Cos’è peggio? Il nuovo governo o la finta opposizione “cattolica”? Una lettera di Elisabetta Frezza

Eugenia Roccella e le sue “bellicose” dichiarazioni sui temi etici e antropologici, ospitate sulla “Bussola quotidiana”. Ovvero: come stordire e ingannare il popolo, con tanto di benedizione ecclesiastica.

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Caro direttore,

mi astengo da qualsiasi commento sulla pittoresca compagine governativa messa in campo da colui che ha tutte le carte in regola – nessuna esclusa – per corrispondere agli ordini dei potentati sovranazionali intenti a risucchiarci ciò che resta della nostra sovranità, e ad aspirarci l’anima.

Costui del resto è stato sostituito al guappo maremmano in tempo record da quell’altro signore che, a sua volta, occupa lo scranno della presidenza di ciò che resta della Repubblica Italiana in nome della stessa superiore volontà, e non lo nasconde (clicca qui). Suona piuttosto paradossale che sia proprio lui, dall’alto della sua carica, a teorizzare la subalternità della politica alle élites che la dirigono da dietro le quinte, e a elogiarle per la loro opera pia, condotta con l’immancabile senso di responsabilità. Ma tant’è. Non c’è nemmeno più il bisogno di velare le trame oscure, ora che dal Quirinale a Santa Marta soffia gagliardo lo stesso vento di tramontana. In piena comunione di spirito.

La catena di montaggio, non c’è che dire, funziona senza intoppi, a sfregio di un popolo che, grazie a Dio, ha ancora la forza di sferrare qualche colpo di coda contro la rivoltante arroganza dei suoi aguzzini, e lo ha dimostrato.

Ma, proprio perché c’è un sistema militarizzato che si muove al ritmo totalitario battuto dalle oligarchie tecnocratiche e chiede ai suoi sudditi di marciare tutti allo stesso passo, non può non colpire la spudoratezza di quanti si riciclano immancabilmente come suoi oppositori il giorno dopo averlo, immancabilmente, alimentato. Il problema è che questi finti dissidenti continuano a essere accreditati come riferimenti credibili, e tanta gente in buona fede si lascia trascinare là dove non vorrebbe mai finire, cioè a puntellare quello stesso sistema per mezzo di una resistenza sintetica e di mera facciata, utile per simulare il rispetto di quel pluralismo “democratico” che fa da paravento a ogni dittatura.

Forse vale la pena di aprire gli occhi a quelli che ancora non dormono il sonno profondo indotto dal veleno democristiano.

Eugenia Roccella – tanto per fare un esempio – ha il coraggio di salutare il nuovo governo con dichiarazioni bellicose (clicca qui per leggerle), sul genere gandolfiniano “Renzi, ci ricorderemo”, e minaccia: «Questo governo nasce già con lo stesso marchio di fabbrica del precedente sui temi etici e antropologici, ma subirà la stessa opposizione: non permetteremo che nelle scuole passino progetti ideologici e contrari alla libertà educativa».

Si riferisce in particolare alla assegnazione del ministero della istruzione a Valeria Fedeli la quale – dice – «è un’accesa sostenitrice dell’introduzione del gender nelle scuole, e ha firmato un progetto di legge molto chiaro, per “Integrare l’offerta formativa dei curricoli scolastici, di ogni ordine e grado, con l’insegnamento a carattere interdisciplinare dell’educazione di genere come materia, e agendo anche con l’aggiornamento dei libri di testo e dei materiali didattici». La cosa sarebbe, a parere della Roccella, «uno schiaffo al popolo del family day e al Comitato Difendiamo i nostri figli».

E trova pure chi le tira la volata e si presta a farle da concorrente esterno all’inganno seriale, e sistematico, che questa signora e i suoi degni compari incredibilmente inscenano a ogni ripresa di partita.

Sulla Nuova Bussola Quotidiana si è deciso di eleggere a bersaglio la frangia alfaniana entrata nella maggioranza e, per contrasto, di esaltare le virtù del gruppetto amico, quello dei prodi combattenti fedeli alla causa. A sottolineare la diversità di disposizione e di comportamento tra la prima e il secondo, si sfodera tanto di citazione andreottiana del tempo nefasto in cui, per non far cadere il governo DC, fu votata la legge criminale sull’aborto di Stato: Alfano e i suoi emuli sarebbero i novelli Andreotti per i quali il genocidio legalizzato vale tanto quanto una poltrona ministeriale (clicca qui).

