DESTRA E SINISTRA – di P. Giovanni Cavalcoli, OP

destra e sinistra

di P. Giovanni Cavalcoli, OP

 

 

E’ comunissimo nel linguaggio politico qualificarsi o essere qualificati “di destra” e “di sinistra”. E’ un uso che risale ai parlamenti dell’ottocento, comportanti una parte destra e una parte sinistra ed eredi del clima del tempo, posteriore alla Rivoluzione francese, nel quale la società politica e la stessa cultura ed il mondo cattolico vennero a trovarsi divisi a volte in modo aspro tra una tendenza (la “sinistra”) che si voleva erede degli ideali rivoluzionari e repubblicani di progresso, libertà e democrazia (il liberalismo); ed una tendenza opposta (la “destra”), desiderosa di riparare ai danni morali e religiosi provocati dalla Rivoluzione, frutto del razionalismo illuminista, e quindi di ripristinare i valori tradizionali (da cui “tradizionalismo”) ad essa precedenti e di conservare (da cui “conservatori”) o restaurare (da cui il termine “restaurazione”) una società gerarchizzata ed ordinata (possibilmente monarchica), reagendo (da cui il termine “reazionario”) alle innovazioni giudicate rivoluzionarie (“controrivoluzione”) e distruttive della civiltà, intesa soprattutto come civiltà cristiana europea.

L’opposizione destra-sinistra non ha solo un colore politico, ma ha delle radici profonde, per cui si parla di cultura di destra e cultura di sinistra. Entrambe a questo livello propongono un metodo di salvezza e di liberazione dell’uomo dai mali presenti. La prima guarda al passato, da cui il suo tradizionalismo fissista o meglio recupero della tradizione. In questa visuale l’uomo è attualmente in una condizione di miseria perché ha perduto uno stato passato di perfezione originaria, alla quale si deve tornare. Il futuro vale in quanto recupero del passato. Invece la sinistra è progressista, guarda al futuro. La liberazione si ottiene ponendosi davanti agli occhi un ideale di perfezione – da qui il suo utopismo – che sarà raggiunto in futuro. Il passato è da buttare.

Il cristianesimo concilia queste due visuali sostenendo che si deve recuperare il passato (condizione edenica), ma innalzandolo ad uno stato ancora superiore e supremo (stato escatologico della risurrezione). Quindi in fin dei conti il cristianesimo guarda più al futuro che al passato, ma è nel contempo tradizionalista, perché è la Tradizione che indica le vie del futuro. Solo il cristianesimo quindi può metter pace fra destra e sinistra.

Questa divisione tra destra e sinistra si accentuò fino allo scontro aperto ed armato verso la fine dell’ottocento col sorgere dei movimenti repubblicani, socialisti, anarchici e marxisti, eredi della Rivoluzione francese, spalleggiati da massoneria ed ebraismo anticristiano, i quali condussero ad ulteriori conseguenze i principi materialistici, sovversivi ed ateistici implicitamente contenuti nella Rivoluzione, mentre d’altra parte il mondo cattolico e la Chiesa tendettero ad occupare soprattutto lo spazio della destra, col legame tra il trono e l’altare, l’ideale della “cristianità”, e l’attaccamento dei Papi allo Stato della Chiesa con l’opposizione all’unità d’Italia ed ai moti insurrezionali a favore dell’unità nazionale, sostenuti dalla massoneria, dai mazziniani e dai cattolici e non-cattolici liberali piemontesi (compresi il Beato Rosmini e Manzoni!).

L’estremizzazione di questa opposizione destra-sinistra si ebbe nel novecento con la Rivoluzione russa da una parte e col sorgere dei movimenti fascisti e nazisti dall’altra. Il mondo cattolico cominciò a tentare un approccio con le forze di sinistra, per esempio nella Francia degli anni trenta, mentre il grosso restava su posizioni di destra, in forte opposizione – era comprensibile – alle tendenze marxiste e comuniste.

Famosa la frase di S.Pio X, secondo cui il cattolico non poteva che essere “tradizionalista” e la lotta del Santo Pontefice contro il modernismo, dove non c’è una condanna del sinistrismo marxista, perché allora era inconcepibile che un cattolico simpatizzasse per quel movimento – si poteva essere kantiani, filoprotestanti, fenomenisti, soggettivisti idealisti, ma era impensabile l’ipotesi di un “cattocomunista”. La condanna del comunismo c’era bensì stata sin dal 1846 da parte del Beato Pio IX, ma appunto non si trattava di censurare cattolici devianti, bensì un movimento apertamente anticristiano.

