“Dialogo”. Riflessioni su una parola oggi troppo sfruttata  –  di Carla D’Agostino Ungaretti

… la nostra timidezza politica e dialettica di fronte ai musulmani non giova alla tenuta della fede cristiana in occidente, mentre l’Islam si fa sempre più arrogante e aggressivo, anche in casa nostra. Anche i cosiddetti “moderati” sono convinti che prima o poi tutta l’Europa diventerà musulmana.  Su un blog di qualche  di qualche giorno fa sono comparse immagini di alcuni manifestanti che inalberano cartelli con scritte come  L’ISLAM CONQUISTERA’ ROMA  e  GESU’ E’ LO SCHIAVO DI ALLAH.

di Carla D’Agostino Ungaretti

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zzstrgIn questa nostra epoca così travagliata tutti si riempiono la bocca con la parola “dialogo” perché, dopo le tragiche esperienze del XX secolo, tutti hanno una tremenda paura che anche in Europa si verifichi uno scontro cruento di civiltà e di religione con l’Islam. Io credo, invece, che bisognerebbe accantonare per un po’ quell’abusato stilema, che rischia di diventare obsoleto, per tornare a riflettere sul nostro essere cristiani (e in particolare cattolici) e cercare per tutti noi una nuova conversione e una nuova presa di coscienza di questa nostra ben precisa e bimillenaria identità che invece si fa di tutto per cancellare. Poi, se saremo riusciti a ridiventare veramente cristiani, evento per nulla scontato, forse potremo cercare di dialogare non solo con chi cristiano non è, ma anche con chi odia il cristianesimo e si ripromette di distruggerlo.

Questo, infatti, è stato l’ammonimento che ci hanno ripetutamente rivolto, durante i loro pontificati, sia S. Giovanni Paolo II che Benedetto XVI, ai cui scritti io mi rivolgo spesso perché nessuno, come questi due grandissimi Papi, è stato capace, il primo di risvegliare, negli anni della mia maturità, quella mia piccola fede che allora  era piuttosto tiepida e di facciata, e il secondo di consolidarla negli anni della mia ormai  vicina vecchiaia, rendendola molto più consapevole e responsabile.

Il loro insegnamento mi ha fatto capire che chi si professa cristiano deve esserlo totalmente, nell’anima, nello spirito, nella mente, nell’intelligenza, negli affetti, nei progetti quotidiani. Non possiamo servire due padroni, Dio e il “mondo“; non possiamo professarci cattolici se, invece di tenere sempre davanti agli occhi il Catechismo della Chiesa Cattolica, finiamo per appoggiare sia pure indirettamente certe tendenze anticristiane che oggi vanno per la maggiore. E  (incredibile dictu per tanti cattolici “adulti”) queste tendenze riguardano da vicino anche il corpo.”Il corpo … ?!”  mi obiettarono sbalorditi tempo fa alcuni amici, cattolici della domenica e sostenitori irremovibili di certe aberrazioni  antropologiche oggi di gran moda riguardanti l’istituto del Matrimonio, “ma se anche fior di Cardinali dicono che i tempi sono cambiati e anche la Chiesa deve capirlo e adeguarsi!”. Questa reazione mi ha fatto capire quanto certo cattolicesimo si sia fatto influenzare dalle mode filosofiche e sociologiche oggi di moda e quanto lavoro ci sia per i catechisti, sia degli adulti che dei bambini, per raddrizzare questi binari distorti, soprattutto in campo bioetico. Ma di questo parlerò un’altra volta.

Anzitutto vorrei chiarire a me stessa se sia veramente possibile dialogare con coloro che – non solo tagliano teste e seppelliscono vivi i altri esseri umani, sia adulti che bambini, nel silenzio e nell’indifferenza dei loro correligionari che si professano (o meglio: sembrano) moderati – ma che riescono anche a reclutare nelle loro file tanti giovani nati, cresciuti ed educati in occidente, affascinandoli con quella diabolica ideologia che attribuisce i loro delitti alla volontà di Dio; con chi fa di tutto per proporre ai cristiani loro connazionali, come alternativa alla morte, la conversione all’Islam promettendo in cambio, agli uomini, denaro in abbondanza e almeno quattro mogli e, alle donne, una vita agiata come consorte, magari soprannumeraria, di un uomo che probabilmente per età potrebbe essere il loro nonno. L’islam non propone l’amore per il Dio che per amore ci ha creati, ma solo la sottomissione incondizionata alla Divinità che non si cura della sincerità del cuore.

