per lo Sviluppo dell’Agricoltura e la Ford Foundation crearono, con sede nelle Filippine, l’IRRI, Istituto Internazionale di Ricerca sul Riso. Nel 1971, l’IRRI, Il Centro Internazionale per il Miglioramento del Granturco e del Frumento con sede in Messico e l’Istituto Internazionale di Agricoltura Tropicale con sede in Nigeria, iniziarono a lavorare insieme dando vita al Gruppo Consultivo per le Ricerche Internazionali sull’Agricoltura (CGIAR).

Per garantirsi la massima influenza, alti esponenti del CGIAR si insediarono nella FAO, nel programma per lo sviluppo dell’ONU e nella Banca Mondiale. Ciò mise in grado Rockefeller di determinare le politiche agricole globali.

Il CGIAR si impegnò a portare i ricercatori agricoli e gli agronomi dei Paesi in via di sviluppo negli USA per istruirli sull’agribusiness per poi rimandarli nelle loro nazioni di origine per applicare ciò che avevano imparato.

Al fine di creare manodopera a basso costo per le multinazionali U.S.A. nelle zone dove si andava delocalizzando, Rockefeller e Ford Foundation collaborarono con l’ Agenzia per lo Sviluppo Internazionale (USAID) e con la CIA per raggiungere obiettivi comuni in politica estera, in primis lo spopolamento dalle zone rurali di questi Paesi in via di sviluppo; con i contadini costretti a trasferirsi nei ghetti delle grandi città alla ricerca di lavoro.

I risultati della green revolution furono:

–          diminuzione della fertilità e produttività dei terreni coltivati con monocolture di semi ibridi.

–          La produzione del nuovo superfrumento forniva si grandi raccolti ma saturava il terreno con enormi quantità di fertilizzanti.

–          Uso massiccio di erbicidi e pesticidi creando mercati per le multinazionali chimiche.

–          Introduzione di macchinari che agivano pesantemente sul terreno distruggendone molti dei suoi componenti naturali.

–          Incapacità riproduttiva di questi prodotti con i contadini costretti a comprarne di nuovi ogni anno.

La concentrazione globale delle licenze su tali sementi nella mani di poche multinazionali, consentì alla Piooner Hi Bred e alla Dekalb della Monsanto, di gettare le basi per la futura diffusione planetaria della rivoluzione degli OGM.

Fu Henry Fallace, segretario dell’agricoltura sotto la presidenza Roosvelt a fondare la Pioneer Hi Bred, prima multinazionale produttrice di semi ibridi. Ciò scoraggiò lo sviluppo delle compagnie che commercializzavano le varietà naturali.

Anche le compagnie chimiche videro nell’aumento della produttività delle coltivazioni, l’unico modo per incrementare i profitti. L’utilizzo della varietà ad alta resa (HYV) di frumento, grano e riso ibridi, nonchè dei prodotti chimici d’importazione, divenne la pratica più diffusa in quei Paesi.

Ford aveva anche dato il via al “Programma per lo Sviluppo dell’Agricoltura Intensiva in India” (IADP). La Banca Mondiale supportò tale iniziativa con generosi prestiti. Ovviamente le proposte riguardanti la riforma terriera, gli affitti dei fondi agricoli e l’abolizione dell’usura vennero rapidamente cancellati dai piani del governo, per non farvi mai più ritorno.

Anche se la produzione agricola indiana crebbe più lentamente dopo la “rivoluzione”, tale strategia fruttò alle multinazionali che poterono facilmente collocare i prodotti chimici e petroliferi, i macchinari agricoli e altri accessori. Questo segnò l’inizio di ciò che venne definito agribusiness , nome creato per differenziarlo dal sistema tradizionale basato su piccole fattorie e incentrato sulla coltivazione finalizzata alla nutrizione e alla sussistenza umana. Idea centrale dell’agribusiness fu l’introduzione dell’”integrazione verticale” nel sistema produttivo alimentare americano, ovvero una situazione di mercato, in cui un unico proprietario, generalmente una multinazionale, assume il controllo dell’intero processo produttivo, dalla gestione delle materie prime fino alla distribuzione del prodotto finito.

Bon appetit.

Fonti bibliografiche: “Agri-Business” Arianna Ed.

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