CINQUE GIORNI CON I FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA. IL CONVEGNO SU SAN MASSIMILIANO KOLBE – di Cesaremaria Glori

di Cesaremaria Glori

 

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Ricevuta, via internet,  la comunicazione che dall’8 al 10 ottobre ci sarebbe stato  un convegno di studi sul Santo dell’Immacolata, Massimiliano Maria Kolbe  Maestro e Martire di fede e della carità, a trent’anni dalla sua canonizzazione, non ci ho pensato due volte a decidere di parteciparvi.  Il convegno si sarebbe svolto a Roma presso il Collegio Internazionale di Terra Santa, un grande complesso studiato per concentrare nella città eterna tutte le attività riguardanti la Terra di Gesù ed attualmente dato in concessione al giovane Ordine dei Francescani dell’Immacolata che l’utilizzano per consentire ai loro numerosi giovani di perfezionarsi a Roma negli studi teologici.

Ho trascorso così tre giorni insieme ai frati dell’Immacolata immergendomi con essi nell’apprendimento della vita e delle opere del grande santo dell’epoca moderna. Un santo che Dio ha scelto come  esempio di fede e di  appassionato spirito missionario per questi nostri tempi di apostasia e di ripudio di Cristo. Con i frati ho trascorso tre giorni intensi condividendo con essi i momenti di preghiera e la consumazione dei pasti nella frugalità e semplicità tipicamente francescane. Non sono mancati i momenti di buonumore come quando un giovane frate aspirante al sacerdozio, invitato dai superiori a fare delle imitazioni di insegnanti e confratelli – si trattava di un giovane di colore alto e dinoccolato che ricordava nel sembiante e nella statura  il campione di atletica Usayn Bolt – si è esibito, come un consumato attore, in applaudite esecuzioni fra le risa generali, ivi comprese quelle delle persone prese di mira.

IL convegno si è svolto dalle ore 9 alle ore 12,30 del mattino e dalle ore 16 alle ore 19,00 del pomeriggio dei tre giorni, ciascuno dei quali dedicati a tre aree di studio. Il primo giorno all’area dogmatica, certamente la più impegnativa, il secondo  all’area di spiritualità e storia e l’ultimo giorno all’area Evangelizzazione e Cultura. In tutto, gli interventi, di 40 minuti ciascuno , sono stati diciotto, preceduti,  per ognuno dei tre giorni, da indirizzi di apertura e di saluto da parte di autorità ecclesiastiche appositamente invitate. Le giornate di studio erano precedute dalla celebrazione della Santa Messa.

Gli interventi hanno messo in luce la poliedrica figura di San Massimiliano, illustrandone compiutamente la  personalità, gli episodi più salienti della sua breve vita, lo slancio missionario, la ricerca della povertà come più genuina espressione dell’anima francescana e l’amore smisurato per l’Immacolata da lui assunta come faro per la ricerca della verità e del giusto cammino per arrivare a Gesù Cristo. Si è percepito chiaramente, dall’insieme degli interventi, che è stato proprio l’amore per l’Immacolata la caratteristica più saliente della vita e della personalità di san Massimiliano, la cui figura può essere presa come esempio per il sacerdote dell’epoca moderna, chiamato all’arduo compito di ricondurre le anime a Cristo seguendo la strada da lui percorsa, quella della venerazione e dedizione completa all’Immacolata, vera e sicura via per tornare a Cristo con la fede di un tempo.

San Massimiliano aveva fondato in Polonia una cittadella dedicata all’Immacolata chiamandola per l’appunto Città dell’Immacolata, in polacco Niepokalanow (pronunzia:  Niepokalànu) e da essa fece partire milioni di opuscoli per combattere la cattiva stampa e diffondere il culto alla Vergine Santa. Egli aveva compreso che l’attacco delle forze sataniche si sarebbe decuplicato e concentrato per strappare quante più anime fosse possibile alla religione cattolica e che l’avversario si sarebbe servito dei mezzi di comunicazione di massa per raggiungere il suo piano di destabilizzazione e di rivoluzione permanente con l’unico obiettivo di cancellare la fede cristiana, non escludendo la via della persecuzione cruenta.  In questa lotta contro le potenze infernali nulla doveva essere tralasciato per combattere la buona battaglia, nemmeno il martirio se fosse stato necessario. E lo dimostrò  con le sue opere e con il suo esempio. Pur malandato in salute si prodigò per diffondere la buona novella fondando cittadelle dedicate all’Immacolata in Polonia e in Giappone, si sforzò per dotarle dei macchinari di avanguardia, per tener testa alle forze del male ben più doviziosamente dotate di mezzi. Soprattutto mise al primo posto la preghiera erigendo per prima una Chiesa, per quanto povera e disadorna, dedicata all’Immacolata ove custodire il tesoro più grande che la cittadella avesse: l’Eucaristia. L’amore che il Santo aveva per l’Eucaristia passava sempre per Maria, la madre che a tutto provvede e che a tutto pensa con premura, come a Cana.