         Che fare allora?  Non mi sembra che il dialogo abbia finora prodotto frutti concreti di pacificazione tra la civiltà cristiana e quella islamica e meno che mai sia servito ad affievolire gli ardori bellici di chi predica la guerra santa contro gli infedeli. I Vescovi italiani si affrettano a porgere cordialmente i loro auguri ai musulmani quando inizia il Ramadan; si dichiarano favorevoli alla costruzione in Italia di nuove moschee finanziate dai contribuenti italiani, guardandosi bene dall’adoperarsi per l’attuazione del principio di reciprocità nei paesi islamici dove invece si distruggono le chiese cristiane; si dichiarano favorevoli all’entrata della Turchia nell’Unione Europea, trascurando il fatto che in tal modo si verrebbe a creare una testa di ponte dell’islamismo in un’Europa già abbondantemente scristianizzata e dimenticando il filo da torcere che l’Impero Ottomano ha dato all’Europa nei secoli passati. Senza contare che non levano una voce, neppure ispirata alla “correzione fraterna” insegnata da Cristo, contro i matrimoni misti nei quali i mariti musulmani obbligano le loro mogli italiane a convertirsi all’Islam rinnegando Cristo, dato che i musulmani reputano questo tipo di matrimonio un ottimo espediente per infiltrarsi pacificamente nel nostro tessuto sociale ancora (formalmente) cattolico. Ma tanto  oggi anche i preti sembrano credere che tutte le fedi siano uguali, no? E lo spirito di Assisi (malamente interpretato) dove lo mettiamo?

          Ricordo che quando sollevai alcuni di questi problemi al corso di teologia per laici che frequentai anni fa presso l’Università Lateranense dichiarandomi preoccupata per il futuro, il professore di teologia morale mi dette torto sostenendo che il Cristianesimo è improntato alla gratuità e al dono di sé, perciò pretendere il contraccambio con la costruzione delle chiese o impedire che i musulmani invadano senza permesso del Comune la Piazza del Duomo di Milano per la loro preghiera non sarebbe conforme al Vangelo. Questo ragionamento non mi convinse allora e tanto meno mi convince adesso. Certamente il Vangelo ci insegna a dare anche la vita per il nostro fratello (ed esempi al riguardo nella storia ne abbiamo avuti a migliaia, basti pensare a S. Massimiliano Kolbe e al nostro Salvo D’Acquisto) ma in sede politica – nella quale il principio della reciprocità è uno dei fondamenti del diritto internazionale – quale paese occidentale difende la libertà religiosa dei cristiani di nazionalità araba, in nome del diritto umano riconosciuto dalla Carta dell’ONU a professare liberamente la propria religione? Chi difende con forza l’esistenza dei luoghi di culto cristiani nei paesi musulmani in base a quel principio che consente la costruzione di moschee in Europa? Nessuno lo fa, perché a nessuno in Europa importa più nulla del Cristianesimo, preoccupati come siamo che vengano chiusi i rubinetti del petrolio. Solo Mons. Tommaso Ghirelli, Vescovo di Imola, ha avuto il coraggio di chiedere agli islamici presenti tra noi di pronunciarsi pubblicamente contro i delitti commessi dai loro correligionari in Medio Oriente, “altrimenti dovrebbero avere il coraggio di allontanarsi dalla nostra terra”[1]. ” Finalmente un Vescovo che parla chiaro!” mi sono detta “ma chi delle solite anime belle, lo starà a sentire e lo sosterrà?”. Credo che nessuno lo abbia fatto.

