Contrordine neocattolici, l’uomo non è più al centro del creato. Parola di “Avvenire”

Nei tempi ultimi non bisogna stupirsi di nulla. La Via Crucis di una civiltà in disarmo ha mille aspetti e l’agonia della sua agenzia spirituale più importante, la Chiesa cattolica, non è che il sismografo di una dissoluzione crescente. Per questo non ci colpisce oltre misura un intervento del quotidiano episcopale “Avvenire” che in altri tempi ci avrebbe indignato. Oggi, nella Chiesa migrante, new age e simil ecologista dell’enciclica Laudato sii del regnante pontefice, tutto è possibile. Per questo abbiamo letto senza troppa meraviglia la prestazione intellettuale di un sacerdote milanese “novatore”, ospitata dal foglio neocattolico lo scorso 4 luglio.

Impegnato a sostenere una dubbia iniziativa del quotidiano, i sabati per il futuro – anzi, “Saturdays for future”, poiché anche in sacrestia preferiscono l’inglese alla lingua nazionale e al latino trapassato – imperdibile kermesse dedicata al consumo “ecosostenibile”, il chierico ambrosiano si è abbandonato, tra uno slogan e l’altro  tratto dal repertorio dei seguaci (followers) di Greta Thunberg, a una riflessione agghiacciante, in bocca a un consacrato : «si tratta di superare l’antropocentrismo per rilanciare la centralità dell’essere custodi del Creato. Qui la tradizione cristiana ha da imparare da altre tradizioni religiose e da visioni del mondo con un approccio più armonioso e integrato, rivolto all’ecologia e al mondo naturale». Colpiti e affondati in un solo colpo la Bibbia, il Vangelo e l’intera Rivelazione.

Siamo tutt’altro che teologi, le finezze gesuitiche non ci appartengono né sappiamo districarci tra i sottili distinguo clericali. Tralasciamo per carità di fede la sconcertante ammissione di inferiorità del cristianesimo rispetto a tradizioni più “armoniose” ed ecologiche il carattere veritativo del messaggio cristiano è un retaggio del passato non relativista – ma l’ansia di superare di un balzo “l’antropocentrismo” ci pare un’autentica apostasia della fede. Nel Genesi, (1,25) che trascriviamo secondo la versione approvata dalla CEI, editrice di “Avvenire”, Dio afferma: «facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».

Le Scritture sono state ampiamente relativizzate dalla neochiesa attraverso il lavoro di storicizzazione di illustri biblisti oltreché dalle sconcertanti asserzioni del gesuita Servo di Dio (??) padre Sosa Abascal sulla veridicità dei Vangeli, ma è la prima volta che ascoltiamo un sacerdote negare la centralità dell’uomo nel creato. Rifiutare il carattere singolare della specie umana, vertice della creazione e responsabile della Terra secondo il progetto di Dio, significa fuoriuscire da millenni di tradizione.

La Chiesa aveva intrapreso mezzo secolo fa un cammino di opposta direzione, almeno in apparenza. La scelta antropologica, ovvero la preferenza accordata alla città dell’uomo rispetto al regno di Dio, fu sbandierata come una straordinaria conquista del cattolicesimo moderno. Ne fu artefice, durante e dopo il Concilio Vaticano II, una generazione di teologi guidata da Karl Rahner. Secondo costoro, la Chiesa doveva scendere dal cielo alla terra, l’umanità divenuta adulta non aveva più bisogno della rivelazione né del magistero per “salvarsi” (il significato del termine era ancora escatologico), ma era sufficiente la retta coscienza che Dio stesso aveva regalato all’uomo (cristiano “anonimo”) sotto forma di libero arbitrio e intuizione della legge naturale. Si mise da parte con imbarazzo la vecchia formula «nulla salus extra ecclesiam», nessuna salvezza fuori dalla Chiesa, l’uomo divenne misura di tutto.

Il parroco della nostra adolescenza, monsignor Cavassa, ripeteva di sentirsi investito, come pastore, del compito di «portare le anime a Dio» e il suo scopo era riempire il paradiso dei suoi parrocchiani. Povero ingenuo arciprete, ignaro che l’inferno, se c’è, è vuoto e comunque l’uomo si può salvare da sé, giacché la Chiesa è solo una della tante modalità presenti sul mercato dello spirito. Il vecchio parroco, tra i palazzoni alveare di un quartiere cittadino, credeva di svolgere opera di apostolato. Invece, era solo “proselitismo”, come dicono adesso con sguardo cupo e smorfie di dissenso i neo cattolici. Il perito chimico argentino residente in Santa Marta pretende che il pastore “puzzi di pecora”, ma dove conduce il gregge? Liberati dalla centralità di Dio, adesso si disfano dell’ultimo fardello, l’uomo, ma il gregge sparso si limita a esistere senza una meta, privo di modelli, con l’obiettivo della vita eterna sfumato, per non dire non più creduto.

