Il fenomeno del nonnismo, come sappiamo, è presente in qualche forma in ogni società umana. Il suo documento più completo e sconvolgente uscì, sotto specie di video, dai cascami della Russia non più sovietica, quella postcomunista governata dal Cremlino alcolico di Boris Eltsin: una mezzoretta di riprese notturne, fatte con una telecamera amatoriale, nel corridoio di una caserma zeppo di soldati, tutti zitti, immobili, tutti in riga nel rispetto del distanziamento sociale militare. In mezzo a loro passano svestiti, fumanti e bercianti, alcuni Ded, che sta per dedushka, cioè nonno.

I nonni insultano i commilitoni, li trattano come si trattavano (un tempo) le bestie. Danno ordini: flessioni, corse, esercizi crudeli, punizioni violente. Poi le botte vere e proprie, uno ad uno come birilli, e tutte calibrate, perché il tempo c’è, l’impunità anche e, soprattutto, non si vede alcuna reazione. Solo obbedienza allo stato puro. Il filmato finì alla TV russa e fu forse uno dei primi scoop di una nazione che aveva finalmente trovato la libertà giornalistica di denunciare le sue storture più orrende. Generò un certo scandalo. Con l’arrivo di Vladimir Putin, il 1 gennaio 2000, furono introdotti nell’Armata dei precetti etici per arginare questa piaga infame.

Il video russo ci torna alla mente oggi leggendo il cosiddetto Decreto Natale che, fin dalla blasfema associazione onomastica, riassume la follia istituzionale dell’anno che sta per morire: ordini contraddittori, regole imbarazzanti, formule grottesche, minacce surreali. E gente murata viva, isolata, terrorizzata, affamata, schiavizzata dalla TV, prosciugata nel corpo e negli affetti, ad attendere rassegnata il siero salvatore che arriva, al freddo e al gelo, ad imprimere ai suoi devoti il sigillo della nuova religione sanitaria. La sua distribuzione, prendete e sorbitevene tutti, è affidata ai militari e ai loro convogli, a rievocare per immagini la macabra sceneggiata delle carovane funebri bergamasche, tanto per inoculare alla popolazione inerme un’altra dose di angoscia mediatica. 

Ci siamo chiesti il significato di questo accanimento prescrittivo-repressivo, e ci siamo risposti: si tratta della manifestazione somma, perché istituzionale e generalizzata, del nonnismo militare. La scenografia natalizia, prosciugata di ogni suo significato trascendente dalla stessa rivoltante marmaglia clericale, fa parte del gioco, anzi, ne è il marchio speciale: limited edition, Christmas edition. Materializzatosi il dio vaccino, bisogna accorrere ad adorarlo, in testa alla fila il pupazzo vaticano appaltatore di presepi deformi. 

E il programma può realizzarsi grazie alla crudeltà senza limite di chi si sente legibus solutus – come i nonni del video russo, con la sigaretta, a petto nudo, spettinati, che si accaniscono contro i soldati in uniforme – e, in preda a un delirio di onnipotenza amplificato da frustrazioni represse, vessa chi non può, o non sa, o non osa, difendersi, per vedere l’effetto che fa, in un esperimento sociale su scala planetaria. Ed ecco che ci impongono flessioni e gimkane, ci umiliano con sinistri rituali, ci picchiano, ci scrutano nell’intimità. 

È evidente che stanno cercando di capire fin dove possono spingersi, fin dove arrivi la nostra obbedienza. Se lasciamo che ci sfregino dentro il cuore della nostra fede e che addirittura usino i suoi simboli sacri a scopo di plagio subliminale e di prevaricazione profonda – spingendosi ben oltre le prove generali del periodo pasquale – allora vuol dire che siamo pronti alla resa totale. «…Tutto era a posto, la lotta era finita. Ora amava il Grande Fratello»: l’ultima riga di 1984, la più importante di tutto il libro, immortala la sindrome di Stoccolma e spiega come la rieducazione per via di tortura, alla fine, faccia amare alla vittima la mano del suo stesso carnefice.