        Alcuni anni fa, trovandomi nel salotto di alcuni amici, mi capitò di partecipare a un’interessante conversazione su questo argomento con un professore egiziano,  coltissimo e ottimo conoscitore della civiltà cristiana e della lingua italiana, il quale sosteneva che il governo spagnolo dovrebbe restituire al culto islamico la famosa Moschea di Cordova – capolavoro di architettura araba medioevale diventata Cattedrale cristiana dopo la “Reconquista” e la cacciata degli Arabi dalla penisola Iberica per opera dei Re Cattolici Ferdinando e Isabella nel XV secolo – con la motivazione che la trasformazione avvenne a seguito dell’espulsione del popolo musulmano che viveva in Spagna da secoli. Nella mia ingenuità di cattolica “bambina”  io risposi che, se fossi stata spagnola (e in quanto Europea) non avrei avuto nulla in contrario, a patto però che il governo turco fosse disposto a restituire al culto cristiano l’antica chiesa di S. Sofia a Istanbul, grande esempio di architettura bizantina, trasformata in moschea dopo la caduta dell’Impero Romano d’Oriente nel 1453, poi in museo e ora, pare, in procinto di ridiventare moschea per effetto della virata in senso islamico disposta dal governo turco. Tutto ciò in omaggio al principio di reciprocità nel riconoscimento e nel rispetto dei reciproci valori religiosi e senza dimenticare la ben precisa identità delle due parti. S. Sofia non era diventata anch’essa una moschea a seguito dell’invasione imperialista ottomana? Le due vicende, secondo me, erano uguali e contrarie, oltre che praticamente coeve, perciò questo “scambio” poteva rappresentare un grande passo avanti nel rispetto e nella considerazione reciproca tra le due civiltà e forse avrebbe reso più gradito agli Europei l’ingresso della Turchia nell’Unione.

         Non l’avessi mai detto! Poco mancò che il dotto professore dimenticasse la sua ottima educazione di stampo occidentale per accusarmi davanti a tutti gli altri ospiti di blasfemia contro l’Islam perché mi ero permessa di porre il Cristianesimo sullo stesso piano della Fede rivelata dal Profeta! Il mio ragionamento, invece – come ben compresero tutti gli altri ospiti italiani – era di carattere puramente politico e non certo confessionale. Il sapiente professore mi era stato descritto precedentemente come uno studioso dotato di grande moderazione e sicuramente lo era nel senso che, probabilmente, non avrebbe mai aderito all’ISIS e avrebbe disapprovato gli eccessi del cosiddetto Stato Islamico e i delitti del Califfato, ma la sua “forma mentis” di musulmano fervente e praticante gli impediva di percepire la laicità aconfessionale del mio ragionamento, “dando a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”, nonostante i lunghi studi compiuti nelle università occidentali.

         Naturalmente dopo il suo sfogo io tacqui per non mancare di rispetto ai comuni amici nostri ospiti, ma l’episodio mi fece capire che non sono ancora maturi i tempi per intavolare con l’Islam un discorso di pace su un piede di parità e di uguale dignità dei dialoganti. Se un intellettuale musulmano plurilaureato a Cambridge e a Yale ragionava così, come si poteva sperare di farsi capire  dalla massa islamica, molto meno colta di lui?

        Successivamente ho ripensato spesso a quell’episodio in cui il rispetto umano per i padroni di casa mi impedì di “reagire cristianamente“: me ne dolgo tuttora, e tuttora non saprei dire quale avrebbe dovuto essere una mia giusta, misurata e rispettosa replica all’appassionata e veemente difesa degli intoccabili principi islamici fatta da quel professore. I presenti mi dissero che avevo fatto bene a tacere perché ero un’ospite in casa altrui (ecco l’imbelle buonismo di tanti cattolici in cui ero caduta anche io  …!) ma è certo che la nostra timidezza politica e dialettica di fronte ai musulmani non giova alla tenuta della fede cristiana in occidente, mentre l’Islam si fa sempre più arrogante e aggressivo, anche in casa nostra. Anche i cosiddetti “moderati” sono convinti che prima o poi tutta l’Europa diventerà musulmana.  Su un blog di qualche  di qualche giorno fa sono comparse immagini di alcuni manifestanti che inalberano cartelli con scritte come  L’ISLAM CONQUISTERA’ ROMA  e  GESU’ E’ LO SCHIAVO DI ALLAH.

