di Piero Nicola
Qualsiasi scelta è soggetta alla regola razionale, da non confondersi con il criterio dell’utilità. La regola necessaria è invariabile; il perseguimento dell’utile è apparente, vuol puntare soltanto al risultato. Quand’anche esso sia raggiunto e sembri proficuo, se i mezzi sono stati cattivi, il fine sarà disutile infallibilmente.
Quando io, o altri presunti saggi, affermassimo ciò, resteremmo nel dominio delle opinioni. Viceversa è Dio in persona che rivela, attraverso la Chiesa infallibile, questa verità da cui non si scantona.
Berlusconi e Napolitano e il professor Loden. Tre signori che hanno dato prova di grave carenza rispetto alla Giustizia. Non già perché siano peccatori ed erranti occasionali, ma perché seguono un errore, un’eresia di condotta. Berlusconi, nel senso dell’eresia liberale; Napolitano, nel senso di un laicismo sinistrorso e ateo; il Professore, nella sudditanza ai poteri forti, e incoscienti di avere nelle proprie ossa la tabe della dissoluzione.
Sicché non è tanto la fragilità ad aver piegato il Cavaliere alla scelta della rielezione di Napolitano, quanto la presunzione di poter saltare il fosso della colpa e del disonore mettendo i piedi in un qualche governo augurato e urgente: sotto il condizionamento del Vecchio comunista e in società con altri Senza Dio.
Ciò che avviene è cosa del secolo attuale, è segno di questi ultimi tempi. Un secolo fa, all’epoca di Giolitti mestatore politico, quando ancora gli uomini si sfidavano al deprecato duello e una certa rettitudine emergeva nell’ipocrisia e nelle vili finzioni (ma Gesù Cristo avrebbe invano messo il mondo al posto che gli compete, sino alla fine dei secoli?), dunque all’epoca della famosa Italietta, nessun essere civile avrebbe ardito violare il codice dell’onore pubblico e della dignità. Codice pur suscettibile di ricevere un valido contenuto. Mentre il saggio realismo odierno non è nemmeno capace di onestà superficiale.
Ora, un capo di partito, candidato a reggere le nostre sorti, fino a ieri ha ricevuto accuse sanguinose, disprezzo, gravi torti: così li ha manifestamente lamentati. Svegliandoci al mattino, apprendiamo che questo aspirante medico del Paese infermo è disposto all’apertura, al sacro, quanto schifoso, dialogo, a fare società per eleggere Napolitano, per allearsi con Monti, di cui ha pure detto peste e corna, debitamente ricambiato! Quanto alla massima carica della Repubblica, si è rimangiato il ribadito proposito di lasciare il Quirinale, andando per le spicce, senza dare le debite soddisfazioni.
La gente è assuefatta a simili sconcezze. Però ne ha le tasche piene, e non si sa mai che la nausea e la povertà le facciano perdere davvero il ben dell’intelletto. Anche perché – a sinistra – si sono preferiti il livore antiberlusconiano e gli interessi particolari al bene comune, con una miopia strabiliante. Fortuna per gli eletti che un Grillo incarna la protesta, anziché qualche capopopolo manesco. Tuttavia, il campanello d’allarme del movimento grillino, che ha recato l’ingovernabilità mandando in frantumi il bipolarismo, sembra non aver dato la sveglia ai politicanti. E non solo loro sono duri di comprendonio nelle alte e sapienti sfere…
Tuttavia il disamore popolare per i partiti sarebbe ancora il meno. È specialmente questione di attitudine o di inettitudine, di salute o malattia spirituale. Questi malati per regime di mente sregolato sono inabili a farla franca e a sfangarla, sono inetti e basta. Vanno sulla china come il resto del mondo mondialista, e con la benedizione della CEI! Essi dispiacciono a Dio. Ma se ignoriamo quali siano i Suoi provvedimenti e quante grazie qualcuno possa segretamente ottenere da Lui, sarà ben difficile che Egli impedisca il corso delle sanzioni naturali che colpiscono i comportamenti contro natura.