In questo momento, quindi, il metodo applicato è il nonnismo allo stato puro, così avverandosi l’assioma elementare per cui puoi dire di aver raggiunto il potere quando, se tu gli ordini “salta!”, l’altro ti chiede “quanto alto”. Lo esercita una gerarchia inedita (commissario straordinario, apparati tecnocratici, burocrazie senza volto e senza responsabilità), insediata al di fuori degli assetti istituzionali, del tutto estranea alle dinamiche della democrazia, legittimata ad avvalersi delle forze armate come proprio dirimente braccio operativo.

Il governo dei partiti progressisti e pacifisti sta producendo una società più somigliante alla Corea del Nord che alla Svezia, più vicina alla Germania hitleriana che alla Germania della Merkel (anche se tra le due, ci rendiamo conto, le differenze si assottigliano ogni giorno di più). Ogni frammento della nostra vita avanza al passo di una legge marziale non dichiarata. Il ministro Lamorgese – silenziosa sui raid polizieschi nelle case private, tanto auspicati dai suoi alleati di governo – ha anticipato l’impiego, durante il Natale, di 70.000 unità delle forze dell’ordine per sorvegliare i cittadini passeggiatori. In pratica mezzo esercito viene impiegato contro il popolo italiano. Vista da fuori assomiglia un poco a una guerra civile, solo che una delle due parti, quella disarmata, non l’ha mai dichiarata e appare ancora inconsapevole della gravità dell’attacco che è costretta a subire. Siamo in zona tortura – e pensare che Gentiloni si vantava di averla abolita, la tortura, facendo trionfare la civiltà e i diritti umani – e i più nemmeno se ne rendono conto.

E poi ci sono gli altri nonni, i nonni secondo l’anagrafe, che davvero il virus ha sterminato e lo sta facendo ancora, perché identificati all’unanimità come categoria da immolare al progresso, che si manifesta oggi nella selezione della specie per via medica e farmacologica, sterilizzata e umanitaria. I loro omonimi aguzzini non hanno mai fatto qualcosa per difenderli, nemmeno per un nanosecondo, e nemmeno per finta: anzi, hanno favorito la loro strage con morboso compiacimento portando dolosamente il virus dentro le case di riposo. Una strage voluta che pare applicazione massiva della tanto auspicata eutanasia senile, che altrove hanno cominciato a concedere anche per depressione da isolamento. A tal punto sono amati i vecchi dal potere nonnista, talmente ingrato e talmente infingardo da ripagare con la morte procurata la generazione intera che gli ha dato la vita. 

Mentre i servi di questo potere si sentono già vincitori e brindano ebbri sulle rovine di una società che ha perduto la forza di reagire; mentre stendono sopra le nostre teste una coltre plumbea di violenza subdola quanto feroce; mentre tutto pare crollare sotto i colpi del male inflitti per il nostro bene, si rinnova quel miracolo millenario visibile solo a chi ha tenuto accesi gli occhi dell’anima oltre ogni estemporanea superstizione: nasce ancora, tra noi, il Bambin Gesù e ci porta, nonostante tutto, il suo carico invincibile di speranza contro ogni speranza. Anche e soprattutto nell’ora più buia.

2 commenti su “Covid e nonnismo di Stato”

  1. Tragicomiche e condivisibili riflessioni sul tempo presente; potrebbero sembrare esagerate, ma non lo sono, se si hanno occhi per vedere! Efficace l’analogia con il nonnismo anche perché evidenzia un altro aspetto che addolora delle vicende attuali, constatare cioè che alla periferia dell’impero a impadronirsi del potere sono stati i peggiori della “truppa” anche grazie, è amaro ammetterlo, all’indifferenza e alla passività di chi avrebbe dovuto contrastare questa ascesa. Quest’anno ci si accinge, ipocritamente, a commemorare i settecento anni dalla morte di Dante, di colui che disse: “fatti non foste a vivere come bruti,”
    proprio quando diventa sempre più evidente che la consegna programmatica è invece quella di promuovere l’abbrutimento dell’essere umano!

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