San Massimiliano può essere considerato il santo della Modernità, perché in quest’epoca di scristianizzazione e di apostasia ha dimostrato col suo comportamento di avere ben chiara la strategia da seguire: salvaguardare la famiglia e la dignità umana non soltanto combattendo contro le forze del male che mirano alla umiliazione della persona umana sprofondandola nei meandri dei vizi e della droga, nel rifiuto intellettuale e spesso violento di Cristo, nella diffusione di teorie e mode di pensiero manifestamente di origine e ispirazione satanica, ma, se necessario, sacrificandosi offrendo la propria vita. La sua morte ne è l’esempio più lampante. Si offrì volontario per sostituire nella condanna a morte un povero padre di famiglia, un concittadino polacco (un sottufficiale dell’Esercito, come il padre di Papa Giovanni Paolo II) e, quando gli fu chiesto chi fosse, rispose: sono un sacerdote cattolico. Non c’era bisogno di dire altro. Quella qualifica era chiara come il sole per colui che fece la domanda. Un sacerdote cattolico ha questo compito : dare la vita per il suo gregge, come fece il primo sacerdote della Nuova Alleanza: Gesù Cristo. San Massimiliano è un esempio luminoso di fede e di coraggio cristiano. Quando scese insieme agli altri nove condannati nel bunker della morte ove si doveva morire per fame, trascinò gli altri a pregare ad alta voce e se non poté cantare come aveva insegnato a fare ai suoi frati di Niepokalanow, che lavoravano indefessamente ore e ore al giorno intervallandole con la preghiera, lo fece con voce sicura anche se sfuocata e affievolita dalla spossatezza e dalle percosse ricevute. Quelle voci oranti divennero insopportabili e, per non sentirle più, i carnefici di Auschwitz soppressero i cinque superstiti alla fame e all’inedia iniettando loro acido fenico nelle vene.  Quelle voci pregavano l’Immacolata seguendo San Massimiliano, il quale, come ebbe a confidare al suo compagno di pena Enrico Sienkiewicz: “Enrichetto,tutto quello che soffriamo è per l’Immacolata. Vedano tutti che siamo dei Confessori dell’Immacolata.”

San Massimiliano può ben essere definito il primo santo martire e confessore dell’Immacolata. Se non bastasse la sua morte è la sua vita e le sue opere a testimoniarlo. San Massimiliano può ben essere preso ad esempio nell’ opera di rievangelizzazione propugnata da Benedetto XVI. Egli è un martire della fede e della carità, vero sacerdote che dà la sua vita per quella dei fratelli nella fede. E’ anche un martire della dignità umana, offesa ai nostri giorni con l’aborto e l’eutanasia come lo era nei campi di concentramento ove persone inermi e colpevoli soltanto di essere diversi per lingua e per nascita erano maltrattate e mandate a morte nella più desolante mancanza di umanità, specialmente se erano ebrei o sacerdoti della Chiesa Cattolica.  Sempre avvinto all’Immacolata sino alla morte, fu ucciso il 14 agosto 1941, vigilia dell’Assunzione di Maria e la sua salma fu cremata nel forno il giorno successivo, solennità dell’Assunta. Le sue ceneri vennero disperse nei campi vicini e nella acque della Vistola come un seme  destinato a portar frutto nell’epoca moderna, in cui la ferocia si è mascherata di perbenismo accanendosi contro gli esseri più indifesi.

San Massimiliano prega per questa umanità ribelle a Cristo e donaci la tua forza in quest’ora di persecuzione a quella Chiesa che tu tanto amasti.

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