E’ ancora del novecento il manifestarsi soprattutto in Germania di una destra pagana, nicciana, pangermanista ed antisemita – il popolo eletto è il tedesco, non l’ebraico, da cui l’odio e l’invidia per gli Ebrei – antidemocratica, individualista (eredità di Lutero), di un tradizionalismo di tipo esoterico e massonico, con vaghi riferimenti all’oriente. Pensiamo a Guénon e a Nietzsche.

Evidentemente i cattolici non potevano condividere questo tipo di destra, anche se molti, persino tra le gerarchie, si lasciarono sedurre dal fascismo e dallo stesso nazismo, che non disdegnava una sua religiosità, che era però di tipo nebuloso, equivoco, immanentistico, originata dalla filosofia di Hegel e dalla mistica protestante (Böhme), mentre Hegel, come è noto, dal punto di vista filosofico è all’origine tanto della cultura di destra che di quella di sinistra. Infatti gli storici della filosofia, trattando dei seguaci di Hegel, parlano appunto di una “sinistra” hegeliana, atea,per esempio Feuerbach e di una “destra”, cristiana, per esempio Marheineke.

In certo senso le due guerre mondiali del novecento sono state un gigantesco conflitto tra una destra arrogante, militarizzata, nazionalista, statalista e superomistica del dominio dell’uomo sull’uomo, volta alla classicità ed alla sacralità pagane (romanticismo tedesco ed Heidegger) e una sinistra rivoluzionaria, giacobina, russoiana e messianica (Marx era ebreo) dell’uomo collettivo e spersonalizzato (il “Gattungswesen” ancora di Marx), che divinizza il “popolo” o fa l’uomo Dio di se stesso (conseguenza estrema dell’idealismo panteista hegeliano). L’umanesimo dell’uomo che si libera da sé senza Dio, con la proprie forze. L’uomo legge a se stesso e premio a se stesso, conseguenza della concezione kantiana dell’ “autonomia” della ragione: la “dea ragione” della Rivoluzione.             Molti di questi falsi ideali sono crollati. Ma resta la distinzione fra destra e sinistra. Che senso ha oggi?

E’ del novecento sino ai nostri giorni, come sappiamo, un grande sviluppo della dottrina sociale della Chiesa, iniziato con la famosa enciclica Rerum Novarum di Leone XIII del 1891. In essa i cattolici sembrano potersi collocare solo a destra, giacchè la condanna dei movimenti socialisti e comunisti è nettissima. Era quindi inconcepibile un cattolico di sinistra. Lo stesso atteggiamento si nota ancora negli insegnamenti sociali di un Pio XI, che qualifica il comunismo come “sistema intrinsecamente perverso” e del Venerabile Pio XII con la famosa scomunica del 1949 dei cattolici che favoriscono il comunismo ateo, tuttora valida.

Si comincia a parlare di cattolici “di sinistra” in Italia solo negli anni del postconcilio mentre in Francia se ne parlò già al tempo del Front Populaire degli anni ’30. Maritain disse che si considerava un cattolico “di sinistra”, ed assunse una posizione neutrale nella guerra di Spagna, per cui fu guardato con sospetto negli ambienti vaticani, tanto più che allora in Italia c’era il regime fascista.

Ma i cattolici di sinistra fanno delle distinzioni, rifiutando il collettivismo, il materialismo, l’ateismo e la lotta di classe. Rifiutano lo sfruttamento capitalistico, accentuano i temi del bene comune, della democrazia, della giustizia economica, della liberazione degli oppressi, della solidarietà sociale e dei diritti umani. Si sforzano di trovare punti di contatto con i non credenti, secondo le indicazioni della Chiesa postconciliare che istituì un “Segretariato per i non-credenti”, oggi “Consiglio per la cultura”. Nacque così in Italia il “centro-sinistra” degli anni di Aldo Moro.

I cattolici di sinistra, soprattutto in America latina, si avvicinarono troppo al marxismo, tanto che, come è noto, furono condannati dalla Congregazione per la Dottrina della fede, la quale peraltro non mancò di rilevare taluni aspetti validi della “teologia della liberazione”, fondata negli anni ‘70 dal sacerdote peruviano Gustavo Gutiérrez, oggi fattosi Domenicano ed onorato dell’alto titolo di “Maestro in Teologia”, per aggiungere nuovi problemi alla già difficile situazione dell’Ordine. In Italia ci fu, sempre negli anni ’70, l’esperimento dei “cristiani per il socialismo”: ce ne sono ancora?

