Dalla pusillanimità all’apostasia  –  di Mons. Marcel Lefebvre

Proponiamo all’attenzione dei nostri lettori una riflessione di Mons. Marcel Lefebvre, tratta dal libro “LO HANNO DETRONIZZATO – Dal liberalismo all’apostasia. La tragedia conciliare“, edito da Amicizia Cristiana.

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zzzzMons Levebvre BN

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Dalla pusillanimità all’apostasia

In tutto questo liberalismo detto cattolico c’è una mancanza di fede, o più precisamente una mancanza dello spirito della fede, che è uno spirito di totalità: tutto sottomettere a Gesù Cristo, tutto restaurare, «tutto ricapitolare nel Cristo», come dice san Paolo (Ef 1, 20). Non si osa rivendicare per la Chiesa la totalità dei suoi diritti, ci si rassegna senza lottare, ci si adatta, e anche molto bene, al laicismo, infine si arriva ad approvarlo. Don Delatte e il Cardinale Billot ben delineano questa tendenza all’apostasia:

«Un ampio solco divideva da quel momento in poi (con Falloux e Montalembert nelle schiere liberali nella Francia del XIX secolo) i cattolici in due gruppi: quelli la cui principale preoccupazione era la libertà d’azione della Chiesa e il mantenimento dei diritti di questa in una società ancora cristiana; e quelli che si sforzavano innanzitutto di determinare la misura di cristianesimo che la società moderna poteva sopportare, per poi invitare la Chiesa a ridurvisi» (123).

Tutto il cattolicesimo liberale, afferma Billot, è racchiuso in un perdurante equivoco, «la confusione tra tolleranza e approvazione»:

«Il problema tra i liberali e noi […] non è di sapere se, data la malizia del secolo, bisogna sopportare pazientemente ciò che non è in nostro potere, e al tempo stesso lavorare per evitare mali maggiori e operare tutto il bene che rimane possibile; ma il problema è appunto se conviene approvare […] (il nuovo stato di cose), cantare i princìpi che sono il fondamento di tale ordine di cose, promuoverli con la parola, la dottrina, le opere, come fanno i cattolici detti liberali» (124).

È così che un Montalembert col suo slogan «la Chiesa libera nello Stato libero» (125), si farà il campione della separazione fra la Chiesa e lo Stato, rifiutando di ammettere che questa libertà reciproca avrebbe necessariamente condotto alla situazione di una Chiesa asservita nello Stato spoliatore. È così anche che un de Broglie avrebbe scritto una storia liberale della Chiesa dove gli eccessi dei Cesari cristiani superavano i benefici delle Costituzioni cristiane. Ed è ancora così che un Jacques Piou si farà araldo dell’adesione dei cattolici francesi alla repubblica: non tanto allo stato di fatto del regime repubblicano, quanto all’ideologia democratica e liberale: ecco, citata da Jacques Ploncard d’Assac (126), il cantico dell’Action Libérale Populaire di Piou nel 1900:

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Noi siamo di Azion Liberale

Vogliamo vivere in libertà

Sì, o no, a volontà.

La libertà è la nostra gloria

Gridiamo: «Viva la libertà!»

Vogliamo credere o non credere

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Ritornello

Viva l’Azion liberale

Liberale, liberale

Che per tutti la legge sia uguale,

Sia uguale.

Viva l’Azion liberale di Piou.

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I cattolici liberali del 1984 non facevano di meglio quando intonavano il loro cantico della scuola libera per le vie di Parigi:

«Libertà, libertà, tu sei la sola verità!».

Che piaga, questi cattolici liberali! Si mettono in tasca la fede e adottano le massime del secolo. Che danno incalcolabile hanno causato alla Chiesa con la loro mancanza di fede e la loro apostasia.

Terminerò con una pagina di Don Guéranger, piena di quello spirito della fede di cui vi ho parlato:

«Oggi più che mai […] la società ha bisogno di dottrine forti e coerenti con se stesse. In mezzo alla dissoluzione generale delle idee, la sola asserzione, un’asserzione ferma, provata, senza difetto, potrà farsi accettare. I compromessi diventano sempre più sterili, e ciascuno di essi si porta via un brandello della verità […] Mostratevi dunque […] quali in fondo siete, cattolici convinti […]. C’è una grazia legata alla confessione piena e intera della fede. Questa confessione, ci dice l’Apostolo, è la salvezza di coloro che la compiono, e l’esperienza mostra che essa è anche la salvezza di coloro che la intendono» (127).

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123) Vie de Dom Guéranguer, T. II, p. 1.

124) Le Cardinal Billot, lumière de la théologie, pp. 58-59.

125) Discorso di Malines, 29 agosto 1863.

126) L’Eglise occupée, D.P.F. 1975, p. 136.

127) Le sens chrétien de l’histoire, Nouvelle Aurore, Paris 1977, pp. 31-32.

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zzzzlohannodetronizzato

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fonte: Sito della Fraternità San Pio X 

3 commenti su “Dalla pusillanimità all’apostasia  –  di Mons. Marcel Lefebvre”

  1. Siccome il titolo della riflessione di mons Lefebvre ha un certo titolo molto stimolante “dalla pusillanimità all’apostasia”, e visto che mi sono trovato davanti a questa notizia, mi è venuta da riportarla:

    (ANSA) – Ancona, 20 Mag – “SULLE UNIONI CIVILI I VESCOVI NON SONO DIVISI. Così il segretario della Cei mons. Nunzio GALANTINO. “Basta vedere i titoli usciti il giorno dopo il discorso del Papa: non ce n’è stato uno azzeccato. Il Papa è stato straordinariamente delicato, attento ai vescovi, ai sacerdoti: soltanto chi ha voluto in maniera ideologica e pregiudiziale dire certe cose le ha dette. Ma le avrebbe dette anche senza che il Papa avesse parlato”. “I giornalisti che hanno scelto quei titoli si sono condannati da soli all’irrilevanza”.

    Mi permetto di dire la mia, cioè che infatti ho la netta impressione anche io che Galantino abbia ragione e che sostanzialmente purtroppo sul tema delle unioni “civili” i vescovi non siano affatto divisi….

  2. Si avvicina la fine dell’anno cosiddetto giubilare (straordinario, cioè di Bergoglio, per annacquare le statistiche paurosamente in discesa delle presenze, cioè dei pellegrinaggi, a Roma). L’anno, cosiddetto della misericordia (come se la Misericordia fosse scoperta o peggio “creata” da el Papa) sembra non ottenere l’auspicato ritorno delle “masse” a Roma (è già pronta la giustificazione con la creazione dei molteplici “punti” di misericordia ove ottenere le indulgenze sparsi sul territorio) e occorre qualche fatto straordinario per affermare la vittoria della misericordia, di Broglio: la riammissione nella Chiesa dei Lefebriani con l’istituzione din un nuovo ordine ad personam, prelatura. Se i Lefebriani (dicono che stanno trattando) accettassero, si sottometterebbero senza motivazione a el Papa tradendo il loro fondatore, ne avrebbero lustro e potere, ma perderebbero la ragione della loro nascita/esistenza.

  3. Non è detto che vada tutto secondo i piani de El Papa, ogni tanto qualche inconveniente può succedere, soprattutto se la controparte vuole fare più la volontà di Dio che la propria.

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