Ma questo nuovo teatrino democristiano viene allestito ancora una volta, con l’ausilio della cattopropaganda, sopra una amnesia patente ed evidentemente contagiosa.

Hanno tutti dimenticato che la banda democristiana di Area Popolare (Ncd + Udc), accorpata sotto un’unica sigla per sopperire alla sua imbarazzante irrilevanza numerica, il 25 giugno 2015 votò la fiducia al governo Renzi sul decreto “La buona scuola” contenente l’emendamento che imponeva in modo obliquo l’insegnamento curricolare, nella scuola di ogni ordine e grado, di tutto l’armamentario omosessista. Quello, per intendersi, approntato dalla governance composta da 29 associazioni LGBT (tra cui il circolo che prende il nome dal teorico dell’omosessualità pedofila Mario Mieli) e compendiato nella famigerata «Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere», preziosa eredità della ministra Fornero.

Dunque, coloro che la domenica precedente avevano calcato la passerella in piazza contro il gender nelle scuole, il giovedì successivo a Palazzo Madama concepirono, sotto patrocinio ecclesiastico, l’ibrido di laboratorio politico destinato ad accompagnare nelle lande della follia programmata generazioni nate incolpevolmente nell’epoca più desolante e oscura della storia umana, in mezzo al deserto della ragione, della cultura, della morale, e alla apostasia della religione. Un altro colpo andato a segno per il partito dei soliti eunuchi, il cui plenipotenziario per i temi “etici” era allora, com’è tuttora, proprio l’Eugenia Roccella cinghia di trasmissione della CEI in parlamento, uomo dei vescovi dai trascorsi ultra-radicali, ultra-femministi e ultra-abortisti.

Anche in quel caso – come si intuiva pure dalla sua pubblica excusatio su Facebook, mirabile fotocopia del tanto vituperato precedente andreottiano (clicca qui) – l’artefice del patto col diavolo è lei, la pedina programmata per ripetere compulsivamente la bontà della legge 194 (che ha posto fine all’aborto clandestino), l’utilità della legge 40 (che ha posto fine al far west procreatico), la necessità della RU486 somministrata in ospedale (per evitare sia dispensata nelle farmacie), in preda a un riflesso pavloviano al compromesso non solo postumo ma anche preventivo.

E infatti la signora non risulta abbia mai rinnegato il suo prodotto letterario di gioventù intitolato “Aborto, facciamolo da sole”, dove spiegava come uccidere i bambini in casa col c.d. metodo Karman, cioè come realizzare omicidi seriali di innocenti con la pompa da bicicletta. Dove – e ci si scusa per la crudezza de relato – si raccomandava di raccogliere i pezzi di queste creature in un passino, allo scopo poi di mostrarli alle loro madri affinché queste potessero constatare de visu l’efficacia dell’operazione, e rallegrarsene. O dove ci si può imbattere in passaggi edificanti come quelli seguenti: «Ci diranno che siamo delle mammane. Bene: è ora anche di ribaltare il senso di tutti questi insulti rivolti alle donne in quanto tali. Puttana, lesbica, ora anche mammana. Puttana è la donna costretta a fare da contraltare a quell’altra povera venduta dell’ “onesta”, della moglie che si vende a un solo uomo e a cui vengono offerte misere gratificazioni in cambio. Lesbica è la donna che non accetta di essere mezzo riproduttivo (e in quanto tale “riprovevole”) che vuole scegliere con chi fare l’amore (e in quanto tale diversa-diabolica se chi sceglie ha il suo sesso). Mammana è la donna che usa il suo sapere antico, tramandando, purtroppo inagibile perché privo di garanzie di sicurezza, in “aiuto” alle donne; è l’unica ad avere assicurato in questi secoli la libertà , rischiosa quanto si vuole, ma libertà, di abortire».