Quanto al Magistero sociale della Chiesa, esso non ha mai usato i termini “destra” e “sinistra”, né per darne un significato positivo né un senso negativo, e questo probabilmente per il desiderio di stare al di sopra delle parti e di non immischiarsi nella politica lasciando a ciascun cattolico la libertà di giudizio in materia e di scegliere da che parte stare. Ciò è evidente più che mai oggi, dopo la scomparsa di quello che veniva designato “partito cattolico”, ossia la Democrazia Cristiana, che peraltro ultimamente era il risultato incoerente di correnti sia di destra che di sinistra.

Infatti gli anziani ricordano che l’episcopato italiano, all’approssimarsi delle elezioni politiche, regolarmente invitava i cattolici all’ “unità” lasciando chiaramente intendere per qual partito i vescovi avevano piacere che si votasse. Oggi essi ci lasciano liberi, ma libertà non vuol dire irresponsabilità e giustamente ora essi ci ricordano sempre i valori “non negoziabili” sui quali dobbiamo essere concordi ed uniti, salva restando la libertà di scegliere o a destra o a sinistra, evitando ovviamente gli estremi del comunismo e del lefevrismo politico.

Tuttavia c’è da notare che, come abbiamo visto dal rapido excursus storico che abbiamo fatto, che gli ideali della destra e della sinistra di fatto e da quasi due secoli sono parsi cose molto serie a masse sterminate di persone umane, tanto da portare a due guerre catastrofiche e non c’è dubbio che il concetto di “destra” e “sinistra” non fa capo solo a precise scelte partitiche o a contingenti opinioni politiche o visioni parziali della realtà, ma tocca valori di fondo della vita, filosofici, morali e religiosi.

E allora ci si potrebbe domandare come mai il Magistero sociale della chiesa, oggi più che mai preoccupato di non essere assente con discorsi meramente astratti dai temi fondamentali di etica e di cultura che si vivono nell’agone politico, e sempre giustamente attento a non lasciarsi strumentalizzare da una parte politica contro un’altra, come mai, dicevo, il Magistero della Chiesa continua ad ignorare queste due importanti categorie non solo della politica, ma della nostra stessa vita di cattolici, spesso incerti e tra di noi divisi nella delimitazione e nella valutazione del significato di quei due termini?

Per essere concreti: essere di destra o essere di sinistra oggi in Italia è la stessa cosa per un cattolico? Sono parimenti cattolici sia gli uni che gli altri? Ma poi, soprattutto oggi, con l’enorme intersecarsi e mescolarsi di culture e di idee, che significa essere di destra o di sinistra? Su tutto ciò oggi la Chiesa ancora tace. Dico la Chiesa, non singoli vescovi o cardinali, i quali però, se si esprimono, parlano solo a nome proprio, a loro rischio e pericolo. Esiste oggi nell’episcopato italiano, una tendenza di sinistra, discutibile interpretazione della dottrina sociale del Concilio? Non è facile rispondere.

Credo invece di poter dire con sicurezza che noi cattolici, soprattutto coloro che sono impegnati in politica, avremmo piacere di sentire una parola chiarificatrice ed incoraggiante della Chiesa, almeno della Chiesa italiana, in una situazione complicata ed incerta come quella presente.

Certamente è bello che la Chiesa lasci soprattutto i laici cattolici elaborare liberamente loro idee sulla destra e sulla sinistra – vedi per esempio le interessanti ed utili pubblicazioni del prof.Piero Vassallo -; tuttavia forse non ci starebbe male una certa vicinanza dei nostri Vescovi al questo non facile lavoro, che viene condotto per il bene della società e della Chiesa.

Il Presidente Napolitano, come hanno riferito recentemente alcuni quotidiani, vorrebbe guardare per capirci qualcosa in una sfera di cristallo. Noi cattolici, assieme, di destra o di sinistra, consapevoli di condividere, nel pluralismo delle scelte politiche e partitiche, la nostra unica fede in Cristo e la nostra comune Italianità, vorremmo guardare e giudicare lo scenario che ci sta dinnanzi alla luce che i nostri Pastori ci offrono nel nome di Cristo, per il bene dell’Italia, per le nostre famiglie, per le categorie meno favorite di cittadini, per la giustizia nel lavoro e nell’economia, per la salvaguardia dei valori morali, per il progresso della cultura, per la concordia civile, per la libertà religiosa e per il bene della società e Chiesa italiane.

 

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