Nessun ateismo, intendiamoci, Dio è ancora sullo sfondo, sotto forma di energia primordiale o di orologiaio dell’universo. Niente di nuovo: è l’edizione postmoderna del vecchio deismo di impronta settecentesca, illuminista e massonica; non serve una rivelazione, che, eventualmente, sarebbe solo un episodio storico, una fiaba destinata agli incolti e a gli ingenui. La ragione deista consente di elaborare una blanda religione naturale che, nella versione eco-catastrofista, è assai simile al panteismo devoto a Madre Natura, relegando Dio al di fuori del reale, un ingombrante estraneo. Il passo successivo non poteva essere che la svalutazione dell’uomo per la negatività delle sue condotte, con buona pace della «centralità del ruolo di custode del creato», che peraltro fa rientrare dalla finestra, depurato dalla trascendenza, l’antropocentrismo scacciato dal sacerdote milanese. 

Non desta sorpresa che, messo da parte Dio e ignorato lo Spirito Santo, prima e terza persona della Trinità (ci tocca sempre utilizzare il vocabolo antropocentrico “persona”!) la Chiesa si concentri su Gesù non più come figlio del Padre sceso sulla terra per suggellare «la nuova ed eterna alleanza», ma come modello eccezionale di virtù. Il fatto è che se dubitiamo della natura divina di Cristo, non solo è vana la nostra fede, come capì San Paolo nella prima Lettera ai Corinzi, ma è insensato proclamare parola di Dio le scritture. Possiamo quindi diventare senza problemi animisti, panteisti, new age entrati nell’era dell’Acquario o qualsiasi altra cosa, considerare il Vangelo la cronaca romanzata della predicazione di uno strano agitatore ebreo finito male. Un grande uomo da giudicare con il metro della storia, contestualizzandone il messaggio, tanto più in quanto riportato de relato, da seguaci – discepoli e apostoli – di dubbia attendibilità.

La crisi della dottrina, la ricerca affannosa di vie sempre nuove contrapposte alla fissità dell’eterno, si trasforma in agonia della fede. Gesù stesso l’aveva previsto («il figlio dell’Uomo, quando tornerà, troverà la fede sulla terra?» Luca, 18,8), ma sconcerta non l’apostasia diretta, bensì la svalutazione di Dio attraverso il giudizio negativo sulla creatura fatta a sua immagine e somiglianza. A rigore logico, se all’uomo, per i suoi comportamenti, va tolto il piedistallo su cui l’ha collocato Dio, è Dio che stiamo negando. Il male che chiamiamo peccato non è una scoperta recente, è parte della creatura; sono le forme concrete ad assumere caratteri diversi, come l’odierno sfruttamento insensato delle risorse naturali. Se dubitiamo del destino “divino” della creatura uomo, ha ragione il prete di “Avvenire” a esigere dalla bestia intelligente, o scimmia nuda, un passo indietro, la presa d’atto che l’umanità è un granello di polvere nell’Universo.

Un universo, peraltro, che solo l’uomo storicizza, misura, osserva, indaga attraverso la lente che – unico tra i viventi – pone tra sé e il mondo. Al di là degli enormi peccati di arroganza (la hybris greca) la natura è ancora il creato? E l’uomo è l’essere a immagine e somiglianza di Dio, se il suo ruolo è tanto negativo, se i suoi comportamenti sono il cancro dell’ambiente, il nome postmoderno dell’universo? Conosciamo la risposta di ampi settori dell’ecologismo, da Arne Naess ai teorici di Gaia, estranei alla metafisica. Siamo atterriti dalla coincidenza di quel pensiero – pur rispettabile e significativo – con la più recente dottrina ecclesiale. Paolo VI dette l’allarme mezzo secolo fa, dichiarando che nella Chiesa era penetrato un pensiero “non cattolico”. Il cammino è compiuto. Prima si mette tra parentesi Dio, intronizzando l’uomo. Poi si svaluta l’uomo da poco innalzato, si nega la sua centralità in favore di un generico naturalismo. L’ultima tappa è la negazione di ogni metafisica. Dopo il deismo, non c’è che l’indifferentismo religioso, l’ipotesi-Dio cancellata, non più presa in considerazione, come disse il Lamarck del suo sistema evoluzionistico. È quello il cammino?   

