COME NEGLI ANNI ’70, RIECCO LA STRATEGIA DELLA TENSIONE – di Piero Laporta

Torna in voga una definizione che risale alla guerra fredda

di Piero Laporta –  pubblicato il 17.12.2010 dal quotidiano Italia Oggi, gruppo Class

 

I curiosi circa il significato di «opposti estremismi» o «strategia della tensione», in voga negli anni ’70, oggi lo colgono grazie a quanto avvenuto a Roma, mentre il Parlamento votava e il circondario bruciava. Quanti persero le elezioni oppure tradirono, come Gianfranco Fini e Paolo Guzzanti, oggi si strappano i capelli tinti, imprecando al sistema elettorale. Essi dimenticano che quello statunitense e quello britannico, per esempio, sono ben più blindati e non di meno citati come modelli. Insomma, si trama in Montecitorio e si incendia il circondario, per delegittimare il governo per via eversiva, risultando impervia quella istituzionale. Il tempo è tuttavia galantuomo. La visuale s’allarga con gli anni, come l’obiettivo d’una telecamera che riprende una quantità di dettagli prima trascurati.piazza fontana Chi suppone di ricordare la tragedia di Aldo Moro, sovente ne rammenta la foto nel covo delle Br o la Renault4 col cadavere. Le immagini, polarizzando il ricordo, oscurano il (molto) prima e il (molto) dopo. Così la storia fu scritta da eversori e traditori, complici di interessi, collocati a Mosca fino alla caduta dell’Unione sovietica, oggi sparsi fra varie altre capitali, in testa alle quali Londra. Costoro hanno riproposto il copione ieri l’altro, ma qualcosa è mutato. La telecamera ha allargato il campo e riprende sullo stesso versante quelli che si gabellavano da nemici, i protagonisti della nuova «strategia della tensione» e di quella vecchia: gli epigoni della direzione strategica del fu Partito comunista italiano, i prezzolati eredi del fascismo, la fazione di Democrazia cristiana devota al dio quattrino, cui s’accodano i valorosi dipietristi, i tetri viola e il comico Beppe Grillo; s’accodano i radicali ma contano meno del parrucchiere di Marco Pannella.

La formula «strategia della tensione» fu coniata da Leslie Finer sul The Observer, il 12 dicembre 1969, guarda caso lo stesso giorno in cui sarebbe scoppiata la bomba di piazza Fontana. Quando si dice la premonizione. The Observer godeva allora di molteplici contiguità coi servizi inglesi e col Kgb, che a sua volta aveva penetrato i servizi britannici grazie a Harold Philby, funzionario dell’Mi5 e al servizio del Kgb. In queste duplicità dovrebbe scavarsi per la doppia bomba a piazza Fontana. Ma come può fare la magistratura, poverina, con tutte le inchieste per Silvio Berlusconi? Fino alla caduta dell’Unione sovietica gli eversori giocavano con le duplicità, spacciandosi alla bisogna come rivoluzionari o riformisti, o da terroristi di destra sebbene prezzolati da sinistra e viceversa, grazie a un giornalismo spesso pronto a porgere il cappello agli opposti benefattori. I black block sono la faccia impresentabile degli orchi eleganti che violentano la Costituzione a Montecitorio e a Londra. A nasconderli non basta la foto di Repubblica in campo strettissimo, col cerchio rosso sulla pistola del poliziotto. Quel povero agente è l’Italia, assassinata da uno sciame di terroristi, le cui menti finissime siedono in parlamento e a Londra. Come a Genova nel 2001, cercavano il morto, per agitarne il cadavere nelle piazze, come i palestinesi fanno dopo aver attizzato la rappresaglia israeliana. Ma è cambiata l’Italia ed è cambiato il ministro dell’Interno. Marameo!

L’ultimo atto di questa guerra di indipendenza si concluderà quando sarà cancellata la vergognosa dedica d’una stanza parlamentare a Carlo Giuliani, ucciso da un carabiniere nell’esercizio delle sue legittime funzioni. La pistola fu messa nel cerchietto rosso da Enrico Mentana. Per ora tuttavia una verità è palese: gli «opposti estremismi» non sono opposti e tanto meno nemici, solamente complici e destinati alla medesima fine, mentre la «strategia della tensione» torna al mittente, a Londra.

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