Diario dall’Irlanda. Racconti di un novizio/3 – di Domenico Rosa

In cammino verso la Pasqua

di Domenico Rosa

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Quest’anno, per me, il periodo di preparazione alla Pasqua è molto speciale: lo sto vivendo in Irlanda, dove, tra poco meno di cinque mesi, farò la mia prima professione religiosa, mi consacrerò al Signore in Obbedienza, Castità e Povertà.

Alla preghiera quotidiana e alla meditazione ho aggiunto piccoli fioretti che disciplinano la mia libertà. Ho deciso di rinunciare a caffè, bevande alcoliche e al piacevole social network Facebook che mi permette di rimanere in contatto con i tanti amici sparsi per il mondo. Il mio piccolo sacrificio può essere tradotto con questa orazione: “Signore, posso fare a meno di tutto ma non di Te”.

Sono entrato in questo tempo di grazia prima di tutto accostandomi al sacramento della Riconciliazione. Durante il mio esame di coscienza ho ricordato una meditazione del professore Don Guido Mazzotta, tenutasi l’anno scorso nella parrocchia di Santa Maria ai Monti a Roma.

Il sacerdote ci spiegava che prima della confessione non bisogna partire dai nostri peccati ma dal ringraziamento a Dio per tutte le cose belle che ci sono accadute nel nostro cammino terreno. Don Guido, già preside della Facoltà di Filosofia all’Università Urbaniana di Roma, in quell’occasione si soffermò sull’opera di J. P. Sartre “La Nausea” nella quale il protagonista pensa al male che può fare in opposizione al bene di Dio e se ne compiace. Il male che attrae e inorgoglisce.

Le sue parole mi hanno aperto la mente e fatto capire come spesso siamo abituati alle nostre sozzure, così tanto, da sentirci nel giusto, da sguazzarci e rimanerci immersi. A tutto questo si aggiunge la voglia di essere considerati, una sorta di narcisismo che ci pone nei nostri pensieri al centro del mondo e anche un’occasione come quella della confessione potrebbe portare a mettere Dio dopo di noi e sentire una sorta di gratificazione per le nostre infedeltà.

Lo scrittore svedese Hjalmar Söderberg spiega alla perfezione questo tipo di sensazioni. “Vogliamo essere amati. In mancanza di ciò ammirati, in mancanza di ciò temuti. In mancanza di ciò odiati e disprezzati. Vogliamo suscitare negli altri qualche sorta di emozione. L’anima trema davanti al vuoto e ha bisogno di un contatto a ogni costo”. Può farsi strada in noi l’illusione di una vita comunque appagante, anche se lontana da Dio. Come gli ebrei nel deserto potremmo preferire la schiavitù egizia alla libertà che Dio ci offre (Nm 11,4-6). Essere liberi davvero, liberi dalle nostre voglie, dalle nostre cattive abitudini, costa fatica. E’ più facile tornare alle nostre infedeltà.

La Quaresima quindi deve essere il nostro momento più alto di fedeltà.

Vincere noi stessi porta luce e impulso di grazia. La strada vittoriosa sta nell’uscita da noi stessi, nel compiere un esodo dal nostro io e nel perdere la vita per Lui (Mc 8,35). Vinciamo, se seguiamo il Maestro nell’umiltà: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore” (Mt, 11, 28-31). Chi mette in pratica i Suoi insegnamenti è veramente libero, non più schiavo del mondo, delle sue leggi e delle sue illusioni.

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Myross Wood, Leap (West Cork) – Irlanda. Fotografie di Veronika Filipkova

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