3 commenti su “Contrordine neocattolici, l’uomo non è più al centro del creato. Parola di “Avvenire””

  1. Oswald Penguin Cobblepot

    Se tentiamo di mettere insieme le tessere dell’ipotetico puzzle, ci accorgiamo che il disegno è terribile. (1) “Si tratta di superare l’antropocentrismo”, ossia l’uomo non è il centro del creato. (2) L’antispecismo è quella dottrina filosofica secondo la quale (Richard Ryder) occorre smascherare il più grave errore morale della civiltà occidentale, ovvero il suo antropocentrismo. (3) Anzi, per Peter Singer “L’appartenenza alla specie umana non costituisce la ragione ontologica di una superiorità rispetto agli animali e sulla natura”. Qual è il risultato? Si parte dalle carnevalate pagane, quali la divinizzazione di “Gaia” (la dea terra, con il corollario diabolico della Wicca stregonesca o dei culti dell’America Latina di Pacha Mama). E si arriva alle associazioni che combattono l’antropocentrismo e il cosiddetto “specismo”, cioè la superiorità della specie umana sulle altre (in forme anche violente e terroristiche), quali l’ALF, Animal Liberation Front, oppure il Voluntary Human Extintion Movement, oppure la “Chiesa per l’Eutanasia”. Bel colpo. LJC (quia Verbum homo factus est) da Gotham, il Pinguino.

  2. “Avvenire” il foglietto più rosso del “Manifesto” pubblica, indignato, un articolo per deprecare il comportamento della “Amministrazione Trump” (!) che ha arrestato suore e preti che “recitavano il rosario (minuscolo!!) per i bimbi migranti incarcerati” nell’ingresso del Senato…
    La Polizia di Trump (!) arresta chi prega occupando l’ingresso del Senato e “Avvenire” si indigna; una suora, a Monza, caccia via dal Sagrato della Chiesa alcuni oranti il Rosario e “Avvenire” tace (acconsente?).
    Ah già, questi pregavano per motivazioni sbagliate…

    1. Oswald Penguin Cobblepot

      Mi perdoni, Lister. Le è stata data un’informazione errata (probabilmente per la malafede di chi gliel’ha comunicata). Secondo https://www.agensir.it/mondo/2019/07/19/usa-manifestazione-al-senato-contro-le-politiche-migratorie-arrestati-preti-suore-e-leader-cattolici/ non c’è stato nessun arresto di chierici che pregavano FUORI dal Senato USA. In realtà, alcuni attivisti pro-migranti “Sono entrati NELLA ROTONDA (ossia. DENTRO. Nota mia) d’ingresso al Senato con in mano le foto dei bambini migranti, morti nelle strutture di custodia del governo federale. Poco prima sul prato esterno avevano pregato, ascoltato testimonianze di migranti terrorizzati dall’idea di perdere i propri figli e hanno letto anche i messaggi dei vescovi arrivati a sostegno di questa manifestazione di disobbedienza civile organizzata dal Centro Colomban per la difesa e la sensibilizzazione, dalla Conferenza dei superiori maggiori maschili, dalla Conferenza dei Gesuiti di Canada e Usa, dalla Conferenza delle religiose degli Stati Uniti, da Pax Christi Usa e altri, per protestare contro le politiche di immigrazione messe in atto alla frontiera.” La polizia ha cercato di sedare la gazzarra, ma poi – a fronte della resistenza degli attivisti (fra cui effettivamente erano presenti sacerdoti e monache) li ha arrestati. Come può ben vedere, si tratta di una notizia smaccatamente deformata, probabilmente da chi ha un’evidente orientamento “Lib-Left” (liberal-progressista), cioè da quelli che sono i nipotini ed i pronipotini di quelli stessi che in Messico (anni ’20) fucilavano i sacerdoti mentre celebravano la S.Messa ed in Spagna (guerra civile 1936-1939) li impiccavano direttamente nelle chiese profanate. Vadano pure a fare fessi qualcun’altro. LJC da Gotham, il Pinguino.

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