Non è esagerato affermare che se il Ddl Cirinnà diventerà legge dello Stato, non solo sarà completata l’opera di distruzione della famiglia, ma sarà ferita nel profondo la stessa natura dell’uomo. Consegnati alla violenza e alla prevaricazione i rapporti di genitorialità e di figliolanza – ché tali sono l’immissione di un figlio in una sedicente famiglia di omosessuali e la produzione del figlio con sfruttamento di utero altrui – ridotto a grottesca caricatura il rapporto di coppia, l’uomo viene definitivamente sottratto alla stabilità delle relazioni e alla certezza delle appartenenze per cadere non solo nella melma queer dove tutto è mutevole e provvisorio, ma in una realtà fatta di menzogna.
di Marisa Orecchia
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E’ questo il destino che i poteri forti che governano il mondo hanno preparato per l’uomo: diventi un individuo decontestualizzato, senza relazioni significative, senza una famiglia che possa dirsi tale e che ne sia sostegno e rifugio, e sarà facilmente governabile e manipolabile. Un mondo fatto di individui che si illudono di essere liberi, di scegliere, di fare e disfare a piacimento, ma nella realtà eterodiretti, governati fin nelle scelte più irrilevanti, allenati e irreggimentati a seguire la voce del padrone che dal sistema massmediatico incalza e blandisce. Incoraggiati, come i prolet di orwelliana memoria, a spegnere cervello e volontà nel massiccio uso della pornografia o a cantare come il popolo di Huxley la canzoncina Orgy Porgy nell’ora di orgia in una sessualità promiscua che uccide la relazione. Sesso e pornografia come circenses offerto al popolo, soprattutto a giovani e ragazzi per ottunderne le coscienze e inaridire quello slancio che nella cultura occidentale ha favorito ogni conquista dello spirito.
Non sembri esagerato quanto detto fin qui. Il Ddl Cirinnà, se diverrà legge, cancellerà per il presente e per il futuro la concezione della famiglia e la stessa natura dell’uomo, così come sono state percepite, considerate, vissute fin dagli albori della civiltà.
Non è necessario rifarsi alle parole di Genesi o a quelle di Gesù per comprendere il senso della famiglia e della procreazione dei figli. Certamente esse illuminano con la luce della trascendenza queste realtà umane , le caricano di senso che rimanda con tremore al Mistero trinitario, le fissano nell’Eternità.
Ma l’uomo, già al muovere dei suoi primi passi sulla terra, ben prima di ogni Rivelazione, aveva ben compreso la natura dell’uomo, il suo essere maschio e femmina, il suo desiderio di famiglia e di procreazione, in adesione ad una legge che gli parlava nel cuore. A questo lo spingeva la sua natura e lui l‘ha seguita anche se non ne conosceva l’Autore .
I millenni, da quelli più lontani fino a quelli della civiltà greco-latina, ci rimandano gli echi di una cultura che è nata e fiorita in questa consapevolezza. Ogni attività umana, l’arte in ogni sua manifestazione, la letteratura, lo ius, il mos ci parlano dell’amore e dell’attrazione dell’uomo per la donna e viceversa, della famiglia, dei figli che da questo amore sono chiamati alla vita.
Oggi invece tutto deve essere stravolto, snaturato in nome di una nuova cultura che cancelli la natura dell’uomo.
La legge Cirinnà sarà l’ultima tappa di un percorso che dura da anni, in cui molti hanno lavorato alacremente per distruggere, mentre chi doveva opporsi non lo ha fatto o lo ha fatto in modo poco efficace e convinto. Per timore, per opportunismo, per comodità, per convinzioni sue personali, per seguire i tempi nuovi e le correnti del mondo.
E’ sempre difficile, se non impossibile per la storia, definire con una data l’inizio di una concatenazione di eventi, ma è forse possibile fissare l’inizio di quello che per la famiglia è stato un iter catastrofico nella data del 24 aprile 1947 quando, con votazione a scrutinio segreto, venne, in sede costituente, cassato con una maggioranza di soli tre voti, l’aggettivo indissolubile riferito al matrimonio, in quello che sarà l’articolo 29 della Costituzione Italiana. Determinante, oltre alla votazione segreta, fu l’assenza di 36 deputati democristiani.
