DEMOCRAZIA VINCOLATA. LA “QUESTIONE UNGHERESE” – di Piero Nicola

di Piero Nicola

buda 1956

Ungheria 1956: i carri armati sovietici – Ungheria 2012: lo strapotere UE


Un telegiornale della Rai, in ora di punta, ha trasmesso una notizia di grande significato, invero già nota e presa in considerazione dai più attenti. A tale proposito, La Repubblica presenta questo titolo: Ungheria, l’Unione europea si interroga ‘A Budapest c’è democrazia o dittatura?’.

Alla sovranità popolare, nella sua maggioranza dei cittadini votanti, tramite il parlamento oppure con referendum, spetta o non spetta di approvare una legge, anche costituzionale, spetta o non spetta di modificare la costituzione con una norma contraria a presunti diritti umani, contraria ai principi che informano i suddetti diritti?

Dunque, il caso concreto ci giunge dall’Ungheria, dove si è voluto un simile cambiamento; di fronte al quale la comunità degli stati, nonché l’opposizione interna di quel Paese, si sono inalberate con indignazione e con minacce di estromettere il nuovo stato canaglia dal consorzio dei popoli civili. Dandone un resoconto sommario, il telegiornale di cui sopra ha altresì curiosamente gridato alla dittatura. Niente po’ po’ di meno.

Di fatto, l’Ungheria maggioritaria esercita un giusto diritto di abolire certe libertà abusive – come lo sono la pratica dell’aborto, la diffusione di falsità religiose e morali, corruttrici delle masse, la totale uguaglianza di diritti attribuiti a omosessuali ed eterosessuali, l’indipendenza della Banca Centrale, che tiene le leve della politica monetaria, e via dicendo. L’Ungheria opera semplicemente il ricupero di valori tradizionali e perenni.

Va notato che l’aborto, gli spettacoli di contenuto pornografico, soggetti a censura, un grado di discriminazione dell’omosessualità, fino a circa mezzo secolo addietro cadevano sotto il rigore della legge nella stessa patria della democrazia liberale, cioè negli Stati Uniti.

Tuttavia era logico che la demagogia necessaria al potere, o altri disegni inconfessabili, conducessero all’estensione di alcuni supposti assiomi rivoluzionari del diciottesimo secolo; era matematico che la filosofia dei lumi, ereditata e in sostanza adottata, intrinsecamente atea, estendesse la libertà viepiù all’arbitrio contro natura e l’uguaglianza umana sino agli esseri bruti, sino agli animali. Processo che sta ormai sotto gli occhi di tutti.

L’avvenimento magiaro è quanto mai degno di nota, essendo eccezionale e fausto insieme; meriterebbe la solidarietà degli uomini dabbene, quelli di vera buona volontà; esso merita il plauso al coraggio di quei governanti; i quali purtroppo adesso si vedono indotti a giustificarsi, forzati a tributare il riconoscimento all’ingiustizia.

E di quale autorità divina o umana sono stati investiti i custodi dei principi dell’Ottantanove, che tuttora sono la base delle costituzioni statali e sopranazionali? Soltanto un accordo di uomini fallibili, fallibilissimi, ha decretato che l’aborto, l’assoluta uguaglianza di omosessuali e di normali (negata dalla Scrittura, segnatamente per bocca di San Paolo), la procreazione innaturale nelle sue varie forme, i vari generi di empietà, eccetera, sono cose lecite e legittime, anzi sono oggetto di diritto inalienabile, per cui viene reso passibile di punizione chi le dichiari inique e perverse.

Se ciò è potuto avvenire, essendo le genti d’accordo o indifferenti, il mondo va procedendo nella sua stolta perversione. La quale fu pure denunciata dalla Santa Chiesa con un imponente seguito di Pontefici: Pio VI, Pio VII, Gregorio XVI, Leone XXIII, S. Pio X, Pio XI, Pio XII. Abbiamo il conforto delle loro condanne del divorzio, dell’aborto, delle manipolazioni genetiche, degli errori intorno a Dio e allo Stato separato da Dio, se mai non bastasse il Decalogo: Non avrai altro Dio all’infuori di me; Onora il padre e la madre; Non ammazzare; Non fornicare; Non desiderare la donna d’altri.

Sarebbe davvero assurdo che i fedeli della Verità anteponessero le leggi civili, anche quelle supreme, alla Legge del Signore.

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