Nello stesso testo, guarda un po’, la signora riconosceva che l’aborto chimico era per le donne un sogno lontano. E quando qualche anno dopo la necrotecnologia farmaceutica è riuscita a realizzare anche quello, ella ha potuto togliersi la recondita soddisfazione di promuovere la diffusione in ospedale della pillola abortiva, col documento che «impegna il governo (…) ad attivarsi affinché su tutto il territorio nazionale l’interruzione di gravidanza farmacologica sia garantita omogeneamente, nell’appropriatezza clinica», fingendo la solita resistenza simbolica: la somministrazione ospedaliera è il male minore con cui si previene la vendita selvaggia in farmacia.

Oggi la signora Roccella, sostenuta dai suoi piccoli fans orbi di bussola, ha l’impudenza di mandare a dire alla incolpevole Fedeli – che in fondo fa il suo onesto lavoro di femminista radicale – che lei non permetterà che nelle scuole passino progetti ideologici e contrari alla libertà educativa. Lei che li ha votati, ben sapendo cosa votava.

Il suo post del 26 giugno 2015, il giorno successivo al voto sulla buona scuola, è un capolavoro assoluto, meritevole di lettura integrale (clicca qui).

Non era un mistero per nessuno dei suoi artefici variopinti il vero contenuto della legge 107, e in particolare di quel comma 16 che era stato confezionato apposta come involucro truffaldino di un pacco di rinvii concatenati, su su fino al rinvio permanente alla normativa europea previsto nel Piano di azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere.

La stessa Vicepresidente del senato andava in giro quell’estate – per esempio invitata dalla diocesi di Vicenza – dicendosi lieta che il suo disegno di legge fosse stato assorbito in toto nella legge di Renzi e della Giannini, preannunciando pure, coerentemente, il ritiro della propria creatura per inutilità sopravvenuta. Peraltro in quella stessa sede, e sotto la stessa egida curiale, la futura ministra annunciava candidamente che, d’altra parte, ormai da parecchi anni nelle scuole italiane sono in corso “esperimenti” sui bambini di “educazione” sessuale e di genere. E che dunque, cari genitori, c’è poco da protestare.

È quasi superfluo aggiungere che i suoi ospiti preti e diversamente preti ascoltavano compunti senza fare un plissé, e alla fine non sapevano proprio trattenere il loro bell’applauso alla donna delle istituzioni che li aveva onorati della sua presenza.

Ecco, tutto questo bell’album dei ricordi va sfogliato fino alla nausea perché è doveroso capire a chi sia affidata in Parlamento la battaglia “cattolica” sui temi cruciali della vita e della morte, dell’educazione e dell’infanzia. È doveroso sapere di che pasta siano fatti i principali interlocutori delle istituzioni pubbliche inviati da prelati forgiati anch’essi nella materia democristiana piegata al compromesso sempre e comunque: nella vita, nella politica, nella liturgia.

È grazie a tutti costoro che l’Italia è divenuta, per legge, una Repubblica fondata sulla necrocultura e sulla sodomia pedofila. Valori ai quali educa coattivamente i suoi figli sui banchi della buona scuola, nonostante lo sdegno ad pompam delle roccelle, dei quagliarielli, dei giovanardi e dei pagani.

Qualcuno, se può, avvisi anche la Bussola.

Elisabetta Frezza

10 commenti su “Cos’è peggio? Il nuovo governo o la finta opposizione “cattolica”? Una lettera di Elisabetta Frezza”

  1. A forza di benedire la DC negli anni ’60 e ’70, cara avvocatessa, i prelati “più attivi sulla scena politico/culturale” sono stati maledetti dalla DC… nel senso che hanno digerito in profondità e poi riversato nell’ambiente di Chiesa il fondamentale liberalismo della DC.

    Un amico oggi settantenne mi ha raccontato che un discorso commemorativo della Vittoria (4 novembre), tenuto da un onorevole democristiano lombardo nei primi anni ’60, fu tutto dedicato all’esaltazione dei “santi” princìpi di Liberté/Egalité/Fraternité

  2. Questi sedicenti “cattolici” sono sepolcri imbiancati, l’apoteosi dell’ipocrisia. Ma quando si guardano allo specchio cosa vedono? …o la loro coscienza in poltoglia li convince ad ingannarsi da soli? Puah!!!

  3. Avvisare quelli de La Bussola? Dottoressa Frezza, i morti seppelliscono i loro morti e chi ha messo mano all’aratro non si volta indietro.

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