          L’Occidente parla a vanvera quando afferma di voler esportare la democrazia nei paesi del Medio Oriente e non reagisce come dovrebbe e potrebbe, facendosi rispettare nel settore economico, politico, sociale ed educativo, dimenticando che la democrazia è un prodotto della civiltà occidentale completamente sconosciuto a quei popoli. Lo sapeva benissimo il professore egiziano che approvava l’uguaglianza tra gli uomini solo per l’Occidente, ma la rifiutava per il mondo arabo; ha cercato con forza di farcelo entrare in testa l’Arcivescovo caldeo di Mosul, Mons. Amel Nona: “I vostri principi liberali e democratici qui non valgono nulla … Dovete prendere decisioni forti e coraggiose a costo di contraddire i vostri principi. Voi pensate che tutti gli uomini sono uguali, ma per l’Islam questo non è vero: i vostri valori non sono i loro valori. Se non lo capite in tempo diventerete vittime del nemico che avete accolto a casa vostra.”[2]   Aveva forse ragione la grande Oriana Fallaci quando diceva di temere l’avvento dell’Eurabia?          

        Lo scorso 3 settembre è comparso un intelligente commento sul blog Stranocristiano che io non esito a fare mio: è evidente che gli islamici ci hanno dichiarato guerra; quante altre decapitazioni di innocenti ci vorranno, quanti altri delitti, quanti rapimenti dovranno essere commessi prima che noi occidentali ce ne rendiamo conto? Da noi Europei la democrazia è arrivata a seguito delle bombe americane, mentre i dittatori erano arrivati con libere elezioni o comunque col forte sostegno popolare e ancora alcuni  oggi fingono di non sapere perché gli alleati non abbiano bombardato, prima del 1939, le linee ferroviarie dirette verso Auschwitz, come se non avessero saputo a che cosa servissero.   

        Io sono la prima ad essere terrorizzata all’idea di una guerra che coinvolga l’Europa e ancora di più all’idea che Roma, la mia amata città, venga “conquistata dall’Islam”,  anche se so bene che questo non avverrà mai perché siamo sotto la protezione della Madonna “Salus Populi Romani”. Nel 1944 i miei genitori assistettero da vicino al bombardamento del quartiere S. Lorenzo e furono tra i primi a stringersi attorno alla figura orante e benedicente del grande Papa Pio XII, Defensor Civitatis, accorso in mezzo alle macerie per condividere il dolore del suo gregge così crudelmente ferito e consolarlo, ma so anche che, secondo la teologia morale cattolica, la difesa del “terzo innocente” ingiustamente aggredito, perseguitato e spogliato di tutto, è preciso dovere del cristiano che altrimenti si rende complice di simili misfatti. E chi è più innocente di quel povero popolo seguace di Cristo che da secoli vive e lavora in quelle terre? Riflettiamo un po’, allora, prima di parlare tanto di dialogo …

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[1] Cfr. LA BUSSOLA QUOTIDIANA, 12.9.2014

[2] Cfr. CORRIERE DELLA SERA, 10.8.2014.

8 commenti su ““Dialogo”. Riflessioni su una parola oggi troppo sfruttata  –  di Carla D’Agostino Ungaretti”

  1. A quel professore di teologia morale, io povero ignorante avrei detto che esiste una sola vera religione: quella Cattolica. Di conseguenza, in una società sana necessita un forte radicamento ai principi cristiani, e quindi deve esistere il riconoscimento/riferimento ad una potestà anche sociale di Cristo. Questo per dire che ciò che non è conforme a Cristo va eliminato, contrastato anche a livello sociale. Posso essere d’accordo sul discorso di non pretemdere la reciprocità dagli islamici. Non posso essere d’accordo sul permettere che le moschee crescano come funghi, perchè sono portatrici di una visione dell’uomo (non dico neanche religione) e della società assolutamente antitetici rispetto a Cristo. Nessuno credo auspichi che proliferino covi di Brigate Rosse, vero? Bene, per me è più o meno la stessa cosa con le moschee. Cristo non ha insegnato ad essere fessi, ma a tenere bene gli occhi aperti, a discernere (almeno a provarci), a dire sì s’ no no. Saluti.