Poi fu solo questione di tempo. Al referendum abrogativo della legge 898 che nel 1970 aveva introdotto il divorzio nel nostro Paese, i cattolici persero perché non si erano presentati compatti. Era stata da molti di essi ripetutamente e autorevolmente evocata a favore della legge quella duritia cordis per la quale Mosè aveva consentito il ripudio della moglie e inoltre molti furono quelli che caddero nella trappola che avrebbe funzionato egregiamente anche per la successiva tappa disgregatrice , l’aborto: Io non divorzierò/abortirò mai perché sono cattolico, ma non posso impedire a un non credente di farlo. Come se l’indissolubilità del matrimonio e la salvaguardia della vita innocente fossero valori solo per i cattolici e non principi cardine della società, perduti i quali la società stessa si disgrega.
La legge 194 sull’aborto volontario porta la firma di esponenti politici della democrazia cristiana e l’allora capo del governo, sempre dello stesso partito, minacciò il ricorso all’Avvocatura di Stato per difenderla contro avanzate eccezioni in incostituzionalità. Oggi molti cattolici, o sedicenti tali, di questa legge assassina si sono fatti paladini e asseriscono convinti che è buona legge perché tutela le donne e, nelle “parti buone”, consente di salvare qualche bambino. Di fatto è una legge che consente di fare del bimbo concepito ciò che si vuole, ciò che aggrada alla donna e che ha fatto finora 6 milioni di vittime.
Figlia della legge 194 è la legge sulla fecondazione in vitro. Ugualmente abortiva, stimola e nutre la hybris prometeica dell’uomo che, al chiuso dei laboratori, si crede Dio e produce la vita. Quanti hanno per il passato sostenuto che la legge avrebbe permesso solo la forma omologa, accettabile perché usa solo gameti appartenenti alla coppia, sono stati messi a tacere dalla Consulta e da sentenze “creative”, che in poco più di dieci anni hanno legalizzato ogni aberrazione.
E adesso arriva la Cirinnà. Chi potrà fermare questa deriva ? C’è forse un Katechon che può trattenere questa dissoluzione che avanza? Per il passato, in tempi difficili e perigliosi , il credente guardava alla Chiesa che nel turbine della tempesta , da qualunque parte arrivasse, sapeva dire parole di guida.
In tempi di vita contadina, nella più completa mancanza di mezzi di comunicazione e di notizie se non quelle portate dal viaggiatore che per ventura si trovava di lì a passare , il prete era quello cui fare riferimento. Conosceva la dottrina, suggeriva la morale, faceva chiarezza.
Oggi nelle nostre chiese, salvo poche eccezioni, è diffusa una strana afasia. Quelle prediche, quelle omelie settimanali tanto temute da Antonio Gramsci e ripetutamente identificate , nei suoi Quaderni dal Carcere, come momenti attraverso cui la Chiesa attua operazioni di controllo culturale ed influenza il pensiero, non esistono più. Cancellate dall’insipienza del politicamente corretto.
Può caderci addosso qualunque sfascio culturale, morale, etico , bioetico. In chiesa si parla d’altro.
5 commenti su “Ddl Cirinnà. L’ultimo colpo per realizzare la distruzione totale – di Marisa Orecchia”
Applausi a scena aperta. Un articolo magistrale. Grazie Signora Orecchia.
Il male avanza perché ci si è dimenticati del Bene e, ciò che è più grave, perché non ci sono quasi più pastori che quel Bene lo proclamino ad alta voce. E questo è uno di quei peccati così gravi che dirli “mortali” è forse dir poco. A questo punto l’auspicata equivalenza “odore del pastore ₌ odore delle pecore” e viceversa, assume una connotazione sinistra; e cioè: pastori che nascondono la verità allevano di conseguenza pecore che la verità non potranno mai conoscerla: una responsabilità tremenda e un orribile peccato di omissione semplicemente scandaloso e sconcertante.
“Chi potrà fermare questa deriva?” Si chiede l’articolista e la risposta è facile: più nessuna forza umana riuscirà a contrastare ed a fermare il declino in cui stanno precipitando,non solo la società italiana,ma in genere tutte le società industrializzate e “massonizzate”….anche la Chiesa ha ormai rinunciato al suo alto compito. Ormai è chiaro che solo un intervento straordinario di Dio può risollevare l’umanità dal baratro,
auguriamoci che ciò avvenga al più presto!
Cara Marisa, grazie davvero, un articolo magistrale. Speriamo che i Vescovi del Pimonte, giusto per partire dalla nostra terra, escano dal torpore del politicamente corretto, escano dall’ambiguità, e tornino a Cristo per tornare ad essere pastori per i vivi, per i sofferenti, per i poveri, meglio che essere pastori di anime morte.
Andrea
carissima Marisa, poche parole ma pesanti come pietre … abbiamo bisogno di chiarezza e di certezze. il bene ed il male non sono sfumature di un colore, sono fra loro agli antipodi e tu li hai fatti emergere con forza.sempre avanti nella battaglia. Anita