  2. Si immagini che oggi su a Radio Maria mi è capitato per caso di sentire un tal Paolo Sorbi, conduttore, che parlava con convinzione di “teologia altissima” dell’islam… Alla radio che porta il nome della Madre del Creatore, si ascoltano queste panzane… e allora, di che stupirsi.. Un tizio ha telefonato ed è intervenuto pe radio, facendogli giustamente notare che sono svariati secoli che l’islam tenta, a varie riprese, di scannarci tutti. Il tale gli ha risposto più o meno così: “mi dica i numeri”. Il malcapitato interlocutore ovviamente non riusciva a comprendere di quali numeri si stesse parlando… ribadendo il concetto che sono svariati secoli che l’islam tenta di scannarci tutti, e che a quanto pare non sembra essere cambiato granchè rispetto a Lepanto o a Vienna… Saluti.

    1. Sorbi sarebbe da censurare; almeno da una radio che si professa cattolica. Ricordo che in passato lui faceva sermoni insopportabili sull’importanza della religione ebraica. Quindi passa dall’ebraismo all’islamismo con lodi senza alcun problema. Per Padre Livio Sorbi va benissimo ma Gnocchi, Palmaro e De Mattei no. Insisto: boicottate Radio Maria, fate una pessima pubblicità a chi ancora l’ascolta e a chi è tentato di ascoltarla; è un’opera di bene.

      1. Ma Padre Livio è ancora al servizio di Maria SS.ma o dell’ Islam ? sta sposando l’ecumenismo suicida o ritiene ancora che l’unica, vera religione sia quella istituita da NSGC? (come diceva apertamente anni or sono). E’ letteralmente irriconoscibile, incredibile la sua nuova linea pastorale, soprattutto inaccettabile per un cattolico, non voglio dire altro, per la simpatia e l’affetto che nutrivo per lui da lunghi anni. Che il Signore lo illumini, prima che sia troppo tardi.

  3. E’ sempre difficile difendere le proprie idee tradizionali( e perciò scomode) in un salotto…Col il senno di poi, io direi che gli arabi furono cacciati dalla penisola iberica ad opera di Isabella e Ferdinando evidentemente con la forza delle armi ma anche con il sostegno del popolo, perché evidentemente in tanti secoli NON SI ERANO INTEGRATI, nonostante la loro grande civiltà, i giardini dell’Alhambra ecc. ecc. di cui il popolo, che era cristiano, non sapeva che farsi.

  4. Qualche riflessione:
    – le religioni sono state di fatto equiparate del CVII con la ‘libertà religiosa’ e non esiste più neppure il concetto di Verità (che per me continua ad essere Gesù Cristo)
    – il ‘dialogo’ ha sostituito l’evangelizzazione
    – i primi tre comandamenti sono stati accantonati e di conseguenza gli altri non si reggono in piedi
    – si chiede perdono per la crociata come ‘imposizione della fede con la violenza’ (cosa falsa, le crociate furono tutt’altro) ma non si dice nulla sull’imposizione della democrazia, nuova e falsa religione, con la forza (vera contraddizione in termini). Questa imposizione è all’origine degli attuali disordini del mondo islamico
    – la gerarchia (?!) in questo contesto non ha di meglio che perseguitare i cattolici che vogliono professare la fede di sempre e credono che il Vero Dio è quello rivelato e non quello relativo
    Conclusione: l’interpretazione del CVII nel senso della continuità è fallita, a partire dal CVII la chiesa ha…

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